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Patchwork
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E-book359 pagine3 ore

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Info su questo ebook

Il libro è stato scritto in questi ultimi dieci mesi, parla di me, di momenti delle mia vita. E' a spezzoni, perché così mi è venuto e perché penso sia più godibile.

Personalmente mi stanco a leggere libri per i quali conservare un filo logico è troppo complicato.

Saranno gli anni, non lo so, ma siamo nell’era degli sms degli mms etc etc e allora mi è venuta un'idea, scrivere un libro a sms!!!!.

Infatti non è un libro nel senso canonico, ma essenzialmente un insieme di considerazioni, di pensieri, di sensazioni che durante il vivere quotidiano sono venuti alla luce, come se fossero degli “sms grossi”.

L'ho scritto prima di tutto per me, per rispolverare foto stanche e trascurate e per dare un senso al tempo trascorso.

Ci sono degli appunti che sono rimasti scolpiti nella mia mente e che hanno un qualche significato particolare, che in qualche modo ho voluto fissare.

E’ più o meno come quando avete fatto un lungo viaggio, alla fine, al ritorno a casa, posate i bagagli, mollate i muscoli e vi lasciate cadere con il corpo e con la mente e ripensate a tutto quello che è accaduto.

Gli appunti sono stati organizzati seguendo una logica primaria, che è stata quella temporale. Qualche riga funge da collante tra un appunto e il successivo.

Hanno un nome e un cognome, sono legati l’uno all’altro in qualche modo,oltre che dal tempo, da diverse considerazioni, da un filo logico.

Sono a grappoli come una pianta dell’uva, se andate a prendere un ramo, questo si porta appresso tanti grappoli e in ogni grappolo tiene stretto a sé decine di chicchi, ogni chicco è un appunto.

Alcuni sono brevi, altri meno, non c’è una scelta del tipo “devo scrivere almeno una pagina”.
LinguaItaliano
Data di uscita19 dic 2014
ISBN9786050339130
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    Anteprima del libro

    Patchwork - Anthony Spaggiari

    ringraziare

    Premessa

    Dal dizionario della lingua Italiana:

    Libro: Serie di fogli consecutivi stampati o manoscritti, di identica misura, legati tra loro e muniti di copertina

    Bene voglio essere sicuro, io che non ho scritto altro, fino ad oggi, se non dei compiti in classe di Italiano quando andavo a scuola e qualche documento quando ero impegnato sul lavoro, di aver capito cosa devo fare, per dichiarare a me stesso un certo giorno: bene Anthony hai scritto il tuo libro!, oh mica tutti possono dire sai io, ho scritto un libro!

    Ora sono tranquillo e posso dire di aver scritto un libro. Non posso assicurare che sia un buon libro o un brutto libro questo no, ma sicuramente posso dimostrare che ho scritto qualcosa che è composto da un certo numero di pagine e che ha una bellissima copertina.

    Sono soddisfatto, perché le parole ci sono, c’è anche un po’ di punteggiatura, ci sono piccoli aneddoti, ci sono anche dei pensieri …..insomma dovrei avercela fatta.

    Certo tutto questo mi crea un po’ di imbarazzo, magari non riuscirò a dimostrare che queste pagine compongono un libro, nel senso che abbiano la dignità di un libro.

    Perché per me un libro è una cosa seria. E’ un oggetto che deve parlare, trasferire, condividere emozioni, altrimenti è un solo puro esercizio stilistico e sintattico.

    La prima prova che faccio è su di me e cioè verifico se rileggendolo riesce a emozionarmi.

    Comunque, male che vada, queste pagine rimarranno semplicemente in un cassetto della mia mente, come un ricordo, come un piccolo diario, nel quale ogni tanto potrò andare a curiosare tra le cose della mia vita.

    Lo scrivo a spezzoni, perché così mi viene e perché penso sia più godibile.

    Personalmente mi stanco a leggere libri per i quali conservare un filo logico è troppo complicato. Saranno gli anni, non lo so, ma siamo nell’era degli sms degli mms etc etc e allora sai che faccio, scrivo un libro a sms!!!!.

    Non è un libro nel senso canonico ma essenzialmente un’accozzaglia di considerazioni, di pensieri, di sensazioni che durante il vivere quotidiano sono venuti alla luce, come se fossero degli sms grossi.

    Lo scrivo prima di tutto per me, per rispolverare foto stanche e trascurate e per dare un senso al tempo trascorso.

    Ci sono degli appunti che sono rimasti scolpiti nella mia mente e che hanno un qualche significato particolare.

