Dear Anastasia
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Anteprima del libro
Dear Anastasia - Federica Guzzo
sostiene
Prologo.
Londra, 16 settembre 2013
La sveglia suonò alle 7.15 diffondendo nella stanza la canzone Castle of Glass. Rufus, il gatto bianco e nero, che stava dormendo sul letto insieme alla padrona aprì un occhio infastidito, ma subito si rimise a dormire facendo le fusa. La ragazza, invece, sbadigliando spense l'apparecchio e riluttante si alzò. Percorse lentamente le scale e il corridoio che conducevano da camera sua alla cucina, continuando a stropicciarsi i grandi occhi nocciola ancora assonnati. Sul tavolo la madre le aveva già preparato una tazza di the fumante e una fetta di pane tostato. La giovane cosparse il pezzo con della marmellata e poi la addentò pensando a ciò che la stava aspettando. Dopo aver fatto colazione, la ragazza andò in bagno per lavarsi i denti, indossò la divisa della nuova scuola e si soffermò davanti allo specchio a guardarsi. Non le dispiaceva l’immagine che vedeva, quello che le dispiaceva era la strana luce grigiastra proveniente dalla finestra che la rischiarava: non era decisamente luminosa come quella a cui era abituata a casa. Casa. Tecnicamente anche ora era a casa, ma non si sentiva a suo agio. Quell’atmosfera nebbiosa che vedeva riflessa nello specchio attraverso la lastra dietro di lei le ricordava l’inverno. Le piaceva l’inverno, ma non così tanto. Sospirò, si pettinò i lunghi capelli castani, prese lo zaino e si incamminò verso l'edificio scolastico. Dopo venti minuti giunse a destinazione. Era il primo giorno di scuola e lei si era appena trasferita lì dall'Italia e non era abituata all'idea di vedere tutte le persone vestite allo stesso modo: i ragazzi con pantaloni grigi, camicia bianca e scarpe marroni gonna per le ragazze con cravattino verde muschio e oro. Di solito non indossava gonne per andare a scuola e, malgrado fosse magra e slanciata, si sentiva a disagio. La campanella suonò e lei si diresse velocemente in segreteria per ritirare alcuni documenti e l'orario delle sue lezioni. Arrivò davanti alla porta dell'aula di arte con dieci minuti di ritardo. Si sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, fece un respiro profondo e bussò.
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La ragazza entrò e si richiuse la porta alle spalle. Una ventina di occhi la squadrarono.
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Anastasia passò tra le schiere di ragazzi ad occhi bassi. Quando raggiunse il suo posto, il ragazzo castano con gli occhi azzurri seduto dietro a Turner le fece l'occhiolino. Lei gli concesse un rapido sguardo gelido e si sedette. Il professore riprese la sua lezione e Anastasia cominciò a prendere appunti sul suo quaderno.
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Lei gli rivolse un sorriso forzato e la conversazione terminò.
Appena la campanella suonò, Anastasia raccolse le sue cose e andò verso la l'uscita: non voleva fare tardi anche all'ora successiva. Matthew, invece, attese che i suoi amici lo raggiungessero.
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Matthew, Edward, Finn e Louis lo salutarono e poi si avviarono all'aula di filosofia. Fortunatamente per il ragazzo biondo, la professoressa Collins era stata fermata in corridoio da una sua collega e arrivò due minuti dopo di lui. Il ragazzo fece per sedersi al suo solito posto in seconda fila, ma notò che era già stato occupato dalla ragazza nuova.
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Anastasia ricambiò il sorriso di quel ragazzo biondo con gli occhi chiari. Essendo il suo primo giorno lì non voleva farsi notare e cercava di stare in disparte, ma con lui nei paraggi si sentiva stranamente rilassata.
All'ora di pranzo, la ragazza si infilò le cuffiette, accese la musica al massimo e si mise a mangiare da sola nella mensa piena di ragazzi che chiacchieravano e ridevano. Nella stanza calò il silenzio quando entrarono cinque ragazzi; uno era molto alto, muscoloso e riccio, un altro era un po' più basso, moro e aveva la pelle ambrata e uno era alto e magro, castano e aveva gli occhi azzurri, Anastasia lo riconobbe: era quello che le aveva fatto l'occhiolino alla prima ora. Insieme a quei tre c'erano anche Matthew e Chris. Li guardò solo per un secondo e poi ritornò a concentrarsi sulla sua insalata, mentre tutti i presenti cominciavano a salutare il gruppetto e a guardarlo. In pochi li ignoravano. I cinque, però, andarono a sistemarsi al loro solito posto, al centro, lanciando, di tanto in tanto, degli sguardi a quella ragazza castana che se ne stava da sola. Le loro occhiate, però, non furono notate dall'interessata, troppo concentrata nei suoi pensieri.
