Spalle al muro
Di Alan Brenham
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Dopo il successo de Il prezzo della giustizia, Alan Brenham torna con Spalle al muro, un thriller solido con numerose scene ad alta tensione. Un eccellente romanzo criminale.
Brady è perseguitato dal ricordo di un caso di rapimento finito in modo tragico…
Per evitare che la storia si ripeta, il detective Matt Brady cerca in tutti i modi di risolvere il caso della sparizione di sette giovani donne, ma ben presto dovrà scontrarsi con un’organizzazione criminale che conosce alla perfezione le procedure di polizia, tanto quanto Brady stesso. Un’organizzazione pronta a fare qualunque cosa per essere sempre un passo avanti a lui.
Gli eventi precipitano nel momento in cui una giovane veterinaria, di cui Brady è innamorato, si intromette nelle indagini e rischia di diventare l’ottava vittima. Quando il detective cercherà di proteggerla, si ritroverà nel mirino di uno spietato killer professionista. Riuscirà Brady a risolvere il caso in tempo per salvare il suo nuovo amore, oppure questa indagine segnerà la fine per entrambi?
Alan Brenham
Alan Brenham is the pseudonym for Alan Behr, an author and attorney. He served as a law enforcement officer before earning a law degree and working as a prosecutor and a criminal defense attorney. He has traveled to several countries in Europe, the Middle East, Alaska, and almost every island in the Caribbean. While working with the US Military Forces, he lived in Berlin, Germany. Behr and his wife, Lillian, currently live in the Austin, Texas area.
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Anteprima del libro
Spalle al muro - Alan Brenham
Sette donne scomparse e un omicidio. Il detective Brady era sicuro che i casi fossero collegati. Ma come?
Brady si inginocchiò accanto al corpo ed esaminò la testa. Sopra l’occhio destro c’era un’evidente ferita da arma da fuoco. Gli occhi socchiusi della donna erano fissi verso il soffitto, in uno sguardo di morte.
Killebrew indicò un buco nel muro di fronte alla porta d’ingresso. Abbiamo rimosso il proiettile. Sembra essere un nove millimetri, come il bossolo.
Brady notò altri schizzi di sangue sulla metà inferiore della parete. Si alzò, si trasferì in soggiorno, fece un inventario mentale della stanza. La finestra di fronte era coperta con drappi a motivi floreali. Un pianoforte era appoggiato al muro in un angolo lontano dalla finestra anteriore. Non era un esperto di mobili, ma quelli che c’erano nella casa della vittima sembravano essere pezzi abbastanza costosi. Vide della posta appoggiata sul tavolino. Con una penna, la passò al setaccio, controllando l’indirizzo dei mittenti, ma non notò nulla di particolare. In fondo al tavolino c’era un ritratto di famiglia di lei, un uomo dall’aspetto comune con spalle strette che immaginò essere Burt Smith, e due gemelli - una ragazza e un ragazzo.
Lentamente si avvicinò ad un telefono bianco in stile europeo, ricoperto di polvere nera per rilevare eventuali impronte digitali, che si trovava su un altro tavolino accanto a un divano in pelle trapuntata. Dall’arredamento della stanza e dal suo aspetto, gli sembrò che la donna disponesse di parecchio denaro. Dal momento che non c’era alcuna prova che indicasse una rapina, si chiese se fosse stato Burt Smith a spararle o se avesse assunto qualcuno per fare il lavoro. Mentre camminava nel resto della casa, si chiese: Dove diavolo sei, Burt Smith?
Brady fece una ricerca nel database online del Bell County District Clerk. Quando apparve sullo schermo il risultato relativo al divorzio Becker-Smith, annotò l’ultimo indirizzo conosciuto di Burt Smith, Candlewood Suites, oltre al nome e all’indirizzo dell’avvocato. L’istanza di divorzio era stata presentata da Sharon Becker sostenendo che il motivo erano le differenze inconciliabili. Erano elencati anche i nomi dei due figli, entrambi di età superiore ai diciotto anni.
Brady è perseguitato dal ricordo di un caso di rapimento finito in modo tragico...
