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Come Orme sul Mare
Come Orme sul Mare
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E-book350 pagine5 ore

Come Orme sul Mare

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Info su questo ebook

Quanto sarebbe noiosa e insulsa la vita se non si cercasse di affrontare a proprio modo il dolore, l'ingiustizia e il degrado? Maddy, la protagonista di questa storia, non si pone questa domanda, ma agisce giorno per giorno tentando di dare significato alla sua esistenza. Provarci sempre, forse questo è il suo imperativo che la condurrà sempre un po' più avanti nella sua ricerca.
LinguaItaliano
Data di uscita20 set 2018
ISBN9788827844595
Come Orme sul Mare

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    Anteprima del libro

    Come Orme sul Mare - Roberta Maria Amelia Ferrari

    633/1941.

    CAPITOLO I

    Sam Burton odiava vedere il vecchio bancone del suo locale sporco e macchiato. Con sguardo cupo, ordinò con un cenno a Maddy di asciugare quelle insopportabili tracce.

    L'uomo, con il trascorrere degli anni, ormai ne aveva compiuti settanta, aveva accresciuto a dismisura il suo astio per la vita e per le persone che lo circondavano. Dall'alto dei suoi due metri d'altezza, era convinto che se l'umanità intera, compreso lui stesso, fosse saltata in aria, sarebbe stato  felice. E sarebbe stata la prima volta.

    La sua attenzione fu attirata dalla voce allegra di Maddy che con energia tentava di ridare dignità al bancone.

    Devi sempre cantare quando lavori?, grugnì infastidito come ogni mattina.

    Maddy lo guardò e senza smettere di cantare e pulire, gli sorrise.

    Al diavolo!, sbottò Sam, Con te non se ne viene mai fuori. Uno di questi giorni  ti caccerò via.

    Era una vita che glielo diceva, da quando l'aveva accolta in casa sua ventidue anni prima dopo che i suoi genitori erano stati uccisi. Non era niente per lei, ma aveva fatto una promessa al padre morente e per Sam Burton la sua parola valeva più della sua stessa vita.

    Dopo quasi due anni sul mare australiano, stava tornando a casa. I vicoli bui intorno al porto di Belfast crepitavano sotto i suoi pesanti passi e improvvisamente tutto si compì in pochi istanti, quelli che gli cambiarono la vita per sempre.

    Verso di lui avanzavano un uomo e una donna che teneva fra le braccia qualcosa che ogni tanto emetteva dei vagiti, probabilmente un bambino, aveva immaginato Sam. Appena li ebbe incrociati, senza nemmeno guardarli, sentì alle sue spalle dei lamenti e subito due tonfi sordi. Istintivamente si voltò e alla flebile luce di un lampione vide la coppia riversa per terra. Corse da loro, si guardò intorno, ma non c'era nessuno.

    Sentiva che la cosa migliore era andarsene perché ormai quei due non avevano più speranze, ma poi l'uomo lo chiamò per nome.

    Capitano Sam Burton...

    Chi sei?, chiese bruscamente mentre s'inginocchiava accanto a lui.

    Billy Dawson, ho lavorato per alcuni anni sulla sua nave, la Croce del Sud, l'uomo respirava a fatica e le sue parole bisbigliate venivano interrotte da continui rantoli.

    Sì mi ricordo, eri in gamba, ma poi sei sparito, Sam rivedeva un giovane forte e allegro, forse uno dei pochi marinai che gli piacevano davvero, ma poi era finito anche quello.

    Mia moglie è morta e io lo sarò fra un po', ma qui c'è nostra figlia Maddy... gli disse indicandogli il fagottino che la donna aveva protetto con il suo corpo, è una brava bambina, ha solo tre mesi di vita, non abbandonatela .

    La porterò alla polizia e si prenderanno cura di lei , lo rassicurò il capitano.

    No ! Lei è una brava persona...la prenda lei, per favore non la lasci  sola .

    Sam accolse fra le sue forti braccia la neonata che dormiva placidamente e senza poterla fermare, una voce parlò al posto suo, Va bene, la terrò io .

    Me lo prometta!, lo scongiurò il moribondo.

    Hai la mia parola, marinaio.

