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Posso parlare con te dell’Essere?
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Posso parlare con te dell’Essere?
E-book216 pagine3 ore

Posso parlare con te dell’Essere?

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Info su questo ebook

Posso parlare con te dell’Essere?, contiene una appassionata risposta data agli esperti lettori di “Desiderio d’infinito” sul problema della conoscenza. Tutto il nostro conoscere è fondato nella capacità della persona e solo in essa: non c’è il ricorso a nessun ente esterno, Dio compreso.
LinguaItaliano
Data di uscita31 ago 2015
ISBN9788893063197
Posso parlare con te dell’Essere?

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    Posso parlare con te dell’Essere? - Pier Giovanni Fabbri

    Pier Giovanni Fabbri

    Posso parlare con

    te dell’Essere?

    Io sono e divengo, l’Essere è

    Bologna agosto 2015

    Youcanprint Self-Publishing

    Osservazioni critiche di esperti

    con relative risposte dell’autore

    sul volume

    Desiderio d’infinito,

    prima parte - essere e divenire-

    Capitolo primo:

    fondazione del discorso sull'essere,

    Il volume Desiderio d’infinito è reperibile nella casa

    Editrice Feltrinelli e in 1500 librerie

    oppure presso

    YOUCANPRINT-SELF-PUBLISHING

    www.youcanprint.it, info@youcanprint.it,

    facebook.com/youcanprint.it, twitter.com.

    ISBN | 9788893063197

    PREFAZIONE

    IL PRESENTE VOLUME INVITA IL LETTORE, se lo desidera, a porgermi un aiuto per ricercare la verità: ognuno può inviarmi una mail con le sue valutazioni critiche che terrò in grandissima considerazione: piergiovannifabbri@libero.it

    PER SNELLIRE IL DIALOGO GIÀ INIZIATO, PUBBLICO A PARTE (con le relative osservazioni critiche degli esperti) I CAPITOLI DI DESIDERIO D’INFINITO, PER POI RICOMPORLI INSIEME A DIALOGO TERMINATO, se chi mi ha creato lo permetterà.¹

    MI È SEMBRATO COSA BUONA CAMBIARE ANCHE I TITOLI, IN MODO CHE POTESSERO ESSERE COMPRESI MEGLIO DA TUTTI.

    La NARRAZIONE del mio personale cammino verso l’Essere s’arricchisce delle osservazioni spontanee e gratuite di diversi specialisti che ringrazio sentitamente perché mi hanno fatto compagnia oltre ad avermi aiutato. Tante grazie a tutti loro.

    L’Autore.

    Posso parlare con te

    dell’Essere?

    Premessa: sintagmi o nomi composti

    Le idee, i simboli e i concetti umani sono gli strumenti del nostro pensiero e della nostra conoscenza verbale. Essi esprimono gli enti determinati, esistenti qui ed ora, ma anche l’ente indeterminato nel quale tutti gli enti determinati sono compresi, anche se non esplicitamente espressi; sono manifestati all’interno con una locuzione interiore e all’esterno mediante un termine (chiamato anche vocabolo, verbum e parola), che può essere anche parlato e scritto.

    Il termine è un segno convenzionale con il quale una persona indica un concetto, un’idea e un simbolo di una realtà.

    Essendo un segno convenzionale, per svolgere il suo compito, è necessario che il termine sia identico nel segno, nell’uso e nel significato per tutti quelli che se ne servono e che esprima il meglio possibile la locuzione interiore. Ciò comporta un attento e laborioso lavoro di aggiustamento con la locuzione interiore nostra e di quella degli altri.

    È importante aver cura di usare i termini con segni grafici e vocali chiari e distinti, per indicare i distinti significati che vengono loro riferiti, in modo da evitare di costruirci una torre di Babele.

    Per allontanare tale guaio, abbiamo cercato di assegnare a ogni termine un significato ben preciso e sempre uguale, unendo più vocaboli assieme, chiamati sintagmi e da noi chiamati nomi composti e spesso scritti in corsivo per indicare che sono un tutto inscindibile.

    I) L’evidenza immediata

    e il principio dell'essere

    L’evidenza immediata è la capacità del soggetto conoscente di cogliere senza mediazioni e quindi direttamente la relazione, la corrispondenza, la trasparenza, l’identità e la distinzione fra pensiero e realtà concreta, cioè fra pensiero ed essere o fra soggetto conoscente e essere conosciuto.

