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Soala Cross - L'inganno degli angeli
Soala Cross - L'inganno degli angeli
Soala Cross - L'inganno degli angeli
E-book229 pagine3 ore

Soala Cross - L'inganno degli angeli

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Info su questo ebook

Cinque omicidi in due settimane e nessun colpevole.

La gente parla già di Demonio e si teme l’intervento della Santa Inquisizione.

La giovane novizia Soala Cross viene mandata dal cardinale Teofi lo per far luce sulla vicenda prima che l’inquisizione intervenga.

Scoprirà un intrigo di misteri e segreti che nascondono qualcosa di ancora più sconvolgente e terribile.

Riuscirà a svelare il mistero prima che la Santa Inquisizione intervenga?
LinguaItaliano
Data di uscita23 dic 2015
ISBN9788891125644
Soala Cross - L'inganno degli angeli

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    Anteprima del libro

    Soala Cross - L'inganno degli angeli - Manuel Mura

    633/1941.

    Prologo

    La grande chiesa, dove la giovane pregava inginocchiata alla panca più vicina al crocifisso, era illuminata dal riflesso della luna che penetrava dalle vetrate poste in alto.

    Era una luce fievole ma si aggiungeva a quella delle numerose candele che riempivano la parte laterale della chiesa.

    Sembravano come tante anime sospese quando il vento filtrava in minima parte dalla porta d'entrata, sempre aperta per i pellegrini.

    A dire il vero era notte fonda e difficilmente a quell'ora qualcuno veniva in chiesa, così la giovane poteva godersi tutta per lei la vastità e sacralità di quel luogo.

    Chinata quasi scompariva nella grandezza della struttura, essendo piccola e minuta già di costituzione.

    Portava lunghi capelli castani che sembravano risplendere alla luce della luna, mentre gli occhi verde chiaro rivelavano una determinazione e un acume che solo pochi hanno.

    Magra, con spalle cadenti, non possedeva di certo un fisico possente e nemmeno troppo atletico.

    Le forme del seno, anche se non enormi, erano già tanto per l'altezza esigua, mentre i fianchi erano molto ben fatti e rivelavano una ragazza attraente dai fini lineamenti nel fiore degli anni.

    Lei non era una vera suora ma si considerava già tale.

    Stava prendendo i voti e presto lo sarebbe diventata a tutti gli effetti, ma non era sua intenzione rimanere relegata dentro una chiesa.

    Le piaceva starci e pregare come faceva in quel momento, ma il suo intento era andare dove c'era bisogno d'aiuto.

    Voleva stare in mezzo alla gente e aiutare i bisognosi.

    Da tanto aveva quell'idea, ma tempo addietro la sua vita aveva preso una piega inaspettata.

    Molte cose erano cambiate da allora ma non la sua determinazione nel realizzare il suo sogno né il suo impegno per portare la parola del Signore come la sua fede.

    Era diversa da un tempo ma considerava il suo nuovo essere come un'ulteriore prova a cui il Signore la sottoponeva ed era pronta ad accettarla.

    L'aveva sempre fatto e continuava a farlo.

    Ora pregava perché l'attendeva una dura prova che avrebbe comunque affrontato con gioia e  coraggio grazie all'amore del Signore che custodiva sempre dentro di sé.

    Chinò ancora di più la testa recitando un'altra preghiera.

    Le candele dietro di lei si mossero sospinte dal vento come tante anime inquiete e poteva essere provocato solo dallo spostare della porta d'entrata.

    Qualcuno doveva essere entrato, ma la giovane continuò imperterrita a recitare la sua preghiera chiedendo l'aiuto del Signore per tutti i bisognosi che soffrivano.

    La sensazione di una presenza vicina a lei la distrasse leggermente, ma non si voltò prima d'aver finito la preghiera.

    I suoi sensi acuti erano però all'erta ed era sicura che almeno una persona fosse entrata in chiesa, cosa insolita a quell'ora della notte.

    Recitò l'ultima parte della preghiera, baciò la croce del rosario che portava al petto, si sistemò la tonaca e si fece il segno della croce, per poi vedere chi era l'insolito visitatore.

    Poteva essere qualche disperato che pregava per i propri cari o qualche bisognoso che cercava cibo, ma era certa di sapere chi fosse e difatti i suoi sospetti si rivelarono fondati.

    Il giovane, alto e ben piazzato, che le si presentò davanti per poi inchinarsi al suo cospetto come fa un suddito con la propria regina, era ciò che più si avvicinava a un amico.

