Hexen La fondazione della difesa
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Il tema del doppio: tra letteratura e cinema tedeschi Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniProduzione e riproduzione: intertestualità nel cinema e nella multimedialità digitale Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniHexen - Il vento della guerra Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioni
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Anteprima del libro
Hexen La fondazione della difesa - Aurelio Varchetta
I.
«Gli imperi possono nascere e cadere, ma l'uomo non cambia... non cambierà mai la sua cecità».
Anno 1766, Albion.
L'Olovideo stava squillando da circa mezz'ora, ma Nicolas era ancora intontito dal sonno. Ancora, dopo due secoli, sognava la stessa cosa.
– Qual è il problema adesso? – bofonchiò il metavampiro. Le immagini della città di Albion cominciarono a delinearsi sullo schermo nero dell'apparecchio.
– Diamine. È di grossa taglia... Qual è il quartiere? – chiese Nicolas all'olovideo, digitando sulla piccola tastiera nera. L'apparecchio gli mostrò il reticolato della città, e le scritte cominciarono a scivolare sulla mappa. Nicolas si passò una mano per i capelli, grattandosi la nuca. Si attrezzò, prese il cappotto, la railgun e scese nel vestibolo. Del Fuego era già pronto, con un sorriso sarcastico disse a Nicolas:
– Bèh buongiorno princesa
. Come va? Dormito bene?
– No. Stanotte è passato il principe azzurro e mi ha svegliato – risero, ma subito dopo si fecero seri.
– Jester è già sul campo. Ci ho parlato poco fa e dice che non ha ancora trovato tracce – disse velocemente Del Fuego
– Bishop?
– No se.
– Gli conviene bere meno la sera.
Nicolas si lisciava i baffi, con un'aria un po' distratta, imbracciò la railgun e la mise in spalla. Del Fuego prese il chiamamondo e raccolse anche il gauntlet:
– Che ne pensi? Carino vero? – chiese Del Fuego a Nicolas mostrandogli l'arpione sul Gauntlet.
– Non arriveremo fino a quel punto. È un Mi-Go più grosso degli altri, forse un Byakhee. Non ci serve stordirlo. Dobbiamo abbatterlo.
La città di Albion. Una grandissima accozzaglia di industrie metallurgiche. Il puzzo del carbone bruciato colorava il cielo di nero. La gente, o meglio i lavoratori, camminavano su e giù per le strade della metropoli, passando da una fabbrica all'altra. Tutti con le camice bianche e grigie in fila per due. A rompere le fila c'erano Del Fuego e Nicolas con i loro cappotti di pelle neri e rifiniture rosse procedendo contro la corrente dei lavoratori. Il loro obiettivo era raggiungere il settore D-4 ovvero la discarica dei lavoratori in nero.
– Se è un Byakhee non sarà facile. Quei cosi volano.
– Sì – rispose distratto Nicolas – Non lo trovi strano?
– Cosa?
– I Byakhee non si spingono così avanti, né da soli. Non regge.
Del Fuego non replicò, si limitò ad annuire. Il chiamamondo squillò, era Jester. Nicolas prese il fono e rispose:
– Dimmi che hai brutte notizie.
L'apparecchio gracchiò e si sentì la voce di Jester:
– Non è quello che pensavi.
Nicolas sgranò gli occhi e con tono leggermente alterato:
– E cos'è allora?
– Sono cultisti. Molto probabilmente lo spettrogramma, ricevendo le immagini, ha pensato che dalla forma fosse un Byakhee. Dovremmo ricalibrarlo sai?
– Quanti?
– Almeno quattro. Non ho visto guardie e il rito sembra anche singolare.
– Forse i cultisti stessi sono armati. Tienili d'occhio, stiamo arrivando.
Nicolas chiuse il chiamamondo e insieme a Del Fuego corse verso il D-4. Arrivarono alla discarica e presero posizione. Jester era poco più in alto, sul crinale. Pochi gesti d'intesa e irruppero nel salone degli inceneritori. I cultisti, in pieno panico, si dispersero nel salone: erano disarmati. Nicolas e i suoi li raggrupparono, con le armi puntate. Il più giovane di quel gruppo, prendendo un profondo respiro, si fece avanti:
– Vi prego. Lasciateci. Siamo solo dei fedeli. Non ci arrestate.
Jester scoppiò in una risata. Nicolas non staccava gli occhi da quelli del giovane, lo studiava e cercava di capirlo. Il giovane riprese a parlare:
– Vi prego. Non arrestateci. Dobbiamo compiere questo rito. I nostri signori hanno bisogno di noi.
– A quale culto appartenete? – chiese secco Nicolas. Il giovane lo guardava con aria persa. Riprese il fiato, era spaventato, poi disse:
– Il nostro signore è Dagon. Stavamo pregando lui. Affinché ci mostrasse l'odiato nemico che ha causato molte morti tra le fila degli Antichi.
Nicolas abbozzò un ghigno, mettendo in mostra i vistosi canini. Uno dei cultisti se ne accorse e puntò il dito proprio contro di lui, e rabbiosamente urlò:
– Il blasfemo. È lui! È lui!! Dagon ci ha ascoltati! É lui! Lo ha portato qui. Tu! Mostro! Dagon vuole il tuo cuore!!
