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Attrazione mortale
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E-book232 pagine3 ore

Attrazione mortale

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Info su questo ebook

Cosa può far scattare nella mente di un essere umano, il desiderio di vendetta fino a tradurla in morte? 

LinguaItaliano
Data di uscita4 apr 2016
ISBN9781507136812
Attrazione mortale

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    Attrazione mortale - Blair London

    Attrazione mortale

    Blair London

    ––––––––

    Traduzione di Cinzia Gamberini 

    Attrazione mortale

    Autore Blair London

    Copyright © 2016 Blair London

    Tutti i diritti riservati

    Distribuito da Babelcube, Inc.

    www.babelcube.com

    Traduzione di Cinzia Gamberini

    Progetto di copertina © 2016 Reality Today Forum

    Babelcube Books e Babelcube sono marchi registrati Babelcube Inc.

    Attrazione Mortale

    Il Serial Killer Social
    di Blair London

    Reality Today Forum

    realitytodayforum@gmail.com

    Copyright:  © 2014 by Reality Today Forum.  All rights reserved

    Nessuna parte di questo documento può essere riprodotta o trasmessa in nessuna forma per nessun motivo, in forma  elettronica, meccanica,  in fotocopia,  registrata o in  altra forma senza la preventiva autorizzazione dell’autore.

    Table of Contents

    Prologo

    Capitolo 1

    Capitolo r 2

    Capitolo 3

    Capitolo 4

    Capitolo r 5

    Capitolo 6

    Capitolo 7

    Capitolo 8

    Capitolo 9

    Capitolo 10

    Capitolo 11

    Capitolo 12

    Capitolo 13

    Capitolo 14

    Capitolo 15

    Capitolo r 16

    Capitolo 17

    Capitolo 18

    Epilogo

    "E’ la mente dell’uomo, non il suo nemico o il suo oppositore

    che lo lusinga verso il  demonio"

    Buddah

    Prologo

    ––––––––

    C’è un’oscurità che si nasconde dentro ciascuno di noi. È il demonio che tentiamo  di respingere nella profondità  delle nostre anime. Molti di noi non oserebbero mai aprire la scatola di Pandora. Possediamo una naturale paura per ciò che di spaventoso e mostruoso potremmo trovare dentro noi stessi e questa paura ci impedisce di penetrare dentro le nostre tendenze psicopatiche. Controlliamo la mente umana. Resistiamo nell’integrità mentale.

    Ma, vi sono alcuni casi che sfidano spiegazioni e cure. Sono quelle depravazioni scioccanti della mente umana. Queste anime torturate non provano rimorsi per ciò  che sentono nei confronti della loro mostruosità omicida, La  abbracciano. La accudiscono. Ci  nutrono i demoni. L’essenza del demonio combatte all’interno delle più profonde ombre della mente. Il buio dell’avidità, della lussuria, della rabbia, della vendetta, vive dentro ognuno di noi. La domanda è: combatterai come l’angelo contro il demonio, oppure desidererai diventare lui?

    Capitolo 1

    Salve! c’è qualcuno?

    Un tuono schioccò distante seguito da un lampo che illuminò il cielo buio. Una leggera brezza soffiò sui capelli di Karyn spostandoglieli leggermente sul suo delicato viso di porcellana.  Rabbrividì al contatto con il gelo della notte  e distrattamente sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio con le sue unghie perfettamente smaltate.  Con i suoi occhi di un blu luminoso e i capelli dorati,  era una moderna Grace Kelly, se mai ce ne fosse stata già una; le era servito  tempo e fatica per conservare questa somiglianza.  Arrivata ai suoi ultimi venti anni, era riuscita a riempire ogni curva del suo vestitino di pizzo nero mozzafiato.  Sembrava pronta per il rock, la punta del suo stiletto metallico batteva al ritmo della musica proveniente oltre la pesante porta..  Bussò ancora. Era lì per partecipare a un party fantastico. La decima  rimpatriata con I compagni di liceo era stata un disastro e questa, definita la celebrazione dei dodici anni prometteva essere di alto livello e ben organizzata.  Sentì l’urgenza di entrare, fuori dal freddo pungente di quella sera. Solo che nessuno la fece entrare, benché avesse bussato e chiamato per più di tre minuti.

