Un altro mondo - universo è possibile: libri Asino Rosso
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Info su questo ebook
“Molte sono le etichette che vengono usate per evocare sinteticamente la natura della società nella quale viviamo e cercare di catturarne lo spirito sfuggente. Società dell’informazione, società post-industriale (D.Bell, A.Touraine), società del rischio (U.Beck, 1986), società digitale, network society; società a capitalismo avanzato, post-moderna (J.F.Lyotard), liquida (Z.Bauman), post-materiale; società della paura, del benessere, del consumo, società dei controlli (M.Power), società aperta (K.Popper), della comunicazione, dei servizi e del terziario avanzato; società multietnica, multiculturale, opulenta (J.K.Galbraith), società tecnologica “. In questo libro digitale, l'autore analizza con raro equilibrio umanista, scientifico e non ideologico, il contemporaneo caotico e potenzialmente rivoluzionario “computer world” nel suo divenire postmoderno e postumano.
Bruno V. Turra: Sociologo laureato a Trento. Per lavoro e per passione è consulente strategico e valutatore di piani, programmi e progetti; è stato partner di imprese d ricerca e consulenza e segretario della Associazione italiana di valutazione. A Bolzano ha avuto la fortuna di sviluppare il primo progetto di miglioramento organizzativo di una Procura della Repubblica in Italia. Attualmente libero professionista è particolarmente interessato alle dinamiche di apprendimento, all’innovazione sociale, alle nuove tecnologie e al loro impatto sulla società. Lavora in tutta Italia e per scelta vive tra Ferrara e le Dolomiti trentine. Cura da anni il blog Valutazione e un blog su Ferrara Italia. Tra diverse pubbllcazioni, ricordiamo alcuni saggi sociofuturibili in AA.VV., Futurist Renaissance (Hyperion edizioni, 2018) e AA.VV., Futurologia della vita quotidiana, Transhumanist age (eBook, ASino Rosso, 2017), con diversi futurologi italiani.
Info https://www.ferraraitalia.it/author/bruno
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Anteprima del libro
Un altro mondo - universo è possibile - Bruno V. Turra
Bruno Vigilio Turra
Un altro mondo-universo è possibile
Scenari dell'avvenire presente
UUID: b21d3228-d926-11e8-a8b0-17532927e555
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Indice dei contenuti
Nota editoriale
COLLAUDO 2018. Una modesta
proposta 3.0
TECNO SOCIETY
La mega macchina tecno-sociale
La rivoluzione delle macchine
Il declino dell'impero occidentale
Onde anomale nel mare dei big data
Società: identità e organizzazione della casa comune
La fine del consumatore perfetto
La fine del lavoro
Memoria è futuro
Verso la società della conoscenza
Essere, fare, consumare
Crescita illimitata in un ambiente finito
Sharing Economy
Le tecnologie digitali
STORIE DI ORDINARIA FOLLIA TECNOPOLITICA
Demografia, migrazioni, accoglienza
Andiamo a picco nel mare della burocrazia
Le mille e una perplessità finanziarie
Sinistra prigioniera
Sogni e disillusioni della sharing economy
Scienza e polemiche
Vecchi incubi, nuove consapevolezze
Alfabeto della crisi
Alleanza generazionale
MINIMA ET UTOPIA
Cronaca e manifesto di una felicità possibile
Un bel posto dove vivere
Imprese possibili, aziende responsabili
La comunità deve ritrovare il suo cemento
Dilemmi della complessità
Di che cosa abbiamo realmente bisogno
Interviste sul Futuro Presente
Luciano Gallino: Schiavi del profitto
Giorgio Galli: la democrazia ora è un guscio vuoto
Postilla 2019... Nuove linee di rottura globale
Biografia
Catalogo Asino Rosso
Nota editoriale
ASINO ROSSO
GIORNALE BLOG
Un altro mondo-universo è possibile. Scenari dell'avvenire presente
di BRUNO VIGILIO TURRA
A.R. (libri Asino Rosso 20)
a cura di Roberto Guerra
http://asinorosso.blogspot.com
Via Antolini, 15, 44123 Ferrara
Novembre 2018
Cover Ada madame computer
