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L'Enigma sulla Cattedrale: la maledizione dei sanseverino
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E-book258 pagine3 ore

L'Enigma sulla Cattedrale: la maledizione dei sanseverino

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Info su questo ebook

 Anno del Signore 1545, nel regno di Naplesya (Napoli), ritorna dopo un lungo esilio la Compagnia di Gesù, incaricati dal Papa Paolo III, di portare a compimento i lavori della Cattedrale del Gesù. La Cattedrale sorge sull’antico e maledetto Palazzo dei principi di Sanseverino di Salerno, di cui l’ultimo principe, Roberto, scopre un terribile segreto. Costui abile, conoscitore dell’arte alchemica, e non solo, commissiona al Clan dei Pipernieri, di immortalare il segreto sulle pietre piramidali del bugnato della Cattedrale, sotto forma di simboli- note musicali scritte in aramaico, la lingua parlata da Gesù, uno spartito a cielo aperto denominato: “ L’Enigma Sulla Cattedrale”. Esistono altre parti dello spartito atte a comporre l’enigma, collocate sulle facciate di altri edifici: Palazzo Farnese di Roma e l’ultimo sulla facciata del palazzo Lauro in Nola. Al ritorno, i Gesuiti “esiliati”, vengono accompagnati da uomini di fiducia del Papa… inseguito si scoprirà che essi sono un gruppo di assassini-spagnoli al soldo di Vanto de Angelis, sanguinario senza scrupoli, che ha provveduto ad eliminare i veri uomini inviati dal Papa. La vicenda, tende a intrecciarsi ulteriormente presso i vicoli della misteriosa e antica Naplesya, dall’entrata in scena di una ragazza muta: Bryasa, un’ artista di strada che si guadagna da vivere esibendosi in spettacolari numeri, usando la sabbia colorata, creando mondi pressochè magici e straordinari.
Vanto de Angelis, in seguito diverrà un Inquisitor dell’enigma, scoprirà un vasto universo che orbita intorno alla vicenda, di cui molti ambiscono comprenderne il segreto. Due clan rivali, quello del Turco- i Maestri Pipernieri, contro quello del Topo- la Scuola segreta di Virgilio Mago, si daranno battaglia, intessendo trame segrete , uccisioni e false alleanze. i due clan rivali, comandati rispettivamente da due donne leader: Adriatika per il Cerchio di Virgilio e la Signora per i Pipernieri, spunta una carta del mazzo molto particolare il Conte Oderisio, un genio folle e demoniaco, in contatto con un suo avo dal futuro: Raimondo di Sangro Principe di San Severo. Il Conte Oderisio, recupererà un libro mastro la” Magliabechiana”, elemento indispensabile ma non primario alla risoluzione dell’enigma, stringerà allenza con la setta degli Alumbrado, gli “Illuminati”, che vogliono governare le sorti del mondo, in possesso di una buona parte dell’economia del Vaticano. carte, importanti sono: L’imperatore Carlo v, il quale appoggiando in seguito la causa di Bryasa del mistero, nasconde la sua sete espansionistica. Ignazio di Loyola, con il suo grande potere di persuasione soggioga il Papa Paolo III , alla reintroduzione dei Tribunali dell’ Inquisizione, al fine di screditare la stessa chiesa ed abbracciare la causa del Luteranesimo.
Successivamente, Bryasa l’artista della sabbia, scoprirà di essere legata al Tempio dei Seguaci di Maria in Malta, dove è suggellato il segreto scoperto da Roberto Sanseverino e difeso dai Cavalieri di Gerusalemme.
Le diverse carte in gioco si daranno dura battaglia, fino all’eliminazione totale, lasciandosi ipnotizzare dal fascino dell’Enigma.
LinguaItaliano
Data di uscita4 lug 2018
ISBN9788828350026
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    Anteprima del libro