    E’ più o meno come quando avete fatto un lungo viaggio, alla fine al ritorno a casa, posate i bagagli, mollate i muscoli e vi lasciate cadere con il corpo e con la mente su ciò che è accaduto.

    Appunti che hanno lasciato dentro di voi una traccia, un emozione, un momento da non dimenticare.

    Come mi piace pensare attimi nei quale raccogli le foglie dell’albero della tua vita.

    Appunti

    Gli appunti sono stati organizzati seguendo una logica primaria, che è stata quella temporale. Qualche riga di scritto funge da collante tra l'uno e l'altro.

    Hanno un nome e un cognome, sono legati l’uno all’altro in qualche modo,oltre che dal tempo, da diverse considerazioni, da un filo logico.

    Sono a grappoli come una pianta dell’uva, se andate a prendere un ramo, questo si porta appresso tanti grappoli e in ogni grappolo tiene stretto a sé decine di chicchi, ogni chicco è un appunto.

    Alcuni sono brevi, altri meno, non c’è una scelta del tipo devo scrivere almeno una pagina.

    Hanno deciso insieme, la mia mente e le parole, hanno trovato un accordo e hanno concordato loro quando era il momento di fermarsi.

    I Personaggi famosi e non, sono quelle persone che hanno segnato in qualche modo la mia vita.

    Alcuni sono famosi altri no, ma tutti importanti per me, in egual misura, no, non lo so in che misura, insomma, sono importanti, punto!

    Qualcuno me lo scorderò, perché mentre scrivo ne spuntano fuori di nuovi, sono tanti, anche perché sono tanti gli anni che ho vissuto, senza alcun dubbio ….

    Non c’è una classifica, non mi piacciono le classifiche in questo senso, non hanno ragione di esserci e non sono descritti neanche in ordine alfabetico ma legati alla cronologia dei fatti che racconto e ai quali sono comunque legati.

    L’infanzia

    Quando nacqui

    Esco dalla pancia di mia madre il 26 gennaio 1953, al Royal Free Hospital in una delle zone più belle di Londra e mi portano ad abitare a Camden Road.

    Si sono incrociati mia madre da Parma e lui da Cipro, un greco e un’italiana, a Londra, io mi ritrovo cittadino del mondo, più cittadino del mondo di così ….

    Nasco, litigano e si separano, io seguo lei e torno a Parma, poi Milano, poi Ostia, poi Roma.

    Sono cresciuto prima

    Ho avuto un infanzia di merda, perché mi sono ritrovato a 10 anni ad accudire da solo mia sorella di quattro anni più piccola, da solo in casa, mentre mia madre separata, lavorava tutto il giorno per darci un piatto di pasta.

    Quando l’infanzia se ne va così ti rimane un velo di malinconia di cui non riesci sempre a liberarti, perché una parte del tuo tempo per giocare, per sorridere al mondo che scoprivi, ti è stata precocemente portata via e questo come dicono anche gli psicologi toglie un po’ di zucchero dai tuoi pensieri.

    Ogni tanto questo sottile filo di malinconia si accovaccia sulle mie spalle e mi accompagna nella vita, rendendomi meno sfacciato e meno allegro di altre volte.

    Sono cresciuto prima, come poi per anni mi dicevano le persone grandi che incontravo, ma avrei preferito evitarlo.

    Non mi è piaciuto essere cresciuto prima, non so a cosa serva, eppure sembrava che ti dessero una medaglia mamma mia hai visto che uomo è già?.

    Quando sono cresciuto, ma questa volta insieme agli anni, ho capito che quella frase non aveva nessun senso, anzi certificava una sorta di punizione.

    Penso che i nostri anni andrebbero vissuti per quello che sono e non per quello che altri o circostanze particolari ti obbligano a vivere.

    Adesso posso dirlo e farmi i complimenti, bravo Anthony sei stato bravo, hai fatto tutto quello che potevi, dicendo ogni tanto piccole bugie, tu così acerbo nel tempo e nello spirito, hai affrontato in maniera accettabile le vicissitudini che ti scendevano sugli zigomi e non era facile perché eri piccolo e avevi una responsabilità enorme.

    A un genitore oggi direi: per quanto possibile lasciate ai ragazzi vivere l’infanzia come deve essere vissuta, come un gioco, senza aggiungerci nulla, non inventatevi niente, loro sanno cosa fare di quel tempo.

    Io, Anthony e me medesimo

    Personaggio bislacco, che ancora non conosco bene, pieno di insicurezze, lunatico, acquario, ma con tanti sogni, tante idee e tanta tanta voglia di fare.

    Ha cercato sempre la coerenza e la correttezza ma qualche volta ci si è sfracellato addosso, ma almeno ha provato.