    Billy Dawson gli mormorò le sue ultime parole, Per favore... prenda la catenina che mia moglie ha al collo e la dia nostra figlia... Dio vi benedica entrambi .

    Non gli fu difficile far passare quella bambina per sua, probabilmente i due appartenevano a qualche gruppo paramilitare cattolico e vivendo in clandestinità non avevano denunciato la nascita della figlia. Con poche sterline si era procurato documenti falsi che ne attestavano la paternità e a tutti disse che la madre era una giovane australiana che purtroppo era morta subito dopo il parto. A Maddy, una volta cresciuta, ripeté la stessa storia mostrandole le fotografie di una giovane donna sorridente e felice.

    Tua madre Madeleine ed io dopo la tua nascita avevamo deciso di tornare qui a Belfast, ma purtroppo non ha avuto nemmeno il tempo di vederti.

    Del resto non le aveva mentito, lui quella ragazza l'aveva amata davvero, l'unica della sua vita, ma Sally ( questo era il suo vero nome) era già sposata e non avrebbe mai lasciato il marito.

    Sam aveva fatto di tutto per convincerla, ma non c'era stato nulla da fare e così dopo quasi due anni d’inutili tentativi aveva fatto ritorno in Irlanda giurando a se stesso che mai e poi mai il suo cuore sarebbe stato di un'altra e invece aveva trovato una neonata sola al mondo esattamente come lui.

    Sam Burton cacciò dalla mente quei ricordi e si rivolse alla ragazza:

    Vado a fare un giro, qui si soffoca.

    Va bene papà gli rispose dalla cucina.

    Il vecchio se ne andò sbattendo la porta del New Destiny, non sopportava che lo credesse suo padre.

    Maddy finì di lavare e asciugare le stoviglie, poi iniziò a preparare il pranzo e ad apparecchiare i diversi tavoli del pub che di lì a poche ore si sarebbero riempiti di marinai e scaricatori del porto.

    Aveva smesso di cantare, in fondo non le piaceva nemmeno, ma quando c'era Sam doveva farlo perché le sembrava l'unico modo per colmare la distanza fra loro. In sua presenza cercava di mostrarsi allegra mentre avrebbe voluto fermarsi e parlare un po' con lui. Era una persona strana e le sembrava ancora più singolare essere sua figlia.

    Eppure, anche se la teneva a distanza, gli voleva bene e senza il vecchio padre si sarebbe sentita persa. Lo ricordava fin da piccola, sempre presente. Quel gigante era la sua sicurezza, il suo mondo che mai avrebbe abbandonato.

    Mancava mezz' ora a mezzogiorno quando la porta del New Destiny si spalancò facendola sobbalzare.

    Maddy ! Meno male che ci sei! Dorothy l'amica più pettegola ma anche la più generosa la chiamò con voce eccitata.

    Che ci fai qui a quest'ora ?

    Ho chiuso il negozio in anticipo perché ho una notizia sensazionale... non puoi nemmeno immaginare! Il viso giovane e rubicondo dell'amica era paonazzo, sembrava sul punto di scoppiare.

    Allora parla la esortò rassegnata al solito pettegolezzo.

    " Ronan O'Shea è tornato , me l'ha appena detto una sua vicina di casa che è venuta a comprare un vestito per la figlia che deve andare...ma questo te lo racconterò un'altra volta-

    - E allora ?- Replicò mostrandosi indifferente.

    - Come allora... dopo sei anni di assenza, eravamo così amici- solo Maddy riusciva a smontarla.

    - L’hai detto, eravamo amici, sono cambiate molte cose. Ad ogni modo se verrà qua, sarò lieta di offrirgli una buona birra-.

    - Sarò lieta -, la scimmiottò, - che modo di parlare. Potremmo ritrovarci tutti e... -

    - Tutti?!-  La interruppe bruscamente.

    - Va bene, manca Timmy, però noi siamo ancora qui -

    - Vedremo -, disse laconicamente mentre continuava ad allineare i bicchieri sulle mensole.

    - Beh, io vado, passi da me più tardi? Potresti aiutarmi a scegliere la collezione di abiti per l'autunno- Dorothy conosceva bene l'amica e capì che era meglio cambiare discorso.

