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Mai più Nascosta: La lady Dimenticata, #5
Mai più Nascosta: La lady Dimenticata, #5
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E-book337 pagine4 ore

Mai più Nascosta: La lady Dimenticata, #5

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Info su questo ebook

Una lady celata alla società. Un uomo che scopre i segreti del proprio passato. Un amore che nessuno dei due può nascondere...

Una lady celata alla società...
Lady Ellington, la figlia illegittima di un ricco marchese, ha trascorso tutta la sua vita a nascondersi dall'alta società di Londra, sia per propria scelta che per le imposizioni di un padre padre prepotente e violento. Quando il marchese muore improvvisamente, Ellie si sente sollevata e assume immediatamente il suo ruolo di padrona di Casa Drake. Anche se si guarda costantemente alle spalle, chiedendosi quando le sarà tolta ogni cosa. E per una buona ragione: non appena si è liberata della sua veste nera da lutto, arriva una lettera che annuncia un erede al marchesato. Una persona di cui non ha mai sentito parlare prima ma con abbastanza potere per cambiare completamente il suo destino.

Un uomo che scopre i segreti del suo passato...
Accolto dalla sua balia durante l'infanzia e cresciuto come orfano, Alex non ha mai avuto il beneficio di un cognome o di una discendenza. Eppure è contento di lavorare sodo e guadagnarsi da vivere come stalliere in una delle migliori case di Londra, dimostrandosi degno sia della sua posizione che della sua amicizia con la bella Lady Ellington. Quando Ellie chiede il suo aiuto per una questione delicata, è felice di obbedire, ma presto si ritrova più invischiato di quanto si aspettasse. Il suo incontro innocente rivela segreti del proprio passato che mai avrebbe potuto immaginare: scopre di essere un duca per nascita. Ma anche con la possibilità di un titolo e tutto ciò che ne consegue, Alex non è sicuro di poter abbattere i muri che Ellie ha costruito per proteggere il proprio cuore.

Un amore che nessuno dei due può nascondere...
Anche se il loro amore è innegabile, potrebbe non essere sufficiente a colmare il divario e superare gli ostacoli che si frappongono. E ora, con ogni segreto rivelato, c'è ancora di più in gioco.

Non perdete il tanto atteso romanzo finale della serie A Lady Forsaken di Christina McKnight! Il top del "Regency Romance"!

LinguaItaliano
Data di uscita30 nov 2019
ISBN9781071521267
Mai più Nascosta: La lady Dimenticata, #5
Autore

Christina McKnight

USA Today Bestselling Author Christina McKnight writes emotionally intricate Regency Romance with strong women and maverick heroes.Christina enjoys a quiet life in Northern California with her family, her wine, and lots of coffee. Oh, and her books...don't forget her books! Most days she can be found writing, reading, or traveling the great state of California.Sign up for Christina's newsletter and receive a free book: eepurl.com/VP1rPFollow her on Twitter: @CMcKnightWriterKeep up to date on her releases: christinamcknight.comLike Christina's FB Author page: ChristinaMcKnightWriterJoin her private FB group for all her latest project updates and teasers! facebook.com/groups/634786203293673/

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    Anteprima del libro

    Mai più Nascosta - Christina McKnight

    Mai più nascosta

    ––––––––

    la lady dimenticata (volume cinque)

    Christina McKnight

    ––––––––

    La Loma Elite Publishing

    Copyright © 2016 by Christina McKnight

    All rights reserved.

    ISBN: 1-945089-09-1 (Paperback)

    ISBN-13: 978-1-945089-09-1 (Paperback)

    ISBN: 1-945089-00-8 (Electronic book)

    ISBN-13: 978-1-945089-00-8 (Electronic book)

    ––––––––

    La Loma Elite Publishing

    ––––––––

    Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, distribuita o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, inclusi fotocopie, registrazioni o altri metodi elettronici o meccanici, senza il previo consenso scritto dell'autrice, tranne nel caso di brevi citazioni incorporate nelle recensioni critiche e in alcuni altri usi non commerciali consentiti dalla legge sul copyright. Per le richieste di autorizzazione, scrivere all'autrice, indirizzato Attention: Permissions Coordinator, all'indirizzo di seguito.

    Christina@ChristinaMcKnight.com

    Dedica

    Ai mei lettori~

    Mai Più Nascosta conclude un ciclo di tre anni nella mia carriera letteraria.

