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Corteggiando il pericolo: Harmony Destiny
Corteggiando il pericolo: Harmony Destiny
Corteggiando il pericolo: Harmony Destiny
E-book149 pagine2 ore

Corteggiando il pericolo: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Bailey lascia la tranquilla Milwaukee per immergersi nel caos di Los Angeles. È il solo modo per strappare la sorella Leslie dalle mani della malavita. Ma travestirsi da prostituta e piazzarsi davanti a un night club per attirare l'attenzione del losco criminale nelle cui mani sua sorella dovrebbe essere finita è forse troppo ardito. È esattamente quel che pensa il detective Mason O'Neill. Bailey non dovrebbe essere lì. Quel misto di innocenza e sensualità che da lei emana potrebbe esserle - ed essergli - fatale...
LinguaItaliano
Data di uscita10 feb 2017
ISBN9788858960684
Corteggiando il pericolo: Harmony Destiny
Autore

Jamie Denton

Tra le autrici più note e amate dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Corteggiando il pericolo - Jamie Denton

    successivo.

    1

    La bionda sirena, una combinazione esplosiva di peccato e innocenza, traballava pericolosamente su un paio di altissimi tacchi a spillo. Sembrava assolutamente fuori posto e spaventata, incredibilmente spaventata, mentre tirava giù l'orlo del vestito elasticizzato rosso scarlatto che fasciava una serie di curve che senz'altro si potevano definire fuori legge.

    Mason O'Neill tamburellò con le dita sul volante della sua Ford Bronco nera e continuò a osservarla, proprio come aveva fatto nelle ultime due ore. La ragazza si afferrò a un lampione in cerca di un appoggio, poi si rivolse a una delle abituali signorine, una delle tante che lui, dopo infinite sere di turno di notte, ormai riconosceva a occhi chiusi. La donna più esperta prometteva, con uno sguardo carico di significati, dieci minuti di paradiso a qualunque cliente fosse stato in grado di scucire venti dollari. Ridendo fra sé, O'Neill provò a immaginare il tipo di educazione che Miss Innocenza avrebbe ricevuto da una come quella.

    La bionda aprì la pesante borsa di stoffa che portava a tracolla e cominciò a frugarvi dentro. Alla fine piazzò sotto il naso della lucciola quel che a Mason sembrò una fotografia. La prostituta, una donna ormai piuttosto consumata, si limitò a scuotere la testa e si allontanò.

    Nove anni di esperienza nelle forze di polizia bastavano a far capire al detective O'Neill che la biondina, con due gambe che qualunque uomo avrebbe sognato di sentirsi addosso, non era una passeggiatrice. E comunque chiunque fosse non era un suo problema, si ricordò, a meno che non facesse qualcosa di illegale. Ma lui ne dubitava molto, considerato che, nelle ultime due notti, le aveva visto rifiutare parecchi potenziali clienti. Nonostante il suo abbigliamento quantomeno appariscente, aveva un'aria fresca, pulita, e assolutamente fuori del suo elemento naturale. Chi mai poteva cercare una ragazza come quella per le strade di Los Angeles?

    Distolse lo sguardo da Riccioli d'Oro, osservando con attenzione, scrutando la strada alla ricerca di un particolare insolito. Grandi lampade al neon gettavano sfumature colorate sui pochi passanti che godevano del caldo tepore di quella sera d'estate. L'eco di una risata roca e della musica di B.B. King arrivava sulla strada dallo Shadee's Nite Spot, mentre le ragazze passeggiavano lungo l'Hollywood Boulevard con la speranza di tirare su qualche dollaro.

    Niente di insolito, niente di strano. Niente fuori del normale.

    Di Devlin Shore e dei suoi scagnozzi, però, nemmeno l'ombra.

    Quella doveva essere la sua serata libera, rifletté Mason, ma pedinare Shore era ormai diventata un'abitudine. Una brutta abitudine che lui si rifiutava di abbandonare, perlomeno finché quel verme di Shore non fosse stato dietro le sbarre. Quell'uomo aveva le mani in pasta in un sacco di affari sporchi, clandestini, illegali, e per quanto il L.A.P.D., il Dipartimento di Polizia di Los Angeles, gli fosse alle costole, non lo era mai abbastanza per procedere a un bell'arresto di massa. Devlin era sempre riuscito a farla franca. E Mason aveva giurato che non si sarebbe dato pace finché non avesse avuto abbastanza prove per metterlo in gabbia una volta per sempre.

