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Ultima Alba
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E-book152 pagine2 ore

Ultima Alba

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Info su questo ebook

Nel prologo assistiamo alla fuga disperata di un uomo che cerca di sfuggire ai propri inseguitori, la cui identità verrà meglio rivelata nel primo capitolo.
Il primo capitolo narra di una compagnia di vampiri, i quali si sono esiliati su di un'isola per sfuggire alle persecuzioni ma che ora stentano a sopravvivere per scarsità di cibo. Quello che una volta era il loro capo, Argon, è da anni alla ricerca di una cura per il loro status che egli presume essere dovuto ad una malattia. I compagni, convinti che egli voglia in realtà portarli alla rovina, lo cacciano, costringendolo a dirigersi dopo molto tempo di nuovo in mezzo all'umanità.
Il secondo capitolo parla invece di Morgana, una giovane ragazza orfana di madre che vive ad Inverness, un paese rurale apparentemente tranquillo e monotono, in compagnia del padre, un uomo triste e perso nel passato. L'esistenza di Morgana è forzatamente felice ma nel suo animo si addensano nubi oscure che presagiscono cambiamenti.
Nel terzo capitolo viene introdotta la figura di Ben, un bambino al quale è capitato qualcosa di orribile, che spingerà Argon al di fuori del proprio isolamento. Vengono introdotti ulteriori personaggi ed assistiamo all'incontro di Argon e Morgana, profondamente legati l'uno all'altra per diversi ed inaspettati motivi.
Nel quarto e quinto capitolo si dispiegheranno i destini dei due esseri, con risultati inattesi e con Argon che avrà finalmente la possibilità di rincontrare un vecchio nemico...
Nell'epilogo, Morgana abbraccerà il proprio fato, ritornando sull'isola dei vampiri superstiti per cercare di completare quanto iniziato da Argon.
LinguaItaliano
Data di uscita17 mar 2016
ISBN9788892572409
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    Anteprima del libro

    Ultima Alba - Massimo Larocca

    Ultima Alba

    una storia di Massimo Larocca

    copertina ed illustrazioni interne di Ivana Scotti Rinaldi

    Sconfitta da una forza più grande,

    dell’eternità non rimane altro che un pallido riflesso…

    Ultima alba

    Prologo

    Liberato poco prima del tramonto nei boschi dell’isola, la fitta vegetazione lo aveva più volte ostacolato nella corsa.

    Da quando era scesa completamente la notte però, l’uomo aveva smesso di correre per cercare un riparo.

    Il rifugio gli aveva fornito fino a quel momento protezione dagli inseguitori, nonché il tempo per riflettere… ma una voce continuava a risuonargli nella mente.

    …cosa ci è mai accaduto? quali peccati abbiamo commesso per meritarci ciò che siamo? perché mai per sopravvivere dobbiamo infliggere dolore e morte a degli innocenti?…

    Parole non sue, proferite con tono antico.

    Accompagnavano i suoi pensieri mentre ripercorrevano il recente passato, quelle settimane trascorse da quando la nave era naufragata in quel luogo dimenticato da Dio. I suoi compagni erano tutti periti nei precedenti assalti: aveva scoperto che quella gente allevava persone come bestie da macello, assicurandosi così la scorta di cibo per poter sopravvivere.

    …disponiamo delle vite altrui quasi fossimo delle divinità…

    Non riusciva a credere a quanto aveva assistito: uomini tenuti prigionieri durante il giorno per poi essere lasciati liberi nella notte, liberi d’essere oggetto di una tremenda caccia nelle tenebre, in cui fauci e zanne e artigli mutilavano la carne delle prede, per poi prendersi come premio finale il sangue dai corpi ancora vivi. 

    …crudeli predatori che reclamano sopravvivenza alla luce della luna…

    Avevano trovato la soluzione per soddisfare il loro istinto.

    …ma forse siamo stati creati quale punizione per un mondo corrotto…

    Forse se fosse riuscito a nascondersi fino all’alba sarebbe rimasto solo, senza che nessuno lo imprigionasse nuovamente, mentre quegli esseri erano impegnati a ripararsi dalla luce.

    Il vostro sangue alimenta la nostra eternità, la tua vita è soltanto un tassello nel mosaico della mia immortalità.

    La speranza era come quei raggi che tardavano ad arrivare attraverso le fronde che lo sovrastavano, mentre se ne stava rintanato come un animale impaurito dentro quel tronco disteso sul fogliame, abbastanza grande da contenerlo e da permettergli di scrutare l’ambiente che lo circondava.

    Si rese conto che intorno a lui era scesa una profonda quiete.

