IL BELPAESE DEI CoLLEoNI
Di Aldo Vincent
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Vi ricorda nessuno?
Pure la sua leggendaria dote, nel numero di tre che si ritrova pure nel suo stemma araldico, altri non è che millantatura di quello che era suo nonno Sozzo de’ Coglioni di cui Bartolomeo aveva ereditato lo stemma ma non i maroni.
Insomma ho raccolto alcune noterelle sparse nei miei files e ho tracciato un ritratto tra il serio e il faceto, della nostra italietta e dei suoi italianucci
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IL BELPAESE DEI CoLLEoNI - Aldo Vincent
ALDo VINCENT
IL BELPAESE DEI CoLLEoNI
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Table of contents
Notes
[1] IL
BELPAESE
DEI COLLEONI
RITRATTI DI ITAGLIANI
di
Aldo Vincent
1.
Abbiamo la presunzione atavica di discendere da Archimede, Lorenzo il Magnifico, Leonardo Da Vinci ed invece tutto porta inesorabilmente a farmi pensare che questo sia un Paese di Colleoni, inteso come il famoso Bartolomeo che tanto lustro si diede (e immense fortune) passando dai Milanesi ai Veneziani, poi ai Milanesi, poi ancora coi Veneziani con intervalli di Firenze, francesi, reggiani e via cosi’. Lui stava lì a guardare gli schieramenti e poi andava coi vincitori. Una volta che si sbagliò e perse, fece decapitare il suo comandante Carmagnola.
Vi ricorda nessuno?
Pure la sua leggendaria dote, nel numero di tre che si ritrova pure nel suo stemma araldico, altri non è che millantatura di quello che era suo nonno Sozzo de’ Coglioni di cui Bartolomeo aveva ereditato lo stemma ma non i maroni.
Ma poi, guardatevi intorno: Veltroni e Prodi,uno rimette in gioco il cavaliere ormai spacciato, l’altro va a suicidarsi al Senato non sono forse due moderni Colleoni?
E Napolitano e Marini non vi fanno l’impressione di due vecchi Colleoni che vogliono rimettere in pista balletti medievali?
E Fini che ha promosso il referendum? E Casini che voleva il tedesco ma poi al primo richiamo si sono ricompattati tutti e due come Colleoni?
E Maroni?
Maroni da solo fa per due...
E Ferrara, che per sostenere la sua moratoria sull’esempio di Pannella invece che digiunare si è messo a dieta?
E Berlusconi, che viene a dirci che l’hanno finalmente assolto, non ci ha preso per un popolo di Colleoni? E D’Alema che insidia, Dini che minaccia, Mastella che cambia, Di Pietro che strilla, Tabacci che molla, Bonaiuti che smentisce, La Russa che quando ha la raucedine lo invitano in tivu, Montezufolo che piange, Taiani che ride, Gasparri che biascica, Starace che smoccola, Bossi che non si capisce più che kazzo dice, Baget Bozzo che non si capisce più che kazzo dice ma lo dice peggio, la Jervolino che non si capisce più che kazzo dice ma è sempre stata così, e questo e quello...
Ditelo francamente, siete d’accordo pure voi che siamo una massa d Colleoni?
P.S.
Da tutto questo elenco rimane fuori Silvio Berlusconi.
Sono anni che lo prendiamo in giro per le sue gaffes e la sua pochezza ma contro di lui si sono schiantati tutti, dalla gioiosa macchina da guerra di Occhetto, a D’Alema, Amato, Rutelli e gli Ulivi le Margherite, le Querce e tutto il mondo vegetale.
Vogliamo finalmente dirlo, che al confronto della nostra inconsistente classe politica e’ un genio?
UNA STORIA ITALIANA
Oggi vi voglio parlare degli abitanti di un modesto ma laborioso comune della provincia di Milano:
SAN COLOMBANO AL LAMBRO –
San Colombano deve il suo nome al monaco irlandese fondatore del monastero di Bobbio (Piacenza)
di cui il paese collinare fu un possedimento. Venne indicato fino al 1803 soltanto con il nome del santo; poi, con Napoleone, nacque l'accoppiamento con l'indicazione geografica.
Nella zona, per esempio, l'aggiunta «al Lambro» tocco' a San Colombano, San Zenone e Cerro.
Ma dal Lambro ingrato la popolazione ricevette solo miasmi, malanni e guai.
Gia' nel 1937 gli abitanti chiesero al Re tramite il loro Podesta', Franco Riccardi, di fare qualcosa per quel fiume inquinato, cosi' malsano per l'operosa popolazione ma il Re allora aveva ben altro per la testa e gli abitanti, pazienti, aspettarono il momento migliore.
Ma questo momento non venne mai anzi, le fabbriche, tutte intorno e una mancanza di politica per l'ambiente resero quel fiume morto, veramente pericoloso per la salute di tutti.
Ma passarono gli anni e la Regione e la Provincia avevano altro da fare.
Finche' gli abitanti di San Colombano finalmente si ribellarono e persa la pazienza ottennero dalle autorita' di poter indire un referendum per porre rimedio a quella insostenibile situazione.
E il referendum ci fu. Civile. Pacato, ma gli abitanti di San Colombano, con fermezza fecero valere le proprie ragioni, ed adesso con estrema soddisfazione stanno aspettando la delibera della Regione che dalla settimana prossima autorizzara' il paese a chiamarsi SAN COLOMBANO AL COLLE e non piu' San Colombano al Lambro.
