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Alamona Elander vol.3 - La legione perduta
Alamona Elander vol.3 - La legione perduta
Alamona Elander vol.3 - La legione perduta
E-book212 pagine2 ore

Alamona Elander vol.3 - La legione perduta

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Info su questo ebook

Nel cuore dell’Inghilterra le legioni romane subiscono una dura sconfitta a causa del terribile popolo dei Pitti. Solo pochi membri della Diciassettesima legione guidata da Alamona Elander riescono a scampare al massacro e cercano di riconquistare l’onore perduto. Si troveranno braccati dai nemici guidati dalla feroce Eria e dovranno affrontare pericoli di ogni sorta che metteranno a dura prova la loro resistenza e determinazione. Riusciranno a salvarsi e raggiungere l’avamposto romano prima di trovare la morte?
LinguaItaliano
Data di uscita13 dic 2018
ISBN9788827834992
Alamona Elander vol.3 - La legione perduta

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    Anteprima del libro

    Alamona Elander vol.3 - La legione perduta - Manuel Mura

    633/1941.

    Una dèa tra i mortali

    Quando la giovane entrò nella grande tenda la confusione che regnava all'interno finì di colpo, come le innumerevoli voci che si susseguivano incessanti da parecchie ore a quella parte.

    Gli oltre cinquanta uomini presenti rimasero ammutoliti fissando la splendida figura come fosse una dèa incarnata giunta in quel posto sperduto a fargli visita.

    Le terre del nord Inghilterra erano fredde e inospitali soprattutto nel periodo invernale e battute costantemente da un vento gelido. Tutti fattori che si univano all'inutilità di presiedere quei territori sperduti lontani da Roma a continuo contatto con i bellicosi popoli Pitti che annientavano il morale delle truppe, sempre basso anche quando non c'erano veri pericoli in atto.

    Gli uomini presenti in quel piccolo avamposto si sfogavano bevendo, scambiandosi battute, facendo prove a braccio di ferro, o qualche scazzottata tra amici.

    Il pensiero più comune come argomento dei loro discorsi più frequenti era sempre rivolto alle donne, molto rare per non dire  inesistenti.

    Prerogativa degli ufficiali negli accampamenti più grossi ne venivano ben di rado in quel punto sperduto. Al massimo c'erano delle paesane vecchie e malferme che in cambio di cibo, vestiti e utensili si concedevano ai soldati; una magra consolazione rispetto ai desideri che pervadevano quegli uomini.

    La visione che ora avevano di fronte era qualcosa che andava oltre ogni loro sogno più fantasioso, tanto da fargli credere non fosse vera.

    Alta e vigorosa dal viso delicato e ben fatto, aveva lunghi capelli biondi lisci che le ricadevano sulle spalle alte e squadrate continuando con un fisico asciutto e scolpito alla perfezione.

    Il suo seno abbondante si gonfiava nell'ampio torace, coperto solo da una tunica rossa che lasciava scoperte le addominali scolpite. Ai fianchi una corta gonna dello stesso colore le copriva il fondoschiena perfetto lasciando scoperte le lunghe gambe atletiche e muscolose. Quando posava gli occhi azzurri come il cielo limpido sugli uomini, questi si sentivano impotenti di fronte a quella che sembrava un'apparizione divina. Fiera nel portamento e nella sicurezza che emanava la sua figura possente, faceva sembrare un agnellino il più temibile degli uomini.

    Tutti i presenti si concentravano sulla sua bellezza straordinaria puntando gli occhi nei punti in cui la femminilità era più presente che mai, ignorando tutto il resto.

    Si mosse rapida tanto che nessuna delle mani protese riuscì a sfiorarla raggiungendo il centro della tenda.

    Anche i due uomini ai lati del piccolo tavolo, intenti fino a un attimo prima a sfidarsi a braccio di ferro, erano rimasti bloccati dalla sua apparizione e non riuscivano a toglierle gli occhi di dosso.

    La donna si fermò davanti a loro guardando gli altri attorno con un misto di indulgenza e severità, come fa una madre con i propri figli, pronta a dargli una lezione se troppo disubbidienti.

    <> esordì con voce forte e autoritaria, <>

    Gli uomini si guardarono un attimo tra loro perplessi, poi fu uno piccolo e tarchiato dai pochi capelli e un occhio gonfio a parlare.