    Mi si spezza il cuore a lasciar andare questi personaggi, ma so che terrete vive le loro storie.

    Ad maiora!

    Note di Traduzione

    Nella traduzione si è cercato di tener conto dell’ambientazione storica nell’eloquio dei personaggi, scegliendo di usare il triplo registro linguistico lei/voi/tu in voga nel periodo, ma temperando al contempo la scelta con la spontaneità e attualità dei rapporti interpersonali mostrati nel libro che hanno richiesto per ragioni di realismo una resa meno formale delle relazioni fra i personaggi. Le variazioni di registro linguistico sono state influenzate anche dall’evolversi delle relazioni e dalla maggiore o minore presenza di impeto in diverse scene.

    Si perdoni l’uso di diversi dialetti italiani e dell’uso impuro, mescolato all’italiano, per rendere i colloquialismi e regionalismi inglesi non direttamente traducibili nella nostra lingua, per le espressioni meno direttamente accessibili sono presenti note a fondo pagina.

    Prologo

    Londra, Inghilterra

    Marzo, 1816

    Andrew Penton, marchese di Drake, alzò le palpebre, pesanti per i molti anni spesi in eccessiva agitazione, per guardare negli occhi verde smeraldo di una delle due sole discendenti, sua figlia minore. Gli occhi di Ellington, così simili ai suoi, erano l’unico tratto in comune con la ragazza. Il resto l’aveva ereditato da una madre che non aveva mai conosciuto... una donna che Andrew stesso aveva conosciuto a malapena. E verso cui non aveva mostrato pietà nella sua ora più buia.

    Era rassegnato ad un’eternità all’inferno per la sua vita di cinismo.

    Come rimpiangeva così tante delle decisioni prese, le persone che aveva ferito, il non aver onorato la memoria di Lorelai in modo adeguato... Non avrebbe mai saputo quanto era profondo il suo amore per lei perché aveva sprecato gli anni a punire sé stesso e coloro che lo circondavano. E solo troppo tardi aveva realizzato che non era ciò che lei avrebbe voluto. No, se avesse avuto l’opportunità di rimediare, Andrew avrebbe fatto tutto diversamente; avrebbe amato le figlie con cui era stato benedetto invece di sprecare anni a cercare e desiderare il figlio di Lorelai, il suo amore perduto.

    Il bambino di Lorelai che non aveva legami di sangue con lui o col marchesato, un ragazzo che ignorava lo scompiglio che sua madre aveva portato nella vita del marchese... e la totale distruzione e agonia lasciate nella sua scia.

    Ma la sua Lorelai era morta... era morta da quella che sembrava un’eternità. Eppure, era impaziente di riunirsi a lei... se c’era qualcosa ad aspettarli oltre la morte.

    Sicuramente il suo posto non sarebbe stato accanto a lei, il paradiso era una speranza troppo grande per un uomo crudele come lui.

    Al momento, era ancora lì con la figlia più giovane; l’infelicità si diffondeva da lei ad ondate. Emotivamente collassata in sé stessa, era spezzata. Ed era lui il responsabile. Era così giovane, solo diciassette anni, eppure l’aveva costretta a vivere le emozioni di qualcuno tre volte più vecchio... tutto perché... Andrew non aveva scuse per quello che le aveva fatto passare, almeno non scuse che avessero senso in quel momento.

    Non c’era abbastanza tempo perché le dicesse tutto quello che avrebbe dovuto sentire, men che meno per far convocare la sorella maggiore.

    E stava sprecando quel po’ di tempo che aveva.

    Le parole che avrebbe dovuto dire gli rimasero bloccate in gola, continuando a scorrergli nella testa ma senza mai oltrepassare le labbra.

    Per così tanti anni aveva cercato Peter...

    Per così tanti anni aveva negato l’esistenza di Ruby...

    E nel mentre, aveva ignorato la bambina davanti a lui.

    Ellington.

    Aveva pronunciato, o persino pensato, tanto raramente il suo nome che gli suonava estraneo. Il suo viso a forma di cuore, i capelli rossi e il naso coperto di lentiggini erano distanti nei propri ricordi come molte altre cose che aveva allontanato dalla propria mente negli ultimi anni.

