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L'ira dell'angelo
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E-book84 pagine49 minuti

L'ira dell'angelo

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RACCONTO LUNGO (28 pagine) - STORICO - Nella Basilicata del 1592, un macabro omicidio sconvolge la quiete dei monaci che vivono tra i resti del monastero di Sant'Ippolito. Il cardinale Federico Borromeo, a cui il monastero viene dato in commenda, invia Giovanni Stefano Rainone a indagare sulla morte del novizio Giordano. Segreti inconfessabili verranno alla luce, tra le ombre del cenobio...

Cosetta cammina nella nebbia, fino al lago che nel buio della notte sembra una bocca affamata. E come una bocca, il lago restituisce alla bambina il cadavere del novizio Giordano, avvolto in un "talled" appartenente alla comunità ebraica di Melfi. Il cardinale Federico Borromeo invia a Monticchio Giovanni Stefano Rainone, con il duplice compito di scovare l'assassino di Giordano e porre rimedio alle misere condizioni in cui versano il monastero di Sant'Ippolito e il cenobio di San Michele, un tempo mete fiorenti di pellegrinaggio, ora preda dei signorotti locali che li hanno saccheggiati di ogni bene. L'arrivo di Rainone provoca un gran fermento tra i monaci, convinti che la sua presenza riporterà luce e gloria a quel luogo di culto dimenticato da tutti. Le indagini dell'uomo, invece, getteranno ulteriori ombre sul monastero e faranno riaffiorare segreti da tempo sepolti.

Oriana Ramunno è nata a Melfi nel 1980 e risiede a Bologna. Laureata in Scienze della comunicazione e diplomata alla scuola di fumetto e illustrazione La Nuova Eloisa, nel 2012 vince il primo premio di Estremamente Fumetto con "Harutzuki – Luna di Primavera". Nel 2013 il racconto "Lupus Hominarius" si classifica secondo al concorso letterario Nero Premio. Ha partecipato a numerose antologie edite dalla Delos Books. A settembre 2014 ha pubblicato per Delos Books il racconto "Gli dei di Akihabara" per la collana Urban Fantasy e "Le Ombre di Averno" per la collana Chew-9.
LinguaItaliano
Data di uscita25 nov 2014
ISBN9788867755707
L'ira dell'angelo

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    L'ira dell'angelo - Oriana Ramunno

    a cura di Franco Forte

    Oriana Ramunno

    L'ira dell'angelo

    Prima edizione novembre 2014

    ISBN versione ePub: 9788867755707

    © 2014 Oriana Ramunno

    Edizione ebook © 2014 Delos Digital srl

    Piazza Bonomelli 6/6 20139 Milano

    Versione: 1.0

    TUTTI I DIRITTI RISERVATI

    Sono vietate la copia e la diffusione non autorizzate.

    Informazioni sulla politica di Delos Books contro la pirateria

    Indice

    Oriana Ramunno

    L'ira dell'angelo

    PROLOGO

    1.

    2.

    3.

    4.

    5.

    6.

    EPILOGO

    Delos Digital e il DRM

    In questa collana

    Tutti gli ebook Bus Stop

    Oriana Ramunno

    Oriana Ramunno è nata a Melfi nel 1980 e risiede a Bologna. Laureata in Scienze della comunicazione e diplomata alla scuola di fumetto e illustrazione La Nuova Eloisa, nel 2012 vince il primo premio di Estremamente Fumetto con Harutzuki – Luna di Primavera. Nel 2013 il racconto Lupus Hominarius si classifica secondo al concorso letterario Nero Premio. Ha partecipato a numerose antologie edite dalla Delos Books. A settembre 2014 ha pubblicato per Delos Books il racconto Gli dei di Akihabara per la collana Urban Fantasy e Le Ombre di Averno per la collana Chew-9.

    Dello stesso autore

    Oriana Ramunno, Gli Dei di Akihabara Urban Fantasy Heroes ISBN: 9788867754472 Oriana Ramunno, Le ombre di Averno Chew-9 ISBN: 9788867754946

    PROLOGO

    Monticchio, 1592

    La nebbia si levò come un sudario, a coprire la terra. Risalì dal fango umido per lambire ogni anfratto, con un lamento che pareva quello dei fantasmi.

    Cosetta poggiò i piedi nudi sul sottobosco soffice e freddo, riempiendosi i polmoni dell’aria umida e lattiginosa, che adesso le arrivava fino alle narici. Ben presto la ricoprì del tutto, ovattando ogni rumore nel bosco di Monticchio.

    Il piede cercò un appoggio solido sul terreno che digradava verso i laghi, due bocche silenziose e affamate che si aprivano nei crateri del vulcano quiescente. Quando sdrucciolò sulla terra viscida, Cosetta fu costretta ad aggrapparsi a un ramo di ornello per non cadere. Il cuore le schizzò in gola e la nebbia s’infilò nella tunica, accarezzandole la schiena.

    Rabbrividì.

    ‘U munacidd.

    Spalancò la bocca secca e vi accolse l’umidità dei laghi. Aveva sognato Giordano, quella notte. Se ne stava rannicchiato ai piedi di un faggio, tutto scuro in volto, poco lontano dalla riva del lago piccolo. Le dita sgranavano un rosario e le labbra pallide bisbigliavano lamenti.

    ‘U munaccidd, è stato ‘u munacidd, ripeteva, fissandola da occhi di un verde slavato.

    Cosetta si era svegliata tutta sudata, con un grosso peso sul petto. Il munacidd s’infilava di notte nelle stanze, per sedersi sul petto di chi dormiva. Li fissava appollaiato dal cappuccio rosso, sotto cui il disgraziato che gli capitava a tiro, se solo si fosse svegliato, avrebbe visto il viso di un bambino morto. O almeno così raccontavano i vecchi, nelle sere d’inverno di fronte al focolare.

    Giordano era scomparso da molti giorni e i frati del convento di Sant’Ippolito l’avevano cercato in lungo e in largo. Nei boschi del Vulture, tra gli anfratti dei briganti e nelle vicine terre di Melfi e di Atella. A un certo punto, rassegnati, avevano detto che se n’era andato. Che era scappato, perché l’austerità di quel luogo non era cosa per lui.

    Lei, però, sapeva che non era così. Giordano gliel’aveva detto.

    ‘U munacidd, è stato ‘u munacidd.

    Quel ragazzino così secco, che sembrava un fuscello pronto a spezzarsi al primo vento di brumaio, l’avevano portato via i bambini morti. Ne era certa.

    Cosetta raggiunse la riva del lago mentre il cielo a est diventava più chiaro. Poggiò i piedi sull’arenile, stando attenta a non cadere nelle acque scure. Il lago piccolo mangia le persone, le aveva detto suo padre.

    Se ne stette ferma, nella nebbia, come uno spettro. La luce dell’alba morse il cielo nero, che sfumò in un blu intenso. L’azzurro dietro i monti disegnò le punte aspre del Vulture.

    A mano a mano che la nebbia calava, Cosetta riusciva a scorgere ciò che la circondava. Gli aceri, i cerri e i faggi si snodavano verso l’alto, protendendo i rami come in una muta preghiera. Le radici, invece, si aggrappavano al terreno e lo percorrevano

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