    L'Enigma sulla Cattedrale - Alfredo Arcone

    MALTA

    Sinossi

    Anno del Signore 1545, nel regno di Naplesya (Napoli), ritorna dopo un lungo esilio la Compagnia di Gesù, incaricati dal Papa Paolo III, di portare a compimento i lavori della Cattedrale del Gesù. La Cattedrale sorge sull’antico e maledetto Palazzo dei principi di Sanseverino di Salerno, di cui l’ultimo principe, Roberto, scopre un terribile segreto. Costui abile, conoscitore dell’arte alchemica, e non solo, commissiona al Clan dei Pipernieri, di immortalare il segreto sulle pietre piramidali del bugnato della Cattedrale, sotto forma di simboli- note musicali scritte in aramaico, la lingua parlata da Gesù, uno spartito a cielo aperto denominato: L’Enigma Sulla Cattedrale. Esistono altre parti dello spartito atte a comporre l’enigma, collocate sulle facciate di altri edifici: Palazzo Farnese di Roma e l’ultimo sulla facciata del palazzo Lauro in Nola. Al ritorno, i Gesuiti esiliati, vengono accompagnati da uomini di fiducia del Papa… inseguito si scoprirà che essi sono un gruppo di assassini-spagnoli al soldo di Vanto de Angelis, sanguinario senza scrupoli, che ha provveduto ad eliminare i veri uomini inviati dal Papa. La vicenda, tende a intrecciarsi ulteriormente presso i vicoli della misteriosa e antica Naplesya, dall’entrata in scena di una ragazza muta: Bryasa, un’ artista di strada che si guadagna da vivere esibendosi in spettacolari numeri, usando la sabbia colorata, creando mondi pressochè magici e straordinari.

    Vanto de Angelis, in seguito diverrà un Inquisitor dell’enigma, scoprirà un vasto universo che orbita intorno alla vicenda, di cui molti ambiscono comprenderne il segreto. Due clan rivali, quello del Turco- i Maestri Pipernieri, contro quello del Topo- la Scuola segreta di Virgilio Mago, si daranno battaglia, intessendo trame segrete , uccisioni e false alleanze.

    Tra i due clan rivali, comandati rispettivamente da due donne leader: Adriatika per il Cerchio di Virgilio e la Signora per i Pipernieri, spunta una carta del mazzo molto particolare il Conte Oderisio, un genio folle e demoniaco, in contatto con un suo avo dal futuro: Raimondo di Sangro Principe di San Severo. Il Conte Oderisio, recupererà un libro mastro la Magliabechiana, elemento indispensabile ma non primario alla risoluzione dell’enigma, stringerà allenza con la setta degli Alumbrado, gli Illuminati, che vogliono governare le sorti del mondo, in possesso di una buona parte dell’economia del Vaticano.

    Altre carte, importanti sono: L’imperatore Carlo v, il quale appoggiando in seguito la causa di Bryasa del mistero, nasconde la sua sete espansionistica. Ignazio di Loyola, con il suo grande potere di persuasione soggioga il Papa Paolo III , alla reintroduzione dei Tribunali dell’ Inquisizione, al fine di screditare la stessa chiesa ed abbracciare la causa del Luteranesimo.

    Successivamente, Bryasa l’artista della sabbia, scoprirà di essere legata al Tempio dei Seguaci di Maria in Malta, dove è suggellato il segreto scoperto da Roberto Sanseverino e difeso dai Cavalieri di Gerusalemme.

    Le diverse carte in gioco si daranno dura battaglia sono all’eliminazione totale, lasciandosi ipnotizzare dal fascino dell’Enigma.

    L’ENIGMA SULLA CATTEDRALE

    LA MALEDIZIONE DEI SANSEVERINO

    Di: ALFREDO ARCONE

    Copertina ottimizzata da: Emilio De Rosa

    Immagine fotografica curata da: Ciro La Rosa

    Prologo

    Naplesya, l’azzurra, l’antica, costruita per volere del vento e del fuoco; per alcuni denominata anche la: Città della Voce!. Il suo straordinario fascino misterioso lo si avverte ovunque: nelle strade, osservando lo splendido mare, ascoltando le vibrazioni che giungono dall’enigmatico sottosuolo, un intricato dedalo di gallerie scavato nella pietra tufaria; una seconda città, dal gusto quasi proibito, una arteria pulsante e vibrante di una sconosciuta energia, scoperta ancor prima di quando avevano luogo, in tutta segretezza gli arcani, culti Egizi.

    Essa appare dormiente, e taciturna, protetta da quella dolce curva di costa naturale, che va a formare il dipinto di quel sognante golfo. In codesto luogo tutto brilla, sotto l’effetto di un malinconico sole. uno dei pochi posti al mondo ove poter abbandonare serenamente le proprie spoglie mortali! E ’con questa poetica frase, che intere generazioni di poeti sono soventi definire questa fantastica terra del sud.

