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L´acceleratore
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E-book557 pagine7 ore

L´acceleratore

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L´acceleratore – Romanzo :

Una storia in bilico tra fantapolitica e science-fiction che narra le vicende di un Paese, l´Italia, alle prese con il problema dell´instabilità politica e dell´inarrestabile invecchiamento della popolazione.

Il fallimento della seconda repubblica e l´avvento di una forma di dittatura moderna, impegnata nella realizzazione di un piano abominevole e scellerato, avente come primo fine il ridimensionamento della spesa pensionistica, sapientemente mascherato dietro il risanamento del sistema sanitario nazionale.

Qualcuno nell´ombra, ballando sulle note di un immaginario Bolero fatto di un crescendo di delirio, mira al raggiungimento del controllo globale della mortalità

dell´intera popolazione.

Un serie di intrighi e di colpi di scena che accompagnano il lettore in un viaggio che va da Milano a Sydney passando per Torino, Roma, Zurigo.
LinguaItaliano
Data di uscita11 feb 2016
ISBN9788892553392
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    Anteprima del libro

    L´acceleratore - Andrea Guenzi

    Leonardo

    Capitolo 1

    Era ancora buio fuori, quando si mise le scarpe ed il soprabito per uscire. Un rito che si ripeteva ogni mattina, dal lunedì al venerdì. Era solito calzare le scarpe dinnanzi alla porta di casa, per non sporcare il pavimento e cercando di fare meno rumore possibile, per non svegliare i genitori che ancora dormivano, immersi in un sonno profondo.

    Presto la notte avrebbe lasciato spazio alle prime luci dell´alba. Il giorno avrebbe rianimato la realtà, archiviando nel buio i sogni, i ricordi, il silenzio e sicuramente tutti i buoni propositi confinati nelle preghiere dette, con poca convinzione, la sera precedente prima di addormentarsi.

    Il rumore del traffico e dei tram, come di consueto, avrebbe ripreso il sopravvento sul silenzio notturno delle vie. Ormai non si sentivano nemmeno più gli uccelli cantare al sorgere del sole. Il loro canto veniva coperto dal rollio incessante degli pneumatici sull´asfalto, dai clacson e dallo sferragliare dei tram in curva. Solo sul finire dell´estate, con l´incedere dell´autunno, era ancora possibile udire gli stormi di uccelli appostati sulle antenne in procinto di partire per dirigersi verso luoghi più caldi.

    Riccardo Fumagalli: un uomo comune, per certi versi prevedibile, un abitudinario perso nel ritmo ossessivo delle giornate scandite dalle piccole attività quotidiane e dal lavoro in una città, Milano, a suo modo ostile e a volte difficile da vivere. Tanto immerso nella realtà al punto di trascurare il passare delle stagioni. Anche quest´anno si sarebbe sorpreso nel vedere le piante nuovamente vestite di foglie, senza aver colto per tempo il ripartire della natura, l´inizio della primavera. Ancora una volta si sarebbe accorto in ritardo dell´allungarsi delle giornate. Di nuovo, avrebbe percepito in lui l´accendersi ed il rinnovarsi della rabbia per il poco tempo concessogli dal vivere, per le privazioni e le frustrazioni a cui si sarebbe dovuto sottoporre quotidianamente per raggiungere la meta del ventisette di ogni mese.

    Ricordava come percepiva, anche se per poco, la gioia di un´effimera ricchezza confinata nel cedolino trovato sulla scrivania o ricevuto per posta. Un´escursione mentale nel proprio conto corrente per 48 ore ancora lordo dell´importo appena comunicatogli in busta paga.

    Poi il richiamo alla realtà: le rate della macchina, le bollette, la costante ossessione di risparmiare qualche spicciolo, perché non si sa mai, ed il cedolino, come per incanto, si ridimensionava ad un semplice pezzo di carta, solo più leggero dei normali fogli formato A4 che ogni giorno in ufficio dilapidava in quantità mostruosa per produrre: report, corrispondenza, fatture, lettere di sollecito e reclami. Il tutto nonostante il telefono, la posta elettronica ed il fax collegato al computer.

    Trentotto anni, eppure sembrava averne venti solo ieri. Anche per questo deluso, anche a ragione di ciò un po´ cattivo.

    A vent´anni sembrava di avere una vita davanti, invece tra progetti e precariato, la vita era rimasta di lato, passandogli accanto, sfiorandolo appena, come l´aria mossa dai vagoni della metropolitana visti transitare sul binario di fronte, in attesa del proprio convoglio.