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Gli altri quattro scoppiarono a ridere.
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Quella maschera le conferiva sicurezza. Con quella addosso si sentiva libera di fare quello che più le andava. Con quel trucco e con il suo corpo attirava l’attenzione e questo era ciò che voleva, ciò di cui necessitava per uno dei suoi bisogni primari: l’autostima.
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Kitty lo prese per mano e lo trascinò fuori dall'aula, mentre Louis e gli altri applaudivano e fischiavano.
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Finn scosse la testa e sbuffò.
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I ragazzi annuirono. In quel momento Anastasia passò davanti ai quattro ragazzi e andò in biblioteca.
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Edward alzò gli occhi al cielo e lo raggiunse.
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Ma ormai era troppo tardi perché il ragazzo era già sparito.
Capitolo 1.
La biblioteca era deserta. Anastasia si accomodò al tavolo più lontano dalla porta, tirò fuori il suo block-notes e cominciò a disegnare. Da quando aveva dieci anni, quello era il suo modo di fuggire dalla realtà. Di solito scarabocchiava mentre Nicola, suo fratello maggiore, suonava la chitarra e cantava per lei; ormai da due anni, però, invece di suo fratello, doveva accontentarsi di un vecchio Ipod pieno di graffi. Quando Louis arrivò, si sedette al suo tavolo, di fronte a lei, e cominciò a fissarla. Era concentrata sul suo foglio, intenta a ritrarre un ragazzo sorridente. La ragazza, sentendosi osservata, alzò la testa di scatto e li vide. Due occhi azzurri e luminosi la stavano studiando.
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Anastasia rispose con un gesto della mano e continuò il suo ritratto sperando che lui se ne andasse e la lasciasse da sola immersa nei suoi ricordi. Perché era per questo che si era trasferita lì, in un posto in cui nessuno la conosceva. Non ne poteva più di essere fissata da occhi colmi di finta tristezza e finto interesse. Aveva voluto fuggire. E quella scuola piena di ragazzi snob sembrava il nascondiglio ideale. Lì tutti erano interessati solamente alle loro auto o ai loro capelli, ma quel ragazzo impertinente e sfacciato continuava a guardarla.
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Anastasia alzò gli occhi al cielo.
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Il ragazzo però continuò a fissarla. Lei lo notò.
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Lei gli lanciò l’ennesimo sguardo freddo prima di girarsi e andarsene. Louis la seguì ridendo. Anastasia, infastidita, aumentò il passo. Lui la raggiunse, la prese per un polso e la fece voltare.
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Il sorriso del ragazzo svanì. Non era abituato a ricevere dei rifiuti. Lui era Louis Smith, il ragazzo più ambito della scuola, nonché futuro rappresentante d'istituto. Lui non poteva essere respinto! Quella ragazza aveva decisamente scelto la persona sbagliata a cui dire no. Lui non si sarebbe arreso. I suoi pensieri furono interrotti da Matthew che gli diede una pacca sulla spalla.
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Bugiardo pensò Matthew guardandolo, ma non si azzardò a dirglielo: non voleva che si arrabbiasse con lui. Sapeva come doveva comportarsi per non disturbare le persone, per tenersele strette. Così lasciò stare e si avviò verso la classe seguito dall’altro.
Appena Anastasia entrò nella classe di diritto, due occhi color caramello cominciarono a fissarla. Curiosi, studiavano ogni movimento di quella ragazza solitaria che si accomodò proprio di fianco al loro punto di osservazione.