    Una buona persona a volte simpatica, a volte triste e pensierosa, troppo, a volte allegra e piena di battute, troppo.

    Un viaggiatore in tutti i sensi, soprattutto con la fantasia.

    La realtà l’ha sempre riportato dove a volte non voleva, ma lui è tornato, è sempre tornato.

    Finalmente, con gli anni è arrivata la consapevolezza di avere voglia di se stesso, nel senso fisico e mentale del vivere.

    Potrebbe essere inteso come egoismo, forse lo è, ci sono fior di psicologi che avranno una risposta a tutto questo. Il punto è che i legami, i vincoli che ci sono e che in altri momenti della vita sono stati fondamentali per crescere, adesso li sente come radici di un albero che vorrebbe essere posto in un altro luogo ma che lo tengono avvinghiato alla sua terra.

    Più le radici sono lunghe, forti, e hanno scavato terra, più è difficile liberarle. Più sono giovani e più hanno la forza di attecchire facilmente sul terreno.

    Allora arriva quella serena lucidità di resa, resa dignitosa nella quale immerge i suoi sogni e affonda le sue velleità, perché alla fine non ha capito quale è la scelta che dia un senso compiuto e un appagamento intimo al suo modo di essere. Anche perché non siamo sempre solo e soltanto noi quelli che decidono il come, il quando, il dove, del nostro cammino.

    Anthony non ha una sentenza, non sa esprimere o trovare verità, semplicemente racconta quello che pensa.

    Perché ha un fastidio intrinseco nel cercare per ogni situazione una soluzione, non serve a niente, cerca altro.

    E allora ha ricominciato a usare di nuovo la fantasia per provare a volare di nuovo, almeno con la mente con il pensiero e così tra un decollo e un atterraggio, il tempo se ne è andato ed è…..volato via.

    Alda Merini: Non ho più notizie di me da molto tempo

    L’oroscopo

    Non ci credo, ma il fatto che io sia Acquario mi dà un enorme gioia! Mi piace come viene descritto un Acquario e io mi ci sento pieno, sarà un caso ma è così.

    Ho imparato a identificare le persone per il loro segno zodiacale, quasi tutte.

    Buffo, non leggo quello giornaliero, perché lo trovo ridicolo, ma quello mensile ogni tanto un take a look glielo do, ma non ci credo.

    Poi è buffa la questione, perché se mi dice delle cose positive cerco appigli per certificarne la verità, altrimenti fingo di dimenticarlo o di ignorarlo.

    Tanto la vita se ne frega e il conto ce lo presenta a prescindere, alto o basso che sia.

    Mi piace sentirlo letto da Branko, con quella voce roca abbrustolita dagli anni che ti ammalia e ti tiene con l’orecchio teso fino a quando non completa il suo racconto.

    E’ l’unico al quale do un po’ di considerazione, per me l’oroscopo è lui. Lo adoro, quello che lui dice è per me la verità.

    Anche se quando dice stelle attive vi accompagnano fino a Maggio o ma può toccare anche la forma fisica perché si incrocia con Saturno, brankolo nel buio….! 

    Il segno del Drago

    Nell’oroscopo cinese appartengo al segno del Drago.

    Dopo averne letto le caratteristiche ne sono diventato così orgoglioso che l’ho detto anche a mia madre ….

    E’ una di quelle cose che ci tengo a dire quando devo fare bella figura con qualcuno ah lo sai? Io nell’oroscopo cinese appartengo al segno del Drago!.

    Al mondo di oggi ce ne sono un sacco di persone che si ritrovano con questa scienza.

    I nati del Drago sono provvisti di un temperamento audace, anticonformista, a volte perfino bizzarro; questo li aiuta a conquistare con facilità la simpatia altrui. Non esiste, nell'Oroscopo Cinese, un segno di uguale spessore; il Drago è descritto come ingegnoso, risoluto e perseverante nel raggiungimento dei suoi obiettivi.

    Sono naturalmente portati a rivestire un ruolo di leadership, non solo in ambiti ristretti, ma addirittura ai massimi livelli:hanno la capacità di convincere intere popolazioni a dare loro ascolto e appoggio.

    L'errore in cui possono incorrere è quello di mostrarsi eccessivamente calcolatori e insensibili; inoltre non sono in grado di sopportare la frustrazione dovuta all'insuccesso.

    Che dire, se avessi dovuto scrivere qualcosa di me, avrei scritto esattamente quello che viene identificato come caratteristica del segno del Drago, sapendo vergognosamente che non tutto coincide con la realtà …

    Quindi per ricapitolare a tutto Drago e a tutto Acquario!