    - Verrò senz'altro, ciao a più tardi-.

    Alle quattro del pomeriggio Maddy fu libera di uscire, ma invece di andare da Dorothy, prese la vecchia automobile di Sam e guidò velocemente fino alla spiaggia, alla sua, quella più lontana dalla città. Si distese al sole estivo, ma dopo poco si alzò di scatto come colpita da un pensiero insolito. No, non era giornata di riposo, aveva bisogno di camminare con le gambe immerse nelle onde del mare, una delle sensazioni che amava di più.

    In quel tardo pomeriggio un ricordo fattosi sogno tornava. Con tutto il coraggio che possedeva, provò a rivederlo, lì a pochi passi. Ronan avanzava verso di lei e per una volta, la prima forse dopo sei anni, non serrò gli occhi.

    L'incedere sicuro anche sulla sabbia era una caratteristica che gli aveva sempre ammirato, forse invidiato. Lo conosceva da una vita e nonostante sette anni li separassero, loro due erano sempre stati amici, no, non amicizia, si conoscevano e basta; solo verso la fine...o era stata un’infantile illusione?

    Non era molto alto, piuttosto massiccio con la muscolatura perfettamente sviluppata grazie al nuoto, il suo sport preferito. Maddy osservò i suoi capelli chiari e lisci portati da sempre un po' lunghi. Quando finalmente le fu di fronte, ritrovò i suoi grandi occhi blu instancabilmente in movimento quasi temessero di perdersi qualcosa di assolutamente importante, ma per quasi tutti era solo impazienza. Eppure nessuno avrebbe mai potuto rinunciare a lui perché la sua allegria era inesauribile come la sua fantasia nel proporre un qualche divertimento per la compagnia che non disponeva di grandi mezzi.

    Già, il famoso gruppo di amici...Ronan il più grande e Timmy suo fratello di sedici anni, poi Dorothy, Steve , Mary e lei. Ai tempi erano molto affiatati, mai una storia, solo amici. Tuttavia i primi segnali li aveva colti la più bella e perspicace del gruppo.

    Mary aveva incontrato per caso Dorothy al centro commerciale e con il suo perfetto viso da fotomodella le aveva buttato la frase,  "Sta cambiando qualcosa, non l'hai notato anche tu?-

    - E cioè ?-

    - Ronan e Maddy, ma forse nessuno dei due se ne rende conto-

    - Sarebbe davvero una grossa notizia-, aveva detto l'altra assaporando in anticipo il momento di quella rivelazione che subito si affrettò a riferire a Maddy.

    Quelle parole infatti bastarono a farla sognare. Lui le era sempre piaciuto anche perché le ricordava il suo attore preferito, ma mai avrebbe osato sperare di più; era consapevole di non essere la più bella: come competere con una come Mary ?

    Nei mesi che seguirono, non accadde nulla, eppure Ronan e Maddy si frequentavano sempre di più anche al di fuori della compagnia. Li si poteva incontrare nei negozi di musica, sulla spiaggia, per strada, al New Destiny ovunque ma insieme.

    Lei sentiva stringersi lo stomaco ogni volta che le sorrideva con tutti i suoi denti meravigliosamente bianchi. Sapeva che a un suo cenno sarebbe caduta ai suoi piedi, ma ne era spaventata e forse questo lui l'aveva capito.

    C'era ancora qualcosa che stava cambiando, ma di quello si accorsero tutti troppo tardi.

    Ronan le parlò di Timmy che aveva incominciato a fare strani discorsi sulla politica dell'Ulster.

    - Dice che vuole impegnarsi più a fondo per noi cattolici. Non vorrei che il suo idealismo lo portasse a fare delle stupidaggini come nostro padre. Capisco fin troppo bene il suo stato d'animo, ma è ancora troppo pericoloso occuparsi di politica. Desidero per lui una vita normale-.

    -Hai provato a farlo ragionare?- Gli aveva domandato preoccupata.

    -Lo sai, è testardo e non ascolta nessuno. Gli ho detto che non possiamo rovinarci la vita, mia madre ne morirebbe. Le ho promesso sulla tomba di mio padre che mi sarei tenuto lontano dalla lotta nonostante il desiderio di giustizia e che avrei sempre protetto Timmy-.