    Con angoscia ricordava sovente, quanti posti di lavoro avesse cambiato, quanti colloqui avesse sostenuto, quanta gente non qualificata e sistemata avesse visto. Ogni volta ripartendo da capo. Ogni volta rinunciando ai privilegi fino ad allora acquisiti. Sì, perché nel mondo del lavoro bisognava essere concorrenziali, competitivi. Essere qualificati non era più sufficiente. Si prendeva ciò che si poteva fin che ce n´era. Lo sapeva bene, del resto era cresciuto in una città ed in una nazione che aveva fatto di questo motto di perpetuo saccheggio la propria sfortuna, sino a rendersi in qualche modo risibile in Europa, fino a dissuaderlo dall´andare a votare.

    Destra, Sinistra, centro, alla fine non si sentiva più nemmeno in colpa di aver dato o non aver dato la sua fiducia a qualcuno. Le riforme, le pensioni. Ma quali pensioni? Lo sapeva bene lui che in pensione non ci sarebbe mai andato da vivo. Si considerava già fortunato ad avere ancora un lavoro. Forse non sarebbe diventato padre, di sicuro non sarebbe diventato mai nonno, se non dal punto di vista fisiologico.

    I nonni. Ogni tanto si sorprendeva a chiedersi: <>.

    Non aveva una risposta. In fondo non se ne curava nemmeno più di tanto. Ormai non si impegnava nemmeno più di troppo nel dividere la spazzatura, dopo aver appreso dai giornali che alla fine tutto finiva di nuovo insieme in qualche discarica più o meno legale. <> pensava: <>

    Illuso. Col tempo imparò a proprie spese che l´effetto di un danno, per quanto minimo, può comunque risultare permanente ed irreversibile.

    Ciò nonostante si trovava bene nella sua città. Aveva molto di cui lamentarsi, ma al contempo, il caos gli offriva un riparo sicuro anche dalle cose che avrebbero potuto generare lamentele altrui. Fretta, ritmo, profitto. Tutti sembravano prodighi nell´intento di fare i "daneè" e di goderseli in barba alla crisi. Tutti abili nel crearsi una scusa per premiarsi smodatamente in relazione alle proprie possibilità. "Oggi me lo sono proprio meritato!". Non importava di quale bene effimero si parlasse, fosse un capo di abbigliamento, piuttosto che una cena al ristorante, l´abbonamento ad una pay-tv o un qualsiasi vizio. L´importante sembrava gratificarsi. Nessuno sembrava più voler rinunciare a niente.

    Col tempo aveva sviluppato un rapporto di amore e odio con la sua città. Nel suo inconscio, le rinfacciava un´infanzia con poco verde e con poco spazio per giocare, spesso dall´aria insalubre. Si ricordava dell´odore malato dell´erba, un misto tra il tanfo generato dagli escrementi dei cani, polvere di metallo dei tram e smog, liberato nell´aria dai troppi motori a scoppio e dalle vetuste caldaie da riscaldamento, alimentate a gasolio, nafta e delle volte persino a carbone. Si ricordava degli anni ottanta, dei disadattati ed i balordi di ogni età. I giardinetti erano un posto dove i bambini non sempre potevano giocare liberamente, ma dovevano essere costantemente sorvegliati.

    Rivedeva le fontanelle, dove non di rado si incontravano i senza tetto intenti alle loro abluzioni quotidiane e dove talvolta qualche sbandato andava a lavare anche le siringhe, dispensatrici di quell´oblio artificiale pagato al caro prezzo della dipendenza e dell´annichilimento della persona.

    Quando la città andò gradatamente ripulendosi, Riccardo non era più un bambino. Con rammarico si arrese all´idea che non avrebbe più avuto un motivo per andare ai giardinetti. Almeno adesso, la palla di qualche altro bambino non avrebbe incontrato così facilmente le deiezioni di qualche quadrupede o peggio ancora l´ago di una siringa purulenta di chissà quale virus.

    Dove non arrivò il senso civico dei cittadini, giunse il Comune che istituì aree dove portare i cani ad espletare i propri bisogni. Col senno di poi, delle volte Fumagalli si interrogava in merito a quali risvolti sociali per la sua generazione si sarebbe potuti giungere, con l´impiego di anche solo la metà degli investimenti fatti per i cacatoi dei cani.

    Ovviamente Milano, per lui, non era certo tutta da buttare.

    Ne parlava sempre con orgoglio e rispetto ed in qualche modo si sentiva infastidito, anche solo all´idea di potersi riconoscere in un´infinitesima parte della canzone di Lucio Dalla dedicata, sul finire degli anni settanta, alla metropoli lombarda.

