Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

La moglie innocente
La moglie innocente
La moglie innocente
E-book334 pagine4 ore

La moglie innocente

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Il thriller dell'anno per il Daily Mail

Ti fidi di lui. Allora perché ti fa così paura?

Vent’anni fa, Dennis Danson fu arrestato e condannato per l’omicidio di una ragazza nella Contea di Red River, in Florida.
Ora, dopo tanto tempo, sul web si sta diffondendo a macchia d’olio un documentario che rimette in discussione le indagini. Il popolo della rete invoca la liberazione dell’uomo, accusato ingiustamente. 
A chilometri e chilometri di distanza, in Inghilterra, Samantha è ossessionata dalla storia di Dennis. Gli scrive delle lettere e si lascia sedurre dal suo fascino e dalla sua gentilezza. Tanto da decidere di abbandonare la sua vecchia vita per sposarlo e lottare ufficialmente per il suo rilascio. Eppure, quando la campagna ha successo e Dennis viene liberato, Samantha inizia a notare piccoli dettagli che le fanno temere di non aver mai compreso veramente l’uomo che ha sposato.
Davvero può essere sicura che sia innocente?

Un bestseller internazionale
Pubblicato in 17 Paesi
Diritti cinematografici acquisiti dai produttori di La ragazza del treno

«La musica dei cattivi presagi risuona fin dalla prima riga. Un thriller fantastico.»
Lee Child

«Scritto con ritmo impeccabile, il libro cattura abilmente la natura dell’ossessione e le sue conseguenze e culmina in un climax degno di Patricia Highsmith.»
Daily Mail

«Un thriller acuto e attuale.»
Sunday Mirror

«Starete svegli tutta la notte con La moglie innocente.»
Julia Heaberlin

«L’ho letto tutto d’un fiato.»
Hollie Overton
Amy Lloyd
Ha appena superato i trent’anni e vive a Cardiff. Ha esordito come scrittrice con La moglie innocente, romanzo vincitore nel 2016 del premio First Novel Competition del «Daily Mail» e di Penguin Random House: i diritti di traduzione sono stati venduti in 17 Paesi.
LinguaItaliano
Data di uscita30 gen 2018
ISBN9788822718822
La moglie innocente

Correlato a La moglie innocente

Titoli di questa serie (100)

Visualizza altri

Ebook correlati

Thriller per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su La moglie innocente

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    La moglie innocente - Amy Lloyd

    1896

    Titolo originale: The Innocent Wife

    Copyright © Amy Lloyd 2017

    First published as The Innocent Wife by Century, an imprint of Cornerstone.

    Cornerstone is part of the Penguin Random House group of companies.

    Amy Lloyd has asserted her right to be identified as the author of this Work

    in accordance with the Copyright, Designs and Patents Act 1988.

    All right reserved

    Traduzione dall’inglese di Sofia Buccaro

    Prima edizione ebook: febbraio 2018

    © 2018 Newton Compton editori s.r.l.

    Roma, Casella postale 6214

    ISBN 978-88-227-1882-2

    www.newtoncompton.com

    Realizzazione a cura di Librofficina

    Amy Lloyd

    La moglie innocente

    Indice

    Prologo

    Altoona

    Capitolo 1

    Capitolo 2

    Capitolo 3

    Capitolo 4

    Capitolo 5

    Capitolo 6

    Capitolo 7

    Capitolo 8

    Capitolo 9

    Capitolo 10

    Capitolo 11

    New York

    Capitolo 12

    Capitolo 13

    Capitolo 14

    Capitolo 15

    Capitolo 16

    Capitolo 17

    Capitolo 18

    Capitolo 19

    Capitolo 20

    Red River

    Capitolo 21

    Capitolo 22

    Capitolo 23

    Capitolo 24

    Capitolo 25

    Capitolo 26

    Capitolo 27

    Capitolo 28

    Capitolo 29

    Capitolo 30

    Capitolo 31

    Capitolo 32

    Capitolo 33

    Capitolo 34

    Capitolo 35

    Capitolo 36

    Capitolo 37

    Capitolo 38

    Capitolo 39

    Capitolo 40

    Epilogo

    Ringraziamenti

    A Rhys, grazie di avermi aiutata a diventare

    una persona e una scrittrice migliore

    Prologo

    La bambina fu rinvenuta settantasei ore dopo la denuncia di scomparsa. Le erano state mozzate le falangi con un paio di tronchesi, nel tentativo deliberato di nascondere le tracce di

