Le carceri russe
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Che il lettore giudichi lui stesso, che dica egli da che parte è la verità, quando avrà letto i documenti che abbiamo raccolto in questa pubblicazione e che sono una minima parte di quelli che potremmo rivelare al pubblico.
Vera Nikolaevna Figner
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Anteprima del libro
Le carceri russe - Vera Nikolaevna Figner
Vera Nikolaevna Figner
LE CARCERI RUSSE
Elison Publishing
www.elisonpublishing.com
elisonpublishing@hotmail.com
ISBN 9788869631054
Indice
Le carceri russe
LE CARCERI RUSSE 1
L'autrice
Vera Nikolayevna Figner Filippova 1
LE CARCERI RUSSE
Verso la fine del secolo XIX ed all’alba del secolo XX, assai prima che scoppiasse la rivoluzione del 1905, la Russia non aveva che due soli luoghi di pena ove i forzati politici venivano segregati. Erano all’oriente le miniere di Kara nella Siberia Orientale e ad occidente, la celebre fortezza dello Schlusselburg. Questa vera Bastiglia russa, che sin dall’800 possedeva già un passato quanto mai tragico e lugubre, attirava in modo speciale l’attenzione del popolo russo. Distante soltanto alcune decine di chilometri dalla capitale piena di vita e di movimento, la fortezza dello Schlusselburg costruita su di un isolotto selvaggio bagnato dalle gelide onde della Neva, appariva come un regno di morte, lontano ed inaccessibile. Il mistero che circondava la sorte dei prigionieri, l’isolamento fisico e morale nel quale essi erano avvolti come in una tenebra impenetrabile, separati per sempre dall’umanità pulsante e vivente, dava a questa isola un carattere mistico e leggendario. Dietro quei muri dolorosi, sepolti vivi, strappati violentemente all’esistenza, alla famiglia, alla patria, all’umanità, alcune decine di esseri espiavano silenziosamente nelle fredde casematte lo slancio rivoluzionario che li aveva spinti a combattere lo zarismo.
E mentre che in mezzo al silenzio misterioso della fortezza dello Schlusselburg, circondata quasi dall’oblio generale, le misere esistenze dei condannati si spegnevano lentamente consumandosi nelle celle maledette, questa fortezza diveniva di giorno in giorno più, per la giovine generazione nascente e cresciuta al di là di quei muri, l’emblema della libertà soffocata, vaticinando ai futuri martiri che ben presto sarebbe giunto il giorno di riprendere la lotta più intensamente che mai per la conquista di questa libertà tanto auspicata.
Le aspirazioni liberali, represse momentaneamente tra il 1880 ed il 1890, epoca nella quale il partito rivoluzionario «La volontà del Popolo» si spense, senza aver lasciato, almeno in apparenza, dei seguaci che avessero il suo indomito ardore combattivo, rinacquero poco a poco, ingigantendo e sviluppandosi tanto in seno alla gioventù intellettuale che in mezzo al popolo russo.
Le muraglie bianche, le nivee torri dello Schlusselburg distaccantesi sulle scure acque della Neva, ricordavano alla Russia risorta, il grande amore che i vecchi combattenti avevano avuto per il popolo ammonendolo che solo con la lotta si sarebbero potute ottenere quelle libertà tanto agognate. Questo Schlusselburg che manteneva così intatta la tradizione della lotta; questo Schlusselburg circondato dal più fitto mistero sulla sorte dei suoi prigionieri, era come una fiamma solitaria accesa sul cammino di coloro che domani riprenderebbero le armi per rovesciare il dispotismo.
Per quanto la Russia di questi ultimi anni, dopo la rivoluzione del 1905 sia diventata di nome se non di fatto una monarchia costituzionale ed abbia acquistato il diritto di presenziare tra le «libere» nazioni d’Europa – almeno così dovrebbe credersi – pure vediamo che invece di una Bastiglia unica e solitaria, il suolo della nostra sventurata patria, si ricopre di decine e decine di prigioni, ove i condannati politici, e tutti coloro che dopo i moti rivoluzionari appaiono sospetti dinanzi agli occhi della polizia russa di aver parteggiato per la nobile causa