    I LE BUGNE A CRISTALLO DEL GESU'

    Il Canto delle lavandaie, si spandeva generoso e innocente lungo l’intero percorso, della scura facciata a bugne- di- diamante della Cattedrale del Gesù, nell’omonima e lastricata piazza. Il gioco geometrico delle punte di pietra vulcanica, dava la netta sensazione di trovarsi faccia a faccia contro il dorso di un grosso animale mitologico, corazzato, pronto ad affrontare una sanguinosa guerra. Una parte di essa, l’esatta metà, quella che s’avvicinava in direzione dei tre mastodontici portali, uno per ogni navata interna, un grande gioiello di architettura, risultava circondata da imponenti impalcature di legno da cui sporgevano diversi argani abbandonati, s’intravedevano pendere qua e là; sopra le tavole ad angelo, vi erano disseminati diversi attrezzi impolverati, da restauro. Il tutto si svolgeva, sotto lo sguardo attonito dell’ascetico monastero di Santa Chiara, un atavico e sommesso scontro tra bene e male, il sacro gotico che si contrappone al moderno e oscuro barocco.

    In quella fredda mattina del 2 gennaio, vi era un gran fermento nella millenaria piazza, orde di corpi sbucavano da ogni punto percorribile, facendo la fortuna dei venditori, che si erano disposti lungo il margine perimetrale esponendo la variegata mercanzia. Osservando il fenomeno dall’alto, tutto assumeva una forma diversa, al confine con il divertimento, una specie di opera buffa; un corsa ad accaparrarsi un posto, in un ipotetica prima fila ai piedi di quell’esile costruzione celata e avvolta in logori drappi, dalle più disparate tonalità, posizionata quasi nel baricentro di questo luogo.

    L’attenzione dei presenti, venne distolta dal ritmo estenuante, dei tamburi. Apparve una colonna di giovani dai variopinti abiti, di cui in testa, vi era un longilineo banditore apparentemente sui quindici anni, pallido. Goffamente, esibiva una finta-gobba, ripetendo incessantemente la stessa cantilena, a ogni movimento in levare sulle pelli.

    Oggi nell’anno del Signore 1541 … per volere del nostro imperatore Carlo V, sarà finalmente svelata, l’opera realizzata da due grandi maestri scultori! (indicando con l’indice destro la costruzione). Le sorprese continueranno … festeggeremo il ritorno dell’Ordine- della- Compagnia -di Gesù!

    Improvvisamente l’atmosfera di ilarità, si appiattì lasciando posto, a fischi e sberleffi di protesta.

    Non li vogliamo gli esiliati! Bouuu Bouuu! strepitò un coro tra la folla superando largamente la possente voce dello smilzo araldo. L’arrivo inaspettato del servizio di ordine delle guardie a cavallo, spense del tutto l’improvvisata protesta.

    Le calca per un momento si aprì dividendosi in due gruppi su due fronti diversi, per consentire il passaggio ai cavalieri dalle uniformi a scacchi nere e bianche. I cavalli dai lunghi musi corazzati, emettevano dalle umide narici, nuvolette d’aria gelida, mentre il suono dei pesanti zoccoli, lasciò per un momento intravedere lo spettro del difficile periodo contro l’introduzione dell’Inquisizione spagnola, durante il lunghissimo periodo di governo vice regnale di: Pedro de Toledo.

    Le guardie si portarono verso l’ingresso principale dello quadrilatero, poiché da quel punto vi era un’ ottima visuale per poter effettuare le operazioni di ordine e controllo; la voce dello dell’annunciatore divenne lontana e impercettibile è i tamburi confusi rumori tribali che andavano or verso le strade principali per diffondere il lieto evento, che da lì a breve avrebbe avuto luogo.

    Le voci dei mercanti esplosero nuovamente, cercando di attrarre possibili clienti, si unirono a questi anche venditori di corni di corallo-portafortuna, e di amuleti vari, qui la superstizione sembrava trarre le sue origini. Gli sputafuoco, incantavano grandi e piccini con il loro improvvisato spettacolo, poco distanti dalle piccole bancarelle di trippa, preparata con una spruzzata di succulento limone e sale.

    Sopra i bassi gradini di pietra della Cattedrale, una ragazza dalle generose forme, dall’aria decisa e terribilmente malinconica, assemblava la sua scenografia da lavoro; Alcuni supporti in metallo rivestiti da una stoffa di velluto nero, andavano a formare un semi-quadrato che restava posizionato alle sue spalle; aveva sfruttando la rientranza del portale collocando questi a due anelli che sporgevano direttamente dalla scura pietra.