    Riccardo si ricordava degli inverni umidi, con le consuete passeggiate pomeridiane in galleria o sotto i portici del centro, così come delle estati afose con quel dannato asfalto rovente di giorno quanto di notte, presente ovunque, impiegato alla bene e meglio anche per rivestire i marciapiedi, sovente martoriati dai tacchi delle signore e dai cavalletti dei motocicli. I monumenti e la riservatezza nella quale venivano tutelati tesori inestimabili d´arte, patrimonio dell´umanità.

    La discrezione dei vecchi edifici, spesso anch´essi custodi di un giardino segreto, ben celato da portoni di vetro. La cultura e la moda, la possibilità di usufruire di beni, di servizi oltre che di un efficiente sistema sanitario. Il parco, piuttosto che il Castello Sforzesco od i Navigli, che rimanevano animati sino a tarda notte da svariati eventi di intrattenimento e di ristoro. La cultura classica e popolare, il teatro, la musica, le università, il Milan e l´Inter.

    Una città vecchia e caotica, che dava l´impressione a Fumagalli, di essere rimasta immutata sino allo scadere del millennio. Poi la svolta: dall´anno duemila in poi, cantieri ovunque con la comparsa di nuovi edifici, uffici e palazzi mastodontici. Persino la torre panoramica del parco Sempione ricominciò a funzionare, quasi come per sottolineare il fatto che la città avesse ripreso a crescere in direzione verticale. Sinceramente gli importava poco di sapere il tipo di fertilizzante impiegato per agevolare una così rapida crescita. Ormai la corruzione non faceva nemmeno più notizia, se non a livello internazionale dove il famigerato corruption perception index, arrivò nel 2014 a collocare l´Italia al sessantanovesimo posto. Anche grazie all´ esposizione universale del 2015, Milano sembrò finalmente assumere i connotati di una grande città europea. Dove non arrivò l´ombra di nuovi alberi, almeno giunse l´ombra di nuovi palazzi.

    Spesso, Fumagalli definiva con affetto la sua città un paesone. In fondo nessun luogo era davvero troppo lontano da raggiungere a piedi. Nonostante il traffico e la cronica carenza di una rete idonea di mezzi pubblici, restava pur sempre una città di modeste dimensioni.

    Milano rimaneva, senza ombra di dubbio, la città delle possibilità. Con un po’ di buona volontà e capacità dava davvero molte vie per giungere al profitto, sia pur non necessariamente al successo. Chi volta il cuü a Milan, volta il cuü al pan dicevano i più vecchi, figli di una generazione ormai destinata ad estinguersi. Persone che ancora usavano come riferimento toponomastico le vecchie porte cittadine, citandole ancora in dialetto e che rimpiangevano l´ormai quasi scomparsa michetta rigorosamente acquistata dal prestineè e non dal panettiere. Gente abituata a fare la spesa, nei pochi mercati comunali coperti rimasti e non necessariamente nei supermercati. Fumagalli ricordava con affetto quei luoghi ormai quasi del tutto scomparsi, l´odore dei detersivi misto a quello dei generi alimentari.

    Luoghi dove alla cassa scappava sempre una caramella o una gomma da masticare quando si trattava di arrotondare il resto, indipendentemente dall´età del cliente.

    Anni dopo ebbe l´occasione di rivedere mercati molto simili anche a Parigi. Luoghi magici, di giorno popolati da bipedi, quanto sicuramente di notte da ben altri mammiferi e blattoidei.

    Come tutte le città ricche di attività commerciali e quindi di lavoro, divenne, nel corso dei secoli, un punto di riferimento per gli immigrati. Questo portò la società ad evolversi in modo multi etnico, ma al contempo a perdere gran parte della propria identità. Tutto ciò delle volte preoccupava Fumagalli: si sentiva in qualche modo come uno degli ultimi esemplari di dinosauro rimasti in vita poco prima della glaciazione e quindi dell´estinzione definitiva.

    Forse Riccardo Fumagalli non pensava a tutto questo mentre stava uscendo di casa, anzi a dire il vero non pensava proprio a nulla.

    Tutto questo faceva ormai parte di lui, ed aveva contribuito a renderlo, nel bene o nel male, quello che era.

    Capitolo 2

    Ancora impastato dal sonno, Riccardo prese l´auto e noncurante del traffico si avviò al lavoro.

    <>

    Trafficando con le dita per accendere l´autoradio, trovò un notiziario appena incominciato.