Per evitare che la storia si ripeta, il detective Matt Brady cerca in tutti i modi di risolvere il caso della sparizione di sette giovani donne, ma ben presto dovrà scontrarsi con un’organizzazione criminale che conosce alla perfezione le procedure di polizia, tanto quanto Brady stesso. Un’organizzazione pronta a fare qualunque cosa per essere sempre un passo avanti a lui.
Gli eventi precipitano quando una giovane veterinaria, di cui Brady è innamorato, si intromette nelle indagini e rischia di diventare l’ottava vittima. Quando il detective cercherà di proteggerla, si ritroverà nel mirino di uno spietato killer professionista. Riuscirà Brady a risolvere il caso in tempo per salvare il suo nuovo amore, oppure questa indagine segnerà la fine per entrambi?
RINGRAZIAMENTI
Desidero ringraziare le seguenti persone i cui aiuti e consigli sono stati essenziali per la stesura di questo romanzo.
In primo luogo, mia moglie, Lillian Infantino, per la sua perseveranza, il supporto e la pazienza. Non la ringrazierò mai abbastanza.
Grazie a mio fratello, Kevin Behr, direttore del dipartimento di Giustizia Penale della polizia di Coastal Bend College, per la sua consulenza sulle moderne procedure investigative.
A Gary O. Smith, capo della polizia del dipartimento di Temple, per il tempo che mi ha dedicato rispondendo alla miriade di domande che gli ho rivolto.
A Jerry Pena del Laboratorio Forense del dipartimento di polizia di Austin per il suo aiuto con le indagini della Scientifica.
A Henry Garza, procuratore distrettuale del 27th Judicial District del Texas, per avermi dato libero accesso ai suoi uffici e alla sala del gran giurì.
Al detective Brandon Matthews, del dipartimento di polizia di Temple, per aver risposto pazientemente a tutte le mie domande sulle moderne tecniche investigative.
Alla psicologa Michelle Hutton-Goodson, consulente del MABA Behavior Analysis per la sua cortese assistenza sull’analisi comportamentale a fini investigativi.
All’agente speciale Ann Todd e al supervisore James McNamara dell’Unità di Analisi Comportamentale (BAU-4) dell’FBI di Quantico in Virginia per la loro consulenza.
Infine, ringrazio i membri dell’organizzazione no-profit Breaking Out Corporation per il loro aiuto e le risposte alle mie domande in merito al traffico di esseri umani.
Spalle al muro
Alan Brenham
Traduzione di Monica R. Pelà
GENERE: MYSTERY/SUSPENSE/DETECTIVE STORY/ELEMENTI ROMANTICI
Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi, società, organizzazioni, fatti e avvenimenti citati sono invenzioni dell’autore o sono comunque utilizzati in modo fittizio. Qualsiasi riferimento a persone, vive o scomparse, eventi e luoghi è puramente casuale. Tutti i marchi riportati, marchi di terzi, nomi di prodotti, nomi commerciali, nomi corporativi e società citati sono di proprietà dei rispettivi titolari e sono stati utilizzati a puro scopo esplicativo ed a beneficio del possessore, senza alcun fine di violazione dei diritti di Copyright vigenti.
L’editore non ha alcun controllo e non si assume alcuna responsabilità per i siti web dell’autore o di terzi e per i loro contenuti.
Titolo originale: Cornered
Copyright © 2014 by Alan Brenham
Copertina di
Copyright immagine di copertina © 2014
Tutti i diritti sono riservati
Prima pubblicazione: LUGLIO 2014
Versione originale pubblicata da Black Opal Books
––––––––
Questo eBook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato, trasmesso in pubblico o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore.
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PROLOGO
––––––––
Un furgone bianco poco raccomandabile, lurido e ammaccato, girava avanti e indietro tra le file di macchine parcheggiate davanti al municipio di Temple. Due uomini corpulenti, conducente e passeggero, scrutavano con ansia il parcheggio. Uno stridio di pneumatici catturò la loro attenzione quando una BMW blu entrò nel parcheggio a tutta velocità. La BMW svoltò bruscamente a destra ad una fila di distanza dal furgone e si infilò nel primo posto libero. La sua conducente, una donna dai capelli neri poco più che ventenne e straordinariamente bella, spalancò la portiera e uscì alla splendente luce del sole di marzo.
