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Bugia per amore: Harmony Jolly
Bugia per amore: Harmony Jolly
Bugia per amore: Harmony Jolly
E-book158 pagine2 ore

Bugia per amore: Harmony Jolly

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Info su questo ebook

Perdita Hanson ha in mano lo scoop che potrebbe lanciarla nell'olimpo del giornalismo d'assalto. Da fonti certe ha saputo quando e dove si svolgerà il matrimonio di uno dei fratelli Falcon, famiglia ricca e potente, che ha per capostipite l'uomo più chiacchierato dei cinque continenti, Amos Falcon. È un'occasione che non può lasciarsi sfuggire ed è disposta a tutto pur di centrare l'obiettivo. Anche ingannare.

A Leonid Falcon non sfugge mai una bella donna e quella che si sta aggirando per la hall del lussuoso albergo di Marcel, suo fratello, è decisamente un bel bocconcino. Sarà un'invitata al matrimonio? Lo spero proprio, l'importante è che non sia una giornalista alla ricerca di uno squallido scoop.
LinguaItaliano
Data di uscita9 ott 2018
ISBN9788858988169
Bugia per amore: Harmony Jolly
Autore

LUCY GORDON

Lucy Gordon cut her writing teeth on magazine journalism, interviewing many of the world's most interesting men, including Warren Beatty and Roger Moore. Several years ago, while staying Venice, she met a Venetian who proposed in two days. They have been married ever since. Naturally this has affected her writing, where romantic Italian men tend to feature strongly. Two of her books have won a Romance Writers of America RITA® Award. You can visit her website at www.lucy-gordon.com.

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    Anteprima del libro

    Bugia per amore - LUCY GORDON

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Falling for the Rebel Falcon

    Harlequin Mills & Boon Romance

    © 2013 Lucy Gordon

    Traduzione di Paola Picasso

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5898-816-9

    Prologo

    «Non lasciarmi. Ti scongiuro, non lasciarmi!»

    La sua voce si levò in un grido accorato e Varushka tese le braccia, cercando qualcuno che non c’era da anni e che non ci sarebbe mai più stato.

    «Dove sei? Torna! Non lasciarmi!» urlò ancora finché si sentì avvolgere da due braccia amorevoli.

    «Sono qui, mamma. Non sono andato da nessuna parte.»

    Benché la risposta fosse affettuosa e confortante, non riuscì a giungere alla donna di mezza età che, seduta a occhi chiusi su una panchina del giardino, sembrava sprofondata nell’abisso della sua desolazione.

    «Non andare via. Resta con me, ti prego» sussurrò.

    «Svegliati, mamma, per favore» implorò il giovane. «Sono Leonid, tuo figlio, non... qualcun altro. Apri gli occhi e guardami» continuò, sedendosi vicino a lei e asciugandole con dolcezza le lacrime. «Apri gli occhi» ripeté.

    Lei ubbidì, ma parve disorientata come se non lo riconoscesse. Al figlio si strinse il cuore e per un attimo fu anche lui sul punto di piangere, ma riuscì a controllarsi.

    «Mamma» mormorò. «Ti prego.»

    Finalmente lo sguardo vacuo scomparve e la donna, con un debole sorriso, mostrò di riconoscerlo.

    «Perdonami. Mi sono addormentata e sognavo che lui fosse qui con me. Ho sentito la stretta delle sue mani...»

    «Erano le mie mani, mamma» le spiegò Leonid con dolcezza. «Sono venuto fuori a cercarti per salutarti. Sto partendo per assistere al matrimonio di Marcel a Parigi. Ricordi che ti ho detto che oggi sarei partito?»

    «Sì» sospirò lei. «Certo che lo ricordo.»

    Sapevano entrambi che non era stata la sua partenza a farla piangere disperata, bensì un’altra partenza avvenuta molti anni prima e il ricordo di un uomo che aveva promesso di tornare ma che in trent’anni era riapparso solo per breve tempo.

    «Devi affrettarti, caro. Tuo padre ti aspetterà a Parigi. Oh, quanto desidererà rivederti!»

    Ammesso che fosse stato presente, pensò Leonid. Se si fosse trattato di un altro uomo, nessuno avrebbe dubitato che potesse non presentarsi al matrimonio di uno dei suoi figli, ma con Amos Falcon niente era garantito.

    «Hai preso la mia lettera?» domandò Varushka in tono concitato. «Gliela darai?»

    «Certo che gliela darò, mamma.»

    «E porterai a me la sua?»

    «Promesso.»