    Cari ascoltatori buongiorno, ecco le notizie, in breve e in primo piano di oggi: Dall´Italia: ancora incerto il risultato delle elezioni politiche, dopo le dichiarazioni dei leader delle varie fazioni, si attende con trepidazione l´esito dello spoglio dei voti. Impressionante il numero dei votanti che si sono recati alle urne, decisamente in rialzo rispetto all´ultima tornata elettorale, probabilmente senza precedenti…

    Come di abitudine, prese a commentare le notizie, quasi per farsi compagnia in mezzo al traffico che si faceva sempre più intenso.

    <exit poll: tutte fandonie. Lo sanno già chi ha vinto, non lo vogliono dire solo per mantenere salvi gli interessi dei fuggitivi dalla Borsa>>

    Arrivato all´incrocio, il semaforo per le auto che arrivavano da sinistra divenne giallo. Il solito autista imbranato rimase bloccato in mezzo al viale, bloccando lo scorrimento delle altre auto provenienti dalla sua destra.

    In preda ad un crescente nervosismo, Fumagalli non riuscì a trattenersi e quasi pensando ad alta voce, forse credendo di non essere sentito, manifestò il suo dissenso:

    <>

    Di rimbalzo l´altro automobilista, sbalordito e sentendosi aggredito gli rispose:

    <> - offesa.

    Fumagalli, sentendosi a sua volta oltraggiato, replicò prontamente:

    <> - difesa

    Sgomento l´altro automobilista alzò ulteriormente i toni della discussione:

    <> - offesa

    Fumagalli voleva chiudere al più presto il combattimento e ripiegò come meglio poté sull´ennesima volgarità:

    <> - affondo finale.

    Le vie laterali, sfruttate dai più scaltri come una sorta di torrente parallelo, per guadagnare qualche posizione, diventavano poi un fiume in piena sui viali di grande scorrimento. Lui come una trota in estate andava in direzione contraria, dal centro verso la periferia, non per questo incontrando minori difficoltà. Cercando di riprendere il controllo, si rimise in ascolto del notiziario.

    Dal mondo. Stati Uniti: la presidente Hillary Clinton incontrerà oggi ad Atlanta i membri del G8 per dibattere sulle eventuali deroghe in merito ai limiti fissati sull´emissione di CO2 nell´ambiente. Nikkei in forte ribasso e fiato sospeso nelle borse europee….

    <mutandato a stelle e strisce. Forse dovrebbero concedere il diritto a tutti gli uomini della terra di votare per il presidente americano.>>

    Nel frattempo, l´altro automobilista rimase ancora bloccato in mezzo al viale, avendo perso di nuovo la precedenza e Fumagalli aveva ormai la certezza che la giornata stava incominciando proprio nel modo sbagliato.

    <>

    L´altro autista, che ormai era diventato viola in viso, non replicò nemmeno.

    Quindici chilometri da percorrere da casa all´ufficio. Gli diceva bene che era mattina presto. Il viaggio di ritorno, la sera, in confronto sarebbe stato un inferno.

    La velocità delle cose, sia sul lavoro che nelle piccolezze del quotidiano, anche questa componente lo rendeva ogni giorno un po´ cinico ed un po´ più incline alla cattiveria. Finalmente superò l´incrocio e si rimise in marcia non facendosi mancare di accennare al brano di Franco Battiato Ci vuole un´altra vita.

    Nord Corea: ancora forti tensioni con il Giappone. Il primo ministro Abe Shinzō minaccia interventi militari, nel caso che il presidente eterno Kim Jong-un non ordini il ritiro immediato delle truppe posizionate al confine con la Corea del Sud…

    <>

    "Cronaca: Livorno. Padre di famiglia, in preda ad un raptus, uccide moglie e figli e poi tenta il suicidio sparandosi. Attualmente si trova ricoverato e piantonato presso l´ospedale cittadino in stato di prognosi riservata. Restano ancora ignote le motivazioni dell´efferato gesto.>>

    <>

    Sport: ancora incerta la formazione che il commissario tecnico della nazionale farà scendere in campo mercoledì sera contro la Spagna. Trepidazione per il test dell´avvenuto recupero dall´infortunio del centravanti Galbiati…

    <>

    Meteo: al Nord addensamenti nuvolosi in tarda mattinata, possibilità di rovesci, al Centro nuvolosità in aumento, ma non si annunciano piogge, al Sud soleggiato con una leggera brezza sulle coste di ponen….

    Sul finire del Meteo spense la radio, cercando conforto nei propri pensieri, pianificando le ore successive di lavoro.

    Appena arrivato sulla soglia di ingresso dell´azienda, dove da quindici anni lavorava, capì subito come si sarebbe annunciata la giornata. Una fila di 3 camion stazionava in mezzo al piazzale in attesa di consegnare i documenti per lo scarico della merce.

    <>.