    DNA

    . Probabilmente aveva graffiato l’aggressore e le era rimasta la pelle sotto le unghie. Il corpo era stato spostato poco dopo la morte: era stata uccisa in un posto abbastanza appartato da permettere all’assassino di aggredirla con calma e poi mutilarla. Holly Michaels era stata gettata nel paludoso ramo del fiume che attraversava a nord la contea di Red River, in Florida, a dieci chilometri di distanza da casa.

    Nelle foto scattate sulla scena del crimine era stesa a faccia in giù. La prima volta che le aveva osservate da sola, nel soggiorno buio della sua villetta a schiera a Bristol, Sam aveva vomitato. Le erano sembrate intollerabili non per la violenza, né per il sangue incrostato sui bei capelli biondi, ma perché Holly era nuda dal bacino in giù. Per pudore, avrebbe voluto coprirla con un lenzuolo.

    Col tempo però le immagini avevano smesso di impressionarla. Più consultava i forum e rivedeva le foto, più a colpirla non erano il corpo, la pelle cerea e le chiazze di sangue coagulato, quanto i dettagli tutt’intorno. La sua attenzione si concentrava su ciò che stava a margine delle fotografie, sul fazzoletto di terra recintato dal nastro rosso. Socchiuse gli occhi. C’era l’impronta di una scarpa. Ma, a quanto scrivevano sui forum, negli atti che riguardavano il delitto non c’era ombra di impronte rilevate o vagliate. Veniva spontaneo chiedersi: le indagini l’avevano trascurata di proposito? Era sfuggita? Oppure apparteneva a un poliziotto maldestro che aveva inquinato la scena del crimine? Sui forum se ne discuteva fino a tarda notte, e c’era solo una cosa su cui Sam non aveva dubbi: a prescindere da cosa fosse accaduto, l’assassino si trovava ancora a piede libero.

    La sua ossessione era incominciata a diciotto anni di distanza dall’uscita del primo documentario.

    «Lo so che non è il tuo genere, ma giuro che lo adorerai. È incredibile, ti farà incazzare da morire», le aveva detto il suo ragazzo, Mark, il viso rischiarato dalla luce del monitor.

    I due erano seduti a letto l’uno accanto all’altra, nella casa dove il ragazzo viveva con i genitori. Via via che le immagini scorrevano sullo schermo, qualsiasi altra cosa aveva incominciato a svanire. Al centro c’era un ragazzino solo e spaventato, troppo giovane per il completo che indossava in tribunale, gli occhi azzurri che sbattevano le ciglia rivolti alla telecamera. La vista di un ragazzino così bello in una stanza orrenda, con la luce violenta a enfatizzarne i contorni, il viso addolcito di tristezza, l’aveva addolorata. Appena diciottenne, Dennis Danson si trovava in isolamento nel braccio della morte.

    Quando il documentario era finito, Sam avrebbe voluto sapere altro, avere risposte.

    «Te l’avevo detto», aveva fatto Mark, «te l’avevo detto che ti avrebbe fatto imbestialire».

    Nel giro di poco Dennis aveva cominciato ad assillare la sua mente e ad aleggiare nei sogni, sempre troppo lontano per parlarci, per stringerlo, le dita che le sfuggivano di mano.

    Perciò Sam si era iscritta ai gruppi su Internet, al fan club di appassionati del caso che esaminavano ogni fotografia, deposizione, trascrizione processuale, referto autoptico e alibi. Discutevano i minimi dettagli, finché Sam non aveva la nausea, però non riusciva a smettere: voleva scavare e portare a galla la verità, voleva rimediare agli errori che avevano condotto a quella situazione.