    Quello che invece riconosceva in lei era il disprezzo che emanava la sua figura, l’odio nel suo sguardo e l’indifferenza che indossava per mascherare tutto il resto.

    Quando era ancora in grado di alzarsi e guardarsi allo specchio, la sua figura gli appariva la copia sputata dell’uomo che l’aveva generata.

    Il marchese di Drake.

    Il suo sangue scorreva nelle vene di Ellington, per quanto l’avesse negato vigorosamente alla signora Bee e a sé stesso nel corso degli anni.

    Ostentava la propria superiorità.

    Lottava con passione.

    Discuteva senza sosta.

    Faceva tutti gli errori che aveva fatto suo padre. E anche lei li avrebbe pagati, con solitudine, dolore e una vita non vissuta.

    Quello che lo spaventava di più era la propensione della ragazza a fare esattamente quello che voleva. Lei pensava che non avesse notato il suo andirivieni, ma era consapevole di tutto quello che accadeva nel suo casato, anche se era costretto a letto da giorni.

    Sapeva che quando sarebbe giunto il giorno in cui lei avrebbe aperto il proprio cuore a qualcuno, l’avrebbe amato con tutta sé stessa; ogni attimo della sua esistenza sarebbe stato consacrato a quella persona. Ma temeva che quell’uomo non avrebbe riconosciuto il suo valore o la sua lealtà. Andrew non si fidava di nessuno per riparare il suo cuore spezzato... restituirle l’anima che lui le aveva sottratto. Pensava che nessuno potesse.

    Lei avrebbe smesso di vivere se le fosse stato portato via l’uomo che infine avesse avuto la sua fiducia e il suo amore.

    Proprio come lui... o, più precisamente, come l’uomo che il marchese era stato.

    Un ricordo così lontano che Andrew non era nemmeno certo di essere mai stato quell’uomo.

    Ciò che era ora non era certamente un uomo che i suoi antenati sarebbero stati orgogliosi di annoverare nella loro discendenza, ma uno di cui le generazioni future avrebbero cancellato le tracce da ogni parete nella sua vasta dimora.

    Sapeva che la sua ora era giunta, poiché respirare diventava sempre più arduo; realizzò che quelli erano i suoi ultimi momenti. Doveva dirlo ad Ellington, mostrarle che era sua. Convincerla di tutti gli errori che aveva compiuto e confessarle quanto gli dispiacesse per... tutto.

    Aveva trovato Peter e l’aveva portato da lei.

    All’inizio non era convinto dell’identità del ragazzo ma era bastato uno sguardo e Andrew aveva riconosciuto i suoi veri genitori, la sua Lorelai... e Lord Chastain, l’uomo che Andrew aveva considerato suo amico per più anni di quanti potesse contarne.

    Ma aveva lottato con quella scoperta tanto a lungo che non era rimasto tempo per parlare al ragazzo di sua madre e del grande amore che Andrew aveva condiviso con lei, per quanto fugace fosse stata la loro relazione fisica.

    Solo in quel momento, mentre sentiva la propria morte agitarglisi in petto, realizzò che le deformità del ragazzo non contavano nulla, che l’abilità fisica di un uomo non era più importante della forza di volontà e della forza d’animo.

    Era il suo cuore quello che contava di più.

    Andrew aveva speso ore... giorni interni, ad osservare il ragazzo svolgere i suoi compiti. Per essere così giovane, aveva solo sei mesi più di Ellington, era portato per i cavalli e si prendeva cura delle persone attorno a lui. Gli altri stallieri rispettavano lui e la sua abilità con gli animali.

    Figlia mia- Le sue parole erano a malapena comprensibili mentre sentiva la lucidità scivolargli via. Avrebbe dovuto rimanere in silenzio e portarsi i suoi segreti nella tomba senza farne carico a nessun altro. Sarebbe stata la cosa più gentile che avesse potuto fare per la sua bambina, ma la sua storia provava che non era assolutamente un uomo gentile.

    Le dita di Ellington si strinsero attorno alla sua mano, più calde del sole di mezzogiorno sulla sua pelle gelata.

    Non- lo interruppe. Non ora, dopo tutto questo tempo.

    Devo. Lottò contro la pesantezza nel proprio petto. C’è così tanto da dire.

    È troppo tardi.

    All’improvviso, Andrew era in un altro momento, un altro luogo... tra le braccia la forma morente dell’unica donna che poteva dire con certezza di aver amato. So quando è troppo tardi e non abbiamo ancora raggiunto quel punto.