    Che strana la vita. Si ricordava ancora quando sognava un impiego in quell´azienda. Era il 1997, aveva da poco finito il servizio militare ed aveva trovato un impiego presso una piccola ditta, come tuttofare, proprio nella stessa zona. Ma le sue ambizioni erano altre. Ogni sera passava davanti alla cancellata di quell’altra impresa, osservando le merci in movimento e sperando di ricevere una risposta alla sua domanda di assunzione, ignorando cosa si celasse dietro all´ingresso di quegli uffici.

    Per ben 3 volte Riccardo mandò il curriculum vitae e solo a distanza di anni ricevette una convocazione per un colloquio di valutazione. Poi finalmente, ed ormai quasi inaspettatamente, venne assunto in qualità di impiegato presso l´ufficio acquisti ed import presso la Modular Sun Engineering SpA.

    Quante sorprese riservava la vita! Purtroppo la realtà è sempre e solo la minima parte di un sogno. Ben presto si rese conto di aver compiuto un errore di valutazione, probabilmente peggiorando, per orgoglio, la qualità delle proprie giornate.

    Le aspettative di far carriera e di occuparsi dell´acquisto di collettori solari e dei componenti per la loro installazione e manutenzione, vennero inesorabilmente ridimensionate dalla grigia realtà. Eppure amava il suo lavoro e più di una volta si trovò a rifiutare delle offerte formulategli da alcune ditte concorrenti.

    Con il passare del tempo si era creata una sorta di dipendenza: se non aveva qualcosa di cui lamentarsi, la vita pareva non poter funzionare.

    <> disse Gianluca andandogli incontro.

    <>.

    Gianluca: un giovane casa, famiglia e lavoro, delle volte esageratamente disponibile. Se non fosse stato per via dell´ansia che emanava da ogni singolo poro, sarebbe stato considerato da Riccardo Fumagalli un buono. Agli occhi dei più, Gianluca rimaneva invece soltanto un mediocre.

    Dopo aver parcheggiato la macchina, e dopo aver salutato i colleghi, intenti a parlare del più e del meno bevendo un caffè scadente, Fumagalli si diresse alla pesa.

    <>.

    L´autista lo guardò cogitabondo, e con uno spiccato accento ligure, iniziò a cianciare ed a lamentarsi, cercando di guadagnare punti rispetto agli altri autisti in attesa sui loro camion.

    <>

    Ecco, la giornata cominciava bene. Tutti avevano sempre qualcosa di cui lagnarsi, a volte neanche salutavano, a volte nemmeno parlavano una lingua comprensibile. Cercando di non perdere la calma, Riccardo si limitò a rispondere con la solita frase di circostanza.

    <>

    Di nuovo l´autista con fare petulante, pulendosi le mani sui calzoni, cercò di mantenere vivo il dialogo.

    <>

    <> Rispose Fumagalli.

    L´autista tossì e lo squadrò dall´alto verso il basso.

    <Figeu! Il camion o u belin? Ma guarda te sto macacu>>

    Ecco adesso la comunicazione si stava per interrompere, se non fosse stato per l´accento decisamente simpatico, l´ignaro autista stava maturando un sacro e santo vaffanculo.

    <>.

    In realtà erano tutte considerazioni prive di qualsiasi fondamento. Spesso venivano passate istruzioni allo spedizioniere, ignorando il peso e considerando solo il volume della merce.

    Ogni tanto qualche autista veniva fermato dalla polizia stradale e si giocava la patente oltre a ricevere una multa salata. Fino ad allora potevano ritenersi fortunati e non erano accaduti incidenti. Qualche volta Riccardo si chiedeva se si sarebbe sentito coinvolto emotivamente, nel sapere che un carico chiamato dal porto, avesse ucciso qualche cristiano in autostrada, per via di una sbandata o dello scoppio di una gomma imputabile al sovraccarico. L´autista, con tanto d´occhi, facendo buon viso a cattivo gioco, si tolse il cappello dalla testa, si grattò la pelata ed estrasse il portamonete dalla tasca dei calzoni.

    <> Riconciliazione. Meno male, stava uscendo da un circolo vizioso pericolosissimo. Era il momento di rimettere la pistola nel cinturone, di seppellire l´ascia di guerra. Fumagalli assecondò l´offerta e comunicò le informazioni in suo possesso.

    <> Capitolazione.

    L´autista, anche se con toni più morbidi, non si limitò ad esternare il suo disappunto.

    <>

    Meno male. Anche per questa volta, la colpa, almeno verbalmente, veniva attribuita al caricatore e non al committente del trasporto.

    <> disse Riccardo ritenendo concluso il dialogo.

