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Io, tu e l'amore (eLit): eLit
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E-book150 pagine2 ore

Io, tu e l'amore (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Banksia Bay 4
Sono quindici lunghi anni che Blake Maddock non vede la dolce Mardie Rainey, che un tempo era la sua fidanzata. Ora, complici un forte temporale e un cane pasticcione e pauroso, si sono di nuovo incontrati. E forse è scoccata la scintilla capace di farli ricominciare da dove si erano interrotti...
LinguaItaliano
Data di uscita1 lug 2019
ISBN9788830502741
Io, tu e l'amore (eLit): eLit
Autore

Marion Lennox

Marion Lennox is a country girl, born on an Australian dairy farm. She moved on, because the cows just weren't interested in her stories! Married to a `very special doctor', she has also written under the name Trisha David. She’s now stepped back from her `other’ career teaching statistics. Finally, she’s figured what's important and discovered the joys of baths, romance and chocolate. Preferably all at the same time! Marion is an international award winning author.

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    Anteprima del libro

    Io, tu e l'amore (eLit) - Marion Lennox

    978-88-3050-274-1

    1

    Era una notte buia e tempestosa. I fulmini squarciavano il cielo e lugubri ululati rimbombavano nella vecchia casa.

    All'improvviso le luci si spensero.

    Mardie Rainey decise che era ora di smetterla di guardare film dell'orrore. Diede una pacca a Bounce pregandolo di darci un taglio con quegli ululati e si mise alla ricerca di qualche candela. In particolare era controindicato guardare film dell'orrore in una notte come quella, sotto una tempesta che minacciava di scoperchiare la casa.

    Bounce, il suo collie di dodici mesi, era terrorizzato; Mardie invece era più che altro irritata: il vampiro aveva appena affondato i denti acuminati nel collo della vittima quando l'elettricità era mancata. Adesso non avrebbe mai saputo cosa ne sarebbe stato di quella svampita della protagonista.

    Che nottataccia! Il vento sferzava il comignolo con una forza tale che il fumo, non riuscendo a uscire, riempiva la stanza e in casa c'erano solo un paio di candele e una torcia con cui far fronte all'emergenza.

    In un angolo della stanza avevano persino iniziato a colare delle gocce d'acqua. Mardie sistemò un secchio sotto la perdita. Senza il sottofondo della televisione quei rumori l'avrebbero fatta impazzire.

    Sarebbe dovuta andare a letto, ma all'esterno udì un frastuono assordante.

    Bounce fissava nel vuoto guaendo, i peli sul collo si erano rizzati.

    «Sarà uno degli alberi della gomma» affermò con tristezza: adorava quegli alberi. «Ci penseremo domani, con l'aiuto della sega.»

    In quel momento non c'era niente da fare.

    Bounce non smetteva di tremare e guaire. Mardie lo prese per il collare e lo portò in camera da letto. «Non c'è niente di cui preoccuparsi» lo rassicurò. «Gli alberi non sono così vicini alla casa e tuoni e fulmini fanno un gran baccano ma nessun danno.»

    Bounce le si strinse contro. Per fortuna che era un cane da guardia! Di solito dormiva in cucina, ma non quella sera. Era una notte davvero spaventosa e forse Mardie aveva bisogno di protezione contro i vampiri. Su Bounce non poteva certo fare affidamento, le restava solo l'aglio.

    «A letto saremo al sicuro» disse. «Le pecore sono nell'ovile e la casa è solida. È tutto a posto. Per fortuna che non siamo fuori. Non invidio chi si trova per strada con questo tempo.»

    Blake Maddock, chirurgo oftalmico, avrebbe potuto trascorrere la notte a Banksia Bay, ma preferiva tornare a Sydney. O meglio ancora, avrebbe preferito tornare in Africa.

    Aveva deciso di lasciare Banksia Bay nel momento in cui aveva scoperto che Mardie non si trovava lì. Cosa gli era saltato in mente, perché aveva deciso di partecipare a quella rimpatriata di ex compagni di classe? Sperava forse di incontrare Mardie?