    <> indicò un tizio accasciato a terra che dormiva pesantemente, sicuramente ubriaco fradicio, <>

    Si avvicinarono tutti con le braccia protese e gli occhi lascivi ma basto uno sguardo duro della donna a fermarli sul posto.

    Tutti erano persi in quegli occhi limpidi che spaziavano rapidi da una parte all'altra e non osavano muovere un muscolo, in attesa che lo facesse il compagno vicino.

    <>

    <>

    Un gruppo di cinque si fece coraggio cercando d'afferrarla ma ritrovandosi a terra ancora prima d'accorgersi di quanto successo.

    Gli altri risero e si fecero coraggio con il numero, ma la bellissima donna si era seduta al tavolo guardando con tranquillità tutta quella massa di uomini che la circondavano scoppiando di desiderio.

    <>

    <>

    Per quanto non desideravano altro che saltarle addosso rimanevano sempre a una minima distanza, timorosi di quello sguardo sicuro e intimidatorio.

    <>

    <>

    <>

    Il tono duro e forte con cui pronunciò quelle ultime parole fece sussultare non poco i presenti che si sentivano punti nell'orgoglio.

    <>

    Si fece largo un tipo alto e ben piazzato dai capelli neri scompigliati folti e gli occhi scuri sicuri di sé, non più giovane ma ancora in forma.

    Diversi protestarono che volevano provare prima loro ma fu la voce forte della donna a farli tacere tutti.

    <>

    I mormorii si susseguirono ma c'era qualcosa in quella donna che li intimoriva così si limitarono a guardare il loro compagno spingere  il braccio muscoloso con tutte le forze senza ottenere risultato.

    Quella che gli era parsa una sfida già vinta si rivelò qualcosa di arduo per non dire impossibile per le sue forze.

    Per quanto spingesse, stringendo i denti e dando fondo a tutte le sue forze, non riusciva a muoverle il braccio di un millimetro.

    Sembrava fatto di ferro e come incrociò lo sguardo della donna comprese di non potercela fare.

    Come il braccio di lei fece una minima pressione il soldato si ritrovò il suo piegato sul tavolo, non rotto ma gli faceva comunque un gran male.

    Emise un grido di dolore e si sentì come un cane bastonato mentre i suoi compagni facevano commenti di sdegno e disapprovazione per la sua inconcepibile sconfitta.

    La donna era serena e tranquilla, di sicuro nemmeno si era impegnata al massimo per sconfiggerlo e lo guardava con una disapprovazione che lo fece sentire come un verme preso all'amo.

    <> Lo guardò con severità e lui annuì correndo via dalla tenda sotto gli sguardi imbarazzati degli altri. <>

    <> ruggì un uomo grande e grosso che non sembrava nemmeno un soldato romano con la barba scura folta, gli occhi chiari e i capelli castani corti. Appariva come un grosso orso che sta per far sua la preda e da come la guardava con desiderio era chiaro il suo intento.

    <>

    <>

    <>

    Lo guardò dritto negli occhi facendogli gelare il sangue ma allo stesso tempo infuriare.

    <>

    <>

    <>

    Solo pochi compresero quell'allusione, non data dall'affermare la potenza di Roma ma la codardia dell'uomo.

    Questi comprese e strinse la mano della donna con forza cercando di piegargliela insieme al braccio, intento a romperglielo per poi farla sua.

    L'impresa si rivelò ardua come era stata per il suo compagno e, per quanto ci mettesse forza e rabbia, il risultato non cambiò.

    Il braccio della donna sembrava fatto di ferro e non si piegava di un millimetro al contrario del suo.

    Cercò di resistere alla pressione ma inutilmente: sentiva le ossa della mano scricchiolare come fossero state messe in una pressa.

    <>

    Il braccio dell'uomo si fermò a metà e comprese con orrore che era in totale balia di quella strana donna che lo guardava con quegli occhi penetranti che sembravano scrutarlo dentro.

    A nulla servivano gli incoraggiamenti dei suoi compagni che lo incitavano a sconfiggerla, perché fu sicuro che non ce l'avrebbe mai fatta.

    <>

    <>

    <>

    La stretta alla mano aumentò facendolo urlare e comprendere che la donna non si era bevuta la sua balla.