Gli uomini nel furgone si allertarono appena la videro. Non erano lì per ammirare la sua bellezza o le linee eleganti della sua BMW. Erano lì per lei.
La ragazza indossò la borsetta sulla spalla scostandosi una ciocca di capelli dalla fronte, poi si sporse all’interno dell’auto per prendere una valigetta prima di allontanarsi. Puntò il telecomando della chiave sopra la spalla e, senza voltarsi, premette il pulsante. Si udì il bip della vettura, mentre le luci dei fari lampeggiavano.
Se si fosse presa la briga di guardarsi attorno nel parcheggio, avrebbe visto quel lurido furgone avvicinarsi alle sue spalle passando davanti alla lunga fila di auto. A breve distanza, avrebbe anche notato un vagabondo di mezza età con i capelli grigi e spettinati, chiuso nel suo logoro cappotto blu scuro, in piedi tra due auto parcheggiate.
La giovane donna sobbalzò quando sentì suonare il suo cellulare. Prese il telefono rosa dalla custodia ma, prima che potesse rispondere, un improvviso colpo alla schiena le fece cadere il telefono sul marciapiede. Un braccio muscoloso le cinse il petto, trascinandola indietro.
Ehi!
gridò. Lasciami andare.
Il vagabondo se ne stava lì, immobile, ad osservare la scena.
Il grido della ragazza venne interrotto quando una mano le coprì naso e bocca con uno straccio. Lasciando cadere la borsa, la giovane donna si aggrappò allo straccio imbevuto di narcotico che l’uomo le premeva sulla bocca.
Piantala di agitarti, non ti servirà a nulla.
Il rapitore la alzò da terra e si diresse verso il furgone aperto, come un ragno con la sua preda.
La ragazza continuava a scalciare nel vuoto. Allungò un braccio verso il vagabondo dai capelli grigi. L’uomo muscoloso lo fulminò con lo sguardo e il vagabondo rabbrividì per l’avvertimento che lesse nei suoi occhi, prima di indietreggiare a piccoli passi convulsi.
Al rapitore bastarono solo pochi secondi per caricare la giovane nel furgone, gettandola sul materasso che l’attendeva. Si udì il rumore stridente della porta scorrevole ed il forte colpo quando l’uomo la chiuse. Il furgone accelerò fuori dal parcheggio e svoltò in direzione sud sulla North First Street.
Il vagabondo aspettò che il furgone attraversasse il semaforo di Central Avenue sparendo dalla sua vista, poi si trascinò dove erano stati abbandonati sia cellulare che valigetta e, prima di frugare all’interno di quest’ultima, scrutò il parcheggio in tutte le direzioni. Tirò fuori un panino avvolto nella carta oleata, la scostò in parte e ne afferrò un morso, poi si mise il panino nella tasca del cappotto. Sbirciando ancora all’interno, vide il caricabatterie del telefono e una banana.
Il rumore di un tuono lo indusse ad alzare lo sguardo. Un banco di nubi scure sembrava muoversi velocemente da ovest verso Temple. Lanciando sguardi furtivi, prima a destra e poi a sinistra, l’uomo si mise in tasca anche il caricabatterie e la banana. Poi afferrò il cellulare e attraversò il parcheggio a passo svelto in direzione Third Street. Mentre attraversava la strada, una pioggia battente cominciò a bersagliarlo.
CAPITOLO 1
––––––––
Due mesi e mezzo dopo
Il detective Matt Brady del dipartimento di polizia di Temple si trovava al centro del parcheggio del negozio di alimentari HEB, intento ad osservare l’interno di una Toyota rossa abbandonata con la portiera del conducente aperta. Sul sedile marrone chiaro c’erano quattro borse della spesa. Parte del sedile era coperta da una chiazza d’acqua provocata dai cibi scongelati.
In totale, quattro giovani donne erano scomparse negli ultimi due mesi e mezzo e le uniche prove sulle quali aveva potuto lavorare erano una valigetta caduta a terra, due auto abbandonate e una bicicletta lasciata tra le erbacce sul ciglio della strada. La scomparsa di una quinta donna non era esattamente il modo in cui Brady aveva previsto di iniziare la sua nuova settimana lavorativa.
