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Bambini Scomparsi: traffico di minori
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Bambini Scomparsi: traffico di minori
E-book203 pagine2 ore

Bambini Scomparsi: traffico di minori

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Info su questo ebook

Vi siete mai chiesti cosa succede ai bambini scomparsi? Sono morti? Sono vivi da qualche parte? questo libro vi darà un'idea di dove potrebbero essere. Nella vostra cantina, nella casa a fianco, in un edificio abbandonato. Dopo aver letto questo libro dovreste avere le idee più chiare.

LinguaItaliano
Data di uscita10 apr 2017
ISBN9781507180501
Bambini Scomparsi: traffico di minori

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    Anteprima del libro

    Bambini Scomparsi - Blair London

    Bambini Scomparsi

    Traffico di minori

    Di Blair London

    Traduzione di Urania Dessi

    Reality Today Forum

    realitytodayforum@gmail.com

    Copyright: © 2017 di Reality Today Forum. Diritti riservati.

    Traduzione dall’inglese di Urania Dessi

    ––––––––

    I diritti di riproduzione, di traduzione, di memorizzazione elettronica e di adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo, compresi le copie fotostatiche e i microfilm sono riservati. Nessuna parte di questo documento può essere riprodotta senza il permesso scritto dell’autore.

    Sommario

    Capitolo uno

    Capitolo due

    Capitolo tre

    Capitolo quattro

    Capitolo cinque

    Capitolo sei

    Capitolo sette

    Capitolo otto

    Capitolo nove

    Capitolo dieci

    Capitolo undici

    Capitolo dodici

    Epilogo

    Capitolo uno

    Come ogni giorno, Claire era arrivata all’università in orario. Persino qualche minuto in anticipo. Così usò quel tempo in più per trovare un buon posto per parcheggiare, e una volta trovato, andò nella sua saletta preferita e tirò fuori il computer portatile per navigare in internet.

    Claire iniziò con il fare la cosa più responsabile, cioè leggere e rispondere a tutte le nuove email, le quali, per la maggior parte, si riferivano alle lezioni e a i tirocini che seguiva per avere dei crediti in più. Solo dopo si concesse di ispezionare tutte le riviste per aggiornarsi sul mondo della moda. Bisogna riconoscere che anche questo era un agire responsabile... dopo tutto stava lavorando senza sosta per la sua laurea in marketing della moda. Ciò che voleva davvero, era lavorare per una di quelle grandi riviste patinate di moda che leggeva da scrittrice e traduttrice e credeva fermamente che avrebbe avuto esattamente la carriera che voleva, nel futuro. Non si concedeva di restare indietro nell’informazione sulla moda.

    Claire era sempre stata totalmente sicura di ciò che voleva fare nella vita e non aveva mai smesso di lavorare sodo per arrivarci. Aveva lavorato per avere buoni voti e risparmiato soldi, per avere borse di studio e poter studiare moda all’estero, in Italia. E a questo punto, era orgogliosa del fatto di essere diversa da tutti gli altri studenti che tranquillamente uscivano con gli amici dando la priorità ai divertimenti invece che alle lezioni. Per Claire, ciò che era importante nella vita era l’industria della moda. Trascorreva tutto il tempo libero leggendo sulla moda e altre cose correlate. Dopo aver passato tutto il giorno all’università, Claire andava a casa e lavorava per il tirocinio. Quel giorno non era diverso. Dopo essere tornata alla sua bella casetta a schiera, automaticamente accese la segreteria telefonica per ascoltare i nuovi messaggi, poi si lasciò cadere sul futon.

    C’erano alcuni messaggi di Owen, suo fratello, che negli ultimi cinque anni si era occupato dei genitori nella loro città natale appena fuori Chicago, mentre Claire era in Italia. Guardò l’elenco delle chiamate. Diciassette chiamate perse, in tutto. Sembrava una cosa seria. Molto preoccupata, stava per chiamarlo quando il telefono squillò di nuovo.

    Claire, sei a casa?

    Claire sentiva il tono di panico nella voce di Owen, che di solito era calma e rispose in fretta.

    Sì Owen. Sì sono a casa. Ero a lezione. Calmati. Ho visto quante volte hai chiamato. È tutto a posto?