    <>

    <>

    <> In un attimo il braccio dell'uomo si trovò piegato sul tavolo. Gli faceva male ma non era rotto come si aspettava. <> L'uomo annuì e si distanziò mentre lei si voltava da un lato all'altro. <> Tutti si guardarono non volendo fare la brutta figura dei loro compagni. <>

    Tra la calca di uomini si fece avanti un tizio basso ma molto muscoloso, soprattutto nelle braccia i cui bicipiti sembravano scoppiargli da tanto che erano sviluppati.

    <> ruggì l'uomo dall'aspetto comune e dall'aria sicura.

    Sembrava il classico soldato romano: basso, muscoloso, con capelli corti castani e occhi dello stesso colore.

    <>

    <>

    <>

    <>

    <>

    <>

    <>

    Come il soldato le strinse la mano comprese che i suoi compagni non erano stati distratti dal seno ma era davvero forte.

    Però lui era il migliore e un uomo, inammissibile qualcuno lo potesse battere, tanto meno una donna.

    Le due forze all'inizio si bilanciarono, cosa già inconcepibile per l'uomo che faceva pressione per sconfiggerla il prima possibile, poi anche per lui fu la fine.

    Urlò dal dolore quando sentì le ossa finire in pezzi ma in realtà la donna si era contenuta e limitata a slogargli polso.

    Ariosto era furente di rabbia, non accettando la sconfitta e per opera di una donna. Era pronto a colpirla con l'altro braccio ma lo sguardo di lei lo bloccò sul posto.

    <>

    <>

    Si alzò battendo il braccio buono sul tavolo pronto a picchiarla, non ascoltando gli altri che dicevano di calmarsi.

    Anche la donna si alzò di scatto guardando prima il furente ufficiale poi gli altri che continuavano a fissarla con desiderio ma anche ammirazione.

    <>

    <>

    Si gettò contro di lei ritrovandosi a terra in un attimo, preso da uno schiaffone che lo lasciò stordito e dolorante.

    <>

    Malgrado il loro desiderio la maggior parte indietreggiarono, troppo timorosi di quella figura così autoritaria per anche solo pensare di poterle fare qualcosa.

    Solo un piccolo gruppo di una mezza dozzina di individui continuava a girarle intorno circondandola, anche se nessuno osava fare il primo passo.

    <> gridò un uomo di media altezza e corporatura dai capelli castani ricchi e occhi scuri che la giovane definiva perversi. <<È sola contro tutti noi: cosa aspettate?>>

    Esortati dal loro compagno si fecero avanti mentre tutti gli altri si distanziavano sempre più non volendo essere coinvolti in una battaglia che definivano persa.

    Per quanto la afferrassero da tutte le parti non perse neanche un attimo il sorriso come la sua sicurezza: in un istante li sbatté a terra senza problemi.

    Cercando di non darsi per vinti provarono a bloccarla ma si trovarono stesi al suolo colpiti da un calcio o lanciati contro i loro compari.

    Altri tre esortati dal solito uomo le si lanciarono contro, due afferrandola da dietro e uno colpendola davanti: fu inutile.

    In un attimo si trovarono a far compagnia a loro compari mentre l'uomo che aveva gridato fino a quel momento cercava d'allontanarsi come la vide avanzare inesorabile verso di lui.

    Comprendendo che non ce l'avrebbe fatta estrasse dalla cintura un piccolo ma affilato coltello con il quale si buttò sulla donna. In un attimo lo bloccò e disarmò piegandogli il braccio armato e sbattendolo a terra con la faccia.

    <>

    <>

    <>

    <>

    <>

    <>

    <> chiese l'uomo impaurito a cui fecero eco gli altri.

    <> Lasciò l'uomo guardando tutti gli altri. <>

    <> chiesero in diversi, ancora increduli d'avere un comandante donna e così bella.

    <>

    Quelle parole lasciarono tutti nello sgomento, anche Alonso rimase impietrito sulle ginocchia non potendoci credere.

    Si susseguirono i mormorii come l'incredulità.

    <>

    <>

    <>

    <>

    Ci fu un altro vociare agitato.

    Da una parte si chiedevano se non fossero tutte balle, dall'altra quanto sarebbero sopravvissuti se le cose stavano così.

    <>

    <>

    <>

    L'agitazione aumentò ancora tra gli uomini che

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