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Le occhiate curiose che Edward le aveva lanciato fino a quel momento si trasformarono in sguardi ricchi d’invidia e amarezza. Suo padre gli aveva gentilmente concesso
di frequentare il corso avanzato di arte a patto che non interferisse con lo studio del diritto e della filosofia e lui aveva intrapreso quei due corsi per renderlo orgoglioso di lui, aveva passato i suoi pomeriggi a studiare cose noiose per ottenere buoni voti, aveva perfino abbandonato la sua passione per il disegno, limitandosi ai pochi progetti affidati dal professore per casa, per renderlo fiero. Era diventato il migliore in una cosa che non gli piaceva, ma ora una ragazzina rischiava di distruggere il suo castello di carte già fragile. Il ragazzo proprio non riusciva a capire come lei potesse essere così felice di fare del lavoro in più. Si detestava per non riuscire a fare altrettanto...forse, se ci fosse riuscito, suo padre gli avrebbe voluto più bene e avrebbe smesso di elogiare solo sua sorella... Anche per questo, forse, aveva cominciato a fumare: aveva bisogno di qualcosa che fosse solo suo, qualcosa di cui suo padre non sapesse nulla. Qualcosa di sbagliato. Perché lui non era il ragazzo perfetto che suo padre voleva e non sarebbe diventato suo padre come, invece, il genitore desiderava.
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Il ragazzo si accorse di essere rimasto l'unico in classe. Aveva passato tutta la lezione a riflettere sulla sua situazione e non si era accorto che la campanella era suonata e il primo giorno di scuola era finito.
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Edward mise il quaderno e il libro nello zaino e uscì seguito dall'amico.
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Anastasia sospirò, alzò gli occhi al cielo e andò in camera sua. Si distese sul letto e riprese il ritratto da dove l'arrivo di Louis l'aveva interrotta. Finito il disegno, restò a contemplarlo. Un senso di vuoto e di abbandono l’assalì. Perché, in fondo, questo le aveva fatto, l'aveva abbandonata. Non sarebbe più venuto a consolarla ogni volta che stava male. Non l'avrebbe più abbracciata. Non le avrebbe più sorriso. Improvvisamente qualcuno entrò nella stanza. Sua madre.
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La ragazza non rispose, continuò a fissare l'immagine ritratta. Sua madre lo notò.
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Sonia cercò di consolare la figlia. Neanche lei riusciva a credere che fosse accaduta una cosa del genere. Non capiva quale fosse il problema nell'avere un figlio omosessuale. Anche lei era distrutta per la reazione che suo marito aveva avuto alla dichiarazione di Nicola. Le sembrava impossibile che l'avesse addirittura costretto ad andarsene. Lei aveva cercato di farlo ragionare, ma non ci era riuscita. E si sentiva in colpa per questo, soprattutto quando vedeva Anastasia così afflitta per la lontananza del fratello e per la mancanza di lettere e cartoline. In realtà le lettere dall'Australia indirizzate ad Anastasia erano arrivate quando erano ancora in Italia, ma suo marito aveva provveduto a farle sparire prima che la ragazza le vedesse. L'unica lettera che Sonia era riuscita a salvare era gelosamente custodita in un cassetto, ma il prezzo di quella lettera era l'impossibilità di mostrarla a sua figlia. Era un'egoista, lo sapeva, e anche un mostro, ma non sapeva che altro fare. L'unico modo per risolvere quella situazione era lasciare suo marito e far ritornare il figlio, ma lei amava suo marito. Era spezzata in due. Strinse maggiormente Anastasia al suo petto e ripensò a quel ragazzo che mancava a entrambe.
Era in ritardo. Tremendamente in ritardo. Aveva promesso agli altri che quell'anno sarebbe arrivato insieme con loro e invece... Uscì da casa senza fare colazione, salì in macchina e partì in quarta. Quando arrivò, li trovò al solito posto. In cima alla gradinata. Edward stava già fumando la sua prima sigaretta mattutina e Chris stava già baciando la prima ragazza della giornata.
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Matthew mantenne per un po' la faccia imbronciata, ma poi scoppiò a ridere seguito dal ragazzo riccio. Louis era seduto lì, vicino a loro, ma era assente, concentrato in una ricerca quasi impossibile. In mezzo a tutti quegli studenti, infatti, lui voleva trovare due grandi occhi nocciola. Quegli occhi che gli erano rimasti impressi.
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Ma non gli importava chi fosse. Non era la voce che voleva sentire.
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Ma perché non la smetteva? Non capiva che non gli importava di lui in quel momento?
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Louis si voltò, ma era troppo tardi. La ragazza era già entrata.
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<<È presto.>> si lamentò Finn.
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Louis sbuffò e guardò Matthew facendo gli occhioni dolci.