    Beh... non esattamente, disse Owen esitante.

    Di cosa parli?

    Di papà, Claire. Non è solo l’Alzheimer, ma anche il cuore gli sta cedendo. La medicina che stava prendendo non funziona più. Sta peggiorando da un po’ di tempo, ma adesso si sta mettendo anche peggio.

    Cosa? Owen per favore, dimmi che può essere curato e che lo faranno, subito! Una medicina diversa? Magari un’operazione?

    Ci sono quattro dottori che si stanno occupando di questo caso oggi. Stanno facendo del loro meglio per aiutarlo, ma non sta funzionando. Credo che dovresti tornare a casa subito. Forse gli dovremmo dire addio."

    Sarò lì più presto possibile, decise Claire mettendo giù il telefono senza aspettare che Owen dicesse un’altra parola.

    Sprofondò a terra guardando nel vuoto in modo assente, completamente scioccata. In quel momento, tutto il duro lavoro che aveva fatto per la sua carriera sembrava frantumarsi al suolo come una montagna enorme di bicchieri di vetro. Claire vedeva tutte le sue fatiche andare in pezzi.

    Sapeva che la situazione di suo padre doveva essere molto seria. Owen era ragionevole; non le avrebbe chiesto di andare se non fosse sicuro che era necessario. Così, senza pensarci neanche un secondo, si organizzò per partire con il primo volo disponibile. Mandò delle email frettolose e telefonò ai professori e ai capi. Chiamò persino l’ufficio di Wolfgang Joop, il grande nome della moda con il quale voleva lavorare, anche se riuscì a parlare solo con una segretaria che sembrava incredibilmente annoiata e gretta. Dopo, fece la valigia e andò all’aeroporto.

    Durante tutto il viaggio, i pensieri tormentati di Claire rimbalzavano dalla sua carriera alla famiglia. Non poté evitare di aver paura che le sue ambizioni e i suoi sogni per il mondo della moda potessero dissolversi. In un solo giorno, tuti gli anni di duro lavoro che aveva fatto per ottenere il successo, stavano andando persi. E se fosse successo qualcosa di terribile a suo padre e lei non potesse tornare a studiare?

    All’improvviso i pensieri si spostarono sulla famiglia. Non era importante quanto lei volesse una carriera nella moda, non importava quanto erano stati belli quei cinque anni lontana a studiare, si sentiva ancora colpevole per essere andata via da casa. Sarebbe dovuta tornare più spesso, pensò. O magari scrivere lettere, o chiamare. E forse non avrebbe dovuto affidare al fratello più piccolo la custodia dei genitori, anche se lui si era offerto di farlo e sembrava assolutamente contento di vivere nella stessa città dove erano cresciuti. Forse era troppo giovane e aveva poca esperienza per gestire i genitori con la demenza senile e altre malattie, e avrebbe dovuto essere lei a prendersi cura di loro. Adesso per la prima volta, si trovava intrappolata tra famiglia e carriera, e cominciava a pensare seriamente di aver fatto le scelte sbagliate. Tutti i suoi progetti per la carriera incominciavano a sembrare insignificanti rispetto al senso di colpa per essere stata via in quel periodo di crisi.

    Dopo un lungo volo denso di confusione sconcertante e paura paralizzante per le sorti di suo padre, Claire prese un taxi fino alla casa di cura, dove Owen la stava aspettando sollevato. Correndo dal fratello, era mentalmente preparata per il peggio.

    Owen la abbracciò stretta. "Bentornata, Claire. Mi sei mancata tantissimo, e sono cambiate molte cose. Mi dispiace doverci riunire in queste circostanze, ma anche così è davvero bello rivederti.

    Owen, che era sempre stato burbero e taciturno, adesso era disponibile e loquace. La fece sentire al sicuro e a casa, anche dovendo affrontare quello shock e quella sofferenza. Mi sembri così diverso fratellino, sorrise Claire.

    Anche tu.

    Quel breve momento di felicità svanì quando andarono a vedere i genitori. Prima, Owen portò Claire a vedere la mamma. I genitori avevano avuto un incidente d’auto circa sei anni prima a causa della demenza senile del padre, prima ancora che fosse diagnosticata e la madre non si era mai ripresa del tutto dai danni fisici e mentali. Era stata in coma durante gli ultimi sette mesi e ora era tenuta in vita dalle macchine.