    Si stava un po’ irritando.   Non era abituata ad aspettare in piedi. Karyn era la ragazza che tutti avrebbero voluto frequentare, benché non fosse la ragazza con la quale erano stati. Le piaceva che le persone avessero una reazione a scoppio ritardato per via della sua bellezza, per la quale aveva molto sofferto, ma ogni volta si sorprendeva del tempo che quelle persone spendevano per conoscerla a livello personale.  Non era esattamente come appariva all’esterno e ne era perfettamente consapevole.   Probabilmente, la cosa più sorprendente era che fosse sia riservata che timida anche se riusciva a nasconderlo perfettamente. Aveva imparato a non manifestare il suo disagio nell’incontrare persone nuove o in mezzo alla folla.  Era quasi certa che questa fosse la ragione principale per quel nomignolo di ragazza party  che le avevano affibbiato durante tutti quegli anni.  Non aveva iniziato a bere per  ubriacarsi, ma per calmare i nervi e la sua ansia. The totally wasted part just came with the territory.  Essere ubriaca fradicia divenne come un marchio.  Ubriacarsi le intorpidiva la mente dai pensieri e dalle situazioni e ne era felice. Quando beveva diventava la vera anima della festa, e scoprì che se beveva a sufficienza, non ricordava neanche I contorni di ciò che aveva fatto.  Non c’era niente di peggio nella vita per qualcuno che a scuola, o da altre parti, si divertisse con la  tua goffaggine.  Le era accaduto molte volte nella sua vita, specialmente durante quei fantastici anni di liceo, o in televisione così come in tanti dei suoi libri preferiti. Promise a sé stessa che avrebbe fatto in modo che non le accadesse, non più.

    In  realtà c’era una persona che al solo pensarci si sentiva annodare dentro, così come accadde dal primo momento in cui lui le si avvicinò così tanto da penetrare nei suoi occhi e in seguito provò lo stesso smarrimento ogni volta che lo incontrava mentre camminava nella hall e ancora dopo tutti quegli anni trascorsi.  Non importava quanto tentasse di essere fredda e distaccata, lui riusciva sempre a scuotere la sua facciata. Greg.  Sorrise tra sé mentre ripensava alla cotta che aveva provato nei suoi confronti durante li liceo, e perfino dopo il liceo.    Ricordava perfino la prima volt ache lui le rivolse la parola:  Per lei aveva significato il mondo intero a quell’età. Naturalmente a quel tempo non si sentiva così giovane, pensava di essere abbastanza cresciuta.  Ne sapeva di più adesso.  Crescere era difficile ma ci era riuscita nonostante I subbugli e I complessi. Ora, guardandosi indietro, le cose sembravano più semplici rispetto ad allora. Ovviamente, il termine semplice descriveva quasi tutto ciò che lei ricordava sulla loro città natale. Si rammaricava di essere così impaziente di andare via.

    ***

    Apple City non aveva mai avuto molta importanza nel mondo reale. Era stata vicina a diventare una metropoli in crescita ma mancò di un reale peso storico e non riuscì mai a raggiungere la fama in nessun campo tranne che per il monopolio delle mele. Infatti, non  avrebbe potuto neanche essere definite una città, veramente, neanche esagerando. Era solo una piccola città sonnacchiosa con un nome celebrato schiacciato tra altre due cittadine sonnacchiose.   E non aveva neanche la speranza di diventare più di una terra dimenticata nel tempo; una moderna glorificata Mayberry, se solo avesse reclamato quel credito.  C’era solo un emporio, un alimentari, un ufficio postale e un liceo. Tutti I mille e quattrocento, dai 9 ai dodici anni, avevano frequentato quell’unica scuola.  Si era tentato più di una volta di avere scuole secondarie pubbliche, una ad ogni angolo della città, ma la popolazione non era mai sufficiente per portarle riempire e i progetti furono messi da parte. La gente lasciava Apple city non appena capitava l’occasione per andarsene e non tornare più e benché avesse un discreto fascino rustico, questo non era sufficiente.