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Louis sapeva che Matthew non gli avrebbe detto di no: non lo faceva mai. E se anche era una cosa sbagliata non poteva fare a meno di usarla a proprio vantaggio in momenti come quello. Il maggiore esultò ed entrò trascinando l’amico per un braccio. Arrivato in classe, la trovò lì. Seduta al posto del giorno precedente intenta a disegnare. Le passò accanto, ma lei lo ignorò. Deluso si accomodò dietro di lei.
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Anastasia ricambiò il sorriso e Louis si perse. Era un sorriso bellissimo. Dolce. Louis pensò che avrebbe potuto passare ore a guardare quella ragazza sorridere.
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In quel momento entrarono in classe Chris, Edward e Finn che teneva per mano una ragazza alta e magra con i capelli biondi e gli occhi marroni. La ragazza bionda diede un bacio a stampo a Finn e poi si sedette in prima fila, vicino a un’altra bionda. Finn e Chris andarono ai loro soliti posti: vicino a Matthew. Edward, dopo aver guardato un momento di troppo e in modo distaccato Anastasia, andò a sedersi di fianco a Louis.
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L’altro sbuffò e cominciò a guardare fuori dalla finestra.
La prima ora di arte passò tranquillamente, ma, durante la seconda, ad Anastasia arrivò un bigliettino ripiegato.
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No!
scrisse a caratteri cubitali per poi restituirlo al mittente: Louis. Nel leggere la sua risposta, il ragazzo ridacchiò e questo non fece che aumentare l’irritazione di lei. Dopo pochi secondi si sentì toccare la spalla.
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Anastasia sbuffò. La stava veramente facendo arrabbiare. Prese il biglietto e lo lanciò nel sottobanco, dove sapeva che non l’avrebbe più cercato. Louis, non vedendo più tornare il biglietto, sospirò. Non riusciva a capire perché quella ragazza si ostinasse tanto!
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Matthew sorrise e scosse la testa.
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Le piaceva quel ragazzo. Era dolce, gentile e…le ricordava suo fratello.
Dopo la lezione di arte, poiché avevano l’ora libera, Louis propose di stare un po’ in giardino.
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Lei guardò per un attimo il ragazzo castano dagli occhi azzurri che stava chiacchierando allegramente con Chris e poi scosse la testa.
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Anastasia restituì il sorriso che il ragazzo le aveva rivolto e poi si rifugiò in biblioteca. Adorava quel posto. Un po’ perché le sembrava un posto tranquillo e poi perché le piaceva l’odore dei libri.
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Quando Anastasia arrivò in classe, c’erano solo tre persone: Matthew, il ragazzo riccio e la sua ragazza.
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Anastasia rispose con un gesto della mano.
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Era stordita. Quella era stata l’accoglienza più calorosa ricevuta fino a quel momento, anche se quella ragazza parlava decisamente tanto…forse un po’ troppo per i suoi gusti.
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Poi arrivò la professoressa e i quattro ragazzi si accomodarono in seconda e terza fila, mentre l’aula intorno a loro si era completamente riempita.
Durante l’ora di pranzo, Anastasia sarebbe voluta restare da sola, ma Sharon si sedette vicino a lei e cominciò a parlarle. Era simpatica in fondo e, in fatto di letteratura inglese, aveva i suoi stessi gusti. Adorava le tragedie di Shakespeare, aveva letto Paradise Lost
di Milton, ma non le era piaciuto e sapeva praticamente a memoria Il ritratto di Dorian Gray
di Oscar Wilde, l’autore preferito di entrambe. Ad un certo punto, però, mentre stavano chiacchierando, la ragazza platinata del giorno precedente si riavvicinò al tavolo dei ragazzi e prese nuovamente per mano Chris trascinandoselo dietro.
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Purtroppo, però, il racconto di Sharon fu interrotto dalla campanella ed entrambe le ragazze si alzarono per andare alla lezione successiva.
Arrivata nell’aula di chimica, Anastasia si accomodò al posto che Chris aveva occupato il giorno precedente, per lasciare al ragazzo il suo
posto. Ma quando la professoressa arrivò, lui non era ancora in classe.