    Cosa dicono i dottori? chiese Claire molto triste.

    Beh, stanno facendo del loro meglio. Mi hanno parlato a lungo dei progetti che hanno per lei. Ridurranno gradualmente l’intensità delle macchine e vedranno se gli organi rispondono. Potrebbe volerci molto tempo. Ma dicono che se migliorerà anche solo un po’, la vorrebbero portare nella stanza di papà. Pensano che stare insieme farà bene a entrambi. Saranno più felici e forse papà potrebbe ricordare un po’ di più. Ma, naturalmente, se sarà ancora vivo quando lei si sveglierà.

    Claire era profondamente toccata da tutte quelle novità insieme, e tutte quelle incertezze una dopo l’altra. Respirava a fatica e non riuscì a dire niente. Sapeva di non poter fare nulla per aiutare sua madre, ma non smetteva di sperare. Il cuore le doleva a vederla così piccola e fragile.

    Dopo alcuni minuti silenziosi dinnanzi al letto della madre, Owen condusse dolcemente Claire alla stanza del padre, giù vicino all’ingresso. Claire si era aggrappata ai suoi ingenui sentimenti di speranza per tutto il viaggio fino a lì. Ma vide immediatamente che il padre stava persino peggio della madre. Stava persino peggio di quanto Claire avesse immaginato. Era coperto di fili, attaccato a macchinari che emettevano segnali acustici forti almeno quanto il suo ansimare.

    Si avvicinò a lui cercando di mantenere un sorriso.

    Oh no! Non sei la mia infermiera! gridò lui. No, no! Scusa cara, stavo cercando di chiamare l’infermiera! Ho davvero bisogno d’aiuto!

    Papà, no, non sono l’infermiera, sono io. Sono Claire. Tua figlia, disse Claire, con un accenno di supplica nella voce. Cercò di mantenere la calma, pregando che lui d’un tratto la riconoscesse.

    Grazie per essere venuta, cara, ma chi sei?

    Papà, sono io!

    Scusa cara, ma ho proprio bisogno dell’infermiera. Io... e non riuscì più a parlare perché tossiva troppo. Anche se l’avesse riconosciuta, non avrebbe potuto parlarle.

    Era troppo pesante da affrontare, tutto questo. Claire corse fuori dalla stanza con il cuore straziato e lacerato in piccoli pezzi. Owen le corse dietro e alla fine la convinse a calmarsi e andare con lui. Era stato un viaggio lungo, dopo tutto. Dopo essersi lavata il viso nel bagno, uscì dalla casa di cura con suo fratello e accese nervosamente una sigaretta. Clare aveva praticamente smesso di fumare, ma ogni tanto si concedeva una sigaretta quando era particolarmente nervosa o in ansia o eccitata. Si disse che questo era un momento che contava di certo come particolarmente stressante. Persino Owen, che aveva sempre fermamente disapprovato il fumo, non disse niente. Sapeva che lei aveva bisogno di qualcosa per non lasciarsi andare.

    Sai, questo non è un grosso shock per me. La malattia di Papà è peggiorata ogni giorno, disse Owen lentamente.

    Lo so, mormorò Claire.

    Come ti senti adesso? Ferita e bastonata? Io mi sono sentito così ogni giorno per mesi, a vederlo così, peggiorare sempre più, intanto che non c’eri.

    Claire sospirò faticosamente. Da quando aveva iniziato il viaggio di ritorno a casa, aveva avuto paura che Owen avrebbe detto cose del genere, prima o poi. I suoi peggiori rimorsi e sospetti erano venuti a galla. Aveva fatto la cosa sbagliata a stare oltreoceano intanto che la sua famiglia si stava deteriorando. Non era perché i genitori non le stessero a cuore, e certamente non perché non si curasse di loro, ma la sua carriera era altrettanto importante per lei. Inoltre non era una persona molto emotiva, ma un essere umano concreto. Era sempre stata così. Prendersi cura delle persone non era mai stato il suo obiettivo. Ma Owen, che era sempre stato una persona molto più tenera, aveva un dono naturale per prendersi cura delle persone. Ora, Claire si domandava se aveva dato la famiglia per scontata e se si era lasciata trascinare dalla sua ambizione.

