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Scorreva rabbia
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E-book89 pagine1 ora

Scorreva rabbia

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ROMANZO BREVE (49 pagine) - CRIME - Qual è il sentimento opposto alla paura? La rabbia. Come capirà ben presto Niccolò...

Niccolò soffre di atarassia e quando si soffre di atarassia non si ha mai paura. Quando si hanno 15 anni e si vuole fare l'investigatore avendo come agenzia una baracchina di legno sul Reno, il rischio di non considerare i pericoli diventa molto alto. Se a questo si aggiunge la piena del fiume al confine della provincia bolognese, e che l'unica ragazza che ti fa provare qualcosa ti racconta quello che le hanno fatto, la percezione del pericolo svanisce. Il catino della bassa emiliana, il bosco della Panfilia, l'imponente opera di presa che imprigiona il Reno, insegneranno a Niccolò che il sentimento opposto alla paura è la rabbia, come quella di un fiume in piena, della pioggia, o quella che arriva quando si è responsabili di una morte.

Sergio Donato, 1975. Pugliese in culla, emiliano con la barba. La narrativa breve lo ha reso protagonista in numerose riviste e pubblicazioni, tra le quali "Robot", "Writers Magazine Italia", "Fantascienza.com", "Horror Magazine" e "Thriller Magazine" per Delos Books. "Urania" e "Classici del Giallo" per Mondadori. Ha vinto il Premio Nero Short, il Premio Nero Lab 2011, il Premio Algernon Blackwood 2011 ed è stato finalista dell'edizione 2012; finalista anche al premio Stella Doppia 2012.
LinguaItaliano
Data di uscita25 mar 2014
ISBN9788867752607
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    Anteprima del libro

    Scorreva rabbia - Sergio Donato

    a cura di Vincenzo Vizzini

    Scorreva rabbia

    di Sergio Donato

    1.0 marzo 2014

    ISBN versione ePub: 9788867752607

    © 2014 Sergio Donato

    Edizione ebook © 2014 Delos Digital srl

    Piazza Bonomelli 6/6 20139 Milano

    Versione: 1.0 marzo 2014

    TUTTI I DIRITTI RISERVATI

    Sono vietate la copia e la diffusione non autorizzate.

    Informazioni sulla politica di Delos Books contro la pirateria

    Indice

    Colophon

    Sergio Donato

    Scorreva rabbia

    Capitolo 1

    Capitolo 2

    Capitolo 3

    Capitolo 4

    Capitolo 5

    Capitolo 6

    Capitolo 7

    Capitolo 8

    Capitolo 9

    Capitolo 10

    Capitolo 11

    Capitolo 12

    Capitolo 13

    Capitolo 14

    Capitolo 15

    Delos Digital e il DRM

    In questa collana

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    Sergio Donato

    Sergio Donato, 1975. Pugliese in culla, emiliano con la barba. La narrativa breve lo ha reso protagonista in numerose riviste e pubblicazioni, tra le quali Robot, Writers Magazine Italia, Fantascienza.com, Horror Magazine e Thriller Magazine per Delos Books. Urania e Classici del Giallo per Mondadori. Ha vinto il Premio Nero Short, il Premio Nero Lab 2011, il Premio Algernon Blackwood 2011 ed è stato finalista dell'edizione 2012; finalista anche al premio Stella Doppia 2012.

    1

    Avere un'agenzia investigativa in un paese di quattrocentocinque case e milleuno abitanti è come camminare con una grossa freccia sulla testa.

    Ma nei primi anni novanta, cioè quando ne avevo quindici e non avevo ancora avuto la licenza dal prefetto, non spezzavo matrimoni e non distruggevo carriere di dirigenti d'azienda, la mia professione era poco più di una stravaganza estiva; anche perché la sede dell'agenzia era una baracchina di legno costruita sull'argine del Reno, cento metri prima del bosco della Panfilia e a cinquanta dall'imponente opera di presa di Borgopietra, lì dove il fiume viene costretto a est nella lunga discesa verso l'Adriatico.