Il detective spostò gli occhiali da sole sulla testa per leggere il nome sulla patente di guida: Jill Rigby Cowan. Il suo indirizzo di casa non era distante, solo un paio di miglia a sud nella zona di Canyon Creek.
Brady si lasciò sfuggire un sospiro di esasperazione. Come poteva una donna essere stata rapita in pieno giorno, mentre tante persone si muovevano liberamente attraverso il parcheggio? Questa domanda lo lasciava perplesso.
Una volta tornato nel suo ufficio, chiamò per la quinta volta l’agente speciale dell’FBI Steve Casani a Waco. Si chiese se Casani avrebbe mai preso un appartamento in affitto a Temple.
Casani aveva consigliato a Brady di contattare l’agente speciale Rich Dunbar di Quantico con il suo Team Four Behavioral Analysis, l’unità che si occupa di analisi comportamentale. Il Team Four lavora esclusivamente su casi riguardanti la scomparsa di adulti in cui si sospetta un possibile reato.
Il capo della Scientifica, Curtis Killebrew, si fermò accanto a Brady. Ehi, sei ancora qui?
Brady sbatté le palpebre e fece un respiro profondo. Trovato qualcosa?
chiese con una smorfia quando Killebrew lo guardò.
Non ancora. Chiunque sia stato è intelligente e furbo. Nessuna traccia evidente attorno al veicolo.
Brady si passò una mano sul viso. Fantastico!
Sono qui al tuo servizio
rispose Killebrew prima di allontanarsi.
Brady scrutò la folla crescente. Qualcuno deve per forza aver visto qualcosa.
Un carro attrezzi stava trafficando davanti alla Toyota. Il dipartimento di polizia aveva fatto richiesta che il veicolo venisse rimorchiato fino al dipartimento e, dopo aver emesso il mandato di perquisizione, i tecnici avrebbero cercato al suo interno e analizzato qualsiasi traccia, impronta, o altri elementi utili per un esame del DNA.
Ma Brady nutriva seri dubbi che avrebbero mai trovato qualcosa di utile. Lasciò cadere la patente in un sacchetto per la raccolta delle prove e si avvicinò al sergente Anthony Wilkes, l’agente di pattuglia. Testimoni?
Una.
Wilkes si voltò e fece un cenno del capo verso una robusta donna sulla quarantina. Lei è la donna che ci ha chiamati. Ha visto un veicolo allontanarsi dal posteggio accanto a questa berlina.
Poco distante, Brady osservò un gruppetto di donne in piedi che parlavano tra di loro. Qual è esattamente?
Wilkes gliela indicò. Quella con le striature viola nei capelli.
Ha anche un nome?
Birdie Keene.
Brady passò sotto il nastro giallo che delimita la scena del crimine e mostrò il suo tesserino a Birdie. Le fece cenno di seguirlo lontano dal gruppo. Quando furono abbastanza distanti, aprì il suo notes tascabile. Mi dica quello che ha visto.
Un furgone bianco che si trovava proprio vicino a quella macchina si è messo in moto e se n’è andato da quella parte.
Indicò a sud, verso la Thirty-First Street. Credo sia partito dal posteggio a sinistra della vettura.
Che ora era quando l’ha visto?
Oh... poco dopo le nove.
Per caso, ha visto il conducente del furgone?
No. Ero appena uscita dal negozio e stavo spingendo il carrello, ho visto giusto la parte posteriore del furgone e ho notato la macchina.
C’era qualcosa di particolare?
Sì.
Indicò la Toyota. La portiera era aperta. Quando mi sono avvicinata, ho visto la borsa per terra. Ho pensato subito che fosse successo qualcosa di brutto. Voglio dire, nessuno lascia la propria portiera aperta e...
Ha riconosciuto il modello del furgone?
"Il... cosa?"
Il modello del furgone... Chevy... Dodge... Ford?
No.
Ha preso il numero di targa?
Abbassò lo sguardo sull’asfalto, come se stesse pensando, poi rialzò gli occhi. No, non l’ho fatto.
Lei mi ha detto che il furgone si è diretto verso sud, sulla Thirty-First Street. Andava di fretta?
Se vuole sapere se ha sgommato, no
rispose.