    Silenzio ovunque.

    Forse perché ancora una volta la caccia era finita e nessuno era sopravvissuto… eccetto lui… 

    Avrà mai fine questa maledizione? Verrà mai spezzato questo cerchio di sangue?

    Forse sarebbe riuscito a trovare un modo per andarsene dall’isola.

    Ma ora è giunto il momento anche per te di sacrificarti ad un idolo fatto di morte e dolore, superiorità e dannazione.

    Sarebbe sfuggito da quell’incubo, da quell’inferno sulla terra, da quelle creature… quei mostri maledetti… quei dannati… dannati…

    La parola giusta è vampiri! urlò improvvisamente una voce simile a quella che sentiva dentro di sé, solo più imperiosa. E lascia che ti dica un’altra cosa: oltre all’inseguimento ci piace anche l’attesa, mentre vermi come te pensano di esserci sfuggiti, illudendosi di avere a che fare con dei semplici selvaggi.

    Fu costretto ad uscire dal nascondiglio, spinto da una forza di volontà, incapace di muoversi. Vide che colui che gli stava parlando era sopra una roccia, insieme soddisfatto ed irritato.

    Dalla boscaglia occhi rosso fuoco si accesero e cominciarono ad avvicinarsi, facendo crollare le esigue speranze d’essere mai stato in salvo. Non solo la vita non gli apparteneva, persino i suoi pensieri erano preda delle capacità di quella decina di esseri che lo cominciavano a circondare.

    Annusarono l’aria. Fiutarono la paura della preda, dando inizio al banchetto… 

    Dopo aver esercitato il diritto ad abbeverarsi per primo, Vlad si alzò da terra, sollevando il muso dal collo squarciato.

    L’eccitazione lasciava il suo corpo. La frenesia derivante dal pasto si andava spegnendo ed il sangue, scendendogli nella gola e nelle viscere, sortiva l’effetto di rinforzarlo. Soddisfatto si pulì la bocca con una mano.

    Osservò gli altri, alla ricerca dell’ultima goccia di sangue caldo. Una lieve preoccupazione si impadronì di lui. Gli esemplari d’uomo stavano finendo…

    Quanto ancora potremo resistere?

    Nell’istante stesso in cui completò quel pensiero, seppe di non essere solo… Con un ringhio si girò verso l’altopiano a nord: Vattene dalla mia mente! Si diresse verso l’umano e con un gesto scacciò il branco. 

    Non ti sei ancora stancato di parlare con questi esseri senza futuro, con questa carne da macello? 

    Sollevò il corpo, tenendo la testa tra le mani, fracassandone il cranio senza alcuno sforzo.

    Non riuscirai mai a convincermi a nutrire me ed il mio popolo con le tue pozioni, mai. Continuò a guardare verso nord attendendo una replica.

    Mi senti Argon? Noi non ci estingueremo perché siamo immortali, capisci? Immortali!

    Il grido di Vlad, lanciato con le braccia aperte ed il viso rivolto verso l’alto, fu come la rabbia di un intero popolo scagliata verso un cielo senza Luna…

    Ultima alba

    1° Capitolo

    Immagini nel cristallo

    Un’altra vita è finita, un’altra esistenza è svanita nelle tenebre in cui abbiamo posto dimora…

    Il vampiro, la cui voce aveva accompagnato l’umano negli ultimi istanti di vita, si lasciò cadere sulla sedia…

    Aveva condiviso con lui pensieri, emozioni, era entrato nelle profondità della sua mente e del suo cuore, assaporandone angoscia e paure… per un attimo aveva persino tentato di parlare con Vlad, di convincerlo ad unirsi a lui nel cercare una cura che facesse sparire le cause che condannavano i vampiri ad una sete eterna… ma la cosa che lo aveva provato più di tutte era stato resistere alla tentazione di recarsi egli stesso sul luogo per reclamare la sua parte e dare fine alla lunga astinenza…

    Sono ormai 2 settimane che mi nutro del plasma sintetico che sono riuscito a creare ma le forze mi stanno abbandonando. L’istinto parte del retaggio si sta impossessando di me. Allucinazioni perseguitano la vista offuscata, fiumi di sangue caldo si avvicinano, accarezzando le papille gustative, spingendomi a sopravvivere abbracciando la notte alla ricerca della vita… e della morte…

    Laggiù, nelle viscere profonde della terra, nel cuore dell’altopiano a nord dell’isola, nascosto alla fine di un labirinto di cunicoli scavati nella roccia viva da madre natura, giaceva il corpo esausto di Argon.