    Davanti a sè il suo strumento, ove rappresentava le sue straordinarie magie... un tavolo basso-ampio, con un luccicante piano-a-specchio. Alcuni curiosi s’avvicinarono con i volti carichi di stupore. L’audace fanciulla, come soddisfatta inspirò profondamente per poi catapultarsi alla sua destra verso un bauletto piccolo e tozzo ricoperto in ogni punto da specchi, estrasse diversi sacchetti soppesandoli dapprima, erano formati da una sostanza apparentemente granulosa e colorata, e sistemandoli sulla sporgenza su cui era collocata il primo del trittico da destra, diede via al suo prodigio.

    Bryasa, esprimeva i suoi mondi interiori con l’arte della sabbia, una sconosciuta forma artistica, ove i movimenti delle mani e braccia sostituivano i pennelli, simili a tante gentili carezze. Raccontando incredibili storie animate. Ogni granello di sabbia sotto le sue dita assumeva forma, spessore, diventando vivo e fluido in continuo movimento; ci si può perdere mirando la sua magia!

    Attraverso la sua espressione, aveva il potere di far rivivere cose, persone e situazioni del tutto impossibili. La sua esperienza era rafforzata da un dolce tappeto sonoro, un anziano suonatore di violino, appartato in un angolo non molto in vista, le forniva le giuste vibrazioni per le sue creazioni.

    A passo con il ritmo, Bryasa, quasi come in una danza senza fine, con sinuosi e graziati movimenti, intesseva il suo racconto. Le bianche e delicate mani, s’incontrarono entrambi sullo specchio leggermente illuminato, quasi incantato, le dita chiuse, formarono un angolo di trenta gradi,molto vicino ad un architrave di una casa; mentre il ritmo crebbe diventando sostenuto, ma non troppo, dal suo pugno destro stretto che si spostava su di una linea obliqua immaginaria e tratteggiata apparvero delle azzurrissime onde marine, che ben presto invasero l’intero campo di rappresentazione. Queste zigzagavano all’unisono con quella sua inusuale e corvina pettinatura alla francese. Un sconcio-artistico, poiché da un lato scendevano lisci e ordinati, riversandosi fino all’altezza del collo, mentre dalla parte opposta, la fila terminava ben presto, secca e decisa, appena accennata, andando delicatamente a poggiarsi sul tenero e piccolo orecchio sinistro.

    Annaspando, non troppo sul tavolo-a-specchio, con le dita impostate ad artiglio di drago, creò una timida pioggerella, presso un antico villaggio di campagna dai colori estivi e caldi. Durò solo brevi ed effimeri momenti, poi il suo pugno disposto in verticale, seguito in stretto contatto dall’altra mano, aperta fino al massimo della sua estensione molto vicino a l’immagine di una stella, cancellò la sognante visione, con enorme decisione, trasformando la pioggia in segni astratti a macchia di leopardo, chiaro contrasto tra bianco e scuro. Con una provvidenziale, carezza articolata fluttuante aprì nel mezzo, una strada, nel deserto, che si protendeva verso l’infinito. Il pubblico non ebbe neanche il tempo improntare il primo applauso, che repentinamente lo scenario mutò; due grandi mani, si tenevano salde in segno di grande amicizia, dalle loro impressionate labbra risuonò un'unica nota stupore: UUUUUU!.

    Benché ella non rivolgesse il minimo sguardo all’attenta platea, risultando, alquanto fredda e concentrata, avvertiva con semplicità dentro di sé quando era il momento opportuno per ammaliarli definitivamente; era solita invitare qualcuno del pubblico, accanto a sé, e magicamente leggendo nei meandri della anima di costui, riusciva materializzare con la sua arte, il sogno più ambito, descrivendolo agli astanti nei minimi particolari, sbalordendo e incantando.

    L’inganno del futuro, il cammino di ciò che era stato, o l’incerto presente, scivolavano tacitamente come il corso della vita, sullo specchio di Bryasa.

    Il suono confuso e stizzito delle campane del monastero di Santa Chiara, annunciava: il momento tanto agognato. Quattro cavalieri, avevano afferrato dei grossi tiranti che provenivano dalla misteriosa costruzione, due unità distribuite a levante e a ponente di questa, attendevano con aria austera, il segnale che avrebbe dato il via a procedere, un pennacchio di fumo bianco proveniente dal comignolo dello stesso gotico- Monastero.