    Be', si era trattato di un impulso sciocco e sentimentale, tutto qui, visto che per il resto, con quel posto aveva chiuso quindici anni prima. Ma allora perché tornare, visto che, come prevedibile, non era cambiato proprio niente?

    Anzi no, qualcosa era cambiato, si corresse, mentre guidava con cautela in mezzo alla pioggia battente. Ma non molto. C'erano state nascite, morti e matrimoni, ma quella cittadina era piccola e opprimente come un tempo. La gente parlava di pesca e di allevamento. Gli avevano chiesto dove abitasse, ma non erano davvero interessati alle sue risposte. Gli avevano chiesto se Banksia Bay non gli mancasse. Ebbene, nemmeno un po'. Se n'era andato quindici anni prima e non si era più voltato indietro.

    La sua vecchia casa, la casa di sua zia, si trovava a quattro chilometri dalla cittadina. Era stato mandato lì all'età di sette anni, per dimenticare Robbie.

    Dieci anni dopo, frugando tra le cose lasciate da sua zia, aveva trovato una lettera che suo padre le aveva spedito dopo la morte di Robbie.

    Non sappiamo dove sbattere la testa. Sua madre non si è mai davvero affezionata ai gemelli. Adesso poi... Erano gemelli monozigoti, e ogni volta che lei lo guarda si sente male. Ha iniziato a bere troppo. I suoi amici le hanno voltato le spalle. Dobbiamo liberarci del bambino. Se potremo raccontare alla gente che è andato a stare da una parente in Australia e non pensare più continuamente a quello che è successo, forse la pressione su di lei sarà meno insopportabile. Possiamo lasciarlo da te finché sua madre non si sentirà pronta a rivederlo?

    In calce c'era l'offerta di trasferirle una cospicua percentuale dell'attività di famiglia. Pareva proprio che i suoi genitori fossero pronti a tutto pur di sbarazzarsi di lui. E così a sette anni era stato spedito in Australia, all'altro capo del mondo, da quella zia che vi si era rifugiata anni prima in seguito a una delusione d'amore, capace talvolta di gesti di affetto, ma che viveva chiusa nel ricordo di quella storia finita male e che non parlava mai di Robbie.

    Lì nessuno parlava di Robbie, nessuno sapeva di lui.

    «Non parlare a nessuno di Robbie» si era raccomandato suo padre accompagnandolo all'aeroporto. «Se non ne parlerai, la ferita si rimarginerà più in fretta. So che non è stata solo colpa tua, tuo fratello ha parte della responsabilità per quello che è successo. Col tempo, tua madre finirà per farsene una ragione, intanto cerca di andare avanti con la tua vita.»

    La vita di un bambino che nessuno voleva. La vita a Banksia Bay.

    Era stato davvero stupido ad andare fin lì, ammise. Banksia Bay era stato il suo nascondiglio e in quel momento non aveva più bisogno di nascondigli.

    Inoltre Mardie non si era nemmeno fatta vedere.

    Mardie frequentava la sua stessa scuola, ma era un anno indietro rispetto a lui. Era la sola cosa che avesse contato davvero nella sua vita.

    Ricordava ancora il suo primo giorno di scuola a Banksia Bay, accompagnato da quella zia così taciturna: era terrorizzato. Ricordava che Mardie gli era andata incontro senza esitazioni. Era un bel po' più bassa di lui, con un sorriso radioso e le lentiggini.

    «Come ti chiami? Hai portato il pranzo? Io ho un panino e una torta al cioccolato, ne vuoi un po'?»

    Era davvero patetico che a distanza di tanti anni ricordasse ancora le parole esatte. Patetico e sciocco. Sciocco sperare di rivederla quella sera. Avrebbe dovuto pensarci su due volte, ma non era certo nello stato d'animo più indicato. Era appena tornato dall'Africa, spossato per un attacco di malaria, l'ennesimo. Ci sarebbero volute quattro settimane prima che potesse tornare al lavoro. Ma quale lavoro?

    In testa aveva solo brutti presagi. A Sydney alloggiava nell'appartamento di sua zia. Non lo aveva venduto perché era comodo avere un posto dove conservare i suoi scarsi effetti personali, e poi era l'unico posto che potesse chiamare casa. Appena arrivato aveva controllato la montagna di corrispondenza e aveva trovato quell'invito per il ritrovo a Banksia Bay.