    Poi c’erano le minoranze che difendevano strenuamente le proprie teorie. Gruppi che sospettavano il patrigno di Holly o gli stupratori che vivevano in roulotte nella periferia del paese. Confrontavano il caso con gli altri omicidi irrisolti da un capo all’altro degli Stati Uniti, evocando un colpevole di passaggio, un camionista spinto da fantasie oscure, un assassino solitario che viveva di notte. Infine c’erano i complottisti, quelli convinti che la polizia di Red River stesse coprendo una cricca di pedofili del posto che in qualche modo la teneva in pugno.

    Secondo lei la storia era molto più semplice. Una settimana prima dell’omicidio, alle autorità era stata denunciata la presenza di un uomo di bassa statura davanti alla scuola media. Fermava i bambini per domandare l’ora. Diceva di aver perso l’orologio e chiedeva loro aiuto per trovarlo, promettendo una ricompensa.

    Una donna che era andata a prendere i figli lo aveva avvicinato e in seguito aveva detto alla polizia di essersi insospettita perché l’uomo si comportava in modo circospetto e si guardava intorno. In paese non lo conosceva nessuno ed era scappato prima dell’arrivo dei poliziotti. I genitori erano molto preoccupati e, per precauzione, gli insegnanti avevano iniziato a piantonare i cancelli della scuola al mattino e al pomeriggio.

    Con così pochi elementi a disposizione, la polizia aveva ben presto lasciato perdere. Non era stato commesso alcun crimine e l’uomo non era più ritornato a scuola. Una settimana dopo era stata denunciata la scomparsa di Holly.

    I forum lo chiamavano il Piccoletto. Dopo aver interrogato nuovamente le madri, sul giornale e in giro per il paese era comparso un identikit, ma le ricerche non avevano portato ad alcun sospetto o pista da battere. Presumibilmente la polizia subiva pressioni per arrestare qualcuno, perché alla fine aveva abbandonato quella linea di indagine e si era concentrata su altre voci.

    I forum invece avevano continuato a sostenere la teoria del Piccoletto, a confrontare l’identikit con le foto segnaletiche degli stupratori arrestati di recente. Sam seguiva le discussioni in modo maniacale, sbalordita dalle capacità investigative dei membri dei forum, da come le loro menti riuscissero a individuare dettagli trascurati dalla polizia e a concepire storie che si avvicinavano molto alla verità tuttora sconosciuta.

    Esistevano anche forum dedicati ad altri delitti. Erano stati realizzati altri documentari, podcast e programmi, ma Alla scoperta della verità: l’omicidio di Holly Michaels era quello che aveva riscosso maggiore successo, che aveva tenuto gli spettatori incollati alla sedia. Sam si era informata il più possibile su Internet, aveva firmato petizioni per chiedere di presentare in tribunale altre prove (l’impronta, la deposizione rilasciata da un parente della bambina riguardo l’alibi del patrigno) e scoperto quei forum che ora consultava in modo maniacale. Erano tutti mossi dalla sete di verità, dal desiderio di liberare l’uomo al centro del caso, vittima di un clamoroso errore giudiziario.

    I fan si sentivano profondamente vicini a Dennis. In parte perché negli anni avevano assistito alla sua trasformazione da diciottenne problematico all’uomo che era diventato in prigione. Con la tuta bianco candido emanava quasi un’aura sacrale. Con mani e piedi ammanettati, aveva una seraficità monacale, neanche fosse in penitenza. Nonostante non avesse mai accettato il verdetto e si fosse sempre proclamato innocente, era calmissimo. «Non voglio considerarla una lotta», diceva alla fine del documentario, «lottare è sfiancante, ti distrugge. Tiro a campare. Alla fine ce la farò». Quando la sua immagine era scomparsa dallo schermo, Sam aveva provato una fitta allo stomaco. Sopraffatta dalla sensazione di impotenza, aveva avvertito il peso di tutte le ingiustizie del mondo ed era scoppiata a piangere.