    Anche se sarò costretto a torcergli un braccio per costringerlo a scrivere qualcosa, pensò Leonid, vietandosi di lasciarle intuire i suoi dubbi.

    «Chissà che non decida di tornare con te» fantasticò sua madre, illuminandosi. «Oh, sì. Dimmi che lo porterai da me. Promettilo.»

    «Non posso promettertelo, mamma. Lui ha tanti impegni e suppongo che le nozze improvvise di Marcel gli impediscano di fare dei programmi.»

    «Ma tenterai? Se gli dirai quanto desidero vederlo, si deciderà.»

    «Farò del mio meglio» rispose lui con difficoltà. «Faresti bene a tornare in casa, adesso. Sta diventando freddo.»

    «Lasciami stare qui. Mi piace tanto questa vista» rispose lei, indicando i prati che digradavano verso la riva del fiume Don. «È qui che siamo stati ed è qui che verremo quando saremo di nuovo insieme. Lo so. Devo solo essere paziente. Arrivederci, mio caro. Fammi avere tue notizie.»

    Leonid l’abbracciò, la baciò teneramente, poi si allontanò con il cuore pesante.

    Mentre si avvicinava alla casa notò una donna anziana osservarlo da dietro una finestra. Era Nina, la badante di sua madre, che vedendolo tornare gli andò incontro sulla porta.

    «Come sta?»

    «Non bene» rispose lui, sospirando. «Mi ha consegnato una lettera per mio padre. Crede ancora che lui l’ami dopo tutti questi anni.»

    «Mentre Amos Falcon l’ha usata, abbandonata e non ha mantenuto nessuna delle promesse che le ha fatto» commentò Nina con acredine, pur sapendo di correre un enorme rischio a parlare in quel modo di suo padre.

    Ma Leonid dipendeva da lei. Era solo grazie a Nina che poteva tornare a Mosca e occuparsi dei suoi affari. Era certo che la donna si sarebbe presa buona cura di sua madre.

    «Non avrà tenuto fede alle sue promesse, però l’ha mantenuta economicamente.»

    «Da lontano. È stato facile per lui. Dov’era quando suo marito ha scoperto di non essere tuo padre? Si è mai offerto di aiutarla, oltre che con i soldi?»

    «Nina, soffro per lei quanto te. Quando sarò a Parigi tenterò di parlargli.»

    «Riuscirai a portarlo qui per una visita? Sai che lei lo spera con tutto il cuore.»

    «Tenterò» assicurò lui. Poi sospirò. «Che cosa posso fare? Lei vive in un mondo fantastico nel quale lui l’ama e un giorno tornerà. Non è meglio che continui a sognare, invece di affrontare la realtà?»

    «Lasciamoglielo credere se questo l’aiuta a sopportare la vita» mormorò Nina.

    «Hai ragione.» Leonid le strinse una mano. «Che cosa farei senza di te?»

    «Sono qui e adesso andrò a tenerle compagnia così non si sentirà sola. Sbrigati, o perderai l’aereo.»

    Dopo aver raggiunto l’autista che lo aspettava in strada, Leonid si voltò verso sua madre che stava agitando una mano. Per non farle intuire quanto fosse triste per lei, le rivolse un gran sorriso e le spedì un bacio.

    Varushka non sarebbe mai migliorata. L’unica cosa che poteva fare era rendere il più confortevole possibile gli ultimi anni della sua vita. Non era nelle sue possibilità darle la gioia che agognava.

    Quando l’auto scomparve, Varushka si rivolse alla donna che l’accudiva. «Oh, Nina, è meraviglioso! Leonid incontrerà suo padre a Parigi e lo porterà da me.»

    «Se potrà» replicò Nina.

    «Oh, sì, lo farà. Mi ha detto che Amos verrà sicuramente a trovarmi tra pochi giorni. Me l’ha promesso» concluse con un sorriso estatico.

    1

    Appena udì bussare alla porta, Perdita intuì che doveva essere Jim, un simpatico giovanotto che si considerava il suo ragazzo.

    Aprendo l’uscio, se lo trovò davanti e vide che era agitato. «Perdita, non puoi farmi questo. Non è giusto.»

    «Ssst, non gridare. Vieni dentro.»

    Jim si precipitò verso il divano e si lasciò cadere sui cuscini. «Come ti aspetti che mi senta quando, dopo aver sognato di poter stare insieme a te qualche giorno, tu mi abbandoni? E per di più con un messaggio telefonico!»

    «Non ti ho abbandonato. Ti ho comunicato soltanto che la prossima settimana non potrò venire a fare quel viaggetto con te. È successo un imprevisto. Mi dispiace, Jim. La prossima volta rimedierò.»