Dopo aver ottenuto le informazioni di contatto, Brady le porse il suo biglietto da visita, poi serrò la mascella e guardò in lontananza. Non era stata fatta alcuna richiesta di riscatto per le prime quattro donne, perciò si poteva escludere la teoria del sequestro a scopo di estorsione. Anche gli informatori che aveva contattato non erano stati in grado di dirgli qualcosa. Mancava un ultimo informatore che non era ancora riuscito a trovare. Se c’era davvero qualcosa da scoprire, quel tizio era l’unico che potesse farlo.
Nessun altro ha assistito alla scena?
chiese Brady a Wilkes mentre si dirigeva verso la sua unità.
Ti farò sapere se dovessi trovare altre persone,
disse il sergente prendendo appunti su un notes grande.
Andrò a casa di Jill Cowan per parlare con la sua famiglia
aggiunge Brady guardando l’orologio.
****
Una giovane adolescente con un evidente problema di acne aprì la porta di casa Cowan. Accanto a lei c’era un cane di piccola taglia che faceva più rumore che altro. Quando Brady si presentò, la ragazza iniziò a girare nervosamente l’anello infilato all’indice. Un detective? Qui?
Brady guardò oltre lei, verso l’interno della casa. C’è il signor Cowan?
No, signore, è al lavoro.
Il detective aprì il suo notes. Come ti chiami?
Tina Smitherman. Perché? È successo qualcosa?
Una nota di paura risuonò nella sua voce.
Sei parente dei Cowan?
le chiese.
Sono la babysitter del loro figlio.
Girò l'anello più velocemente e lanciò un’occhiata di traverso sopra la sua spalla. Jamie.
Guardò prima Brady, poi il suo notes. La madre dovrebbe tornare da un momento all’altro. È andata a fare la spesa.
Puoi descrivermela?
Le sopracciglia di Tina si corrugarono. Qualcosa non va?
Se le avesse detto che Jill Cowan era scomparsa e che, molto probabilmente, era stata rapita, la giovane ragazza avrebbe potuto perdere il controllo. Si tratta di un’indagine in corso e non posso dare informazioni. Quindi, se vuoi, vai avanti e descrivimela.
Certo. Ha i capelli biondi e lunghi fino a qui
disse Tina toccandosi una spalla. Indossa un top bianco e, uhm... dei pantaloncini jeans.
Hai un numero di telefono del signor Cowan?
Uhm, certo.
Tina fece un passo indietro e aprì la porta a zanzariera. Vuole entrare?
Brady annuì. Grazie.
Aprì la porta ed entrò nell’ingresso. Di fronte alla porta c’era uno scrittoio vecchio stile appoggiato contro il muro. Poi vide Tina scomparire dietro l’angolo.
Brady entrò in un salotto ben arredato. Un bimbo lentigginoso sedeva sul pavimento di fronte al tavolo e giocava con le automobiline Matchbox, apparentemente ignaro della presenza di Brady. Immaginò che avesse più o meno cinque anni e osservò il piccolino spingere una macchina rossa sul pavimento di legno lucido.
Un paio di minuti più tardi, Tina tornò con un foglio di carta e lo porse a Brady. Questo è il suo numero di telefono.
Brady aprì il cellulare e compose il numero. Poi si trasferì all’esterno. Non c’era alcun bisogno che il figlio e la babysitter sentissero quello che doveva dire.
Dopo sette squilli, un uomo rispose svogliatamente. È mezzanotte! Chi è che chiama a quest’ora?
È lei Ben Cowan?
Già. Chi parla?
Signor Cowan, il mio nome è Matt Brady. Sono un detective del dipartimento di polizia di Temple. Vorrei incontrarla in merito a sua moglie, Jill. Lei dove si trova adesso?
Jill?
Cowan alzò il suo tono di voce. Sta bene?
Mi trovo a casa sua in questo momento. Lei dov’è?
Sono a Tokyo
disse, poi iniziò a sparare domande a raffica: Jamie sta bene? Dov’è Jill? Cos’è successo?
Brady gli fece un riassunto di quello che sapeva, prima di rivolgergli le sue domande. Uno di voi due ha dei nemici? Qualcuno che possa portarvi rancore?
Cowan restò in silenzio per un attimo. Un paio di ex colleghi di lavoro erano un po’ incazzati con me e forse anche un vicino di casa, ma nessuno di loro avrebbe mai fatto del male a Jill.