    Che potreste dirmi che non siete riuscito a dirmi in passato? sussurrò Ellington. La sua presa sulla mano si allentò prima di stringersi nuovamente. Siete stato abbastanza chiaro su cosa provate nei miei confronti.

    Non è colpa tua.

    Si ritrasse scioccata. "Pensate che abbia mai creduto che il vostro trattamento, il vostro risentimento, nei miei confronti fosse colpa mia? Inciampò sulle parole. Siete un uomo triste, patetico."

    Non intendevo-

    Il significato nelle vostre parole è sempre stato perfettamente chiaro. Ellington si avvicinò a lui ancora una volta, stringendo gli occhi mentre parlava Avete reso ben chiaro che io sono soltanto la figlia di una puttana[1], indegna del vostro tempo e del vostro cognome.

    Le proprie parole rigettategli in faccia pungevano mille volte più della puntura di qualsiasi insetto.

    Sono una bastarda, lasciata alla vostra porta da una donna che se è ammazzata aprendo le gambe per qualsiasi uomo che avesse abbastanza spiccioli.

    Andrew non avrebbe negato -non poteva- di aver detto quelle stesse parole molte volte. Il suo scopo era stato di tenerla a bada, di sopprimere in lei lo stesso bisogno di amore e accettazione che aveva distrutto in sé stesso.  In verità non meritava il suo amore, né che lo perdonasse. Se non si fosse ammalato avrebbe probabilmente continuato a trattarla duramente. A tenerla accanto a sé per ragioni egoistiche e impedirle di trovare la propria strada nel mondo. Andrew non aveva promesso ad Ellington alcun futuro oltre alla misera esistenza sotto il suo tetto.

    Diverse volte l’aveva scoperta a rientrare in casa da solo Dio sapeva dove a tarda notte. L’aveva accusata di visitare quelle donne della risma di sua madre, donne della notte a Casa Craven.

    Ed Ellington non l’aveva mai negato.

    Aveva temuto che Ellington lo lasciasse, che lo abbandonasse per entrare in quel gruppo di prostitute. Lo stesso che aveva mandato sua madre a sedurre Drake nel suo momento di debolezza dopo che la sua amata aveva sposato un altro.

    Ma Ellington era sempre tornata da lui.

    Andrew si era chiesto a lungo perché sua figlia tornasse da un uomo che non le dava nulla e ad una casa che non sarebbe mai stata sua.

    Forse, soltanto forse, quella che era la forza di sua figlia era l’unica cosa che mancava allo stesso Andrew. La forza di perseverare e la capacità di trarre il meglio da ogni situazione.

    Andrew si era arreso molto tempo prima.

    Ma aveva ancora una possibilità di fare qualcosa per lei. Ellie disse, riportando lo sguardo su di lei. Si era distratto senza saperlo e aveva difficoltà a restare in quel luogo e in quel momento e a non ponderare su cosa lo aspettasse o interrogarsi sul lontano passato. Alex, devi fidarti di lui.

    Lo stalliere? Appariva confusa. Cos’ha a che fare lui con... tutto?

    Si prenderà cura di te.

    Sicuramente scherzate! L’indignazione nelle sue parole era esattamente quello che si era aspettato. Mi avete promessa in matrimonio a uno stalliere, Padre? È questo il mio posto?

    L’aveva chiamato padre, una cosa che aveva fatto soltanto un’altra volta e per la quale era stata severamente punita, eppure in quel momento le parole gli suonavano dolci; una parte di lui sembrava riempirsi dopo tanti anni.

    Dovrò vivere in una casa con una sola stanza con nient’altro che quello che ci permetterà il suo magro stipendio e fare la fame continuando a sfornare bambini?

    Lo disse come se fosse un destino peggiore della morte, ma Andrew sapeva che la morte, o la morte di una persona amata, era molto peggio. Se fosse così, sarebbe tanto terribile?

    Ellington si guardò attorno nella stanza in penombra, osservando lo splendore di cui Andrew si era sempre circondato. Lampadari di cristallo pendevano dal soffitto, vasi adornavano ogni tavolo e ad ogni parete erano appesi i migliori dipinti a olio che denaro e influenza potessero comprare.