    Ying & Yang

    Il concetto di yin (nero) e yang (bianco) che ha origine dall'antica filosofia cinese, mi ha affascinato come tutte le filosofie orientali.

    Quando me ne hanno parlato la prima volta, navigando nella mia ignoranza, pensavo fosse uno di quei giochini cinesi come il Majong o gli Shangai.

    Invece ho scoperto che è una cosa seria, almeno per i cinesi.

    E’ un concetto filosofico, molto probabilmente legato all'osservazione del giorno che si tramuta in notte e della notte che si tramuta in giorno o dalle osservazioni e riflessioni che Lao-Tsu faceva nei confronti del fuoco, notandone il colore, il calore, la luce e la propensione della fiamma a svilupparsi verso l'alto.

    Da qui tutta la classificazione in yin e yang anche di ogni fenomeno naturale (es. il fuoco è caldo, emette luce, sale verso il cielo quindi yang). Questa è una concezione presente nelle due religioni propriamente cinesi: Taoismo e Confucianesimo.

    Tutto il mondo manifesto si regge sui due principi yin e yang;

    Yin e yang sono opposti: qualunque cosa ha un suo opposto, non assoluto, ma in termini comparativi. Nessuna cosa può essere completamente yin o completamente yang; essa contiene il seme per il proprio opposto. Per esempio, ogni uomo ha dentro di sé una parte femminile così come una donna una parte maschile.

    Lo yin e lo yang hanno radice uno nell'altro: sono interdipendenti, hanno origine reciproca, l'uno non può esistere senza l'altro. Per esempio, il giorno non può esistere senza la notte.

    Lo yin e lo yang diminuiscono e crescono: sono complementari, si consumano e si sostengono a vicenda, sono costantemente mantenuti in equilibrio. Però ci possono essere degli sbilanciamenti che creano problemi; i quattro possibili sbilanciamenti sono: eccesso di yin, eccesso di yang, insufficienza di yin, insufficienza di yang. La loro unione perfetta costituisce l'entelechia dell'universo.

    Lo yin e lo yang si trasformano l'uno nell'altro: a un certo punto, lo yin può trasformarsi nello yang e viceversa. Per esempio, la notte si trasforma in giorno; il calore in freddo; la vita in morte. Ma senza una netta distinzione.

    Insomma facendo dei test ho scoperto che lo Yang domina la mia vita. Sono Yang! E mi dice:

    "Il tuo profilo è piuttosto mascolino e nella vita sei un carro armato che va avanti per la sua strada senza troppe difficoltà. Ti piace il lavoro di squadra ma a condizione che sia tu a dirigerlo!

    Prova a mettere un po' di yin nella tua vita e a concederti qualche momento di calma.

    Impara ad essere più diplomatico/a ogni tanto e in amore, se vuoi avere una relazione dinamica, cerca un partner yang.

    Se invece preferisci un po' più di equilibrio ricerca un partner Yin!"

    Quindi per ricapitolare a tutto Drago, a tutto Acquario e a tutto Yang!

    Il vento di Ostia

    Parte della mia infanzia l’ho passata a Ostia, fino all’età di sei anni. Eravamo in affitto vicino alla stazione del trenino e intorno era tutto pieno di prati.

    I prati verdi in primavera e in estate pieni di fiori, ma tanti, quasi tutti rossi, papaveri.

    Le case erano poche, già avevano costruito qualche palazzo, come quello dove vivevamo noi.

    Le strade sole e le macchine ancora di meno. Si stava bene a Ostia c’era un aria pulita e lo spazio era tanto.

    Il cielo me lo ricordo azzurro e il vento del mare sempre presente.

    L’aquilone era sempre con noi, era difficile che non volasse e non prendesse quota.

    Era tutto colorato ed era talmente pesante che solo il vento di Ostia poteva portarlo così in alto.

    Lo lanciavamo a fatica ma poi quando trovava le scale del vento si arrampicava da solo e saliva saliva e arrivava fino a diventare un tovagliolo appiccicato nel cielo.

    Poi ci specializzammo e ne costruimmo altri, sempre più belli, sempre più colorati, sempre più … pesanti. Volavano, volavano quasi sempre e allora dai a fare a gara con chi aveva la corda più lunga per farli andare più in alto.

    Si facevano le sfide una volta vinceva Michele con il suo aquilone a forma di drago, tutto verde con una macchia rossa sul muso per identificare il fuoco. Un'altra volta vinceva Alessandro con il suo aquilone a forma di pipistrello, tutto grigio e con le ali appuntite.

    Si tornava a casa sporchi di sabbia e terra, stanchi di aver respirato aria pulita!