    La strada principale che attraversava la città, era occupata soprattutto in negozi dedicati alle mamme e ai neonati che a fatica si facevano la Guerra gli uni con gli altri.  C’era un negozio di alimentari con un banco per I farmaci nel retro e  e un negozietto a prezzi bassissimi. In qualche modo avevano sempre cercato di sopravvivere, risparmiando insieme e  cercando di non soccombere, in realtà non avevano mai sbagliato. Veramente, quello era ciò che l’intera città sembrava fare: sopravvivere a malapena. L’intero posto, e ogni persona in esso, sembrava mentire in modo discreto, prigioniero dormiente per quasi tutta la sua esistenza. Raramente accadeva una stagione eccitante; qualcosa the potesse scuotere e risvegliare la città. Vi era solo una eccezione a questo stato. L’unica volta in cui la gene sembrava essere resuscitate era, così come molte altre piccole città, durante la stagione di calico che disputava  nei licei.  In quell’occasione la città dormiente si scuoteva dalla sua noncuranza come un fremito che la faceva risplendere.  Gli spalti venivano allestiti ogni venerdì sera da generazioni di diplomati precedenti, dai loro genitori, dai nonni e dai figli..  Il tifo offerto dai follower era assordante e la città di Apple City sosteneva  I suoi ragazzi d’oro con ogni fibra del loro essere. Essere così pervicaci nel supportare la propria squadra era la ragione per cui Apple City avesse una delle squadre migliori dello  Stato per diciassette anni consecutivi. I Guerrieri cinsero i titoli regionali, parteciparono alle conferenze nella loro divisione e tutto questo in ventidue anni degli ultimi trenta.  Nelle loro vene scorreva sangue rosso, nero e bianco 

    Karyn ricordò che fu durante una di queste partite che Greg le parò direttamente. Era il titolo agognato chiamato Black and Blue Bowl tra la ACH Black and Blue Bowl Warriors e la Century High School Blue Devils". Anche se ill nome il nome era stato preso dai colori della squadra rivale, in realtà I giocatori avevano dei grossi lividi neri e blu e  benché nessuno sapesse chi era stato a coniare questo nome, fu dimenticato e rimase appiccicato alla squadra. Quell’anno la partita aveva prodotto ferite come non mai ed entrambe le squadre avevano perso molti giocatori a causa degli infortuni. Il punteggio rimase equilibrato per tutto il tempo della partita e l’eccitazione mista alla tensione ispessì l’aria fino a un livello assurdo. I gruppi delle due squadre si rodevano l’anima e urlavano talmente tanto da divenire rauchi fino all’inizio della partitThe ba e le cheerleader mettevano in scena il loro spettacolo con bravura spavalda!  Era una magnifica esperienza per ogni spettatore partecicpante. 

    Il punteggio dei  Warriors era superiore ai Blue Devils diciotto a quattordici quando lo scambio di quelle brevi quattro parole cambiarono la vita di Karyn. Lei era la cheerleader dei Warrios ed erano in posizione per la manovra chiamata full Basket Toss.