    E aveva pensato di nuovo a Mardie.

    Per qualche strana ragione, durante la malattia gli era capitato molto spesso di pensare a lei.

    Perché? Mardie doveva essersi completamente dimenticata di lui; la loro era stata un'amicizia d'infanzia che con l'adolescenza si era trasformata in un filarino. Di sicuro lei non ci pensava più, nondimeno... gli sarebbe piaciuto rivederla.

    Era possibile andare in macchina fino a Banksia Bay e tornare la sera stessa? Quella domanda gli era ronzata in testa per giorni e alla fine proprio non ce l'aveva fatta a darsi la risposta più saggia: no.

    Aveva deciso anni prima che avrebbe fatto meglio a dimenticare Banksia Bay, il luogo in cui i suoi genitori lo avevano abbandonato. Ma adesso che la sua carriera era in forse e che non aveva più uno scopo nella vita, quella decisione gli sembrava meno convincente e il ricordo di Mardie aveva ricominciato a ossessionarlo.

    Due ore per andare, quattro ore per la cena, e due ore per tornare. Sarebbe stato stancante – d'altronde pernottare a Banksia Bay era fuori discussione – per il resto gli sembrava fattibile.

    Così aveva indossato un abito elegante e aveva lasciato Sydney, si era sorbito interminabili discorsi, infinite pacche sulla spalla e troppe domande tutte uguali: È davvero meraviglioso che tu sia diventato dottore... Hai mai pensato di tornare a casa?

    Ma quella non era casa sua. Era il posto in cui era stato scaricato dopo la morte di Robbie.

    Per giunta Mardie alla cena non c'era. Blake non aveva capito che si trattava di una riunione solo della sua classe.

    Aveva tagliato la corda appena possibile. Meglio tornarsene subito a Sydney.

    Ma poi gli era venuto in mente che Mardie era lì da qualche parte. Aveva fatto tanta strada...

    Poteva presentarsi da lei alle dieci di sera?

    Uhm... forse no.

    Gli alberi ai lati della strada erano piegati dal vento. La pioggia batteva sul parabrezza.

    La fattoria di Mardie era poco distante. Perché ci teneva così tanto a rivederla?

    Era solo una ragazzina quando lui aveva lasciato Banksia Bay. Sedici anni lei, diciassette lui. Ormai doveva essere sposata con sei figli. Andarla a trovare a quell'ora era una vera assurdità. Tutt'al più se l'avesse chiamata prima: il numero, del resto, lo ricordava ancora a memoria, persino a distanza di vent'anni.

    Lasciando la festa si era detto che avrebbe dato un'occhiata passando e se le luci fossero state accese, l'avrebbe chiamata. Poi però si era ricordato che da quelle parti non c'era campo. Del resto se n'era andato quando i telefoni cellulari non erano ancora stati inventati. Adesso basta, doveva tornare sull'autostrada, lasciar perdere quegli sciocchi sentimentalismi e concentrarsi sulla strada.

    La pioggia non smetteva di cadere. La fattoria di Mardie era a poche centinaia di metri dalla strada. Le luci erano spente. Chissà, forse si era persino trasferita. Certo, era ovvio. Si aspettava davvero che da quelle parti il tempo si fosse fermato?

    A quel punto vide un cane in mezzo alla strada. Premette a fondo sul pedale del freno.

    Se solo la strada non fosse stata così bagnata sarebbe riuscito a fermarsi, ma gli pneumatici slittarono sull'asfalto e lui perse il controllo della macchina. Cercò di sterzare. In mezzo alla strada c'era un albero caduto e lui non riuscì a evitarlo.

    Bounce stava tremando accanto al letto. «Adesso basta, mi stai davvero spaventando» gli disse Mardie scivolando sotto le coperte. «Un altro verso e ti spedisco in cucina.»

    Il fragore di un tuono rimbombò nella stanza e Bounce si infilò sotto la trapunta. Mardie lo abbracciò per tranquillizzare lui almeno quanto se

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