    - Ha solo sedici anni, cosa vuoi che possa fare; ad ogni modo sarà meglio non perderlo mai di vista. Possiamo parlarne anche con gli altri-, gli aveva suggerito alla fine.

    - Sì, faremo così. Grazie Maddy- e nel dirle ciò le stringevano la mano scatenandole un terremoto interno.

    Per alcuni mesi Timmy non fu mai lasciato solo e molto spesso era pedinato dagli amici della compagnia che però non notarono nulla di sospetto.

    Una mattina Ronan aveva risposto al telefono:- Sono la segretaria della scuola di Timmy O'Shea. La sua insegnante di matematica lo aspettava per un'interrogazione importante, ma suo fratello non si è visto. E' forse ammalato?-

    Era rimasto senza fiato perché mentre la donna parlava, si era ricordato che per quel giorno nella lunga e squallida Falls Road si sarebbe tenuta una manifestazione in ricordo di Bobby Sands un militante dell' Ira morto in carcere durante uno sciopero della fame.

    Dopo aver interrotto bruscamente la telefonata, Ronan si era precipitato da Maddy.

    -Devi venire con me. Puoi prestarmi l'auto di tuo padre?-

    -Cosa succede?- Gli aveva chiesto mentre gli porgeva le chiavi e lo seguiva fuori dal pub.

    Le aveva spiegato il suo forte sospetto durante il tragitto dal porto al luogo della manifestazione.

    Se Timmy è lì, devo trovarlo e trascinarlo via a costo di legarlo! Aveva esclamato pieno di rabbia.

    Era la prima volta che lo vedeva arrabbiato, ma le era sembrato che quella furia fosse rivolta più a se stesso.

    Il corteo aveva ormai raggiunto il cimitero dov'era sepolto Bobby Sands. Alcuni membri dell’Ira, che indossavano la tuta mimetica e il passamontagna, si preparavano a sparare una carica a salve con i loro fucili. I due giovani nel frattempo cercavano invano Timmy che veniva coperto alla loro vista da una lapide posta sulla cima di una collinetta. Ronan e Maddy si erano ritrovati insieme di fronte al ragazzo che li aveva fissati stupito e quella era stata l'ultima espressione dell’efebico viso di Timmy O'Shea. Una bomba, due, tre erano state lanciate fra la folla inerme e il giovane era stato il primo a cadere raggiunto alla testa dall'ala di un angelo di marmo colpito in pieno dall'esplosione. Maddy aveva udito urlare il nome del ragazzino, poi una fitta nebbia le aveva impedito di vedere e dopo che questa si fu dissolta, lo spettacolo le aveva raggelato il sangue.

    Ronan teneva fra le braccia il fratello ormai morto che pure sembrava dormire perché il suo corpo fiduciosamente abbandonato non presentava ferite. Lui l'aveva guardata implorante un qualche miracolo mentre lei avrebbe voluto fuggire da quella carneficina che per un istante le era sembrata familiare. Infine si era fatta coraggio ed era rimasta al suo fianco per tutto il tempo possibile.

    La sera suo padre per la prima volta l'aveva abbracciata forte e poi le aveva intimato:-Non immischiarti più in queste faccende!-.

    Il penoso funerale le sembrava non dovesse mai finire, a tratti sbirciava il volto di Ronan contratto fino allo spasmo. Sentiva che il suo senso di colpa per non aver salvato il fratello era immenso e devastante, ma ancora una volta non riusciva a trovare le parole giuste per aiutarlo. Era stato lui invece a parlare per tutta la sera fino a notte fonda.

    Soli, nel pub ormai chiuso, i loro volti illuminati da un paio di candele che li avranno invecchiati di chissà quanti secoli. Maddy aveva fra le sue mani quelle di Ronan, lui parlava e lei ascoltava disperata e impotente.

    Due giorni dopo era venuta la madre, almeno ciò che era rimasto di quella donna bella e piena di energie, e le aveva comunicato la partenza dell'unico figlio rimastole:- Ho perso tutto, ho lottato invano contro questo maledetto destino. Però lo capisco, allontanandosi forse riuscirà a convivere con il suo senso di colpa. E' colpa mia, ho preteso troppo da lui-.