    Si tratta di un modo immediato, diretto e senza intermediari, di conoscere del soggetto, mentre contempla la realtà interna ed esterna; è una forma di conoscenza che coinvolge il soggetto nel suo vissuto concreto e storico e che lo rende un testimonio immediato e diretto del contenuto della sua conoscenza. Noi riteniamo che l’evidenza immediata, essendo una visione diretta, una contemplazione del reale e una testimonianza immediata di verità, possa garantire il soggetto che le conoscenze di se stesso, dell’altro e di tutte le proprie conoscenze siano vere e oggettive.

    L’evidenza immediata lascia spazio solo a una dimostrazione negativa, che consiste nel portare argomenti, basati sempre su verità già raggiunte per evidenza immediata, che mettono in luce le conseguenze negative o contraddittorie nell’eventualità che uno negasse la verità raggiunta.

    Viene chiamata evidenza intrinseca per distinguerla sia da quella estrinseca (chiamata anche interferente) che si ha sia per fede attraverso la testimonianza altrui e la fiducia in un altro, sia da quella intrinseca mediata che si raggiunge con il ragionamento induttivo e deduttivo, il quale utilizza verità più note o già note.

    Questo strumento di conoscenza riteniamo debba stare alla base di ogni conoscenza e deve costituire la prova e la fondazione definitiva di ogni verità.

    Tuttavia dal momento che spesso cadiamo nell’errore e che fra noi umani dissentiamo in modo contraddittorio in ciò che diciamo conoscere con evidenza immediata su moltissimi punti importanti, è necessario spiegare come ciò succeda e trovare il criterio per evitare gli errori.

    In questo consiste l’impegno del presente capitolo: considerare ogni nostra conoscenza e controllare se siamo incorsi in errore, trovare per quali motivi siamo caduti in essi e proporre il modo per evitarli.

    L’evidenza immediata ci testimonia che le nostre conoscenze riguardano enti determinati (per es., le cose, gli animali, gli uomini, gli enti spirituali, Dio) e enti indeterminati che sono le strutture logiche trascendenti (perché contengono implicitamente ogni ente) e trascendentali (perché si applicano ad ogni ente), per es., l’essere, l’esistenza, l’essenza, ecc..

    Siccome lo scopo del nostro discorso è quello di raggiungere una conoscenza globale, la strada da noi scelta per verificare la validità della nostra conoscenza È QUELLA DI ANALIZZARE LA PRIMA NOSTRA CONOSCENZA, chiamata arché o principio dell’essere e controllarne l’identità, la comprensione e la estensione, la certezza e l’obiettività, spinti anche dal fatto che la storia del pensiero umano ci presenta una serie di opinioni contraddittorie al riguardo, ma soprattutto perché in tale conoscenza sono contenute implicitamente tutte le nostre conoscenze, infatti, in essa le conosciamo tutte, sia quelle determinate e particolari sia quelle indeterminate e globali, trascendentali e trascendenti, che ci forniscono il discorso metafisico e universale che stiamo cercando di raggiungere.

    L’evidenza immediata ci garantisce che ogni realtà ed ogni sua parte è essere: questa conoscenza è l’archè o il principio di ogni conoscenza. L’arché è presente in ogni nostra conoscenza e la comprende. Di essa ci chiediamo: è certa, vera e indubitabile? Qual è l’identità dell’essere? Come è possibile che gli infiniti aspetti del reale siano tutti essere? Com’è possibile che il finito e l’infinito siano essere? Quali sono le caratteristiche, sempre presenti in ogni ente, dal più piccolo al più grande ed in ogni sua parte, che ci permettono di stabilire che stiamo conoscendo un essere? Quindi è prioritario impegnarci a valutarla criticamente, se sia adatta alla ricerca di ogni conoscenza, se sia certa e se sia obiettiva: qualora superasse il nostro esame critico, concluderemmo che possiamo conoscere con certezza e obiettività non solo questa verità, ma che in essa potremmo trovare il criterio generale per ogni nostra conoscenza certa e obiettiva.

    Ora la nostra testimonianza soggettiva, certa e sincera², ci indica, nella nostra esperienza conoscitiva e con evidenza immediata, che esprimiamo questa verità globale con il concetto, con l’idea e con il simbolo di essere attraverso varie formulazioni linguistiche equivalenti: L'essere è = l’essere è essere = l’essere è , il suo non-essere non è = l’essere non è il suo non essere = l’essere è e il suo nulla non è = l’essere non è il suo nulla = il nulla è non essere = l’essere è ciò che è o che può essere = l’essere è ciò che è o che può essere e che s'oppone al suo nulla = l’essere è ciò che è e che può essere e il suo nulla non è = l’essere è il suo poter essere e si oppone al suo nulla, ecc.