Del Fuego lo vaporizzò con il suo fucile.
– Questo era solo un avviso. Fate sapere al vostro signore Dagon che neanche Niggurath è riuscita a uccidermi. Come può sperare di farcela?
– Allora sei tu. Nicolas sei tu – disse lo stesso giovane di prima. Adesso aveva le mani abbassate e sorrideva, anzi aveva un ghigno folle.
– Tu non hai bisogno di morire. Sei già morto. Dagon ci ha ascoltati.
Estrassero all'unisono i coltelli rituali e si cavarono il cuore. Caddero a terra come burattini senza fili. Nessuno degli Hexen aprì bocca. Tutto era silenzioso. L'aria era pesante, e il puzzo del sangue riempiva la sala. Nicolas ordinò di bruciarli. Uscirono dalla sala inceneritori, ancora storditi dall'accaduto. D'improvviso si sentì un battito d'ali, Jester sussultò e Del Fuego sussurrò:
– Ali?
– Artigli. Forse. Muoversi Hexen!
II.
«In pochi ricordano come la città di Albion sia stata fondata. Ci sono vecchie storie su questa strana metropoli, che narrano di una grande cupola di Pseudo-Vetro che avrebbe dovuto essere una difesa atmosferica per la città... tracce di quanto ciò possa essere vero non sono state ancora trovate»
La storia di Albion, vol II, a cura di John Sanders.
Anno 1315, gli Hexen.
La squadra Hexen fu creata, all'incirca, nell'anno 1315 dal suo fondatore e primo capocaccia Viktor Stern. La squadra nacque come unità di individuazione ed eliminazione della minaccia degli Antichi e della loro piaga: gli N' gar, aberrazioni ibride create con parti umane e di creature di razza Antica. Queste creature erano sconosciute alla maggior parte degli umani. Ed era meglio così ed era quello che Viktor voleva, quando fondò gli Hexen. Questa squadra di cacciatori doveva agire nell'ombra, perché tra gli umani esistevano gruppi di persone che si concedevano come araldi, nonché schiavi, di questi abomini. Il nemico non era solo fuori, ma era anche all'interno della Terra stessa.
III.
102 anni dopo Viktor
– E qui io giuro... sul sole che nel cielo splende. Sulle anime dei miei cari. Per il vento che mi sorregge e per il sangue, che nel mio cuore scorre... Io qui giuro! Io mi batterò per gli umani e gli Hexen avranno sempre la mia spada!
– Alzati Nicolas, furia della tempesta. Alzati e unisciti ai tuoi fratelli.
Nicolas si alzò ritto in piedi. Aveva ancora tra le mani la testa del Borgar che aveva ucciso come sua prova finale. Aveva mostrato a Pythol, il capocaccia, il suo valore. Gli altri cacciatori presenti alla cerimonia di Nicolas intonarono, con i corni, i suoni della caccia agli N' gar. Nicolas era il più giovane cacciatore della squadra Hexen a diventare, in breve tempo, ranger
.
– Hai dimostrato quanto la tua mano può essere letale e precisa.
– La ringrazio signore.
– Chiamami solo Pythol. Il mio nome è Pythol.
– Grazie... Pythol – disse Nicolas sorridendo.
Dopo la cerimonia il capocaccia prese in disparte Nicolas e con tono grave:
– Dobbiamo parlare – Pythol si fece più serio. Le folte sopracciglia, imbianchite dal tempo, si aggrottarono trasformando lo sguardo solenne dell'anziano.
– Alcuni dei nostri sono tornati ieri con notizie poco rassicuranti... A quanto pare tra noi c'è un informatore dei cultisti. Sembra che stanno preparando anche un attacco mirato alla casa dei cacciatori.
– Qual è il mio ruolo Pythol? – chiese inquieto Nicolas
– Al tempo giovane. Mantieni lo spirito tranquillo. Il tuo obiettivo ora è di tenere d'occhio la situazione qui, nella nostra casa.
Pythol fece un respiro profondo e lisciò, nervosamente, l'elsa della sua spada:
– Anch'io come te, quando ero giovane, ero irruente e guarda che mi è successo – indicando la cicatrice che partiva dalla fronte fino all'occhio sinistro – Non voglio che tu faccia i miei stessi errori, Nicolas. Sei giovane e forte, ma inesperto. Tieniti ancora nascosto e non agire troppo d'impulso.
– Farò come dici Pythol. Ma dimmi, hai già qualche sospetto? – chiese Nicolas. Pythol lo fissò, con uno sguardo tra l'addolorato e l'inquisitorio. Il giovane ranger capì, e con tono sommesso:
– Sono sospettato anch'io allora – Pythol si limitò a sbattere le palpebre – Mi metto al lavoro.
Nicolas si chiedeva come fosse possibile, in una squadra di circa duecento persone, riuscire a trovare un infiltrato. Si parlava di cacciatori altamente addestrati, abili anche a mentire se necessario. Decise quindi di cominciare ad indagare sui lavoratori, magari iniziando da Oxxid, il mastro fabbro della squadra. Sin da quando Nicolas era entrato nella squadra quel tipo non gli era mai piaciuto, lo odiava forse per il suono aspro della sua