    Quell'improvviso distacco nonostante il dolore, le aveva portato un po' di sollievo, ma in fondo era durato poco anche quello. La fuga dell'amico l'aveva svuotata, se n'era andato senza nemmeno salutarla e con il trascorrere dei giorni la sua vita si sfocava, perdeva senso. Lo sognava tutte le notti mentre di giorno sperava di rivederlo nel suo pub, sulla spiaggia, ma inutilmente. Ronan si era imbarcato sulla prima nave per affogare la sua disperazione e l'aveva lasciata sola dimostrandole di non contare nulla per lui.

    Maddy tornò a fissare il mare ormai colorato di tramonto e le sue tonalità di rosso le parvero particolarmente forti e decise, il contrario del suo carattere.

    Si odiava per le stupidaggini commesse, proprio perché anche allora era stata cosciente e consapevole delle sue azioni, l’impressione di essersi volontariamente gettata nella fogna con la precisa intenzione di annientarsi per dimenticare che un futuro poteva ancora venire se l’avesse voluto.

    La morte assurda di Timmy e la fuga di Ronan avevano acceso la miccia di un’esplosione interna che a catena aveva dissolto la spensieratezza, l’ingenuità e per ultima la speranza. Non cercava la morte perché ne aveva paura, ma la totale cancellazione di sé che l’avrebbe ricompensata con una calda e sicura insensibilità.

    Invece era andato tutto storto e per sé era rimasto solo il disprezzo.

    Ora però con Ronan tornava una parte inutilmente seppellita e all’emozione di rivederlo si univa la vergogna del fallimento.

    -Perché mi preoccupo? E’ tornato per sua madre, per dirle addio poiché le resta poco da vivere. Forse ci incontreremo con il resto della compagnia e scopriremo di essere delle persone che in un’altra vita erano amici. Deve essere cambiato anche lui, non solo io-.

    Con questo pensiero si sentì meglio, quasi pronta a rivederlo.

    CAPITOLO II

    Mentre parcheggiava l'automobile nel cortile dietro il pub, suo padre la raggiunse imbufalito.

    - Non hai visto che ora è? Il locale è già pieno e siamo solo in due a servire ai tavoli. E poi sbrigati che la tua vecchia compagnia ti sta aspettando-, le buttò lì alla fine.

    Maddy si augurò di riuscire a controllarsi. Entrò in cucina, si lavò le mani , infilò il grembiule, esaminò la punta della matita con cui scriveva le ordinazioni, spillò il piccolo block notes fino a trovare una pagina nuova e con passo incerto raggiunse il tavolo dove c'erano tutti, tranne Timmy.

    Dorothy fu la prima ad alzarsi:- Hai visto Maddy che bella sorpresa! Te li ho portati tutti qui, come ai bei tempi-

    - Sono felice di rivedervi- si precipitò a dire e poi- Avete già ordinato?- I suoi occhi si erano fissati sul volto dell’amica che non sembrava capire il suo imbarazzo.

    - Io ordinerei il solito, te lo ricordi?- La voce sempre allegra di Ronan la fece sobbalzare e finalmente si permise di guardarlo: era ancora più bello di come lo ricordava.

    - Birra e frutti di mare, non ci vuole molto, sono l’unica cosa che serviamo di sera- Accidenti a lei e al suo fiato corto!- E per voi lo stesso, non è vero?- Si rivolse agli altri che annuirono.

    Dopo cinque minuti tornò al tavolo con le birre e subito dopo i piatti ricolmi di freschi crostacei.

    Per ultimo servì Steve che dopo averle gettato uno sguardo, le mise una mano sul braccio. Istintivamente Maddy lo ritrasse come se si fosse scottata e filò via senza dire nulla.

    Mentre i suoi vecchi amici mangiavano, la ragazza fece accomodare tre nuovi ospiti a un tavolo, Tenente Smith, ha portato nuovi amici ,lo accolse gentilmente

    - Li ho convinti a venire a gustare un’ottima cena- le rispose il tenente, un uomo di circa cinquant’anni da trenta nell’esercito inglese, - Lo sai che mia figlia si è finalmente decisa?-

    - Questa è un’ottima notizia. Dunque?-

    - Ha dichiarato che l’università è la sua strada, economia perché vuole diventare ricca-

    - Se questo è il suo desiderio... -replicò la giovane.