    Aveva l’impressione che i membri dei forum fossero le uniche persone a capirla. Anni addietro, la prima volta che avevano visto Alla scoperta della verità, si erano sentiti inermi quanto lei. L’avevano accolta nel gruppo. Alcuni con sarcasmo: "Oh, dov’eri finita? Benvenuta nel 1993". In genere però si sentiva a casa, lì, e dava il suo contributo condividendo sul forum generale le proprie idee e impressioni, non soltanto su Dennis ma anche sulla sua vita privata. Si era sfogata con loro quando Mark l’aveva lasciata e, tornata a casa, non aveva trovato più le sue cose, nessun biglietto, soltanto lo spazzolino accanto al suo sul lavandino, intrecciati come i colli di due cigni. I membri del gruppo l’avevano confortata, le avevano inviato i loro contatti Skype casomai avesse voluto parlare con qualcuno, le avevano assicurato che non se lo meritava. Sam aveva soltanto loro.

    Per la maggior parte erano americani, ma c’erano anche alcuni inglesi che a volte organizzavano eventi e incontri. Però ad animare le discussioni e a organizzare le proteste erano gli statunitensi. Nelle due date in cui era stata programmata l’esecuzione di Dennis si erano riuniti davanti al tribunale della contea di Red River e al carcere di Altoona per protestare e parlare con i giornalisti, in modo da sensibilizzare l’opinione pubblica. Si erano accampati lì, avevano distribuito volantini e raccolto firme per alcune petizioni, finché sul marciapiede opposto non si era formato un altro gruppetto armato di cartelli con su scritto

    ASSASSINO

    e

    DOVE SONO I CADAVERI?

    I due gruppi si erano urlati contro e lungo i marciapiedi erano state poste delle barricate per separarli. In mezzo, gli agenti di polizia fissavano davanti a loro con facce impassibili.

    Quando l’esecuzione di Dennis era stata sospesa, la stampa nazionale aveva pubblicato le fotografie dei manifestanti che piangevano stringendosi l’un l’altro. Sam aveva letto i post e le discussioni sui forum a proposito delle proteste e su quello riservato agli inglesi aveva scritto che le sarebbe piaciuto fare qualcosa di altrettanto spettacolare, ma era difficile da così lontano.

    «Non hanno fatto un bel niente», aveva ribattuto un membro, «semplicemente il sistema funziona così. I detenuti se ne stanno quarant’anni nel braccio della morte senza che la pena di morte venga eseguita. Quindi, hanno fatto davvero qualcosa per aiutarlo? Opinabile».

    Sam aveva l’impressione che gli inglesi affrontassero la faccenda meno seriamente, che per loro fosse un hobby. Durante una rimpatriata avevano visitato la London Dungeon, le statue di cera insanguinate, in una posa di supplizio perenne, con medievali strumenti di tortura arrugginiti legati al collo, un coro di urla che rimbombava a ripetizione dalle casse. Mentre gli altri della comitiva ridevano e strillavano, lei si era sentita un pesce fuor d’acqua, come se loro fossero più interessati ai dettagli morbosi della vicenda che agli esseri umani coinvolti. Per loro, aveva pensato, Dennis non era una persona vera. Non straziava loro il cuore come a lei. E poi c’era il classico cinismo british, la velenosa freddezza che alla fine l’aveva spinta a prendere le distanze dal gruppo. Si sentiva meglio in mezzo a chi soffriva quanto lei e voleva fare qualcosa di concreto.

    Era da anni che non aveva amici intimi quanto i membri dei forum americani. Seduta sul letto, rimaneva sveglia la notte per chattare, con il portatile appoggiato sulle ginocchia. Molti scrivevano a Dennis e scansionavano le sue risposte. Sam si sentiva a disagio per la confidenza con la quale si rivolgevano a lui. Le ci vollero mesi per trovare il coraggio di scrivergli, e settimane per spedire la lettera.