by fvtvrgverra (visual poem-remix)
COLLAUDO 2018. Una modesta
proposta 3.0
di Bruno V. Turra
Dublino, Irlanda, anno 1729 . Il reverendo J.Swift (l’autore di Gulliver) pubblica uno scritto satirico titolato Una modesta proposta per impedire che i bambini della povera gente siano di peso per i loro genitori o per il Paese, e per renderli utili alla comunità
. La proposta consiste nell’ingrassare i bambini denutriti e darli da mangiare ai ricchi proprietari terrieri anglo-irlandesi . I figli dei poveri sarebbero venduti ad un anno di età in un mercato della carne appositamente predisposto, e, così facendo, si solleverebbero le famiglie dal costo di nutrire ed allevare i figli, garantendo loro un piccolo reddito aggiuntivo derivante dalla vendita dei pargoli; si migliorerebbe così l’alimentazione dei ricchi, si combatterebbe la sovrappopolazione e la disoccupazione e si contribuirebbe al benessere economico della nazione irlandese. Il feroce sarcasmo di Swift si spinge a fornire dati e statistiche circa il peso ideale, il numero e i possibili modi per cucinare i bambini suggerendo ricette e consigli. Ipotizza infine che la realizzazione del progetto possa contribuire a risolvere i problemi irlandesi di ordine politico, sociale ed economico meglio di qualsiasi altra misura, con ricadute positive anche sulla moralità familiare, poiché i mariti tratteranno meglio le mogli e i bambini saranno valutati come un bene (economico) più prezioso.
Lo scritto, che suscitò critiche e polemiche feroci, anticipò di soli 12 anni la catastrofica carestia del 1740-41 e di poco più di un secolo quella ancora peggiore del 1845-46 (La grande carestia Irlandese) che causò, su una popolazione di circa 8,2 milioni di abitanti, la morte per fame di un milione di persone e la migrazione forzata di un altro milione verso l’Inghilterra e il nord America. All’epoca della modesta proposta la popolazione mondiale era stimabile in 790 milioni di persone (di cui il 20% circa residente in Europa).
Italia, 2018 . Un paese con 60,6 milioni di abitanti che si trova in una posizione geografica tornata ad essere strategica. Non siamo più in un economia agricola di sussistenza caratterizzata dal rapporto diretto con la terra, ma in un economia globale, digitalizzata e interconnessa; abitiamo su un pianeta con oltre 7,6 miliardi di persone (di cui il 10% in Europa). Viviamo all’interno di un ambiente artificiale in costante sviluppo, un interfaccia tecnologica che media il rapporto tra i corpi di miliardi persone e ancor più il rapporto di queste con una natura che sembra ora addomesticata e distante. Le capacità produttive dell’attuale sistema tecnico-scientifico planetario sono davvero sbalorditive se paragonate con i tempi in cui fu redatta la modesta proposta
. Esso funziona perché strutture tecniche, organizzazioni, macchine e persone agiscono in modo finalizzato, per produrre e commercializzare ogni tipo di bene e servizio che deve poi essere consumato per consentire l funzionamento e la crescita dell’intero sistema. La cifra di tale consumo deve essere costantemente ampliata: servono sempre nuovi mercati che, in un processo di sistematica distruzione creativa, sono alimentati costantemente attraverso i meccanismi del marketing, della moda e dell’obsolescenza programmata.
L’impellenza del consumo richiede consumatori dotati di potere d’acquisto che, finora, è stato garantito in gran parte del reddito ricavato attraverso il lavoro. La rivoluzione digitale e tecnologica in atto sta però sostituendo lavori, prima svolti da umani, con macchine e con processi automatizzati regolati sempre più spesso e sempre meglio dagli algoritmi della nascente Intelligenza Artificiale; in ogni settore i lavori traducibili in procedure e codici vengono sostituiti sempre più frequentemente da questi dispositivi tecnici.