    - Due anni per decidere, speriamo sia la volta buona. E tu invece, rimarrai chiusa qui dentro per tutta la vita?- Smith la considerava un po’ sua figlia e tentava sempre di farla evadere da quell’atmosfera troppo soffocante per un’intelligenza pronta come la sua.

    Gli occhi luminosi della ragazza sorrisero a quell’uomo educato e gentile il cui aspetto curato ed elegante le ricordava gli ufficiali colonizzatori di mezzo mondo, ma rimaneva comunque un rappresentante dell’imperialismo inglese e restava sempre un invasore. Tuttavia era una persona sensibile che riservava per lei un’attenzione paterna ed era proprio in quei momenti che dimenticava la sua divisa.

    - Dove vuole che vada, tenente. Pensa che potrei lasciare mio padre?-

    - Certo che no, però sono sicuro che anche lui la penserebbe come me. Devi costruirti il tuo futuro e l’università sarebbe l’ideale. Chiederò a mia figlia di procurarti la documentazione per iscriverti. Quale facoltà ti piacerebbe?-

    - Legge- si affrettò a rispondere Maddy perché se si fosse rifiutata di quell'offerta, l'uomo avrebbe riattaccato con il solito predicozzo.

    Il militare rise soddisfatto facendo sollevare i baffetti che curava con attenzione:- Dalla tua risposta devo concludere che non è la prima volta che ci pensi. Bene, riferirò a mia figlia e... un’ultima cosa poi ti lascio al tuo lavoro. Mi sai dire perché quel tizio a capotavola ti lancia sguardi ostili?-.

    Intuì subito che si riferiva a Steve e alzò leggermente le spalle:- E’ una mia vecchia conoscenza, è fatto così-.

    - Sì, ma stai attenta per favore- replicò Smith piuttosto preoccupato.

    - Stia tranquillo e si goda la cena. Torno subito con la birra-.

    La ragazza si attardò in cucina. Aveva la sensazione che il destino stesse posizionando le sue pedine per investirla nuovamente e scombussolarle il fragile equilibrio così faticosamente puntellato.

    - Che ci fai qui?- L’apostrofò  Sam  con la sua solita rudezza- Non dirmi che sei già stanca. Se finisci di servire i tuoi tavoli, dopo sarai libera di stare con i tuoi amici. Cos’è, non ti va più di stare con loro?-

    La sua franchezza la faceva sentire ancora più in balìa delle decisioni altrui:- E’ trascorso molto tempo-.

    - Di cosa hai paura? E’ solo una riunione-Non la capiva, non riusciva ad afferrare i suoi pensieri. Quando era più piccola, gli bastava guardarla negli occhi e tutto si chiariva, ma da quando era morto quel Timmy, si era improvvisamente allontanata e solo studiandola a fondo aveva intuito ciò che le era accaduto.

    - Va bene, vado- lo rassicurò, ma la voglia di nascondersi in un buco sottoterra le era rimasto.

    - Finalmente sei libera! - La accolse Mary che nonostante le due gravidanze non aveva perso nulla della sua nobile bellezza.

    I capelli corvini e lucenti, gli occhi viola come il tramonto, nulla stonava in quella creatura delicata e gentile- Siediti qui vicino a me-, la invitò con la sua calda voce.

    -Dove hai lasciato i bambini?- Le domandò Maddy che davanti a lei si sentiva uno sgorbio.

    - Mia suocera si è gentilmente offerta di tenerli, e tu Ronan, dimmi come ci trovi: cambiate?-

    -Se la tua bellezza venisse meno, il mondo non avrebbe più senso. Sei sempre la più bella, mia dolce Mary. Quanto a Dorothy, mi domando perché ancora nessuno ti abbia sposata-.

    - Scusa sai, ma ho solo ventitré anni e poi sarò io a scegliere!- Gli rispose fingendosi offesa- E tu piuttosto dimmi dove hai nascosto tutte le tue amanti -, lo stuzzicò con un tono platealmente malizioso.