    29 gennaio

    Caro Dennis,

    mi chiamo Samantha e sono una maestra inglese di trentuno anni. Sono convinta della tua innocenza. Che strano scriverti. È la prima volta che scrivo una lettera a una persona che non conosco. Lo so che la gente ti scriverà di continuo dicendo sempre le stesse cose, tipo: La tua storia mi ha molto toccato, o Non riesco a smettere di pensarci, ma la tua storia mi ha davvero toccata e non riesco a smettere di pensarci. Ci sono un sacco di persone impegnate a dimostrare la tua innocenza. Vorrei poterti aiutare, ma non so come. Se hai bisogno di qualcosa, fammelo sapere, per favore. Anche una piccola cosa. Farò il possibile.

    Siccome mi fa strano sapere tante cose su di te quando tu non mi conosci affatto, ti racconto qualcosa di me per compensare un po’. Abito da sola. Tre anni fa è morta mia nonna e mi ha lasciato casa sua, quindi ora mia madre mi odia ancora più di prima (sempre che sia possibile).

    Come te, sono un po’ la pecora nera della famiglia. Spero tu non ti offenda, intendo solo dire che la gente non ci capisce perché siamo diversi, non perché abbiamo fatto sul serio qualcosa di male. Mia nonna mi capiva sempre, per me era quasi una madre, e non mi sono ancora ripresa dalla sua perdita. Forse è per questo che la tua storia mi ha colpita tanto. Sono tornata single da poco (la rottura è stata abbastanza traumatica) e detesto il mio lavoro. Certi giorni mi sveglio prestissimo e non riesco neanche a muovermi: rimango a letto e basta, vorrei che il sole non spuntasse mai. Forse sto scendendo troppo nel personale, ma devo ammettere che è piacevole raccontarlo a qualcuno.

    Non me la prendo se non mi rispondi, riceverai di sicuro tantissime lettere. Volevo soltanto farti sapere che ti pensano in molti. Siamo elettrizzati all’idea del nuovo documentario: sembrerà stupido, ma appena ho saputo che lo avrebbero girato mi si è riaccesa la speranza, quasi la certezza, che questa volta sarai riprocessato. Sei contento? (Scusa la domanda stupida).

    Spero di sentirti, agli altri scrivi sempre lettere affettuose (le postano su Internet: la gente è contenta di sapere che, malgrado tutto, tu stia bene). Mi piacerebbe molto riscriverti, se ti va.

    Con affetto,

    Samantha

    Nell’eventualità che lui non le avesse risposto, Sam non ne aveva parlato con nessuno. E quando Dennis lo fece, non lo scrisse sul forum.

    Non capiva se la lettera le sembrasse diversa perché era stata scritta apposta per lei, o se davvero non somigliasse a quelle che avevano ricevuto tutti gli altri.

    14 aprile

    Cara Samantha,

    scusa per il ritardo della risposta. Hai ragione, ricevo un sacco di lettere e ci metto un po’ a leggerle. Pur avendo un sacco di tempo non rispondo a tutte, ma qualcosa nella tua mi ha colpito. Mi dispiace che ti senta sola. Anch’io mi sento così.

    Carrie mi ha raccontato di chi mi sostiene su Internet, e la cosa mi è di grande conforto. A volte fatico a capire. Quando andavo a scuola c’era un solo computer, scrivevamo un indirizzo sullo schermo e quello si muoveva come un robot in giro per la classe. Andava pianissimo. Sembrava una tartaruga. Una volta siamo rientrati dalla ricreazione e l’abbiamo trovato rotto. La prof non ha neanche chiesto chi era stato. Ha fatto subito il mio nome. Non ero stato io, ma ne erano convinti tutti.

    Ecco una cosa che non sapevi di me. Non ne avevo mai parlato con nessuno. È strano che la gente sappia così tante cose sul mio conto. Sembra che mi conoscano meglio di quanto mi conosca io.