    Suo padre non l’aveva riconosciuta, sua figlia. Sapeva che lui era malato e confuso a causa del cuore, ma dovette ammettere a se stessa che dubitava che l’avrebbe riconosciuta anche se non stesse male. Ed era sicura che nemmeno sua madre l’avrebbe riconosciuta. Aveva sostituito i suoi genitori con tutte quelle figure modello a scuola e a lavoro, ma adesso si rendeva conto di quale errore era stato. Tutte quelle persone che erano così importanti nell’industria della moda, grandi professori ed editori di riviste, non si curavano affatto di lei in quel momento. Nessuno di loro poteva aiutare lei o i suoi genitori. Quello era il ruolo della famiglia, se solo si fosse curata di mantenere un collegamento con loro.

    Era persa nei suoi pensieri quando Owen le prese la mano e interruppe quel flusso portandola indietro.

    Claire tornò in sé, cercò di sembrare normale e rispose: È solo che dopo averlo visto così... è così scoraggiante! Sono arrabbiata con me stessa, Owen. Non sono mai stata qui durante quei momenti difficili. Claire scoppiò a piangere.

    Owen non sapeva più cosa dirle. Si piegò sulle ginocchia vicino a lei e pianse sommessamente. Dopo un momento, lei si lasciò tirare su. Una volta che Claire era di nuovo in piedi, Owen la abbracciò stringendola forte contro il suo petto. Per un attimo, si sentì al sicuro. Owen sapeva da sempre che sua sorella era una donna forte e concreta. Vederla in quello stato era doloroso per lui. Tutti quelli intorno a lui si stavano sgretolando. E non sapeva come sostenere Claire, specialmente perché lui provava esattamente gli stessi sentimenti e non li reggeva molto meglio di lei.

    Era un brutto momento per tutti e due, ma lui sapeva di doverla consolare. Si sforzò di ricomporsi e fece del suo meglio.

    Andrà tutto bene! Ce la faremo, come sempre! disse.

    Claire pianse ancora più forte. Sfortunatamente questo fece perdere la pazienza a Owen.

    Andiamo Claire! Per favore! Lo so che è dura, lo è anche per me, ma la risolveremo insieme. Tutti invecchiano e si deteriorano. Succede. Alcuni muoiono di incidente, altri vanno via in modo pacifico e altri devono vedersela con le malattie. Come papà. Ma questo lo sai.

    Claire annuì. Lo sapeva, ma saperlo non la faceva star meglio. Ma Owen, mi sono sembrati così vecchi. Non mi importa quanti anni hanno, fintanto che sono come li ricordavo. Ma sembra che siano invecchiati così in fretta, e io non ero qui per poterlo vedere. Mi sento come se tutti i bei momenti che potevo passare con loro siano svaniti intanto che ero via. E adesso che sono tornata, non so come sentirmi.

    Owen non sapeva cosa dire, così non disse niente. Si limitò a tenerla stretta e lasciarla piangere.

    Alla fine, tra le braccia del fratello Claire cominciò a mormorare tra sé. Tirò su la testa e si asciugò le lacrime. Poi adottò un’espressione seria e con i denti stretti e storcendo la bocca chiese al fratello: E la loro casa?

    Cosa?

    Sei riuscito a venderla?

    Non ancora, ma alla fine ho trovato qualcuno a cui affittarla. Sam vive al piano terra, vicino al cortile. Conosci Sam, vero?

    Sam... il nostro vicino? Il tizio che non è mai andato via dalla casa dei genitori, nemmeno dopo che sono morti?

    Owen rise. Sì è vero. Un paio di mesi fa c’è stato un terribile incendio nella sua casa. Non ho idea di come sia successo, ma ha fatto troppi danni per ricostruire la casa. Così, adesso paga l’affitto a casa nostra. Stava per trasferirsi altrove, perché non aveva altra scelta, ma sai no, da quanto tempo vive nel quartiere. Ha preso al volo la possibilità di restare.

    Claire stava cercando di ricordarsi Sam, ma si ricordava solo un ragazzino, sempre solo, che giocava con una palla e si prendeva cura di un cane randagio. Non aveva molti amici perché non era molto socievole, ma sembrava che non gliene importasse

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