Un capitano di quindici anni
Di Jules Verne
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Info su questo ebook
Jules Verne
Jules Verne (1828-1905) was a French novelist, poet and playwright. Verne is considered a major French and European author, as he has a wide influence on avant-garde and surrealist literary movements, and is also credited as one of the primary inspirations for the steampunk genre. However, his influence does not stop in the literary sphere. Verne’s work has also provided invaluable impact on scientific fields as well. Verne is best known for his series of bestselling adventure novels, which earned him such an immense popularity that he is one of the world’s most translated authors.
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Anteprima del libro
Un capitano di quindici anni - Jules Verne
Un capitano di quindici anni
Jules Verne
In copertina: Claude Monet, The sailing boat, 1871
© 2014 REA Edizioni
Via S. Agostino 15
67100 L’Aquila
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redazione@reamultimedia.it
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Questo e-book è frutto di una rielaborazione editoriale originale realizzata sulla base di testi e traduzioni non più soggetti al diritto d’autore, la casa editrice rimane comunque a disposizione di chiunque avesse a vantare ragioni in proposito.
Indice
IL BRICK-GOLETTA PILGRIM
DICK SAND
IL ROTTAME
S. V.
UNA BALENA IN VISTA
LA BALENOTTERA AZZURRA
CAPITANO SAND
TEMPESTA
TERRA! TERRA!
QUEL CHE CONVENGA FARE
HARRIS
LA PAROLA TERRIBILE
HARRIS E NEGORO
LE CATTIVE STRADE DELL'ANGOLA
IN UN FORMICAIO
KAZONNDÈ
UNA SEPOLTURA REGALE
DOVE PUÒ CONDURRE UNA MANTICORA
IL MISTERIOSO MGANGA
IN NAVIGAZIONE SUL FIUME
S. V.
IL BRICK-GOLETTA PILGRIM
Il brick-goletta Pilgrim, bella nave di 400 tonnellate armata a San Francisco per la gran pesca nei mari australi, apparteneva al ricco armatore californiano James Weldon, il quale ne aveva affidato da lungo tempo il comando al Capitano Hull.
Ogni anno, alla stagione della pesca delle balene, il Pilgrim attraversava l’equatore, oltrepassava il Capo Horne si spingeva nei pressi della Tasmania e di là fino all'Oceano Antartico. Quel brick-goletta, dalla andatura eccellente e dalla attrezzatura molto comoda, poteva osare con pochi uomini fino in vista degli impenetrabili banchi di ghiaccio dell’emisfero australe. Il Capitano Hull sapeva cavarsi d'impiccio assai bene tra i ghiacci galleggianti che durante l’estate vanno alla deriva di fronte alla Nuova Zelanda o al Capo di Buona Speranza e, logorati dagli urti e corrosi dalle correnti calde, giungono a sciogliersi nel Pacifico o nell’Atlantico.
Sotto gli ordini del Capitano Hull si trovava un equipaggio composto di cinque marinai ed un apprendista. Il resto del personale, necessario per la pesca delle balene, veniva reclutato di volta in volta sulle coste della Nuova Zelanda, dove era facile trovare fiocinieri e marinai di tutte le nazionalità i quali cercavano lavoro per la stagione e facevano abilmente il loro mestiere di pescatori. Passato il periodo utile alla pesca, questi venivano pagati e sbarcati, e rimanevano ad attendere che i balenieri dell’anno successivo tornassero a richiedere i loro servizi.
Così era stato fatto anche in quell’anno, il 1873, in cui il Pilgrim aveva compiuto la sua stagione di pesca sui confini del Circolo Polare Antartico. Stagione non fortunata; invero, poiché a quei tempi la pesca delle balene già diventava difficile; i cetacei, perseguitati eccessivamente, si facevano sempre più radi. Talché in quell’anno al principio di gennaio, ossia verso la metà dell’estate australe, il Capitano Hull era stato costretto ad abbandonare i luoghi di pesca senza avere completato il carico di barili d’olio, di fanoni grezzi e di fanoni tagliati.
Il suo equipaggio di rinforzo, che gli aveva dato delle noie, era stato sbarcato. Ma il Capitano Hull si ritirava con il cruccio di un cacciatore emerito il quale per la prima volta se ne torni a mani vuote. Il suo amor proprio era in gioco!