    Capitolo 3

    Finalmente arrivò la tanto attesa pausa caffè delle 10:30. Fumagalli prese il portafogli dal cassetto della scrivania e si diresse nell´ufficio accanto per andare a sollecitare i due colleghi: Corrado, detto bonariamente "il Gingiola e Andrea, soprannominato il Barbagianni, o semplicemente il Barba", per via del pizzetto.

    Lui veniva da loro a sua volta chiamato "il Fuma", per via del cognome, Fumagalli, ma soprattutto per via di quel vizio che si concedeva ancora cinque o sei volte al giorno. Riccardo aveva cercato più volte di smettere, ma senza troppa convinzione. Come tutte le dipendenze, ti prendono poco a poco. Aveva incominciato a fumare per posa, poi per il gusto, ed alla fine per abitudine. Cercava comunque di arginare i danni, restando sotto ad un numero di sigarette giornaliero giudicato da lui accettabile, rispetto al consumo medio dei fumatori accaniti. In realtà era solo la ricerca di un alibi. Fumare era dannoso indipendentemente dalla quantità di sigarette aspirate od inalate e lui ne era pienamente conscio. Per regolarsi, comprava pacchetti da 10, così se i pacchetti si svuotavano più in fretta del dovuto, sarebbe stato più evidente e più veloce da constatare. I pacchetti da 10: un crimine legalizzato. Sembravano studiati per vendere le sigarette agli adolescenti: pacchetti più economici e più facili da imboscare ai genitori.

    <Fuma. Allora? come è andata ieri sera in palestra? abbiamo caricato per i massimi?>> Chiese il Gingiola, dandogli una pacca sulla spalla.

    <> Si affrettò a rispondere Riccardo.

    <>. Il Gingiola, quando voleva, sapeva essere petulante.

    Ormai Fumagalli non arrossiva nemmeno più, rideva e cercava solo di non sporcarsi con il caffè. <>.

    Scoppiando in una sonora e sguaiata risata, il Gingiola non concesse a Fumagalli quasi il tempo di ultimare la sua replica. <>.

    Adesso un minimo di imbarazzo sembrava essere evidente.

    <>.

    Ma forse il Gingiola aveva davvero ragione.

    Da anni Riccardo frequentava una palestra definita per vip, per poter scaricare l´adrenalina accumulata durante il giorno, cercando di mantenersi fit e nel peso range. Tutte terminologie da cui prendeva le distanze, ma che amici e colleghi non si risparmiavano di sbattergli in faccia per prenderlo in giro.

    Scelse quella struttura per l´attrezzatura, la pulizia e per il fatto che aveva anche un´area wellness, una piscina, due tipi di saune ed il bagno turco.

    Vivendo in una città infelicemente piena di polveri, specialmente in inverno, l´unico modo per fare attività fisica, sembrava essere di farla al chiuso.

    Essendo un locale alla moda ed esclusivo, veniva frequentato da gente definita in grana e non saltuariamente da fotomodelle e modelli. Lui non si sentiva facente parte dei quell´ambiente, ma apprezzava la pulizia ed il lusso offerto dalla struttura. Diciamo che non reputava un caso che le macchine per lo step, (marchingegno per rassodare i glutei), fossero proprio posizionate di fronte ed in linea ai tapis roulant. Una vera e propria macchinazione pubblicitaria.

    E lui correva, e correva a perdifiato nella direzione di tutti quei culi sodi in movimento frenetico, conscio di non poterli mai raggiungere. Quelle gambe che andavano su e giù come le bielle di un motore. Quelle chiappe come dei pistoni che battevano leggermente in testa. Ein, zwei, ein zwei…. Se solo fosse stato un meccanico.

    Di sicuro avrebbe trovato lui il modo di tarare il minimo e regolare l´anticipo di quel dodici cilindri fuori serie.

    La domenica invece, specie di mattina, proiettavano un altro film che affievoliva decisamente la voglia di correre. Le pesche sode e mature venivano sostituite da enormi cadenti mozzarelle di bufala. Esistevano ovviamente abbonamenti vantaggiosi anche per le persone di una certa età, con delle limitazioni sull´orario e sui giorni di accesso alla struttura e le mattine del sabato e della domenica non erano certo fatte per i nottambuli.

    Fumagalli scoprì, suo malgrado, che ci si abitua a tutto.

    In fondo andava in palestra per scaricarsi e muoversi. Sera dopo sera, week-end dopo week-end, arrivò alla conclusione che un culo valeva l´altro.