Nei meandri della mente del detective balenò la teoria di un rapimento simulato. Conosce un motivo per cui sua moglie avrebbe potuto andarsene da sola?
Andarsene? E lasciare Jamie e me? No, è impossibile.
Lavorava fuori casa?
Sì, alla Samuelson Veterinary Clinic.
Brady esaminò i suoi appunti per essere sicuro di non aver dimenticato nulla.
Ascolti, detective, possiamo discuterne domani?
La sua voce era incrinata dall’emozione. Ora devo proprio scappare all’aeroporto.
Certo. Lascio il mio numero di telefono alla babysitter.
Dopo aver chiuso la chiamata, Brady si avvicinò al piccolo. Jamie era un bimbo carino. Capelli castano chiaro, occhi azzurri e lentiggini sparse su naso e guance.
Brady si accovacciò accanto a lui. Avrei voluto giocare con automobili come queste, quando avevo la tua età.
Jamie lo guardò. Me le ha regalate mio padre.
Prese una macchina verde scuro. Questa è come la macchina di mio padre.
Fece scorrere la macchinina sul pavimento per un breve tratto, poi strisciò a quattro zampe dietro di lei.
Quanti anni hai?
Jamie lo guardò e alzò quattro dita di una mano e una dell’altra, prima di lanciare una macchina rossa lungo il pavimento.
****
Brady tornò nel suo ufficio, un cubicolo blu con una finestra che si affaccia sul retro della Bell County Courthouse Annex.
Si sedette ed inserì i dati di Jill Cowan nel Texas Crime Information Center e nel National Crime Information Center, insieme alla descrizione del furgone bianco. Inoltre aggiunse i dati di Jill nel database del NamUs, l’archivio nazionale delle persone scomparse e non identificate.
Osservò il bordo del grande tabellone appeso alla parete di fronte alla sua scrivania. Nell’angolo in alto a sinistra c’era una mappa di Temple con quattro puntini blu che indicavano l’esatto luogo di ogni sparizione. A destra della mappa si trovavano le foto delle prime quattro donne. Ora gliene serviva una per Jill.
Brady fece tre telefonate. La prima all’agente Rich Dunbar a Quantico. Gli lasciò un messaggio e anche il suo indirizzo email.
La seconda chiamata fu per Casani. Brady gli lasciò sulla segreteria telefonica un breve resoconto del quinto sequestro. Poi digitò il numero di cellulare della sua ragazza, Cassandra Evans. Cassandra lavorava nella Divisione Patenti di Guida del Dipartimento di Pubblica Sicurezza del Texas. Come va con il lavoro?
Sono impegnata. Pare che tutti i ragazzi del liceo di Temple si siano presentati oggi per il loro esame di guida. Sono sommersa da valutazioni, moduli di riscossione delle tasse e dal mio solito lavoro d’ufficio. Questo pomeriggio devo pianificare i test su strada per i candidati ad entrare nella polizia. Tu come stai?
C’è stato un altro sequestro di una donna. Nel parcheggio del negozio di alimentari HEB.
Oh, no. Quante sono... quattro, cinque? Qualche indizio su chi possa esserci dietro tutto questo?
Sono cinque e sto cercando un furgone bianco.
Proprio bianco? Quindi hai un testimone?
Sì, ma non è affidabile.
Beh, almeno è un testimone.
Ho bisogno di un favore.
Cosa ti serve? Un’altra foto di una patente?
Già. Jill Rigby Cowan. La sua data di nascita è...
Tesoro, non mi serve più la data. Dammi un attimo per trovarla.
Un breve silenzio.
Uhm... posso capire perché qualcuno l’ha rapita. È molto carina. Mi piacerebbe avere dei capelli come i suoi. Okay, una sua foto è in arrivo per te. Sei in debito.
Giusto. Un pranzo? Decidi tu dove e quando.
Domani alle undici? Che ne dici di quel bar dove andate voi ragazzi?
Va bene. Consideralo un appuntamento.