    Queste frasi che esprimono l’identità e l’unità del nostro concetto, idea e simbolo di essere, sia con termini positivi sia con termini negativi, costituiscono ciascuna l’arché di ogni nostra conoscenza e sono chiamate ciascuna principio di ogni conoscenza, perché ciascuna contiene ogni nostra conoscenza e in ogni nostra conoscenza è implicitamente presente. Perciò la prima caratteristica di questa conoscenza globale è che non escluda nessuna verità, nessun errore, nessuna realtà, nessuna possibilità, infatti, ogni verità, ogni errore, ogni realtà, ogni possibilità è essere e se l’arché escludesse una verità, un errore, una realtà ed una possibilità non sarebbe in grado di essere una conoscenza globale dal momento che sarebbe riduttiva sin dal suo inizio.

    Di per sé ciascuna formulazione di essa deve contenere ogni conoscenza, compresa quella dell'Essere infinito, infatti, ogni ente, ogni verità e ogni ragionamento, è contenuto da ciascuna di queste frasi nel rispetto delle loro rispettive identità (cioè, in ognuna di esse, con evidenza immediata, si può conoscere ogni ente sia reale o logico, finito o infinito, relativo o assoluto, attuale o possibile, in essere o in divenire, soggettivo o oggettivo, noumenico o fenomenico, reale o logico, esistente o pensato, vero o falso, essere o suo non essere, essere o suo nulla, ecc.). Ciascuna formulazione di essa contiene implicitamente tutte le possibili soluzioni e pensieri (escogitati da tutti i pensatori sino a oggi). Il compito di ogni ricercatore è di verificare valendosi dell’evidenza immediata di verificare se il pensiero raggiunto nell'archè sia oggettivo o soggettivo, reale o logico, vero o falso, noumenico o fenomenico, identico o distinto alla realtà, trasparente o identico alla realtà, mediato o immediato, trascendentale o predicamentale, trascendente o immanente, ecc.).

    Avendo constatato nella nostra esperienza conoscitiva, per evidenza immediata, che tale verità contiene tutte le possibili conoscenze, perché ognuna di esse è essere, riteniamo si tratti di una conoscenza adatta per iniziare il nostro cammino orientato a conoscere l’essere senza incorrere in pregiudizi e preconcetti e senza precludere o escludere alcuna soluzione.

    Chiediamo gentilmente a ogni lettore di segnalarci se trova che una delle formulazioni dell’arché o dell’essere indeterminato, sopra citate, escluda una sola possibilità reale o logica, soggettiva o oggettiva, vera o falsa, infatti se ciò avvenisse l’arché di ogni nostra conoscenza sarebbe ridotto e riduttivo.

    Un nostro Lettore, però, a questa conoscenza del concetto, dell’idea e del simbolo di essere indeterminato o globale, per noi evidente, espressa nelle sue molteplici espressioni equivalenti, frutto d’evidenza immediata, ha posto una triplice contestazione: 1) la prima riguarda l’evidenza stessa con la quale viene raggiunta; 2) la seconda riguarda l’essere e il nulla; 3) mentre la terza riguarda l’essere e il divenire.

    Prima di procedere è necessario considerarle attentamente, perché, trattandosi dell’inizio di ogni nostra conoscenza, tutto ciò che poniamo o escludiamo in questo archè della nostra conoscenza, non potremmo più inserirlo e l’escluderemmo per sempre nella nostra interpretazione del reale.

    1) L’evidenza stessa

    L’evidenza immediata, così come l’abbiamo descritta, da qualcuno viene contestata, perché ritenuta un’ingenua e preconcetta convinzione d’identità fra pensiero ed essere non più accettabile: La presunta identità di cui lei fa tesi evidente per sé, in realtà è meno evidente per sé di quanto non sia, invece, raggiunta per necessità logica. […] (inoltre, l’andare) ‘Verso le cose stesse!’ (Heidegger, Essere e tempo, 1927, Longanesi & C., Milano, pag.55, inizio) è una bella utopia filosofica, (che può essere superata solo se si entra in una) ‘prospettiva teofanica’, (che consiste nel) pensare autenticamente l’essere nella sua evidenza al pensiero in termini di espressività radicale e in rapporto all’ente, come auto manifestazione dell’essere nella sua differenza da esso… Ciò che si manifesta, in realtà non si manifesta mai in se stesso, ma sempre in altro… Cioè: non identità di essere e pensiero (trasparenza, intuizione ecc.); piuttosto dialogo di soggetto e oggetto, scilicet, ermeneutica. Infatti, che l’essere è l’essere, e che io ne abbia l’intuizione, non mi dice cosa l’essere è e intuirlo è vuoto. (Cfr. Dialoghi, Curzio C.)

