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Rubate alla vita - Femminicidio & Poesie
Rubate alla vita - Femminicidio & Poesie
Rubate alla vita - Femminicidio & Poesie
E-book95 pagine54 minuti

Rubate alla vita - Femminicidio & Poesie

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Info su questo ebook

La tua casa è diventata la mia prigione, il tutto è accaduto lentamente, ma non troppo. Non ho colto i segni, eppure erano lì, tutti in fila per me, alla comprensione che scelsi di eludere, di giustificare. È stato questo l’errore, amarti ad ogni costo, volerti ad ogni costo, oltre tutti i segni lanciati dal destino, dal cielo, dai miei angeli protettori o chissà.

Qualcuno si era preso la briga di avvertirmi, all’inizio, nei mesi dell’incanto che offuscarono la mia vista in quel mare tropicale dei tuoi occhi, in quelle sembianze da principe guerriero senza cavallo, in un porto di braccia che credevo sicure, dotate di forza solo per proteggermi.

L’abile lavoro minuzioso, con impegno costante, sottile, ha creato intorno a me il vuoto più isolante di tutti, dove il mio “io” non dipendeva più da me stessa, ma dal tuo ferreo controllo, dove le leggi portavano il tuo nome, così come le punizioni nell’infrangerle.

Nel buio della notte più infelice, sotto il rumore del tuo dormire scostante, ho rivolto riflessioni alla luna dalle grate della mia prigione, dopo aver perso amici, famiglia, lavoro, sogni e amore di me stessa. Dove umanizzarti si è rivelata la più terribile delle decisioni azzardate dal mio cuore.
LinguaItaliano
Data di uscita13 ott 2016
ISBN9788822855602
Rubate alla vita - Femminicidio & Poesie

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    Anteprima del libro

    Rubate alla vita - Femminicidio & Poesie - Serena Baldoni

    donna

    Rubate alla Vita

    Poesie e femminicidio

    Serena Baldoni

    Poesie e femminicidio

    Rubate alla Vita

    Certe morti sono inaccettabili,

    ma anziché creare martiri e targhe in nuove strade bisognerebbe rieducare un’intera società al rispetto.

    Femminicidio

    Nel periodo contemporaneo il termine femminicidio è un neologismo che identifica i casi di omicidio doloso o preterintenzionale in cui una donna viene uccisa da un uomo per motivi basati sul genere. Un aspetto spesso comune a tale tipologia di crimini è la sua maturazione in ambito familiare o all'interno di relazioni sentimentali poco stabili.

    La più antica citazione del termine femicide (femicidio) avvenne nel 1801 in un libro satirico pubblicato in Inghilterra per indicare genericamente l'uccisione di una donna come la condotta di un uomo che induce una donna a perdere la propria illibatezza, paragonandolo quindi a un omicida.

    Fonti legali successive indicano nel 1848 l'anno in cui l'uccisione di una donna divenne un reato giuridicamente perseguibile nel Regno Unito.

    Secondo la base dati dell'Organizzazione Mondiale della Sanità European health for all database (in Europa) il tasso di vittime di omicidi e lesioni colpose sia di uomini sia di donne è declino a partire dagli anni 1970, questo declino è registrato nella maggior parte dei paesi europei, con poche eccezioni.

    A partire dagli anni 2010, è sorta un'attenzione mediatica al tema, con trasmissioni televisive, seminari e spettacoli teatrali, in particolare in occasione della giornata mondiale contro la violenza alle donne e la giornata internazionale della donna. Nel giugno 2013, il parlamento italiano ha ratificato la Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica e nell'agosto 2013 il governo ha emanato il decreto legge 93/2013, poi convertito nella legge 15 ottobre 2013 n. 119, contenente norme penali che aggravano le ipotesi di atti persecutori od omicidio contro il coniuge o il convivente, sia quando l'omicida è donna sia quando è uomo, tramite specifiche aggravanti dei reati.

    Nel dicembre 2012 l’Eures, in collaborazione con l’Ansa, ha pubblicato un’indagine sul fenomeno del femminicidio negli ultimi dodici anni, dal 2000 al 2011: il crescendo del fenomeno dal 2009 raggiunge nel 2011 il record del 30,9% degli omicidi totali. Tra i femminicidi censiti nel decennio in analisi, ben il 70,8%, cioè 1.459 casi, è avvenuto nell’ambito di relazioni familiari o affettive. Praticamente sette donne su dieci vengono uccise in famiglia. Più della metà dei carnefici (66,3%) sono coniugi, partner, ex partner. Gli assassini tendenzialmente vivono con la donna che uccidono (nel 41,6% dei casi censiti erano conviventi), mentre il 17,6% sono ex coniugi o ex compagni; c’è anche un 7% che ha ucciso l’amante con cui non ha mai convissuto.

    6 milioni 788, un numero che non possiamo ignorare, rappresenta le donne che hanno nel corso della propria vita una qualche forma di violenza, ma ogni due giorni una donna è vittima del femminicidio.

    La verità è che il fenomeno è in aumento e più delle convenzioni servirebbe una nuova generazione, educata al rispetto di una società che ha disgregato i suoi valori nell’odierno.

    La strage delle donne

    La strage delle donne,

    eppure da una donna siete nati cari uomini,

    ma non parlo di ogni uomo,

    esiste ancora un raro esempio di gentilezza e cavalleria,

    di binomio da fondere nell’amore,

    che sovrasta l’odio,

    le perle rare nel mezzo dei maschi,

    carnefici,

    possessori di un corpo,

    non di sentimenti,

    fino alla morte,

    dove la vostra anima resterà imprigionata al volo delle colombe libere.

    Lei era il suo grande amore

    Lei era il suo grande amore,

    il per sempre,

    il finché morte non vi separi,

    poco metaforico,

    ma vincolante,

    prigione di ferro con sbarre,

    lei era il suo grande possedimento,

    prigioniera senza attenuanti,

    senza sconti di pena,

    senza compromessi,

    lei era la sua ira,

    focolaio mai spento di nuove colpe,

    di nuove lotte,

    serva e amante,

    ma santa, sempre, agli occhi del mondo,

    agli occhi fuori dal suo letto,

    lei che poteva avere di meglio, ma che non aveva osato spingersi oltre,

    con l’unico fardello nel cuore del non aver lasciato diramare la nebbia prima dello schiaffo,

    prima del pugno,

    dei lividi,

    vittima della paura,

    schiava del terrore di un uomo,

    lo stesso dell’amore eterno immaginato,

    quel principe azzurro sbagliato,

    che ha macchiato la sua calzamaglia di pece.

    Sono stato io

    Sono stato io,

    l’uomo ha confessato il delitto,

    lo stalker,

    l’assassino,

    sul banco dei dadi,

    giocando ad essere Dio,

    indossando il manto il manto scuro della notte.

    Sono stato io,

    ma la confessione non basta,

    non è sufficiente,

    nessuna indulgenza,

    questo non è il Paradiso.

    L’amore

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