    -Per carità, lui si è nutrito di un dolce ricordo ed è tornato per cogliere quel frutto dolce e desiderato, ma... se quella ciliegina fosse marcia con dentro un bel verme?- Intervenne quasi urlando Steve- Dove credi che vada a finire l’innocenza, caro il mio bel marinaio, appena giri lo sguardo, salpi l’ancora, la povera indifesa pulzella si getta inconsolabile fra le braccia di un povero disgraziato. Non è forse così Maddy?-

    -E chi sarebbe il povero disgraziato? E chi la pulzella? Questo scherzo non mi piace Steve- Lo incalzò Ronan che aveva notato il repentino pallore di Maddy.

    - Scherzo? E chi ha parlato di scherzo! Lo sanno tutti chi è e cosa ha combinato. Non è così?- Domandò l’uomo rivolgendosi agli altri ospiti che ammutoliti assistevano alla scena.

    Mary, la moglie di Steve, fissava terrorizzata suo marito, ma non osava intervenire. Sotto la tavola stringeva forte la mano della sua giovane amica che sembrava priva di vita.

    Ricordava l’improvvisa proposta di matrimonio di Steve, si era convinta che lui l’amasse da sempre, ma in fondo sapeva che c’era stata qualcun’altra che doveva averlo rifiutato. Ora però che la situazione si chiariva, non poteva immaginarsi Maddy che si prendeva gioco dei sentimenti di qualcuno, soprattutto di un amico come Steve... santo cielo!

    E se fosse stato il contrario, se la violenza che a volte suo marito a stento reprimeva si fosse scatenata proprio su Maddy, una ragazzina di sedici anni? Che orrore se l’avesse indotta a cambiare, a spegnersi, a chiudersi in quella squallida taverna. Lei che parlava di studiare, viaggiare e che si era presa una cotta per Ronan.

    - E tu come fai a saperlo?- Gli chiese Ronan dopo essersi avvicinato- Perché ti diverti a spargere tutto questo veleno, sei a casa sua e non puoi permetterti d’insultarla davanti a tutti-

    - Lascia perdere, Steve ha ragione- La voce di Maddy risuonò forte e decisa- Ma il resto non è affare di nessuno- Con passo sicuro sparì nella cucina lasciando dietro di sé un silenzio imbarazzante.

    - Io gli spacco la faccia a quel verme... e tu gli permetti di insudiciarti così, una seconda volta?- Le domandò il padre rosso dalla rabbia.

    - Cosa?-

    - Credi che sia scemo, che non mi sia accorto di nulla? Non sono intervenuto perché non volevo obbligarti a dirmi ciò che desideravi dimenticare-.

    -Ma... - Non poteva dire altro per la sorpresa

    - Quel maledetto pomeriggio di sei anni fa ti vidi tornare e capì che qualcosa di grave doveva essere successo. Ti sentii stare sotto la doccia per un’ora e più. Salii da te, ma ti rifiutasti di parlare, sembrava te ne fossi andata, non eri più lì, non eri più tu. Mi sono sentito un vecchio stupido impotente che non era stato in grado di proteggerti sul serio-.

    - Perché non hai mai cercato di parlarmi, ne avevo un disperato bisogno-, gli disse tremando come una foglia.

    - Avevo paura di non riuscire a controllarmi e ogni volta che incontravo Steve, mi veniva voglia di torcergli il collo.  Eppure sapevo che saresti tornata a casa, sei una donna forte nonostante l'aspetto fragile, nonostante le tempeste tu resterai sempre in piedi, puoi oscillare, barcollare, ma le tue radici sono forti-.

    - Sono stata stupida, me la sono cercata e poi non immaginavo che l'avessi capito, scusami io... -

    - No - la interruppe bruscamente - tu non hai colpa di nulla, ti sei trovata ad affrontare una situazione terribile. Non devi giustificarti con nessuno perché sei tu quella che ha sofferto di più, ma ora quel bastardo che ti accusa di essere una poco di buono io... - esclamò agitando il grosso pugno.

    - Basta ti prego, pensa a Mary e ai suoi due figli. Lasciamo le cose come stanno, ormai

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