    Aveva passato gli ultimi cento anni ad esaminare il concetto stesso di vampirismo, nella speranza di sfuggire al proprio destino. Una leggenda… che ora stentava a reggersi in piedi.

    Osservava il risultato del proprio lavoro, un mucchio di conclusioni chimiche che non lo avevano portato ancora a nulla di concreto, se non a creare quel preparato di cui si serviva per allontanare il bisogno di sangue. Rendeva chiara la mente, sgombra da istinti primordiali… ma già sentiva che il desiderio lo spingeva ad uscire da quella grotta…

    Di nuovo, ancora una volta la mia mente è nulla in confronto al simbolo che sono, al mondo che rappresento… arrendersi all’inevitabilità… vengo completamente cancellato dalla dipendenza, divento parte di una tragedia sulle scene da secoli… individuo che perde consistenza al contatto con una moltitudine dannata…

    Cadde a terra.

    La mente cominciò a vacillare: decine di passate vittime gli danzavano dinanzi agli occhi, puntandogli il dito contro, accusandolo d’essere un ladro d’anime; i fiumi di sangue divennero sempre più impetuosi, chiamandolo come delle sirene tentatrici, fondendosi gli uni con gli altri al ritmo cupo della notte. Volse la testa, cercando di non guardare più ciò a cui già innumerevoli volte aveva assistito… e poi accadde…

    Fissò dritto avanti, non distogliendo più lo sguardo: gli occhi affamati e la bocca sorridente non erano più suoi…

    L’essere che era Argon si erse in tutta la sua imponente statura. Si diresse verso l’esterno attraversando il labirinto sotterraneo.

    Percorse i corridoi, l’enorme sala del raduno, la prigione degli umani con prede troppo facili e perciò non di suo gradimento, come un’ombra non vista si fuse con le pareti di roccia facendo correre dei brividi lungo la schiena dei prigionieri. Su, sempre più su, sapendo che l’alba sarebbe giunta di lì a poco, fino a che non respirò l’aria fresca: e fu a quel punto che spiegò le sue enormi, oscure ali e come un demone degli inferi si gettò in un mare di sangue: nella profondità dei bianchi occhi un urlo di disperazione…

    Nel frattempo gli altri avevano terminato la caccia e si stavano dirigendo nelle stanze. Vlad si era trattenuto all’entrata principale. Il furore di poco prima era scomparso. Con infinita calma si rivolse ad uno dei sottoposti: Richiama gli umani che si sono salvati.

    Nei minuti che seguirono osservò le prede che facevano ritorno.

    Gli umani andavano diminuendo settimana dopo settimana, pasto dopo pasto. Non era servito a nulla diminuire le uscite notturne, solo ad allontanare il problema…

    Tutto ciò portava ad una conclusione inevitabile: il ritorno nel mondo degli uomini. Una scelta piena di rischi.

    I suoi pensieri furono presto interrotti da una sensazione che già conosceva: l’aria ad un tratto si fece calda, la temperatura cominciò a salire attimo dopo attimo, un chiarore si faceva strada verso est… Vlad ringhiò nei confronti dell’unica cosa che sapeva di non poter sconfiggere… Era giunto il momento di ritirarsi, al riparo dalla luce. 

    La creatura perse la propria consistenza, la sua essenza si disperse tra fumo e nebbia, la musica assordante che simboleggiava divenne ora un sussurro che cominciò a vagare all’interno del labirinto sotterraneo fatto di lunghi corridoi, grotte, pareti di roccia che proteggevano il mondo esterno da un’idea, un mito… ciò che essi avevano sempre rappresentato…

    Gli altri vampiri colsero quel sussurro che era tutto attorno ad essi, mentre si fondeva con l’aria marcia che erano costretti a respirare, scivolava lungo la roccia accarezzandone i contorni ed ammantava i loro corpi riscaldandoli. Riposavano sul freddo pavimento di una delle grotte più grandi, tutti insieme, quasi a volersi fare forza: il sussurro si fece più triste.

    Come un’aliena melodia si diresse verso la prigione e, una volta giuntavi, si arrestò per comporre una nuova sinfonia… ma questa volta le parole nelle orecchie di uomini, donne e bambini che stavano assiepati gli uni accanto agli altri furono ben diverse… Odio. Rancore. Rabbia. 

    maledetti insetti…, furono le parole che scandirono l’ultima nota…

    Il fumo si raccolse, una caligine umida appoggiandosi sulla fredda pelle gli dette solidità. Accanto ai suoi simili si sdraiò… un sonno profondo si impadronì delle sue membra, profondo e senza sogni… poiché la sua stessa vita era un sogno…

    Argon fece ritorno

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