    Instaurare rapporti sociali con altre persone, non era cosa facile. Tutti sempre con l´I-pod al massimo volume, tutti presi da se stessi, tutti molto selettivi. Alla fine preferì persino il bagno turco alla sauna pur di non vedere e pur di non essere visto. Gli era sempre piaciuta la nebbia, forse per questo stava sempre un po’ con la testa tra le nuvole.

    <> disse il Barbagianni, quasi sperando di allungare di qualche minuto la pausa caffè.

    <> Rispose Fumagalli.

    <> disse il Gingiola.

    "Va be’, forza Gabibbo… andiamo a lavorare" - disse Fumagalli restituendogli la pacca sulla spalla.

    Poi fu il Barbagianni a dare la stoccata finale:

    <Lui almeno ci abbassa le tasse…>>

    <Barbagianni guardi troppa televisione, e Lui lo sa!... eccome se lo sa!>>- disse Riccardo.

    Ridendo, si diressero alle loro scrivanie. Erano fatti così. Capaci di parlare di cose futili per poi passare a tematiche serie, senza preavviso. Proprio come capitava tra amici. Prendersi in giro era solo un modo per sdrammatizzare l´andamento della giornata. Solidarizzavano nella soluzione dei problemi lavorativi e si dicevano tra di loro che ormai non serviva nemmeno più incazzarsi, ma ovviamente mentivano a se stessi. Si incazzavano, eccome.

    Probabilmente erano amici, l´unica inibizione nell´incontrarsi fuori dall´orario lavorativo, era data dal lavoro stesso. Nessuno alla lunga avrebbe retto di parlare di lavoro anche nel proprio tempo libero.

    Tra telefonate, registrazioni di scarico e preparazione di documenti vari, arrivarono le 12:00. Ora della pausa pranzo.

    Chi abitava vicino all´azienda ne approfittava per fare una scappata a casa. Fumagalli invece insieme ad altri quattro suoi colleghi, si recava, come da contratto, presso una trattoria nei paraggi. Un´ora passata mangiando e parlando del più e del meno, tra sport, notizie dal mondo e soprattutto degli avvenimenti del loro microcosmo lavorativo.

    A tavola si consumava quasi tutti i giorni un infausto e di certo non voluto evento: il lavaggio del cervello del più anziano in servizio, un certo Enrico, detto Saponetta. Involontariamente lo stuzzicavano con apparente noncuranza, parlando delle incoerenze riscontrate sul lavoro e degli abusi e del mobbing quotidianamente subiti e sopportati. Saponetta stava in silenzio, masticando con cura le pietanze diluendole con la propria bile e sorseggiando il suo quartino di vino annacquato.

    Nel pomeriggio a distanza di qualche ora, assimilate le pietanze ed elaborati i discorsi fatti a pranzo, come uno sciamano colto da visione mistica, sbottava nelle sue considerazioni a scena aperta, accusando tizio e caio del mal funzionamento dell´azienda o della loro incompetenza.

    Per il ruolo chiave che svolgeva in azienda, Saponetta conosceva vita, morte e miracoli di tutti, di conseguenza, nessuno replicava mai alle sue scenate e lo lasciavano sbollire nel suo brodo. Poi in realtà la frustrazione lasciava spesso spazio all´orgoglio, e così Saponetta restava fuori a gridare a squarciagola sul piazzale ai magazzinieri come e cosa dovevano caricare, di gran lunga oltre all´orario lavorativo retribuito. Povero Saponetta. Anche lui si era visto passare la vita accanto, l´unica sua salvezza la pensione, cosa di cui altri, tra cui il Fumagalli probabilmente non avrebbero mai usufruito.

    I suoi compari di pranzo ovviamente se la ridevano sotto i baffi, godendosi lo spettacolo gladiatorio. Anche questo con il passare del tempo era diventato un modo per arrivare vivi a sera.

    Dopo pranzo, ancora un caffè, mezz´ora di pace e si ricominciava. Il pomeriggio trascorse rapidamente. Superate le quindici la giornata sembrava accelerare i suoi ritmi.

    Conclusasi la giornata lavorativa, congedatosi dai colleghi, Fumagalli salì in macchina, accolto dal cicalino e della spia della riserva e si diresse verso casa. Quella sera non sarebbe andato in palestra. Si sarebbe concesso giusto una breve deviazione fino alla prima stazione di servizio, per fare carburante.

    All´ingresso della stazione di servizio, il computer di bordo non indicava nemmeno più un chilometro di autonomia e si stupì di non essere rimasto a piedi nemmeno quella volta. Per prevenire eventuali sorprese, la centralina dell´auto non indicava più l´autonomia residua al di sotto dei 30 chilometri. Quando svitò il tappo del serbatoio ed inserì la pistola nel condotto per fare rifornimento, la macchina emise un sibilo che pareva l´esalazione dell´ultimo respiro di un animale stremato dalla sete nel deserto. 49 litri di carburante. Allo stato dei fatti appena un litro meno della capienza complessiva del serbatoio, dichiarato dal costruttore del veicolo. Si complimentò con il produttore dell´automezzo e si compiacque un po’ meno quando dovette saldare il conto.