Fatta rotta pertanto verso Nord-Est e raggiunto il porto di Waimatata sulla costa settentrionale dell’isola d’Auckland, il Capitano Hull tentò di reclutare un altro equipaggio da pesca; ma invano. Tutti i marinai disponibili si erano imbarcati ormai su altre navi baleniere.
Il comandante del Pilgrim stava per lasciare definitivamente Auckland e far vela per San Francisco, quando gli fu fatta una richiesta di passaggio a cui non potè rispondere con un rifiuto.
Si trattava di accettare a bordo quattro passeggeri di eccezione: la signora Weldon, moglie dell’armatore del Pilgrim, ed il suo figlioletto Jack di cinque anni; un parente di lei, che si chiamava il cugino Benedetto; infine Nam, una vecchia serva negra. Sir James Weldon li aveva condotti alcuni mesi prima nella Nuova Zelanda recandosi in loco per le sue operazioni commerciali; poi, costretto a ripartire improvvisamente, li aveva lasciati ad Auckland. Ora questi avrebbero dovuto raggiungerlo a San Francisco; ma il tempo del passaggio di un piroscafo di linea era ancora molto lontano.
Così stando le cose, la signora Weldon volle approfittare della partenza del Pilgrim, e non esitò a chiedere al Capitano Hull di prenderla a bordo con i suoi familiari. Questa era energica e coraggiosa. Donna allora sulla trentina, aveva una salute robustissima ed era avvezza ai viaggi di lungo corso, avendo già sostenuto in compagnia del marito le fatiche di lunghe traversate. La signora Weldon conosceva inoltre il Capitano Hull come un eccellente marinaio e sapeva che il Pilgrim era una nave solida. Tremila leghe marine da percorrere sopra una tale nave a vela non la impressionavano minimamente.
La moglie dell’armatore Weldon fu accomodata a bordo del Pilgrim nel miglior modo possibile: le fu ceduta la camera del Capitano Hull, il quale trasferì il proprio alloggio in un camerino del posto dell’equipaggio.
Anche al cugino Benedetto fu preparata una specie di camera a bordo.
Questo cugino Benedetto era un brav’uomo sulla cinquantina. Lungo, sottile, con una testa enorme dotata di una folta capigliatura, aveva l’aspetto caratteristico di quei degni scienziati dagli occhiali d'oro, creature buone e incapaci di far male ad alcuno, che rimangono per tutta la vita gran fanciulloni.
Il cugino Benedetto, sempre impacciato dalle sue lunghe braccia e dalle sue lunghe gambe, non sarebbe mai riuscito a cavarsela da solo anche nelle circostanze più ordinarie della vita. Non dava noia a nessuno — oh! tutt'altro! — ma riusciva di ingombro a sé e al prossimo.
Del resto, si accontentava facilmente; si adattava a tutto, dimenticando persino di mangiare e di bere se non gli portavano da mangiare e da bere! Insensibile com’era al freddo e al caldo, sembrava che egli appartenesse piuttosto al regno vegetale che non al regno animale.
La signora Weldon lo amava e lo considerava come un proprio figlio, un fratello maggiore del piccolo Jack.
Bisogna aggiungere che il cugino Benedetto non era né ozioso né disoccupato. Al contrario! Egli aveva un’attività che lo assorbiva completamente: lo studio di quel ramo della storia naturale che riguarda gli insetti. E non è da credere che si tratti di uno studio semplice, se si pensa che in natura esistono più di dieci ordini di insetti, e che in ogni ordine si sono riconosciute da 10.000 a 60.000 specie!
La vita del cugino Benedetto, adunque, era interamente consacrata a questo ramo della scienza, e vi erano consacrate anche le sue ore del sonno, poiché, invariabilmente, dormendo egli sognava insetti!
Era incalcolabile il numero di spilli che il cugino Benedetto portava sulle maniche e sul collare dell’abito, in fondo al cappello e sul panciotto. Quando il singolare scienziato tornava da qualche passeggiata, il suo copricapo prezioso era trasformato in una scatola di storia naturale, essendo tutto pieno, dentro e fuori, di insetti trapassati.