    E’ d’evidenza immediata che sono solo due le possibilità: o che l’evidenza immediata sia in grado di esprimere l’intero essere oppure solo una sua parte; quindi, o piena e diretta relazione, corrispondenza, trasparenza, dialogo, identità e distinzione fra pensiero e realtà concreta, cioè fra pensiero ed essere o fra soggetto conoscente e essere conosciuto oppure limitata relazione, corrispondenza, trasparenza, dialogo, identità e distinzione fra pensiero e realtà concreta, cioè fra pensiero ed essere o fra soggetto conoscente e essere conosciuto; nel primo caso l’evidenza immediata è in grado di verificare ogni conoscenza del soggetto, nel secondo caso può verificare solo le conoscenze acquisite con evidenza immediata ridotta, ma, in tal caso, non può dir nulla delle altre che rimarrebbero fuori della sua portata e del suo controllo.

    Noi riteniamo che l’evidenza immediata riguardi tutto l’essere e non solo una sua parte.

    Ma come lo proviamo?

    Indirettamente possiamo dimostrare, basandoci su verità raggiunte con evidenza immediata, che l'opinione contraria non ha prove o che si contraddice;

    direttamente, basandoci sempre su verità raggiunte con evidenza immediata, possiamo constatare che ci offre conoscenze generalissime e globali, valide per tutti gli enti e trascendenti, chiamate trascendentali. Queste conoscenze non è che debbano darci una visione perfetta e comprensiva di ogni ente, ma ci assicurano che colgano aspetti presenti in ogni essere.

    Riguardo all'affermazione del nostro Lettore, a parte la difficoltà di interpretare il suo linguaggio in un contesto culturale vastissimo e complesso, ci sembra che non porti prove contro la nostra tesi dell’evidenza che riguardi tutto l’essere; inoltre, pare si contraddica, infatti, contemporaneamente afferma che intuire l'essere è vuoto e poi sostiene che l'essere è piuttosto ermeneutica e dialogo interpersonale e quindi implicitamente afferma che cosa è l'essere e che intuirlo non è vuoto! Perché l'evidenza immediata quando intuisce l'essere lo fa a vuoto, invece quando intuisce il soggetto che dialoga non è più ingenua?!

    Anche direttamente possiamo contestare il nostro Lettore, infatti, condividiamo pienamente quanto lui conclude: dialogo di soggetto e oggetto, scilicet, ermeneutica, cioè, in base all’evidenza immediata, anche noi pensiamo che l’essere è un soggetto che dialoga all’interno dell'essere con se stesso e all’esterno con gli oggetti e con altri soggetti coi quali è in relazione intersoggettiva; anche noi pensiamo che questo dialogo appartiene ad ogni essere conoscente (sia all’essere infinito sia a quello finito) quindi è una conoscenza di portata universale o globale o metafisica, valevole per ogni essere e per tutto l’essere e non solo per una categoria di enti.

    Questo è lo scopo del nostro impegno, fare un discorso valido per tutti gli esseri e verificarlo con l’unico mezzo che abbiamo che è l’evidenza immediata.

    Perciò il problema NON RIGUARDA L’EVIDENZA IMMEDIATA, ma il pregiudizio di negare l’obiettività della nostra conoscenza come pare suggerire con queste parole: che l’essere è l’essere, e che io ne abbia l’intuizione, non mi dice cosa l’essere è e intuirlo è vuoto, infatti, intuire che l’essere è soggetto che dialoga, non è una conoscenza vuota ma costituisce una notizia preziosa.

    Rimane quindi verificato che l’evidenza immediata è la capacità del soggetto conoscente di cogliere senza mediazioni e quindi direttamente la relazione, la corrispondenza, la trasparenza, il dialogo, l’identità e la distinzione fra pensiero e realtà concreta, cioè fra pensiero ed essere o fra soggetto conoscente e essere conosciuto ed è in grado di valutare se il nostro concetto, la nostra idea e il nostro simbolo di essere INDETERMINATO E GLOBALE, cioè la nostra archè, sia una conoscenza idonea a verificare e determinare la realtà, cioè se sia uno strumento che non ponga alcuna riduzione alla conoscenza e all’evidenza immediata stessa che viene confermata dalla sua stessa negazione.

    Ci sembra, quindi, fondata la nostra evidenza immediata come l'unico mezzo per valutare se le conoscenze raggiunte siano certe e obiettive.

    2) L’essere e il nulla

    Il medesimo Lettore ci fa notare che nella nostra espressione dell’arché di ogni nostra conoscenza ("L’essere è, il suo non-essere non è = l’essere non è il suo non essere = l’essere è e il suo nulla non è = l’essere non è il suo nulla = il nulla è non essere = l’essere è ciò che è o che può essere e che s'oppone al suo nulla = l’essere è ciò che è e che può essere e il suo nulla non è = l’essere è il

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