    Non avete mai voluto che avessi nulla di tutto ciò, vero? Ellington si alzò, la sedia che aveva occupato si ribaltò e andò a scheggiare la cornice di legno di un paesaggio sul muro retrostante.

    No. Non le avrebbe mentito, non in quegli ultimi istanti. Ma non significa che non abbia fatto piani per il tuo futuro.

    Uno stalliere... è questo che avete programmato? L’accusa nella sua domanda lo ferì profondamente. Manterreste la mia esistenza segreta per l’eternità.

    Non è così. Vorrei solo che ti fidassi di Alex.

    Non era assolutamente quello che avrebbe voluto dirle. Quello che aveva programmato di dirle. Ellington, figlia mia, sei la sola abbastanza forte per aiutarlo a scoprire chi è davvero- ciò sarà determinante non soltanto per il suo futuro ma anche per il tuo.

    Andrew sperava di non aver compiuto il peggior errore della propria vita nel tener nascosto il passato di Alex; temeva che il ragazzo non avrebbe mai scoperto di essere molto più che un orfano allevato fra un’orda di anime sfortunate. Ma con Ellington dalla sua parte, Alex aveva le migliori chance possibili.

    Capitolo Primo

    Londra, Inghilterra

    Marzo, 1817

    Lady Ellington scrutò attraverso la ringhiera a doghe del soppalco delle scuderie e guardò in basso verso gli stallieri che si affrettavano avanti e indietro; ripulivano gli stalli, lucidavano le bardature dei cavalli e spazzolavano una coppia di bestie grigie dopo il loro esercizio quotidiano.

    L'attività era relativamente ampia per una residenza in lutto, e quindi per una famiglia che non aveva bisogno di cavalli o carrozze. Dalla morte del marchese, la scuderia era rimasta in gran parte inutilizzata, tranne per le rare occasioni in cui Ruby, la sorella maggiore di Ellington, era rimasta fino a tarda sera e aveva chiesto un passaggio in carrozza fino a casa.

    Osservando il gruppo in basso, Ellie vide l'uomo che cercava. Fino a un anno prima l'aveva visto come un ragazzo qualsiasi... per giunta storpio. Ma da quando il marchese lo aveva menzionato sul suo letto di morte, il suo interesse per lui era stato rinnovato.

    La sua curiosità si era intensificata con il loro breve soggiorno al raduno natalizio di Lady Haversham.

    Brace, il suo soriano arancione, si strofinò contro la mano di Ellie, chiedendo attenzione; dopo una rapida carezza sulla testa del gatto, Ellie tornò a guardare in basso.

    Alex, con due ganci in mano, lanciò una balla di paglia sotto l'alta piattaforma su cui si era messa Ellie, la paglia sfusa la nascondeva alla vista. Nessuno avrebbe mai detto che avesse una mano - e una parte del braccio - leggermente più piccoli degli altri, né che camminasse con una leggera zoppia. In effetti, tutto ciò che vedeva in quel momento erano il suo petto nudo e i muscoli in evidenza lungo la schiena mentre faceva oscillare un'altra pesante balla di fieno.

    Doveva aver emesso un suono udibile, perché proprio in quel momento Alex alzò lo sguardo nella sua direzione.

    Rapidamente, Ellie si allontanò dalla ringhiera, scivolando sul pavimento sporco mentre le assi di legno sotto di lei gemevano, il suo vestito si impigliò su una tavola scheggiata mentre Brace si mise a camminare sul bordo del soppalco e a miagolare con vigore, esponendo la sua presenza agli uomini sottostanti.

    Alex la salutò dal basso. La coda di Brace ondeggiava avanti e indietro mentre si affrettava verso la scala e si dirigeva lungo i gradini verso il pavimento della stalla.

    Traditrice, borbottò Ellie, schiacciandosi nell'ombra per nascondersi alla vista.

    Era diventato quasi un rituale per lei, starsene distesa in alto sopra la scuderia, osservando e ascoltando gli uomini scherzare su donne, lavoro e carte, e di altri argomenti meno elettrizzanti, sebbene Alex non avesse mai detto molto. Rimaneva in silenzio quando gli uomini si lamentavano di quanto fossero arpie le mogli o dei dolori alle ossa per la lunga giornata di lavoro.