    Grazie della proposta ma non mi servono soldi. Carrie – continuo a nominarla ma forse non sai chi è: è la donna che ha diretto e coprodotto il documentario e siamo ancora grandi amici – viene a trovarmi e mi paga la mensa. Fortuna che ho lei. Molti detenuti non hanno nessuno. Per rispondere alla tua domanda, sono contento della nuova serie

    TV

    ma in passato mi ero creato diverse aspettative e poi sono rimasto deluso. Quindi cerco di restare coi piedi per terra.

    Mi piacerebbe ricevere un’altra lettera da parte tua. Mi piace come scrivi, è molto tenero. Come potrai immaginare, ricevo lettere assurde. Mi farebbe piacere conoscerti meglio, se ti va scrivimi pure. E consigliami dei libri. Aiutano sempre. Non serve che me li mandi, li recupero da solo.

    Spero di risentirti presto, Samantha. La tua lettera ha illuminato questa giornata buia.

    Un caro saluto,

    Dennis

    Samantha aveva letto e riletto tutto più volte. Dennis le aveva raccontato una cosa che non aveva mai detto a nessuno. Le pareva che le avesse regalato un pezzettino di sé. Se la portava appresso ovunque. La rileggeva ogni volta che si sentiva sola.

    Man mano che la corrispondenza proseguiva, il senso di solitudine diminuì. Assomigliava a un innamoramento, pensò, un innamoramento mai provato prima. Nessuno dei due fingeva di non avere tempo per rispondere, si sforzava di sembrare distaccato o si struggeva a contare i baci alla fine di un messaggio. Sembrava spontaneo, naturale.

    9 ottobre

    Caro Dennis,

    ormai ogni volta che sento il postino o vedo una busta sullo zerbino quando torno a casa mi emoziono. È patetico?? È solo che adoro leggere le tue lettere. Ma so che fai solo il carino. La foto che ti ho mandato non è granché, ma era quella più recente e passabile che sono riuscita a trovare. Un sacco di persone adora fotografarsi (ora li chiamano selfie, bleah), io invece lo odio con tutto il cuore. Una volta no. Non che mi considerassi bella o altro, ma il mio ex mi ha fatto venire un sacco di paranoie sulle fotografie. Non sapevo neanche di odiare certe cose prima che me le facesse notare lui.

    Ecco che mi lamento di nuovo! Ora la smetto. Hanno posticipato ancora le riprese? Per te sarà parecchio snervante. Vorrei che iniziassero: prima finiscono, meglio è. Lo so che tu ci vai coi piedi di piombo, ma non serve, io sono in grado di sperare per entrambi.

    Le notti si stanno accorciando. Una volta per me era il momento più difficile, quello in cui mi sentivo sola, ma ora che ho te e aspetto le tue lettere, soffro di meno.

    Com’è bello aprirsi con qualcuno. Quando sono a scuola devo fingermi sempre forte, altrimenti i bambini si scatenano, ed è sfiancante. Con gli altri insegnanti non mi trovo molto bene. Hanno tutti famiglia, mi guardano come se avessi qualcosa che non va perché sono diversa. Non gli ho detto che ti scrivo, non capirebbero neanche questo. L’altro giorno una collega stava leggendo il libro sul tuo caso: Quando il fiume diventa rosso, di Eileen Turner. Per poco non mi è scappato: Io lo conosco, Dennis Danson! Ci scriviamo ogni settimana!, ma so che poi ne avrebbero spettegolato.

    E poi mi piace che non lo sappia nessuno.

    Con affetto,

    Samantha

    25 ottobre

    Samantha,

    mi pare che il tuo ex sia un imbecille. Sei bellissima. Se stessimo insieme non sarei così scemo da mollarti. Ho appeso la tua foto alla parete. Hai un sorriso splendido, quando la guardo non riesco a non sorridere.

    Ho letto Quando il fiume diventa rosso. Eileen mi scrive ancora. È stato strano leggere un libro su di me raccontato in quel modo. Non ho visto Alla scoperta della verità, ma a quanto mi ha detto Carrie è parecchio esauriente, mentre il libro di Eileen era più che altro sensazionalistico. A tratti non mi riconoscevo. Mi faceva sembrare strano.