    Il forte vociferare della gente, unito agli sconquassati colpi di una sgangherata grancassa, interruppe, il prodigioso spettacolo dell’artista della sabbia. Il suonatore di violino che la supportava, infastidito, ripose l’antico strumento nella propria custodia, cercando di recuperare qualche sonante ducato, dalle file che erano ormai serrate e volgevano verso il centro della piazza. La ragazza dal sontuoso abito nero di velluto, ripulì in una sola mossa, il suo campo scenico, una sottile polvere iridescente, s’addensò sul nudo piperno. Delusa, chiamò con un cenno, l’affaccendato e avido musicista, dal corto mantello rattoppato, ma egli non la scorse neppure, continuava a ringraziare mostrando un tintinnante bicchiere in terracotta atto alla raccolta del danaro.

    Il tendone, volò via al segnale convenuto, scagliandosi con vigore sulla folla, i cavalli s’impennarono per lo spavento, in tutta la loro splendente, bellezza selvaggia. Occorse un po’ di tempo per riportarli alla dovuta calma, una zona dello Jesus, in breve tempo si era provvidenzialmente sfollata. Grida di acclamazione si levarono nell’aria, seguite da un lungo e solenno applausi … un immenso obelisco di puro marmo a struttura piramidale alto quaranta metri, svettava nel turchese lembo di cielo. La marmorea opera era stata ispirata alle innumerevoli macchine da festa, presenti in quel periodo, realizzata con i proventi di una raccolta popolare, ad opera di un noto predicatore: Francesco Pepe.

    La comparsa degli esiliati, innescò un enorme dissapore tra la grande massa intervenuta ai festeggiamenti … alcuni ardimentosi, dopo che ebbero circondato la carrozza su cui erano incise le dorate effigie papali, s’apprestavano nel rovesciarla, esercitando una notevole pressione su di un lato. Il severo cocchiere, scivolò dal suo posto di guida, urtando pesantemente in terra, sul lucido lastricato, mentre qualcuno furtivamente slegò i cavalli, in modo da creare puro caos. Le grida dei religiosi, provenienti dal piccolo abitacolo invitavano alla calma. Poco dopo, sfidando il pericolo sgattaiolò fuori dalla piccola porticina, un uomo da una tonaca grigia dal volto scarno e barbuto.

    Pace! Sono fratello Tristan … vi prego: non rovinate questo giorno di letizia solo perché qualcuno, con la sua lingua arroventata di cattiveria, ci vuole, come fautori, dei neri misteri dei Sanseverino! Insieme ai miei fratelli desideriamo ultimare questo gioiello di Cattedrale, e restare al fianco di chiunque necessiti della nostra opera misericordiosa!.

    E’ tutto falso, il palazzo dei Sanseverino, su cui state edificando questo monumento diabolico, è maledetto! Si è maledetto!(la folla era in subbuglio) Volete in qualche modo proteggere , occultando l’oscura magia di quella corporazione del demonio! Ricacciamoli da dove sono venuti! ammise un uomo corpulento armato di un forcone, rivolgendosi alla calca inferocita.

    Di scatto, l’arrugginito forcone volò via dalle mani dell’uomo, con infinita precisione andò a conficcarsi sul collo-piede del sobillatore, una miriade di scintille si sprigionarono quando le punte laterali dell’utensile sfregarono contro la dura pietra.

    L’uomo, si piegò su sè stesso, urlando in modo disumano, cercando di comprendere, da dove fosse stato sferrato quell’improvviso colpo. Da tergo di questi, fece capolino un uomo, abbigliato da una strana divisa dal colore rosso porpora, calzava costosi stivali di pelle e argento puro, su cui vi erano cesellate scene di guerra. L’uomo dall’aria schiva e assassina, sollevò il robusto braccio in direzione dell’obelisco, aveva dipinto sul volto un cinico sorriso; ben presto dalle spalle dell’intarsiata base di essa spuntarono altre quattro braccia, in risposta di quel gesto.

    Avete impiegato troppo tempo fratello, esclamò il Gesuita, rivolgendosi allo straniero!

    Fratello Tristan … mi sconvolge la vostra mancanza di fiducia! Da quando siete partiti, siamo stati sempre con voi! Ad ogni modo: Vanto De Angelis … a servirla! pronunciò il giovane, in un marcato accento basco.