    Inoltre sapeva di avere un conto in sospeso con Shore, e aveva tutte le intenzioni di saldarlo.

    Miss Innocenza si spostò dal lampione a cui era rimasta appoggiata per ore e si avvicinò a un gruppo di studenti che stavano uscendo dallo Shadee. Mostrò in fretta la foto ai ragazzi, ma quelli scossero la testa allontanandosi. Si voltò e ritornò lentamente sui suoi passi, fissando lo sguardo su Mason.

    D'un tratto lui provò una strana sensazione alla bocca dello stomaco. Forse un complesso di colpa? L'immagine di un'altra ragazza giovane e innocente gli ritornò per un attimo alla mente, una ragazza che non era stato in grado di salvare. Maledizione!

    Allontanò i ricordi tristi prima che si impadronissero di lui e lo distraessero, giusto in tempo per vedere una Mercedes ultimo modello accostare al marciapiede a qualche macchina di distanza dalla bionda.

    La portiera dell'automobile si aprì e un ragazzo che poteva avere diciotto o diciannove anni ne scese con un balzo.

    Mason si rilassò. Conosceva Shore, e col tempo aveva imparato a conoscere quasi tutti i suoi uomini. Quel ragazzo non era uno di loro; probabilmente ave va solo preso in prestito la macchina di papà ed era uscito in cerca di facili emozioni, concluse fra sé.

    Saltò giù dalla Bronco, guardò con aria divertita i goffi approcci del ragazzino con Miss Innocenza, si infilò le chiavi in tasca e chiuse con forza la portiera. Sciocco, pensò. Quella non vende niente.

    «Stai cercando compagnia, tesoro?» domandò il ragazzino, quasi sbavandole dietro. Certo, non lo si poteva condannare.

    «No, grazie.» La ragazza gli sorrise con garbo prima di voltarsi, tirandosi giù per l'ennesima volta il vestito elasticizzato e ondeggiando pericolosamente sui tacchi altissimi.

    No, grazie? Mason scosse la testa. Però! Aveva anche belle maniere.

    «Oh, andiamo» insistette il ragazzo allungando una mano per afferrarle il polso. «Sono appena arrivato in città e mi farebbe bene un po' di movimento. Mi sento tanto solo.»

    «No» ripeté lei. Cercò di tirare via la mano, ma quello non mollava.

    Mason digrignò i denti preoccupato. Non aveva proprio voglia di giocare al cavaliere senza macchia e senza paura e salvare un'incosciente damigella in pericolo. Tutto quello che voleva era una bella tazza di caffè bollente, una sigaretta e qualche segno di vita da parte di Devlin Shore.

    «Ti pagherò, sai. E anche molto bene» continuò il ragazzino, ignorando le proteste della bionda.

    Lei cercò di liberare la mano un'altra volta. «Ragazzo, ti potrebbero arrestare, per questo.»

    «Ehi, ma... non sarai una poliziotta?» C'era più che un accenno di collera nella sua voce.

    «Per favore, lasciami in pace. Sto aspettando una persona.»

    Mason percepì il panico nella voce di lei e imprecò. Il dipartimento aveva speso sei mesi per cercare di stabilire una facciata credibile, che Shore non potesse annusare da lontano. Doveva trovare una soluzione per aiutare la ragazza senza per questo far saltare la copertura che gli era costata tanta fatica. Se avesse mostrato il distintivo, la notizia si sarebbe sparsa su tutta Hollywood Boulevard più in fretta di un incendio.

    Ma il ragazzino non si scoraggiava. «Hai finito di aspettare, biondina. D'ora in poi penserò io a te.» La tirò con tanta forza che lei barcollò e gli cadde fra le braccia.

    «Che figlio di...!» Mason tirò un calcio allo sportello della sua macchina. «Ehi, paghi tu per questo?» urlò al ragazzo.

    «Oh, al diavolo» borbottò quello, lasciando la sua preda e facendo un passo indietro.

    Mason girò attorno alla Bronco, incurante degli sguardi dei passanti. «Il capo non ti aveva detto di startene tranquilla, stasera?» domandò alla bionda. «Che diavolo ci fai, per strada? Stai cercando di tirare su qualche dollaro di nascosto?»

    Miss Innocenza spalancò la bocca senza parlare e cominciò a sbattere le palpebre. Poi si voltò a studiare il ragazzino, come se dovesse decidere quale dei due fosse il male minore.