    Perdita si era espressa con dolcezza, ma lui non si calmò.

    Perdita Davies era bravissima a conquistare gli uomini e a lasciarli con un sorriso di scusa.

    Bellissima, con lunghi capelli biondi, ammalianti occhi azzurri, figura snella ed elegante, aveva gioco facile con l’altro sesso e lui lo sapeva molto bene.

    «Devo scappare» lo informò lei. «Ho per le mani una notizia che non posso lasciarmi sfuggire.»

    Giornalista freelance, aveva un talento innato per scoprire gli scoop.

    «E da dove arriva questa notizia imperdibile?» sbuffò Jim.

    «Da Parigi. Ho prenotato una camera a La Couronne

    «È l’albergo più costoso di Parigi.»

    «Lo so. Sono riuscita a ottenere l’ultima stanza. Da quando si sono sparse queste voci, è stato preso d’assalto.»

    «Quali voci?»

    «Il matrimonio. Marcel Falcon si sposerà tra pochi giorni.»

    «Chi diavolo è Marcel Falcon?»

    «Il proprietario del La Couronne, ma non è questo il punto. Lui è il fratellastro di Travis Falcon. Devi aver udito parlare di lui.»

    «Certo. La grande stella della televisione.»

    «Di recente i media lo hanno citato spesso per via della sua nuova donna. Pare che non si tratti della solita pupa tutta sesso che lui frequenta di solito. È una donna rispettabile e tutti si chiedono come finirà. Il mio informatore mi ha detto che Travis sarà presente al matrimonio e che con lui ci sarà la sua donna. Bisogna che io sia là per poterla vedere insieme a lui. E naturalmente anche tutti gli altri.»

    «Quali altri?»

    «I membri della famiglia Falcon. Il padre è Amos Falcon, astuto uomo d’affari che presenzierà di sicuro alle nozze insieme agli altri figli.»

    «Quanti ne ha?»

    «Cinque, ma ognuno da una madre diversa. C’è Darius, inglese e dotato di un uguale fiuto affaristico. Suo fratello Jackson che produce dei documentari per la televisione. Marcel è francese, Travis americano e Leonid russo.»

    «Amos deve aver viaggiato parecchio» commentò Jim.

    «Viaggiava un tempo. Adesso ha settant’anni e vive a Monaco con l’ultima moglie. Sembra rispettabile, ma scommetto che non lo è. Il lupo perde il pelo ma non il vizio.»

    «A quell’evento parteciperà la stampa di tutto il mondo. Perché vuoi andarti a mescolare tra la folla?»

    Perdita gli scoccò un sorriso ironico. Lei non era mai una presenza anonima tra la folla.

    «Non si sposeranno in una chiesa pubblica. Il La Couronne dispone di una cappella privata, così potranno controllare chi entra. La stampa sarà tenuta a distanza. Ecco perché bisogna che io figuri come una ospite dell’albergo. Se giocherò bene le mie carte, può darsi che m’invitino al matrimonio.»

    Jim scoppiò a ridere. «Te lo sogni. Forse riuscirai a intrufolarti, ma non sarai mai invitata.»

    «Vogliamo scommettere?»

    «No. Suppongo che tu riesca a ottenere tutto quello che vuoi. Sai una cosa? Un giorno incontrerai un uomo che farà il tuo stesso gioco.»

    «Nessuno sa qual è il mio gioco» affermò lei.

    «Lui lo saprà e a quel punto ti pentirai.»

    «Oppure mi divertirò. Più dura è la battaglia, più esaltante è la vittoria.»

    Jim annuì. Il messaggio era chiaro. Lui non sarebbe mai riuscito a batterla al suo gioco.

    «A che ora parte il tuo volo?» domandò.

    «Fra tre ore. Stavo per chiamare un taxi.»

    «Non è necessario. Ti accompagnerò io all’aeroporto.»

    «Come sei gentile, Jim! Come fa un uomo a essere così dolce e comprensivo? Io proprio non so.»

    Bella domanda, si disse lui. Sebbene fosse amareggiato dal suo disinteresse, era sempre disposto a servirla. Ma Perdita, pensò sospirando, faceva questo effetto agli uomini.

    Caricò i suoi bagagli sull’automobile, l’aiutò a salire e partì.

    «Se questo matrimonio è tenuto segreto, come hai fatto a saperlo?» le domandò, imboccando la strada per l’aeroporto.

    «Ho ricevuto l’imbeccata da un tizio a cui avevo fatto un favore.»

    Avrebbe dovuto saperlo, si disse lui.

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