Questo enorme sistema globale dal quale dipende la vita di miliardi di persone, che non sarebbero in grado di sopravvivere nel caso di un suo collasso, abbisogna di due risorse fondamentali per poter funzionare quotidianamente: la prima è l’energia, la seconda l’informazione.
L’energia è indispensabile a far muovere le macchine e a far funzionare i sistemi di calcolo e trasmissione dati che avvolgono il pianeta come una ragnatela; il flusso di informazione in forma di bit consente il funzionamento ordinato del sotto-sistemi; le informazioni fluiscono, vengono elaborate, prodotte, scambiate, per coordinare il lavoro di macchine e persone e per dare vita a quel mondo virtuale in cui viviamo già immersi. Ma dietro la leggerezza del mondo digitale non può altro che esserci la pesantezza, la massa, la solidità dei dispositivi hardware e delle macchine che producono l’enorme quantità di energia necessaria a farli funzionare.
Con l’avvento di internet e l’affermarsi del cosiddetto internet delle cose (IOT) la quantità di informazione prodotta e movimentata in modo automatico è aumentata esponenzialmente al punto che ognuno di noi è diventato un produttore di informazione suo malgrado.
Ogni nostro tocco sulla tastiera del pc o dello smartphone è già informazione che forniamo al sistema ; ogni volta che usiamo la carta di credito, che visitiamo un sito, che facciamo un acquisto online forniamo informazione; ogni volta che postiamo qualcosa, interagiamo sui social o mostriamo di gradire qualcosa con un like, ogni volta che guardiamo la trasmissione preferita alla TV forniamo informazione al sistema.
Ma forniamo informazione anche tramite il navigatore delle nostre auto, attraverso i dispositivi e le app personali, quando passiamo sotto l’occhio delle telecamere o passiamo attraverso lo spazio controllato dai tanti sensori dislocati nello spazio reale. Forniamo informazioni quando paghiamo le tasse, facciamo un prelievo al bancomat, facciamo una visita medica o un qualsiasi check up.
Nella società interconnessa dell’informazione noi siamo diventati i produttori – spesso poco coscienti – del bene primario necessario a farla funzionare: l’informazione appunto . Man mano che la tecnologia digitale evolve, diventeranno sempre di più le informazione assolutamente personali e private che consegneremo al sistema, partendo da quelle che riguardano i nostri comportamenti per arrivare a quelle che riguardano il nostro corpo diventato, ora, produttore di informazioni.
Ancora una volta dietro all’apparente leggerezza del mondo digitale c’è dunque – e ancor più ci sarà nel futuro – la realtà di miliardi di corpi connessi , la pesantezza e la densità della stessa materia biologica che i corpi compone.
Eppure fino a poco tempo fa tutto questo sarebbe sembrato fantascienza. Chiunque abbia un età sufficiente a ricordare il periodo precedente l’avvento di internet ricorderà bene quanto fosse difficile raccogliere informazioni e quanto questo sforzo fosse costoso in termini di tempo, risorse e competenze. Oggi siamo tutti produttori diretti ed indiretti di informazione ma, paradossalmente, questo lavoro costante di produzione non viene né riconosciuto né remunerato anche se è, indubbiamente, più indispensabile che prezioso per la sopravvivenza stessa della società digitale. Una serie di stereotipi ereditati dalla società industriale e dalle società precedenti ci impedisce di vedere che siamo diventati tutti, nostro malgrado, produttori di valore economico per il semplice fatto di essere connessi; ci impedisce di pensare che questo valore, generato inconsapevolmente, potrebbe essere, in qualche forma, remunerato. Eppure le colossali fortune generate dagli imprenditori dell’era digitale dipendono esattamente da questo: da miliardi di operazioni fatte ogni secondo da milioni di persone connesse alla rete che producono informazioni, che vengono elaborate automaticamente, vengono aggregate, vendute ed utilizzate dalle imprese per generare nuove forme di profitto. Noi continuiamo a credere che tutto questo sia un servizio che qualcuno ha fatto per noi, ci stupiamo della gratuità di certe risorse digitali, ignorando che ciò che viene venduto siamo noi stessi , le informazioni su di noi che gratuitamente cediamo.