    Mason le afferrò il braccio prima di darle il tempo di decidere che con il ragazzino era più sicura. «Faresti meglio a ringraziarmi, Zucchero. Se il capo viene a saperlo, lo sai che cosa succede.»

    Lasciò scivolare da un lato la sua giacca di tessuto leggero, mostrando la pistola che teneva nella fondina sotto la spalla.

    Il ragazzo sollevò le mani e fece un altro passo indietro. «Ehi, io non c'entro niente» precisò prima di voltarsi e correre verso la sua macchina.

    La bionda scosse la testa. «Ha... ha sbagliato persona» balbettò, e i suoi occhi blu si spalancarono di botto.

    «Non funzionerà, Zucchero» l'avvertì Mason, pregando di non doversi mai pentire di quell'atto di eroismo che sconfinava nella stupidità. «Vieni via senza fare storie e non spiffererò neanche una parola... per questa volta.» L'afferrò per un braccio, e la ragazza gli cadde addosso.

    «Mi lasci andare, per favore.» Miss Innocenza cercò di tirarsi indietro, ma lui la strinse con maggior forza.

    «Le dico che sta sbagliando persona. Io non mi chiamo Zucchero, mi chiamo Bailey. Bailey Grayson.»

    Mason ignorò quella protesta piagnucolosa e cominciò a camminare verso la Bronco. Comunque era una serata persa in ogni caso. L'avrebbe accompagnata a casa, e se tutto andava bene non l'avrebbe rivista mai più. «Bella trovata, Zucchero, ma non funziona» commentò a voce alta a beneficio della piccola folla che aveva cominciato a radunarsi. Poi le sussurrò in un orecchio, in modo che sentisse solo lei: «Venga via con le buone e non mi crei altri guai».

    La sua altezza gli dava un bel vantaggio su di lei, che a malapena gli arrivava al mento persino con quei tacchi. I trampoli che indossava, per di più, non le lasciavano molta capacità di movimento.

    Con un gesto brusco le aprì lo sportello. «Avanti, monti in macchina.»

    Bailey cercò di divincolarsi. «No!» gridò allungando la mano libera e stringendo la borsa con tutte le sue forze prima di tirare il braccio indietro. «Io con lei non vengo.»

    La pazienza di Mason, che non era mai stata una delle sue virtù più sviluppate, era pericolosamente vicina a esaurirsi. Fra l'altro, e non c'era da stupirsi, la piccola folla era aumentata piano piano. «Le ho detto di entrare in macchina, maledizione!»

    «No!» Bailey fece roteare pericolosamente la borsa in avanti, colpendolo dritto in mezzo al petto.

    Mason accusò il colpo con un sordo brontolio, poi imprecò. «Se capisce che cosa è meglio per lei, adesso poserà il suo grazioso... posteriore sul sedile della mia macchina» le suggerì fra i denti.

    «Mi metto a urlare» minacciò lei, alzando la voce in preda al panico.

    Oh, Dio, non aveva proprio bisogno di dare ulteriore spettacolo. Avrebbe dovuto lasciare che il ragazzino se la pigliasse. E invece no, aveva dovuto mettersi in mezzo e fare l'eroe per salvarle la pelle.

    Di colpo la fece girare su se stessa e l'attirò a sé, stringendo la presa ancor di più, tenendo la schiena di lei praticamente incollata alle sue gambe fasciate da un semplice paio di jeans.

    «Sono un poliziotto» le borbottò piano in un orecchio.

    A quelle parole la ragazza si irrigidì, perdendo all'istante ogni voglia di lottare e di divincolarsi. «Oh, Dio!»

    «Avanti, monti in macchina» le ingiunse spalancando lo sportello e lasciandola andare.

    «Stia a sentire, io non sono... voglio dire...»

    «Lo so» la interruppe prima che potesse ammettere pubblicamente la sua scarsa esperienza professionale. «La riaccompagno a casa.»

    «Come faccio a sapere che lei è davvero un agente di polizia?» gli domandò preoccupata.

    «Lei cominci a salire in macchina, e io poi glielo dimostro.»

    Bailey annuì, quindi gli lanciò un'ultima occhiata prima di obbedire a malincuore. La stoffa elasticizzata si sollevò, lasciando scoperta buona parte delle sue gambe lisce e abbronzate. Mason tirò un profondo respiro e poi richiuse lo sportello con vigore. Peccato che non riuscisse a chiudere

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