    Non c'era molto da fare, a parte cercare un nome per l'agenzia. Così, mi sdraiavo sulla pendenza dell'argine e assorbivo l'umidità del Reno che si condensava nel catino della bassa bolognese, con l'ombra dei pioppi a proteggere il mio prezioso cervello dal sole liquido dell'Emilia, ancora caldo in settembre.

    Il primo giorno di quella che sarebbe stata una cascata di acqua e fulmini lunga una settimana, venne a trovarmi Charlotte. Era venerdì, c'era già qualche nuvola e l'aria soffiava forte da nord, ma non si era rinfrescata.

    – Ti faccio compagnia? – chiese.

    – L'argine è di tutti – le dissi. Continuai a guardare il cielo per non guardare lei, perché era l'unica persona che avesse il potere di scombussolarmi.

    – Te ne stai sempre qui – disse. Si sdraiò non troppo vicino.

    – Penso.

    – A cosa?

    – Al nome dell'agenzia, per esempio.

    – Mica è davvero un'agenzia.

    – Se penso lo sia, lo è.

    – Ci sono altre cose che riesci a creare col pensiero?

    – Molte. A parte i nomi delle agenzie investigative.

    Cascò nella battuta. Però il vento si portò via la sua risata.

    – Allora ti posso aiutare – disse.

    – È il motivo per cui ti ho fatta sdraiare.

    L'umidità impastò un imbarazzo di qualche secondo, poi anch'esso prese la via del vento. Il sapore dell'adolescenza però rimase nei profumi dell'erba secca e nello scorrere marrone del Reno al di là delle punte dei nostri piedi.

    – Niccolò Investigazioni – disse lei d'un tratto, puntando una nuvola con l'indice. Fui costretto a guardarla. Lei, intendo, non la nuvola.

    Charlotte era Charlotte. Mi restituì uno sguardo perfettamente mimetizzato con il colore gialloverde dell'argine. Charlotte, quando ti guardava ti assorbiva. Studiava ogni millimetro del viso con cura, e quando si fermava sui tuoi occhi con il medesimo interesse, la prima reazione era la paralisi per un giudizio che si stava costruendo; la seconda generava pensieri di fascino e amore.

    Quel pomeriggio se ne aggiunse un altro: tristezza. Gli occhi di Charlotte contenevano qualcosa di lontano, perso in una zona invisibile.

    Una lacrima crebbe nell'angolo del suo occhio destro, superò la piccola gobba del naso e precipitò nell'erba. Il volo di un'ape tagliò i nostri sguardi e ci riprendemmo sbattendo le palpebre insieme.

    – È successa una cosa – disse, tornando col naso al cielo.

    Io la seguii. Osservai la nuvola che forse aveva indicato. Sembrava il mio paio di occhiali da vista. Montatura a goccia molto grande che superava gli zigomi e prendeva parte delle sopracciglia. Già brutta negli anni novanta.

    – Vuoi venire dentro? – chiesi.

    – Nella baracchina?

    – Nell'agenzia.

    Ci alzammo, spazzolammo i jeans con le mani e le feci strada.

    – Niccolò Investigazioni è orrendo, però, non è vero? – fece lei, alle mie spalle.

    Sì, lo era. Però lei era Charlotte, così le risposi: – Magari si può aggiustare.

    Aprii la porta e la feci entrare. Dentro c'era spazio solo per due persone.

    Iniziò a piovere col sole.

    Charlotte, quella mattina, poco prima di mezzogiorno, divenne la mia prima cliente.

    2

    C'erano solo due finestrelle sigillate. Le avevo fatte con pezzi di vetro recuperati dal marmista di Sant'Agostino. Una dava sul Reno, l'altra sull'opera di presa.

    Le gocce erano grosse e ancora intermittenti, e si spanciavano sui vetri.

    Feci sedere Charlotte perché in piedi si sfiorava il tetto e perché mi sembrava la cosa giusta da fare.

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