Solo per passione di arricchire le sue preziose collezioni, il cugino Benedetto aveva accompagnato la signora Weldon nella Nuova Zelanda. Ed aveva raggiunto il suo scopo, poiché era riuscito a raccogliere una infinità di insetti, che portava in una scatola speciale e tra i quali vi erano alcuni esemplari rarissimi: certi « stafilini carnivori » della Nuova Zelanda, specie di farfalle che hanno gli occhi posti al di sopra del capo.
Naturalmente ora, in vista della lunga traversata che si preparava ad intraprendere, il cugino Benedetto pagando una vistosa somma aveva fatto assicurare il suo carico, che gli pareva di gran lunga più prezioso di tutto il carico di olio e di fanoni stivato sulla baleniera del Capitano Hull.
DICK SAND
A bordo del Pilgrim, che il 30 gennaio 1873 salpava dunque dal porto di Waimatala diretto a San Francisco, un uomo solo fra tutto l'equipaggio non era di origine americana.
Si chiamava Negoro. Era un Portoghese di nascita, il quale parlava tuttavia correntemente l'inglese e faceva le modeste funzioni di cuoco del brick-goletta. Era stato imbarcato ad Auckland, in sostituzione del vecchio cuoco del Pilgrim che aveva disertato.
Negoro era un uomo taciturno, che si teneva in disparte; ma assolveva assai bene le sue mansioni e da quando si era imbarcato non aveva ricevuto alcun rimprovero.
Tuttavia il Capitano Hull si rammaricava di non avere avuto tempo per informarsi abbastanza del passato di costui. La faccia, o per meglio dire lo sguardo di quell'uomo, non gli andava a genio.
Negoro poteva avere quarant’anni. Era robusto, magro, nervoso, di statura mezzana, scuro di pelo, un po’ arsiccio di pelle. Da certe osservazioni che gli sfuggivano si capiva che doveva avere avuto una discreta istruzione. Del resto, egli non parlava mai del suo passato né della propria famiglia. Non parlava nemmeno del suo avvenire; si sapeva soltanto che aveva intenzione di sbarcare a Valparaiso.
Negoro non sembrava un marinaio, e si vedeva che egli conosceva le cose della marina assai meno di quanto le conosca comunemente chi abbia passato una parte dell’esistenza sul mare. Tuttavia il rullio e il beccheggio della nave non lo disturbavano: e questo è un gran vantaggio per un cuoco che debba navigare!
A bordo lo si vedeva poco. Di giorno rimaneva per lo più nei ristretti confini della cucina, davanti al fornello. Di notte, spento il fuoco, Negoro tornava nella piccola cabina a lui riservata, in fondo al posto dell’equipaggio; poi si coricava subito e dormiva.
Tra l'equipaggio del Pilgrim vi era un'altra persona la quale si faceva notare per le sue qualità: Dick Sand, giovane novizio di quindici anni.
Dick Sand non aveva mai conosciuto i propri genitori. Orfano in tenerissima età, era stato allevato ed aveva ricevuto la prima istruzione in un ospizio infantile di New York.
A otto anni la passione del mare, già viva in lui, lo fece imbarcare come mozzo sopra una nave di lungo corso dei mari del Sud. Lì apprese il mestiere di marinaio e da mozzo divenne novizio.
Così, fanciullo ancora, Dick già sapeva guadagnarsi il pane con il sudore della propria fronte — che è il grande precetto dato da Dio all'uomo — ed era preparato alle lotte della vita.
Agilissimo in tutti gli esercizi fisici, Dick Sand sapeva slanciarsi sulle sartie, arrampicarsi sulla gabbia dell'albero di trinchetto e sulla sbarra dell'alberetto di pappafico, ridiscendere come una freccia lungo i paterassi.
Ma soprattutto nel carattere Dick Sand era quasi un uomo all'età in cui gli altri non sono che fanciulli. A quindici anni, era già capace di prendere una decisione ed eseguire sino alla fine quanto avesse deliberato.
Il suo aspetto attirava l’attenzione. Era di colorito bruno e nei suoi occhi azzurri cristallini brillava una luce ardente.