    Sì, il ritardo nella nuova serie è snervante, ma secondo Carrie andrà tutto bene. Prima di iniziare le riprese ci sono alcuni cavilli burocratici da aggirare. Ho incontrato più volte i nuovi avvocati, il che mi fa sperare che il nuovo processo si svolgerà entro un anno. Va tutto a rilento. Qua dentro un giorno pare una settimana. Siccome oggi ha piovuto, ho dovuto saltare l’ora d’aria e mi è tornato il mal di testa. Ho riletto molte volte le tue lettere, mi fa sentire meno solo, è come se fossi qui con me.

    Confesso che cominci a piacermi non solo come amica, Samantha. È più forte di me. Anche io aspetto le tue lettere con trepidazione. Ogni settimana rovisto tra la posta che mi consegnano e quando le trovo mi viene il batticuore. Mi sa che non dovrei dirtelo. Ho paura che per te sarei solo un peso, Samantha. Che l’impegno di scrivermi ogni settimana per te sia troppo gravoso. Che la nostra amicizia ti porti a chiuderti o isolarti. Solo che sono troppo egoista per smettere. Grazie a te la situazione mi è più sopportabile. Non posso prometterti nulla. Meriti di meglio. Ho paura che tra poco te ne accorgerai e mi dimenticherai.

    Con affetto,

    Dennis

    13 gennaio

    Dennis,

    non dire così. Mai. Io ti amo. Non voglio nessun altro. Ora come ora non mi importa se siamo lontani. Sono felice. Ci ho pensato su e vorrei venire a trovarti, se ti va. Ho ancora molti soldi ereditati da mia nonna e non c’è molto che mi trattenga quaggiù. Li tenevo da parte per qualcosa di speciale e non mi viene in mente nulla a cui tenga di più. È ora che la smetta di buttare la mia vita a desiderare altro e che inizi a realizzarmi.

    So che tu dirai di no, ma non accetterò un rifiuto. So cosa mi fa stare bene. Ho deciso. Potrei venire già il mese prossimo. Di’ di sì e basta.

    Con tanto amore,

    la tua Samantha

    24 gennaio

    Samantha,

    l’idea di vederti mi ha risollevato il morale. Non riesco a stare fermo. Mi sento in fibrillazione. Giravo in tondo per il cortile, sporcandomi tutte le gambe di terra. I secondini sono scoppiati a ridere e hanno detto che devi essere proprio una ragazza speciale. Nessuno mi aveva mai visto così.

    Spero non ti dispiaccia, ma ho dato il tuo nome e indirizzo a Carrie. Le riprese a Red River e dintorni cominceranno ad aprile e mi piacerebbe che vi incontraste. Almeno così saprei che c’è lei a occuparsi di te, visto che io non posso.

    Di sicuro, appena ti vedrò mi innamorerò. Più che altro ho paura che per te non sarà lo stesso. Sono cambiato. Mi sono lasciato andare. Ma ci sto lavorando per te. Sono invecchiato. Mi sa che la gente se lo dimentica. Alcuni uomini continuano a scrivermi come se avessi ancora diciotto anni. Lettere d’amore. Di sicuro potrai immaginare. E non voglio che tu rimanga sconvolta quando mi vedrai in catene. Ce le mettono ogni volta che lasciamo la cella. Per questioni di sicurezza, dicono, ma è comunque umiliante.

    Non ti dico di sì. Vieni quando sarai pronta. Vieni quando ci sarà Carrie. Ma vieni. Anche io ho bisogno di te. Ti amo.

    Con tanto amore, sempre,

    il tuo Dennis

    Oggetto: Dennis!!

    Sam!

    Sono Carrie, l’amica di Dennis. Mi ha dato il tuo indirizzo ma ho pensato che fosse più semplice trovarti su Internet. Belle le foto nuda! Scherzo, non ho trovato niente di strano. A ogni modo, Dennis parla un sacco di te. Mi sto stufando un po’ di sentirti nominare

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1