    <>

    Dietro la cassa, la commessa, recitando il copione del suo film quotidiano lo guardò sorridendo.

    <> Come un automa la signorina attese la risposta.

    Fumagalli esausto, rispose semplicemente <>.

    Estrasse la carta bancomat dal portafoglio, la inserì nell´apposito lettore, digitò il codice PIN di sicurezza e mentalmente presentò la sua preghiera al Dio delle transazioni bancarie elettroniche che l´operazione andasse a buon fine. Se non avesse funzionato, aveva in tasca solo 20 Euro e si sarebbe consumata una tragedia, in quanto non erano presenti sportelli Bancomat nel raggio di 5 chilometri. La cassa stampò lo scontrino, il lettore emise un bip quasi in contemporanea: anche per questa volta era andata bene.

    Risalì in macchina, sentendosi a sua volta in qualche modo dissetato e sicuro che per almeno una ventina di giorni non avrebbe dovuto ripetere il rito.

    Mentre era alle prese con il computer di bordo per azzerare il parziale dei chilometri e delle statistiche di consumo, vide con la coda dell´occhio un signore che era alle prese con la spazzola lavavetri, presso la colonnina di rifornimento accanto. In teoria avrebbe dovuto pulire solo il parabrezza, in realtà stava lavando tutta la macchina.

    <flat-rate nei fast-food per le bibite, quello lì sarebbe candidato a morire in breve tempo per diabete o idropisia>>

    Il consumismo smodato. Si era sempre sorpreso di vedere nei film americani la dimensione esagerata delle confezioni di qualsiasi prodotto, tipo il bidone di plastica del succo di arancia o la tanica del latte.

    Quantità non qualità. Mangiate e moltiplicatevi. Probabilmente una rilettura irriverente e distorta, da parte dello zio Sam, della Bibbia.

    Le persone trattate come animali da cortile all´ingrasso.

    Adesso non bastava più il cibo economico. La gente presa dalla foga del consumo relazionato ai costi, si cimentava nell´acquistare qualsiasi cosa fosse a buon mercato, per non parlare delle cose concesse gratuitamente.

    La cosa che ancora una volta disturbò Fumagalli, non fu l´uso indiscriminato di un bene gratuito, quanto la meticolosità con cui quel tizio si aggirava intorno al veicolo. Poteva avere sì e no 65 anni. Di sicuro era già in pensione. Chi lavorava per nove ore, il lunedì sera di certo non avrebbe avuto le energie ed il tempo per curarsi dei vetri della macchina.

    Anche questo era il segno tangibile dei cambiamenti della società.

    I giovani di oggi erano obbligati dalle nuove tecnologie a produrre in un ´ora, quello che i loro predecessori producevano in un giorno ed i loro avi in una settimana. Bastava una mail ed il lavoro di un´intera giornata andava a farsi fottere. Velocità, efficienza, progresso. Il tutto, naturalmente, per una modica cifra. Una forma di prostituzione legalizzata. Andare in ufficio, in cantiere, in officina o nella cucina di un ristorante, per fare tante marchette veloci al titolare o al cliente. Una sveltina qua, una là, e domani quel che succede, succede. Così si erano create divergenze tra le generazioni passate, presenti e future sempre più incolmabili.

    Da una parte: una marea di anziani con una fonte di reddito più o meno certa.

    Nel centro: un cospicuo numero di individui senza certezze alle prese per sbarcare il lunario.

    Oltre: l´incognita, arginata per dimensione solo dalle nascite in calo. Già, la demografia.

    I giovani di ieri, diventati gli adulti di oggi, non erano in grado di metter su famiglia. La ricerca ossessiva dell´effimero, unitamente al precariato, avevano dilatato il periodo della giovinezza. Oltre una certa età erano sempre meno quelli disposti a rinunciare ad un certo tenore di vita per sposarne un altro. Fumagalli lo sapeva bene, specie quando faceva la spesa al mercato rionale del sabato.

    Dietro i banconi della frutta e della verdure non di rado incontrava venditori con capi firmati e aventi un titolo di studio superiore.

    Dall´altra parte in qualità di cliente la vecchia leva: l´unica ad avere il contante necessario per riempire adeguatamente le borse della spesa.

    Poi, ovviamente, c´erano anche gli anziani

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