    Sfortunatamente per lei, o fortunatamente – dipende dai punti di vista nel periodo intermedio, mentre la gettavano in aria, un giocatore del Century mancò la presa del Pallone. Così, mentre si stava rigirando in aria, la palla, seguita da un numero impreciso di giocatori, caracollò sulle cheerleader rovinando l’acrobazia che, anziché atterrare graziosamente tra le braccia delle sue compagne, cadde goffamente in terra.  Nessuno riuscì a salvare Karyn dalla caduta.  Perse momentaneamente la lucidità a causa dell’impatto col terreno e l’unica persone che vide su di sé fu Greg. Tolse l’elmetto e ripulì delicatamente il viso dai capelli, quando Karyn aprì gli occhi.

    Ehi, tutto bene? le chiese

    Tutto ciò che Karyn riuscì a pronunciare fu solo un s..sì. Dopodiché gli allenatori e i paramedici si avvicinarono per trasportarla all’interno della struttura sportive. Quella breve conversazione, se così si può definire, accese un fuoco nei confronti di Greg Stewell che le bruciava dentro, difficilmente controllabile da Karyn.

    Che non si spense mai.

    Quando tornò a scuola la settimana successiva, le si fermava il respiro ogni volta che lo incrociava nel corridoio né di certo la aiutava fissare dentro di sé lo sguardo di quegli occhi castani che le dimostravano  interesse e compassione. In realtà era un po’ difficile per lei immaginare che avesse recitato su quel campo. A scuola, diciamolo, era decisamente uno stronzo.  Apparteneva a un gruppo di élite e in questo non c’era nulla di strano; Karyn aveva molte amiche cheerleader ma aveva anche altri amici. La cosiddetta èlite era formata da bambini che non frequentavano nessuno al di sotto del loro livello. Se ti giudicavano uno scansafatiche, oppure un imbranato o un fissato del computer, era l’inferno.   C’era un bambino così, il loro obiettivo, che raccoglieva fotografie per l’annuario. Non poteva camminare nel corridoio né entrare nella caffetteria, senza che gli abbassassero I pantaloni o lo strattonassero o lo aggredissero verbalmente.  Karyn sentiva il cuore stringersi ogni volta che assisteva a scene del genere, con lui o con altri bambini. La tortura del bullismo era crudele e a Karyn non piaceva neanche un po’.  Ma le piaceva Greg e questo significò chiudere gli occhi sugli abusi e fingere che non esistessero. Molte  altre ragazze gli andavano dietro e lei pensava di non avere molte chance con lui che non le aveva mai parlato prima di quell’incontro quel venerdì sera  Lo ammirava da lontano, sognando scenari infiniti sula loro vita insieme e sperando, contro ogni aspettativa, che un giorno gli sarebbe stata accanto come la regina di Apple City High

    ***

    I mesi trascorsero con I soliti sguardi nel corridoio, ma il fuoco in lei crebbe ancora. Non poteva conciliare la tenerezza che lei vide chiaramente negli occhi di Greg quella famosa sera, in netto contrasto con l’indifferenza che lui le mostrava quando passava accanto al tavolo al refettorio. Persa nei suoi pensieri, Karyn decise di portare a spasso il cane dei suoi genitori al parco verso sera, dicendo di aver bisogno di chiarire un po’ I suoi pensieri; in realtà sapeva bene che sarebbe stato il luogo ideale per perdersi ancora nei suoi sogni con Greg.

    Decise di girare a sinistra, lungo un marciapiedi a spirale che l’avrebbe condotta a un ruscello lì vicino. Il tramonto era in agguato e poteva a malapena vedere il selciato della strada sulla quale stava camminando. Il selciato non era omogeneo ma composto da pietre scomposte e questo colpì la sua curiosità.  Erano infatti separate dall’erba cresciuta tra una pietra e l’altra che le ricordava I pezzi di un puzzle incomplete. Lasciando il marciapiede, vide il ruscello poco più Avanti a lei. Percepiva il gelo nell’aria e il fiume scorreva così lento da sembrare un placido specchio.  Lo scenario era semplicemente inebriante. Arrivò al bordo del ruscello seguendo il serpeggiare dell’acqua silenziosa; si stupì di trovare un incantevole ponticello ad arcata sulle due sponde. L’immagine della campagna toglieva il fiato. Sembrava uscire fuori dale pagine di una favola. Sospirò, sperando in cuor suo di essere parte di quella fiaba.