    Alvor Blinch aveva un bel fisico con spalle larghe, torace vigoroso e viso marcato.

    Portava capelli scuri tagliati corti e aveva occhi marroni, mentre il naso era leggermente più grosso del normale e i tratti del viso molto accentuati.

    Non si poteva definire bello ma nemmeno brutto, tuttavia la sua divisa da crociato, bianca con la croce rossa in mezzo, gli dava un tocco di classe e il suo sguardo dava l'idea di persona seria e affidabile.

    Non conosceva la sua età ma non doveva dimostrare molto più di lei, comunque anche se giovane già appariva molto più adulto e si poneva sempre con serietà in tutte le cose.

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    Aveva una voce piuttosto leggera per la sua corporatura ma rivelava una gentilezza d'animo non da poco unita a una personalità decisa ma pur sempre servizievole.

    Era il tipo che amava parlare francamente senza mezzi termini e per questo mal visto da molti, anche dai suoi stessi alleati crociati di cui faceva parte.

    Era stato affidato a sua protezione e la serviva con dedizione e onore come solo un uomo leale sa fare.

    Non si sarebbe mosso da quella posizione né alzato la testa finché non glielo avesse ordinato.

    Lo fece alzare e lui la guardò con deferenza, anche se lei coglieva in quegli occhi anche qualcosa di più.

    Molti le avevano detto perché si era voluta fare suora giovane e attraente com'era e con un bel modo di fare.

    Aveva risposto che voleva dedicare la sua vita al Signore e aiutare i bisognosi.

    Era passato molto tempo da quando era ragazza ma i suoi propositi non erano mai venuti meno e continuava a servire il Signore ed era quello che voleva fare finché era al mondo.

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    La giovane ripensò alla lettera che le era arrivata riguardo il suo incarico come l'avvallo del cardinale che la delegava per fare indagini e scoprire cosa stesse succedendo.

    Aveva memorizzato ogni cosa come era sua abitudine.

    <<Nella città vicina di Vernia si sta diffondendo il terrore, qualcuno si aggira nella notte ed uccide in modo orribile le donne, per poi sparire senza lasciare tracce. Le autorità brancolano nel buio e sminuiscono la portata del problema.

    Il misterioso assassino, che uccide e sventra le donne, ha colpito anche vicino al convento di San Sevestino dove ha avuto luogo l'ultimo di quegli orrendi delitti.

    Il primo è stato di una donna di facili costumi, poi è toccato alla figlia di un mercante, per continuare con la dama di compagnia di una nobile e finire con la suora del convento citato.

    I preti parlano già di un Demone Oscuro tornato a punire i peccati della città.

    Anche tra la popolazione si sta diffondendo la stessa voce e la paura dilaga generando confusione e odio.

    Anche se molti credano ancora alla natura mortale dell'assassino, la situazione sta cambiando a causa di fenomeni inspiegabili: alcuni giurano, sfidando le accuse di pazzia, di aver visto, in una notte di tempesta, piovere rane dal cielo.

    Questo fenomeno può trovare molteplici spiegazioni come essere frutto solo di paure e voci denigratorie, tuttavia unito a quello che sta succedendo alimenta la credenza che qualcosa di orribile si stia insinuando tra la città e i suoi abitanti.

    In casi come questo la Santa Inquisizione dovrebbe intervenire con solerzia ma io, Teofilo Viserand cardinale presso la Santa Sede e membro del conclave, delego a te Soala Cross il compito di indagare sulla natura di questi fenomeni e riferire personalmente a me. Avrai pieni poteri e libertà d'azione. Le autorità come i prelati e i nobili dovranno fornirti tutto ciò di cui avrai bisogno con solerzia e senza discutere.>>

    La lettera era firmata dal Cardinale in persona che poi ne aveva mandata un'altra da mostrare alle autorità e ai suoi sottoposti in cui le delegava le sue veci dandole pieni poteri.

    Così ora toccava a lei darsi da fare e dimostrarsi degna della fiducia accordatale.

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    Uscirono nel fresco della sera dove, davanti a un prato fiorito, c'era un'imponente carrozza degna di un grande nobile in cui Soala salì e Alvor si mise a cassetta.

    Partirono così per risolvere un mistero spinoso e di certo pericoloso dove Soala era certa ci fossero all'opera grandi forze.

    Di sicuro ci sarebbe voluto tutto il suo coraggio per affrontarle e sconfiggerle, ma era determinata a farlo.