    Nel periodo in cui Ellie aveva osservato Alex, non aveva imparato assolutamente nulla su di lui oltre che del suo affetto per la tutrice, la signora Dutton. Solitamente trascorreva il suo pomeriggio libero a settimana leggendo, recitando i libri ad alta voce, anche se non c'era nessuno ad ascoltarlo. A volte, aveva fatto una camminata veloce verso la casa di Lord Haversham. Ellie non aveva la più pallida idea di cosa facesse nella residenza perché seguendolo avrebbe dovuto spiegare a sua sorella Ruby o a Lady Haversham perché fosse lì, non avrebbero mai creduto che facesse loro visita senza essere stata invitata.

    No, non avrebbe rivelato nulla a sua sorella e alla sua amica almeno fino a quando non avesse scoperto cosa esattamente avesse voluto dire suo padre con le ultime parole – che doveva fidarsi di Alex. Era già troppo che le piombassero continuamente in casa per ‘essere certe che fosse tutto a posto ’ dopo che era stata meno che cordiale durante le feste trascorse da Lady Haversham. Non capivano il bisogno di Ellie di mantenere le distanze al ritorno.

    Ellie sgattaiolò di nuovo verso la ringhiera e scrutò in basso. Alex era seduto su una panca di legno, si era rimesso la camicia -davvero un gran peccato- e stava bevendo da una grossa borraccia. Poteva contenere soltanto acqua, poiché Ellie sapeva che Alex non beveva alcolici insieme agli altri uomini. Era così diverso da ogni altro uomo che Ellie aveva conosciuto. Non aveva senso ma era una cosa che l’attirava ancora di più.

    Infine suono una campana e gli uomini posarono quello con cui stavano lavorando e lasciarono le stalle per il pasto di mezzogiorno. Ciò diede ad Ellie l’occasione per correre giù per la scala, fuori da una porta laterale usata per le consegne in cucina e dirigersi verso l’edificio principale.

    Signorina? Ellie si fermò a guardare l’uomo, era forse dieci anni più grande di lei. Sto cercando una giovane donna, di circa la vostra età. Si riparò gli occhi mentre parlava, camminando verso di lei.

    Ah, beh Ellie si guardò attorno, notando di essere spaventosamente sola nel cortile fra le scuderie e l’ingresso posteriore del maniero. Io sono la padrona qui. Forse posso aiutarvi a trovare chiunque stiate cercando. Non aveva mai visto quell’uomo prima di allora ma sembrava benvestito e con un comportamento da gentiluomo.

    Le sarei grato di qualsiasi aiuto.[2] Si guardò attorno come notando per la prima volta che fossero soli e quanto fosse inappropriata la situazione. Mia moglie manca da diversi mesi e ho sentito che potrebbe essere qui.

    Ad Ellie suonò un campanello di allarme: una moglie scomparsa... da pochi mesi... in casa sua.

    Oh, Tentò un passo indietro verso la porta chiusa della cucina. Sono certa che non ci sia nessuno nel mio casato che non sia al mio servizio da anni.

    Ne è certa? continuò. Potrebbe lavorare come cameriera o forse nelle cucine.

    Ancora pochi passi e sarebbe stata a portata della porta della cucina o almeno a portata d’orecchio dei servitori all’interno. No, è la casa sbagliata. Spero che non abbia fatto un viaggio troppo lungo fino a qui.

    Senza che lei se ne accorgesse, lui aveva tenuto il suo passo nel cortile ma i propri passi erano ampi il doppio di quelli di lei. Erano a pochi piedi di distanza e se avesse tentato, avrebbe potuto afferrarla.

    Non sa nemmeno il suo nome. Ghignò, credendo probabilmente che l’avrebbe confortata, avrebbe conquistato la sua fiducia, ma le mandò soltanto brividi lungo la schiena. Daphne.

    Cosa? Chiese lei.

    Sono Sir Gregory, mia signora. Il suo nome, continuò è Daphne.

    La schiena di Ellie colpì la porta, il pomello le premeva nella carne. Penso che debba andarsene. La sua voce era troppo acuta, probabilmente il suo volto mostrava il terrore che provava. Non c’è nessuno qui con quel nome.

    In tutto il casato? Si ricorda di tutti quelli che lavorano qui?

    , mentì Ellie. In ogni caso, sapeva chi fosse la Daphne a cui si riferiva- e lui avrebbe dovuto passare sul suo corpo freddo e senza vita per mettere le mani sulla ragazza.