    Questo tipo è tuo?

    Karyn sussultò al suono di quella voce inattesa apparsa dietro di lei dall’oscurità della note.  Spaventata e sulla difensiva, si prese un momento per riconsiderare la situazione e calmare i nervi prima di girarsi.  Si impose di affrontare un uomo che probabilmente non conosceva e non era nelle sue intenzioni rimanere sola con lui nell’oscurità. Cercando di contenere la sua ansia, si girò.

    Greg.  Era Greg.  Greg Stewell.

    Si sentì risucchiata in un respiro tremolante. Stava sognando?  Stava impazzendo? Considerò questa ipotesi e pensò che, se stesse impazzendo, si sentiva bene.  Aveva desiderato parlargli da sola da troppo tempo.  Aveva il volto più seduttivo che si potesse immaginare e un aspetto vigoroso messo in evidenza da una struttura muscolare ben cesellata. Il suo fascino da cattivo ragazzo gli calzava a pennello. Indossava una maglietta nera e un paio di jeans blu scuro e scarpe da ginnastica bianche. Sembrava orgoglioso del suo aspetto, ma non doveva fare molti sforzi per averlo.

    La stava seducendo e nonostante lei lo avesse ardentemente desiderato e vissuto migliaia di volte nella sua mente, si sentì immediatamente intimidita dalla sua presenza. Stupita dalla sua apparizione perché non si aspettava di incontrare nessuno. Non sarebbe dovuta  uscire di casa senza essere pronta per lui. Tentò di ricordare se si fosse incipriata o se avesse messo un po’ di mascara prima di uscire e si preoccupò del suo aspetto e di come lui la vedesse. Irrigidì le natiche, sollevò il mento, sbatté le ciglia, cercando di apparire sicura di sé ed evasiva, sperando, di essere riuscita nell’intento poiché che dentro di sé si sentiva come una palla di gelatina. Come ci riuscì, non lo seppe mai.  Sentiva il cuore pesante mentre gli regalava un sorrisetto. Osservò gli occhi di Greg, color cioccolata e si sentì rimescolare dentro.

    il cane disse lui è tuo? La voce di Greg le arrivava come musica ma lui sembrava agitato. Karyn si chiese se la sua presenza fosse di disturbo a Greg,o forse era accaduto  She qualcos’altro.

    Spostando lo sguardo, riconobbe quel cane dal pelo ispido che agitava felice la coda, come la se la conoscesse. Sì, era suo, doveva essersi allontanato quando lei si era distratta alla vista di quel posto meraviglioso

    Si schiarì la voce.

    Sì, scusami, è corso via da me

    Sì odiò non appena quelle parole le uscirono dalla bocca. Quando era nervosa diceva sempre le cose più ovvie, più stupide. Sicuramente se n’era andato, ecco perché Greg glielo aveva riportato. Avrebbe voluto morire... Si avvicinò a Greg cercando di controllare il tremore che la sua vicinanza le procurava. Avvicinandosi lentamente, prese il guinzaglio del cane.

    Ti sei persa o cosa? le chiese alzando le sopracciglia.

    No. Non ero mai venuta in questo posto di sera prima di oggi

    Le piacque vedere gli occhi di Greg soppesare il suo corpo. Era così sicuro di sé e a lei questo piaceva.  Le procurava piccoli brividi lungo la schiena.   Greg uscì dall’oscurità avvicinandosi a lei sotto la luce di un lampione, così lei ebbe la possibilità di guardarlo meglio.   In quel momento gli occhi di entrambi di fissarono gli uni agli altri e qualcosa di inspiegabile accadde.  Il tempo sembrava

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