Finita la chiamata, Brady tornò a studiare il tabellone di indagine. Se avesse dovuto dare un voto da uno a dieci alla bellezza delle donne scomparse, avrebbe dato dieci ad ognuna di esse. Tutte avevano dai venti ai venticinque anni. Delle cinque, Beverly Masters, Carolyn Jackson, e Moira Cavazos erano single e avrebbero potuto, teoricamente, essersi allontanate con qualche nuovo conoscente. Le foto della valigetta di Beverly Masters e della sua BMW erano state sistemate sotto la sua immagine. Se fosse semplicemente andata a fare una passeggiata al tramonto, perché avrebbe lasciato la sua valigetta e quella costosa BMW nel parcheggio?
Accanto alla foto di Beverly Masters, c’era quella della dottoressa Pamela Rooker. Lei avrebbe plausibilmente potuto lasciare la città con un amante segreto, ma sulla base delle informazioni che Brady aveva raccolto dalla sua famiglia e dagli amici, era una sposa novella e molto felice. Possedeva uno studio privato di ginecologia. Nessuno sano di mente avrebbe lasciato tutto questo, ipotizzò. Direttamente sotto la sua immagine, c’era quella di una bici da corsa Nashbar ritrovata tra le erbacce in Midway Drive. Secondo un negozio di bici locale, quel modello di Nashbar era venduto a circa cinquecento dollari.
Sulla base di familiari e colleghi di lavoro, Carolyn Jackson e Moira Cavazos non avevano veri legami in città, per cui avrebbero potuto decidere di andarsene in qualsiasi momento.
Sentendo il ‘beep’ della posta elettronica, Brady si girò verso il suo computer portatile. C’era un’email in arrivo: un messaggio di Cassandra con una foto allegata e un promemoria per il loro pranzo. Stampò la foto della patente di guida di Jill e l’appuntò sul tabellone, insieme ad un post-it con le parole "furgone bianco".
Quando sentì bussare alla porta seguito dalla classica frase Ehi, amico!
Brady si voltò di scatto.
Il detective Stan Hoffman se ne stava in piedi sulla porta addentando un Devil Dog appena estratto dalla confezione, mentre teneva una Coca-Cola nell’altra mano. I pantaloni dell’uomo sembrava che fossero appena stati calpestati da una mandria di bestiame.
Brady lo prese in giro. Hoffman aveva sempre la bocca piena. Si appoggiò allo schienale della sedia e valutò la dimensione della pancia prominente di Hoffman. Tutto quel colesterolo ti ammazzerà se non ti dai una regolata
.
Hoffman ispezionò il tabellone, dando un morso alla sua merenda. Sei riuscito a trovare quelle donne?
Se ci fossi riuscito, credi che il tabellone sarebbe ancora lì?
Hoffman si infilò il resto del Devil Dog in bocca e si rivolse a Brady con la mano libera, mostrandogli il medio. Passò ad osservare le foto una per una. Cosa ne pensi, rapite o vittime di un serial killer?
Nessuna richiesta di riscatto. Nessun corpo trovato.
Forse ognuna di queste ragazze è stata venduta a qualche bordello,
disse Hoffman, togliendosi le briciole da un angolo della bocca.
Può essere.
Era una cosa che Brady già sospettava, ma non voleva ammetterlo. I gestori dei bordelli spostano le loro donne da un posto all’altro. Se davvero era così, sarebbe stato molto più difficile trovarle.
Hoffman si lasciò cadere in una delle sedie per gli ospiti. Mai sentito parlare di quei bordelli sotterranei a Los Angeles?
Brady diede ad Hoffman uno sguardo pensoso. O un salone di bellezza dove fanno i massaggi.
Si voltò per immettere i dati nel fascicolo. Oppure potrebbero essere in mille altri luoghi.
Ti vedi ancora con quella brunetta che lavora al DPS? Com’era il suo nome?
Cassandra. E sì, ci frequentiamo ancora.
Hoffman si alzò e uscì dal cubicolo. Indicò il tabellone. Se hai bisogno di me per mostrarti come lavorare su casi come questi, fammelo sapere.
Brady ignorò il commento di Hoffman e riprese a concentrarsi sui report dei casi. I colleghi di Beverly avevano chiamato la polizia quando lei non si presentò ad una riunione del personale e dopo che un dipendente comunale aveva trovato la sua valigetta nel parcheggio. Brady immaginò che avesse ancora il suo cellulare con lei e sperava in una chiamata, in modo da localizzare la sua posizione. Ma, finora, ancora niente.