    Con la voce roca perché parlavamo, cantavamo e strillavamo senza limite. I vestiti imbrattati di sudore, di botte, di vento, di sabbia, di giochi.

    Altri tempi, adesso è tutto diverso e comunque non ti sporchi più come una volta ….

    E quando giocavo insieme agli altri bambini in uno dei prati davanti alla mia casa, fino a sera, c’era solo una piccola interruzione quando dal balcone qualcuno ci urlava: è pronta la merendaa!! 

    La merenda

    Intorno alle 4 del pomeriggio si faceva merenda.

    Non c’erano merendine, non avevi soldi per andare al Bar e prendere qualcosa, c’era solo la fame di un ragazzo che strillava e correva per la strada da due ore.

    Qualcuno che aveva a cuore le tue sorti ti preparava un panino, a Roma si chiamava ciriola.

    Era come una piccola baguette, riccamente imbottita, con dell’olio e del sale. Era di una ricchezza tale, difficile oggi da apprezzare.

    Dopo averla divorata avevi tanta di quella voglia di spaccare il mondo! Tornavi al tuo gioco e ricominciavi a correre, a sporcarti nel prato, a urlare, a litigare con gli altri ragazzini, a urlare, correre e litigare, a correre, litigare e urlare, come una macchina a vapore.

    In quegli anni c’era poca ricchezza o molta povertà. Tutto ciò che avevi intorno aveva un valore diverso da oggi, molto diverso. Tutto era più prezioso, c’era più rispetto verso le cose e verso le persone.

    Ostia era il mare e il mare il Pontile. 

    Le quattro panchine del Pontile di Ostia

    Arrivi in questo lembo di terra e curiosità che l’uomo ha costruito per prestare attenzione all’acqua del mare e ti trovi un dolce salotto di quattro semplici panchine che qualcuno a posato per renderti felice.

    Sono al lato in disparte, per non creare disagio, ma ci sono e se trovi la voglia di riposare i tuoi sogni, le tue incertezze, il manubrio del tuo sentire ti porta a riflettere mentre riposi le gambe del pensiero.

    Le quattro panchine sono come quattro fratelli che aspettano di ospitare i tuoi sguardi, di chiacchierare con il tuo domani di regalarti momenti che rimarranno seduti e poi si alzeranno con te, fino al tempo dei ricordi.

    Più panchine incontrerai e più tempo avrai per riempire il guardaroba delle tue verità. Le panchine del pontile di Ostia sono speciali, perché sono vicino al mare e il mare è una medicina per i nostri sogni, ci aiuta a volare.

    E’ difficile raccontare …

    Mi sento vecchio, quando cerco di raccontare ai miei figli come era il mondo quando ero giovane.

    E’ difficile raccontare loro di un mondo dove non c’erano computer, non c’era internet, non c’era il telefonino, non c’era la televisione a colori, non c’erano i centri commerciali.

    Raccontare che la domenica si poteva vedere solo il secondo tempo di una partita del campionato di calcio. Una, niente di più e gli appassionati di calcio sfogavano la loro passione attaccando a ventosa le loro orecchie alla radiolina per ascoltare tutto il calcio minuto per minuto .

    E’ difficile ….

    Mentre dico questo penso e rivedo le mille cose che nel tempo sono cambiate, il mondo completamente stravolto, da qualsiasi parte mi giro è tutto cambiato.

    Ma gli anni trascorsi sono tanti e allora? E’ sempre stato così?

    Nella vita dell’umanità è del tutto normale che questo succeda, ma essere stato uno degli interpreti di alcune di queste trasformazioni, viverla in prima persona ti provoca un leggero disagio.

    Ma anche io sono cambiato nello stesso modo?

    Si ne sono convinto, io ero un altro, il mondo era un altro, i pensieri erano altri, le persone erano altre.

    La sfida è corrergli appresso a questo cambiamento e cercare di crescere, sempre, di apprendere, di conoscere, di capire, di stare insieme a lui.

    Non è facile, ne ho visti tanti smarrirsi, perché non hai la voglia, perché non capisci o ancora perché purtroppo non ci riesci.

    Mi viene in mente l’arrivo dei primi pc, quanti ne ho visti della mia età, rifiutare completamente il loro utilizzo o quanti ne ho visti cercare disperatamente di capire perché Ctrl+Ins ti fa copiare qualcosa.

    A volte ci riesci, spesso no, ma non fa niente, l’importante è provarci, è tentare, è vivere …

    E poi raccontare a qualcuno quello che hai passato, raccontare del camion della vita che ti è passato sopra il corpo in questi incredibili sessant’anni, perché?

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