Certo, anche oggi servono cibo ed acqua come nell’Irlanda del diciottesimo secolo. Ma la loro disponibilità dipende assai di più dallo stato dei sistemi tecnici menzionati che dal lavoro diretto delle persone che lavorano innanzitutto nel settore agricolo, base indispensabile per la produzione di cibo.
Prendendo a prestito lo spirito provocatore di Swift, lancio allora una nuova modesta proposta
mirata a far si che in un tempo caratterizzato dalla straordinaria abbondanza di beni prodotti la possibile liberazione dalla necessità del lavoro non si trasformi per molti in un incubo.
Un reddito (o una rendita) universale da prestazione digitale passiva pagato (in forme tutte da inventare) ai produttori di informazione (a tutti noi connessi nostro malgrado alla rete a prescindere da età, religione, censo, razza, etnia, nazione, genere, lingua, orientamento sessuale, credo politico, zona di provenienza, cultura, gruppo e appartenenza), per garantire uno standard di vita minimo ad ognuno anche in mancanza di lavoro, e per far si che nessuno precipiti al di sotto della soglia di povertà assoluta nel bel mezzo di un’abbondanza materiale che non ha precedenti nella storia.
INFO FERRARA ITALIA , 20 7 2018
TECNO SOCIETY
di Bruno Vigilio Turra
Oggi siamo tutti produttori diretti ed indiretti di informazione ma, paradossalmente, questo lavoro costante di produzione non viene né riconosciuto né remunerato
La mega macchina tecno-sociale
Come un orizzonte degli eventi
Oggi viviamo all’interno di una mega-macchina socio-tecnica di cui siamo, nostro malgrado, parti e componenti costitutive e senza la quale molti di noi non riuscirebbero a vivere. Essa è composta da grandi infrastrutture e piattaforme tecnologiche, organizzazioni e istituzioni, processi interconnessi, macchine e miliardi di persone diversamente collegate. L’orologio, il mercato, la gerarchia, il diritto, inteso come fonte delle regole legittime del suo funzionamento, ne sono componenti imprescindibili, connesse tra di loro dal principio di efficienza. Il primo misura e quantifica il tempo in modo lineare e uniforme, consentendo di sincronizzare e pianificare le infinite attività umane che costituiscono la vita sociale ed economica. Il secondo coordina come una mano invisibile e impersonale, efficiente per definizione, gli scambi tra tutti gli attori, singoli e collettivi, partecipanti. La terza organizza il potere all’interno di ogni entità strutturata sia essa uno Stato, un’azienda, un esercito, una politica. Il quarto definisce le regole e le legittima rendendole obbligatorie con tutta la forza degli apparati deputati al mantenimento dell’ordine costituito. Le tecnologie, infine, rappresentano e sempre più spesso, l’ossatura, i muscoli e l’apparato nervoso di questa immane sistema: ciò che ne amplifica ed esalta la potenza.
Malgrado le sue singole componenti diventino sempre più specializzate e sovente autoreferenti, la mega-macchina è in costante avanzamento nella direzione di una sempre maggiore integrazione a livello planetario. Lo vediamo chiaramente nei processi di globalizzazione, nella diffusione di internet e nell’applicazione delle tecnologie digitali in ogni settore economico; lo osserviamo nella eliminazione delle barriere agli scambi economici e finanziari, nella nascita di normative sempre più astratte che pretendono