Buonanotte, cari Sancolombanesialcolle, buona notte!
UDITE UDITE
QUI SI CANTERANNO
I PROGRESSI
DELLA TECNOLOGIA ITALIANA
L'antefatto:
Tutti gli invasori del Mondo, da quando il mondo e' mondo, hanno accompagnato l'invasione con l'asportazione delle opere d'Arte, ad esclusione dei Vandali, Unni e altri pochi Barbari che non avevano capito niente.
Cosi' i nostri Musei sono pieni dei bottini di guerra dei Romani, il Louvre e' pieno di refurtiva di Napoleone, i Tedeschi hanno riempito treni di opere d'arte e anche gli inglesi, qualche pezzettino se lo sono portati al British Museum.
Noi, ci siamo fottuti 60 anni fa' l'obelisco di Axum e zitti zitti, lo abbiamo messo li' a Roma a fare bella mostra di se'. Adesso unici coglioni al mondo, abbiamo promesso di restituirlo, ma udite udite un gruppo di esperti, nominati dal ministero degli Esteri, presieduto da Giorgio Croci e composto, tra gli altri, dal direttore dell'Istituto del restauro Michele Cordaro e dalla responsabile dell'Icrom Marisa Tabasso, sta studiando il problema, che non appare di facile soluzione. Ora sono stati effettuati rilievi fotogrammetrici e sondaggi meccanici ed e' risultato che l'obelisco non e' in grado di reggere a spinte orizzontali. Inoltre, come afferma Vincenzo Francaviglia, esperto che per anni si e' occupato degli obelischi axumiti come direttore dell'Istituto per le Tecnologie applicate ai beni culturali del Cnr, «per ritrasportarlo intero in Etiopia andrebbe ingabbiato in una pesante struttura metallica di 24 metri da far viaggiare via terra. E si consideri che Addis Abeba e' a circa 2.500 metri di altitudine».
Avete capito? 37 anni dopo averlo portato qui tutto intero, in una Comunita' di Archeologi che hanno sollevato il Tempio di Abu Simbel tutto intero e portato in un altro posto, noi non siamo capaci di staccare un obelisco senza farlo a pezzi.
Vi ricordo, sommessamente che gli obelischi venivano issati senza romperli, a mano, cinquemila anni fa' (e per trasportarli da qui a lì non costavano DUE MILIONI DI EURO!).
Morale, glielo abbiamo restituito ma in tre pezzi! ehehehe
Complimenti per il progresso!
NICHELINO
Un centesimo un penny una liretta.
Questo era il nichelino.
Da piccolo credevo derivasse dal nichel il metallo povero con cui si facevano le monete piu' piccole ma poi, crescendo seppi che derivava da Nihil, il niente latino.
Anche un paese in provincia di Torino si chiamava Nichelino forse da Nihil locus, il luogo che non c'e'.
Infatti, se prendi la Guida Turistica realizzata dalla Provincia di Torino, oppure Tuttocitta', la guida allegata alle Pagine Gialle o addirittura l'Atlante Stradale De Agostini, se guardi all'altezza di Torino in direzione Candiolo, vedrai che non c'e' nulla, sulla carta c'e' una macchiolina verde: prati e basta. Nihil locus.
Ma se invece ci vai in automobile, troverai una cittadina di quarantaseimila abitanti, con un sindaco che si chiama Pier Bartolo Piovano, e il Municipio e i giardini e la magnifica Palazzina di Caccia di Stupinigi ma per le carte geografiche e per la Telecom e per la Provincia niente, Nihil locus Nichelino, non esiste.
Nomen Omen dicevano gli antichi.
Sembra solo una nota di cronaca e invece la scomparsa progressiva di Nichelino dalle varie guide d'Italia e' un fenomeno che dovrebbe far riflettere.
Perche' non essendoci piu' una centrale del sapere come l'Enciclopedia a cui attingevano un tempo gli Istituti (oltre che la gente comune), ci si trova senza riferimenti precisi, come naviganti di un immenso mare di nozioni e di notizie senza una bussola attendibile. Ed allora succede che il redattore di una guida stradale della De Agostini per verificare l'esattezza della guida da lui compilata, vada a prendersi le pagine gialle che erano state stampate verificandole con Tuttocitta' che aveva controllato sul vecchio Atlante della De Agostini se tutto collimava e cosi' basta una distrazione e crolla un mondo come in quella storiella del paese di montagna dove il parroco metteva l'orologio del campanile puntandolo con la Torre del Municipio e il Sindaco regolava le ore del Comune guardando nella vetrina dell'orologiaio.
Si scoperse, dopo moltissimi anni, che l'orologiaio puntava i suoi orologi sul suono delle campane della chiesa…
I ROMANI
Al viaggiatore che attraversa Roma la prima cosa che saltera' agli occhi sara' la battuta bruciante, diasarmante, definitiva con cui il romano sa chiudere una situazione in pochi secondi.
E' risaputo il rancore che cova tra le due tifoserie calcistiche della citta' e se i romani della Roma sono i cittadini si', ma i macellai, i carettieri e pochi nostalgici, i Laziali sono sI' i provinciali ma sono quelli che vanno allo stadio con il golfino in tinta col capello pettinato e allo stadio dove il rancore cova piu' che altrove che le battute si sprecano:
" La Roma e' come