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Chris aprì il libro e si mise stancamente a seguire. Non gli andava di essere ripreso dalla Collins…l’anno prima gli era bastato. Lui aveva cercato di arrivare puntuale, ma Kitty non era ancora soddisfatta e non gli andava l’idea di lasciarla a metà nello sgabuzzino. Se, però, doveva essere sincero si era un po’ stancato di quella ragazza perché, come tutte le altre con cui andava, era un’ oca e voleva solo una cosa da lui, che, invece, desiderava solo una ragazza che lo amasse per com’era veramente. Ma, piuttosto che tornare alla situazione del primo anno, preferiva questa: almeno ora poteva scegliere chi voleva. E mentre Chris ragionava su tutto questo, Anastasia tirò un calcio alla sua sedia. Il ragazzo si girò a guardarla.
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Quella ragazza era strana, ma gli piaceva dopotutto. Si rigirò e riprese a seguire la lezione.
Capitolo 2.
Dopo la scuola, come d’accordo, i cinque amici si trovarono a casa di Matthew. Come al solito, la prima ora la passarono a giocare con la wii, poi si spostarono in veranda a chiacchierare mentre si godevano gli ultimi giorni di quella temperatura così piacevole.
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A Finn non piaceva molto il modo in cui Chris trattava le ragazze. Secondo lui non era giusto. Lui non avrebbe mai tradito Sharon. Lei era stata il suo primo bacio più bello, la prima ragazza a cui aveva detto ti amo
, la sua prima volta. La prima con cui aveva sperato di passare il resto della sua vita. Secondo lui era importante avere nella propria vita una persona da amare. Una persona speciale…una persona da far sentire speciale. Erano ancora giovani, lo sapeva, ma lui in quel rapporto credeva con tutto se stesso. Da quando stavano insieme erano cresciuti e maturati e la prospettiva di avere un vero futuro insieme, una casa e dei figli non era più così lontana come poteva sembrare prima.
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<> chiese Edward.
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Da ormai tre anni la festa che Louis organizzava i primi giorni di scuola coincideva con la prima festa in assoluto che veniva organizzata dagli studenti del loro istituto. Tutti speravano di essere invitati: era il secondo evento più grandioso che il ragazzo faceva; al primo posto c’era la sua festa di compleanno. Un altro avvenimento che tutti aspettavano era la festa di fine anno fatta la sera dell’ultimo giorno di scuola.
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Sharon scoppiò a ridere quando Anastasia imitò le occhiate e il tono di quelli che la indicavano sempre.
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Anastasia dettò il suo numero a Sharon e poi le sorrise. Il quel momento entrò la professoressa di inglese e cominciò a spiegare Defoe.
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Anastasia era appena tornata a casa e aveva incrociato sua madre in cucina intenta a preparare il pane fatto in casa.
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Sonia restò piacevolmente sorpresa per quella richiesta. Non era del tutto convinta che sua figlia sarebbe riuscita a fare amicizia così in fretta.
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Anastasia andò in camera sua e cominciò a fare i compiti. Mentre stava facendo un confronto tra l’arte gotica e quella rinascimentale, le arrivò un messaggio.
Da: numero sconosciuto
A: Anastasia
Hey J hai chiesto ai tuoi per dopo? Comunque ho pensato che, invece di andare in disco, potremmo andare al Pubblic, un locale qui vicino.
Shar
Da: Anastasia
A: Sharon
Ciao! I miei hanno dato l’ok. Va benissimo il Pubblic, a che ora?
Dopo pochi secondi il cellulare vibrò nuovamente.
Da: Sharon
A: Anastasia
Sono da te alle 9. Vestiti casual J
Da: Anastasia
A: Sharon
Perfetto! A dopo J
Anastasia, dopo aver risposto, tornò a concentrarsi sul suo compito di arte con un sorriso. Era bello avere di nuovo una persona che le fosse amica solo perché voleva esserlo e non perché si sentiva in dovere perché le dispiaceva per quello che le era successo.
Quando il campanello suonò, Anastasia salutò i suoi genitori e uscì. Davanti al vialetto di casa sua era parcheggiata un’ Audi A5 nera metallizzata e, appoggiata al cofano, c’era Sharon. Aveva raccolto i lunghi capelli biondi in una treccia laterale e indossava dei jeans chiari aderenti, una giacca in pelle e degli stivaletti neri. Sotto alla giacca si intravedeva una T-shirt bianca. Pur indossando degli abiti casual, sembrava elegante e pronta per andare ad una sfilata; Anastasia provò un po’ di invidia per questo: lei, con la sua T-shirt schiarita, i