    La gente, temendo un altro probabile attacco, dagli uomini della scorta, provvide ad allontanarsi, maledicendo sottovoce, il nome dei Sanseverino. Sopraggiunsero, anche le guardie preposte al servizio d’ordine, da un lungo e sottile varco tra la folla.

    La carrozza, venne spinta da alcuni volontari, verso l’angolo ovest della piazza, poiché costituiva intralcio in quell’oceano di corpi.

    Gli uomini dalla tonaca grigia, trovarono l’ingresso principale dello Jesus, occupato da una giovinetta, dal viso leggermente paffuto, delicatamente femminile, che armeggiava con delle colorate boccette in vetro.

    Spostati da qui, megera! Davanti alla casa del Signore è inaudito, vendere questa malefica mercanzia! Santa ignoranza … solo stupide superstizioni è null’altro in questa città! ammise in tono acceso fratello Tristan rivolgendosi a Bryasa, che imperscrutabile, continuava a riporre gli attrezzi della sua arte, assente e lontana, come se non fosse per nulla umana. Le labbra della fanciulla restarono completamente serrate, nonostante i due inviti del religioso come cominciava a seccarsi del passivo atteggiamento di questa.

    Lasciatela, stare! Non sta commettendo nulla di male! E’ una speciale-artista! Non può rispondervi, poiché è priva dell’udito e della favella! Venne adottata da una brava donna, una lavandaia che abita queste parti! argomentò il vecchio violinista, frapponendosi tra i due.

    Lì verso la sommità guardate, dietro al manto della Madonna … è mostruoso! fece osservare una donna del popolo.

    E’ la falce della morte, pronta ad abbattersi sulle nostre teste!

    E’ segno di grande sventura! E’ solo a causa di questi frati, se sta avvenendo tutto ciò! Mettetevi in salvo! comandò la voce striminzita di un vecchio folle, che rideva e si schiaffeggiava da sé.

    Le campane vibrarono con ancor più fragore, l’orologio astronomico di Santa Chiara puntava sulle ore dodici. Alcuni carretti vennero sbalzati via e la merce sparsa ovunque, dalla foga del popolo, che cercava possibile via di fuga, a quel chiaro e preciso messaggio di morte. Una strana ombra blasfema si era contrapposta all’azzurra scultura dell’Immacolata, in un gioco di luce e ombre. Un gruppo isolato composto da per lo più da giovani studenti, cercando di osservare il fenomeno da un'altra angolazione, non notarono alcunché, di ciò che la stragrande maggioranza asseriva vedere. Seppure, essi tentarono con una accanita opera di dissuasione di massa, di dimostrare il contrario, poiché, secondo il loro metro di giudizio riguardava, solo una questione di angolazione è null’altro … la gente imperterrita gridava a: sventura e morte.

    Due massicce impalcature si distaccarono dalla parete a bugne a cristallo, precipitando sulla folla impazzita, trascinandosi con sé una gran quantità di utensili abbastanza pesanti e appuntiti.

    In molti giacevano al di sotto, di quella ferraglia. Le grida attirarono le vicine Clarisse, essendo sottoposte alla semplice regola, promulgata da Santa Chiara, le voleva libere dal regime della clausura. Si precipitarono senza indugio nell’offrire la loro opera di soccorso, in quel sacrilego loco.

    Sulle scale del sagrato, apparve Vanto De Angelis, con i suoi feroci uomini. Stringeva nella mano destra la teca atta a contenere il grosso e scuro chiavistello, affidato dal Papa in persona; egli aveva il dovere di consegnarlo al termine della missione al capo della Compagnia Dello Jesus.

    Vanto, osservò il volto seccato di frate Tristan, è realizzò che la fonte del problema resiedeva in quel vecchio rottame che cercava di occultare la strana ragazza, di cui riusciva solo a scorgere le gentili iridi di un nero intenso.

    Cosa succede, padre Tristan? Perché indugiate a raggiungere il portale? Ho da consegnarvi l’ultimo compito, è assicurarmi che la strada sia libera, sgombera da imprevisti o minacce, per poi riprendere i gradini del ritorno. argomentò Vanto, spingendo la sua pronunciata fronte in atto provocatorio, contro quella dell’anziano musico sdentato, che ondeggiò sotto la spinta dello spagnolo.

    Stavo appunto consigliando a questa specie di fattucchiera di darsi una mossa, con i suoi intrugli medicamentosi e di lasciare immediatamente questo portale!

    "Messere, non è una fattucchiera! E’ una vera artista,

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