Aveva inserito nei dati la descrizione del telefono e il suo numero di identificazione elettronica nei database TCIC e NCIC. L’operatore telefonico aveva accettato di informarlo se e quando quel cellulare fosse stato utilizzato.
Le altre tre donne erano scomparse ad intervalli di due settimane. Pam era la seconda. I tecnici della Scientifica non avevano trovato nulla sulla sua bicicletta o nelle immediate vicinanze.
Gli agenti avevano ritrovato l’auto di Carolyn al Temple Lions Park, vicino al gazebo dei picnic. Secondo la sua coinquilina, Carolyn, tre sere alla settimana, andava sempre lì per fare jogging.
Moira era stata vista l’ultima volta mentre usciva tardi dal lavoro per andare alla sua auto e dirigersi verso casa. L’auto era ancora davanti al suo ufficio, chiusa e parcheggiata nel posto che le era stato assegnato. L’unico altro indizio che Brady aveva, era che ogni scomparsa era avvenuta o a un cambio turno o quando la macchina di pattuglia nel quartiere aveva ricevuto una chiamata. Aveva già controllato le chiamate, chiedendosi se fossero delle esche. Tre erano risultate chiamate fasulle, ma le altre due sembravano legittime.
Proprio come nel caso di Jill Cowan. Nessuna traccia evidente. Nessun contatto da parte di un sequestratore. Nessuna richiesta di riscatto, fino ad ora. Se i rapitori di Jill erano davvero gli stessi delle altre quattro, non sarebbe mai arrivata alcuna richiesta. Brady aveva sperato di acquisire qualche indizio valido da parte dei cittadini, ma l’unica cosa che ottenne fu una vagonata di piste false.
Seduto alla scrivania, osservò le strade intorno al negozio HEB, teorizzando il percorso del furgone dal momento in cui aveva lasciato il parcheggio. Visto che né la polizia, né le unità dello sceriffo nella Contea di Bell avevano trovato quel furgone, controllò i percorsi fuori della contea. C’era una miriade di strade e autostrade. In più, Brady sapeva che non c’era alcuna possibilità che i supervisori autorizzassero le unità di pattuglia a fermare e controllare ogni furgone bianco che avrebbero avvistato.
CAPITOLO 2
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Burt Smith, un uomo allampanato, con il collo sottile, i baffi spelacchiati e una piazzetta lucida come una maniglia di ottone, sbirciò attraverso la finestrella della porta grigia di metallo. Dall’altra parte, una giovane dai capelli biondo rame, era ammanettata a una sedia.
Derek Weaver, un ragazzo sulla trentina con bicipiti pompati come gli pneumatici di un autocarro, stava alla destra di Smith, mentre, alle spalle di quest’ultimo, c’era un uomo robusto di nome Bruno Chiles.
Chiles era uno skinhead muscoloso con un grande tatuaggio blu di una svastica, un trifoglio con i numeri 666 tatuato su ogni avambraccio e, sul collo, un paio di fulmini delle SS.
Che ne pensi?
chiese Chiles.
A me sembra che quella tipa vada bene,
rispose Smith. Aspetta qui.
Si allontanò lungo il corridoio in modo che non potessero sentirlo, poi digitò un numero di telefono sul cellulare. Si guardò alle spalle per essere sicuro che non lo avessero seguito.
Sono io
disse, parlando a bassa voce e sbirciando dietro la sua spalla. Il tuo nuovo articolo è qui. Vuoi vederla?
È davvero come nella foto?
Direi di sì.
Lo sai che odio l’incertezza. Fammela vedere.
Okay.
Smith tornò verso la porta e fece un cenno a Weaver.
L’uomo sganciò il chiavistello di metallo e afferrò la maniglia color cromo. La porta cigolò, poi fece un suono stridente quando la spalancò del tutto.
Le pareti in calcestruzzo erano color grigio topo. Il pavimento in cemento aveva una leggera pendenza fino a raggiungere una griglia di scarico al centro della stanza. La luce proiettata dalla lampadina appesa al soffitto faceva apparire la giovane un po’ più scura di quanto fosse in realtà.
La donna indossava pantaloncini jeans e un top