    Forse dovrebbe chiedere in casa, continuò. Si fermò a tre passi circa da lei, la distanza le dava almeno una certa sicurezza. Posso entrare e possiamo chiedere insieme, magari il suo maggiordomo la conosce.

    Se ne vada. Ora.

    Ellie si raddrizzò da dove si era appoggiata alla porta. Di certo qualcuno all’interno poteva vederla e, soprattutto, notare che aveva bisogno di aiuto.

    Non vado da nessuna parte finché non avrò Daphne sogghignò. È di mia proprietà. Sono suo marito.

    Non l'avrà. Le sue parole frettolose furono una conferma; non avrebbe più potuto negare di conoscere Daphne.

    Mia signora? Ellie alzò lo sguardo, il terrore sicuramente inciso sul suo viso da quello che era quasi emerso. Posso aiutarla con qualcosa?

    Alex fu al suo fianco in un istante, una barriera tra lei e l'uomo.

    Qualcosa non va? Lo stalliere parlò a lei ma lanciò un'occhiataccia all'intruso.

    La vostra padrona stava per correre dentro e recuperare...

    Non avevo intenzione di fare nulla del genere. Fece un passo avanti con sicurezza. Quest'uomo stava per andarsene.

    Alex guardò l'uomo dalla testa ai piedi, rilassando la sua postura minacciosa quando notò di avere la meglio; intuendo ovviamente che il dandy non avrebbe potuto tenergli testa se si fosse passati alle mani. Allora siete entrambi fortunati. Mi stavo dirigendo verso la strada. Posso assicurarmi che andiate per la vostra strada.

    Grazie, gli sussurrò Ellie vicino all'orecchio. Te ne sono grata

    È un onore, mia signora. Può ritornare a casa. Normalmente, si sarebbe offesa per aver ricevuto ordini, ma tutto quello a cui riusciva a pensare era arrivare nella sua stanza e assicurarsi che Daphne fosse al sicuro. Venite, signore.

    L'uomo si scostò quando Alex tentò di afferrarlo per un braccio.

    Suppongo che potrei sbagliarmi su dove si trova. Si inchinò brevemente a Ellie come per prenderla in giro. Perdoni l'intrusione.

    Ellie non si fermò a lungo a guardare gli uomini che si dirigevano verso il viale principale: Alex teneva al passo dell'uomo, ma si teneva alle sue spalle per assicurarsi che non cercasse di tornare indietro.

    Corse in silenzio attraverso la cucina e su per la rampa di scale usata dal personale domestico. I servi abbassarono la testa mentre si affrettava a passare, nessuno pronunciò nemmeno un semplice saluto.

    Entrò nella sua stanza e si mise in ascolto di segni della presenza di Daphne. Per fortuna, sentì la ragazza mormorare qualcosa nell'armadio di Ellie. Ellie si spogliò dal tessuto nero e polveroso che indossava. Lo schiacciante bozzolo di dolore finalmente si dissolse con il pesante abito da lutto in broccato che aveva indossato per gli ultimi momenti di tristezza che avrebbe tributato al defunto Marchese di Drake.

    Si era quasi dimenticata che giorno fosse non appena sveglia.

    Era ufficialmente passato un anno dalla morte di suo padre.

    Un anno da quando aveva raccontato a sua sorella della loro relazione, un anno da quando Harold Jakeston, ora marito di sua sorella, aveva contribuito a seppellire quell'uomo terribile, e un lungo anno in cui aveva vissuto nel timore che qualcuno sarebbe venuto a strapparle l'unica casa che avesse mai conosciuto.

    Ma nessuno era venuto a rivendicare il titolo o la casa come propria. Il marchesato aveva continuato a rimanere inattivo senza che nessuno si facesse avanti - ed Ellington, non ufficialmente in custodia del marchese di Drake, non si era vista assegnare alcun tutore.

    Suo padre, Andrew Penton, se n'era andato per sempre, non sarebbe mai più stata convocata nella sua stanza e rimproverata per la sua scelta di abito, o scacciata da casa sua quando li si ubriacava e pensava che fosse divertente rompere tutti i mobili in una certa stanza.

    Lady Ellington? Daphne chiamò. Ho portato l'abito avete richiesto.

    Guardandosi alle spalle, Ellie sorrise alla ragazza, felice di vederla al sicuro e contenta.

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