    La città della paura

    Le strade della piccola cittadina di provincia, oltre che buie, erano alquanto accidentate.

    Le piastrelle mal messe o del tutto inesistenti rendevano ogni movimento un sali e scendi continuo che si accentuava nei punti in salita, per fortuna pochi.

    Era notte fonda, il tempo nuvoloso e l'aria fresca ma ancora piacevole, un po' meno il vento forte che spazzava le lunghe e vuote strade di quella cittadina.

    La grande carrozza proseguiva lenta sia per la scarsa visibilità, rotta solo da due lanterne poste su di essa, sia perché il conducente non sapeva orientarsi come sperava in quel dedalo sempre uguale di vie.

    Il giovane Alvor alla guida era sì stanco ma abituato alle lunghe tirate e anche se era quasi un giorno che non dormiva sapeva di potercela fare a reggere ancora.

    La cosa che lo sconcertava era il non riuscire ad orientarsi come desiderava.

    Era si la prima volta che giungeva in quella città sperduta sulle colline, ma di norma aveva un buon senso dell'orientamento e riusciva subito a trovare la strada giusta.

    Il fatto di essere a notte fonda, anche se c'era abituato, rendeva trovare la strada giusta più difficile.

    Dovevano raggiungere il convento di San Sevestino dove era avvenuto l'ultimo delitto.

    Però trovare quell'edificio in mezzo a quel groviglio di case e strade tutte unite e uguali sembrava impossibile anche per la mente più sveglia.

    Sentì un rumore alle sue spalle e si voltò di colpo con i nervi ormai a fior di pelle, ma si rilassò subito costatando che era la sua signora.

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    Soala Cross si mise comoda accanto a lui al posto di guida.

    Alvor le diede una breve occhiata costatando che anche l'abito da suora, che la ricopriva da capo a piedi, non sminuiva per nulla il suo grande fascino.

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    Lei sorrise con quel suo modo di fare così semplice e allo stesso accattivante che lo mise quasi in imbarazzo.

    Distolse lo sguardo da lei e si concentrò sulla strada da seguire, o meglio capire quale fosse ora che il vicolo che percorrevano si diramava in svariate direzioni.

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    <<È per quello che siamo stati chiamati noi, anzi voi.>>

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    <>

    Fermò del tutto la carrozza guardando da una parte all'altra senza avere idea della direzione da prendere.

    Guardò anche verso il cielo ma era totalmente coperto e non trovò conforto o indicazioni neppure lì.

    <>

    Soala indicò la strada alla loro sinistra e Alvor la prese senza indugi o chiedere spiegazioni.

    Era un vicolo come un altro, lungo, stretto, malridotto e maleodorante.

    A dire il vero sembrava proprio il peggiore della città ma era anche l'unico che pareva frequentato, infatti più avanti videro alcune piccole luci e sentirono diverse voci.

    Proseguirono lenti e videro ai lati del vicolo donne avvenenti e poco vestite che li incitavano a fermarsi.

    Alvor gli buttò solo deboli occhiate anche se alcune ne avrebbero meritate anche di più e notò che ad entrambi i lati sbucavano piccolissime stradine anch'esse frastagliate dalla presenza di altre donne.

    Una più robusta delle altre, con un seno consistente e un viso pieno ma non aggraziato, si mise in mezzo alla strada bloccandogli il passaggio e dicendo perché non si fermavano da lei invece che proseguire.

    <> stava dicendo Alvor ma Soala lo fermò.

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    <<È notizia comune che ci sono stati diversi delitti in città e scommetto pure tra di voi c'è chi ha subito tale amara sorte, o mi sbaglio?>>

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    <> rispose prontamente Alvor.

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    La donna, sbiancata in volto, parlò tutto di un fiato dicendo che a morire era stata una ragazza venuta da pochi mesi non troppo lontano da lì.

    Dovevano chiedere di una sua amica di nome Rosalina che abitava insieme a lei ed era stata la prima a trovarla e dare l'allarme.

    Dette loro indicazioni su dove trovarla e li lasciò passare senza volere nemmeno niente in cambio.

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    La donna anche se non si considerava religiosa fece il segno della croce e nemmeno fece caso che non ci aveva guadagnato niente, o meglio era convinta d'essersi guadagnata un posto in paradiso.

    Quando si furono allontanati a sufficienza, Alvor sorrise dicendo come aveva buggerato quella donna senza darle niente.

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