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Soala Cross vol. 2 - L'inganno della strega
Soala Cross vol. 2 - L'inganno della strega
Soala Cross vol. 2 - L'inganno della strega
E-book114 pagine1 ora

Soala Cross vol. 2 - L'inganno della strega

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Info su questo ebook

Una maledizione sconvolge la vita di una donna e di suo figlio la cui vista come gli occhi sembrano essere scomparsi senza spiegazione. Giunti in un inquietante maniero, che sorge in mezzo al nulla con a capo una strana donna, sentono che il male sta per palesarsi. Il Signore però ha messo Soala Cross sulla loro strada, l’unica che può capire l’inganno della strega e liberarli dalla maledizione che li affligge.

Mistero, avventura e sentimento in un’altra indagine sovrannaturale per la novizia Soala Cross.
LinguaItaliano
Data di uscita11 mar 2016
ISBN9788892600485
Soala Cross vol. 2 - L'inganno della strega

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    Anteprima del libro

    Soala Cross vol. 2 - L'inganno della strega - Manuel Mura

    633/1941.

    Prologo

    La pioggia forte trasformava il vasto terreno pianeggiante in una poltiglia di fango, cosparso da tante pozzanghere più o meno grandi.

    La carrozza avanzava con molta lentezza in quel vasto territorio rischiando di rimanere impantanata.

    Anche i due possenti cavalli, abituati alla fatica e alle condizioni meteorologiche avverse, sbuffavano mentre affondavano le zampe facendo schizzare acqua e fango in tutte le direzioni fino al giovane guidatore.

    Alvor Blinch, anche se giovane e forte, abituato alla guida, faticava non poco a tenere i cavalli ed evitare che la carrozza rimanesse impantanata nel fango.

    Il buio della notte e a causa della giornata temporalesca era interrotto ogni tanto da qualche lampo in lontananza: ma pure quelli erano pochi e rendevano tutto più difficile.

    La sua tuta bianca da crociato con la croce rossa in mezzo aveva cambiato totalmente colore dal troppo fango che aveva indosso. Anche l'acqua battente in parte lo ripuliva e in parte lo sporcava.

    I capelli scuri corti se li sentiva uno appiccicato all'altro mentre i suoi occhi marroni, abituati alla vita notturna da quando era con la sua padrona, cercavano di scrutare l'orizzonte ma invano.

    Tirò i cavalli quando intravide una piccola fossa nel terreno per poi farli spostare leggermente in modo da evitarla.

    I muscoli vigorosi gli dolevano e gonfiava il torace possente con grande sforzo, però riuscì nell'operazione anche se la carrozza un minimo sobbalzò.

    Riprese l'andatura regolare e lenta, per poi girare leggermente la testa nel sentire un rumore vicino a sé e vedere la sua padrona accanto a lui.

    Faceva sempre così, sbucava all'improvviso spostandosi da dentro la carrozza al posto di guida o sopra di essa per scrutare l'orizzonte.

    Le buttò un'altra occhiata sfuggente e non poteva non ammirare sia la serenità che emanava il suo volto, sempre sorridente e solare, sia la bellezza che si nascondeva sotto il suo abito austero da monaca.

    Seppur piccola e minuta, Soala Cross possedeva un fascino senza pari.

    Aveva i capelli color miele lunghi e lisci che scendevano fino in fondo alla schiena e gli occhi verdi chiaro che sembravano brillare, incastonati nel suo volto perfetto.

    Il corpo appariva meno sensuale sotto la tonaca, almeno nel seno non enorme ma proporzionato, mentre il fondoschiena era scolpito alla perfezione, anche se nascosto da sguardi indiscreti.

    Le spalle cadenti e il fisico che non appariva atletico non sminuivano il suo fascino, ma la facevano apparire meno bella di quello che era in realtà.

    Le sue mani sottili dalle dita lunghe e delicate toccarono per un breve istante il rosario con il piccolo crocifisso che portava sempre al petto; poi le congiunse in preghiera.

    Fu una preghiera breve e Alvor nemmeno l'udì, concentrato com'era nel governare il mezzo che rallentava sempre più l'andatura con l'aumentare del fango e della pioggia.

    Soala sciolse le mani e si spostò una ciocca di capelli che le impedivano la vista, per poi soffermare lo sguardo deciso e lungimirante sul vasto spiazzo davanti a loro.

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    La sua voce era delicata, ma allo stesso tempo forte: sembrava rimbombare come il cielo in tempesta che ruggiva e riversava su di loro tutta la sua furia.

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    Alvor non fece in tempo a finire la frase che ci fu un sobbalzo: subito dopo, la carrozza si bloccò.

    I timori di Alvor si erano concretizzati: si erano impantanati nel fango. Gli vennero in mente male parole ma le tenne per sé. Soala, dal canto suo, non perdeva mai il sorriso e con un balzo fu giù dalla carrozza con un'agilità che Alvor non possedeva più.

    Scese comunque rapido anche lui per constatare che le quattro ruote erano bloccate nel fango e non restava altra soluzione che spingere cercando di sbloccarle.

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    Cominciò a spingere la pesante carrozza da un lato con le sue esili braccia, che rivelarono però una forza notevole e ad Alvor non restò che fare lo stesso mettendosi dall'altro lato.

    Spinsero con tutta la loro forza ma non fu facile lo stesso spostare la grande carrozza impantana.

    Solo dopo un po' e dopo tanto faticare ci riuscirono tanto da permettere ai cavalli di trainarla nuovamente.

    Alvor andò davanti tirando i destrieri per le redini e incoraggiandoli a muoversi, mentre Soala continuava a spingere con assidua determinazione.

    La pioggia che non accennava a diminuire rendeva tutto più difficile, ma alla fine riuscirono nel loro intento e la carrozza fu finalmente libera da quell'avvallamento fangoso in sui si era impantanata.

    Soala rimase per un po' davanti ai cavalli indicando ad Alvor la strada migliore da seguire, che solo il suo sguardo acuto e abituato alle tenebre più fitte poteva scorgere.

    Stavano attraversando una piana enorme, forse un tempo adibita a coltivazioni, ora piena solo di terriccio fangoso.

    La pioggia a ogni modo lavava via parte del fango che ricopriva ormai in buona parte il vestito di Soala: il colore della tonaca cominciava a cambiare tonalità, dal grigio al marrone.

    Proseguirono molto lentamente per parecchio tempo che non seppero definire.

    Soala indicò in lontananza dove si intravedevano i resti di case che un tempo dovevano essere state abitate e di cui ora non restavano che scheletri anneriti.

    A quel che ne sapevano loro, in passato c'erano state diverse lotte intestine in quei territori, lotte che avevano lasciato il segno.

    Del resto il Granducato di Toscana era vasto e anche se non faceva parte dello Stato Pontificio, la chiesa era sempre pronta ad intervenire quando avvenivano fatti inspiegabili imputati a forze demoniache.

    Prima però di smuovere la Santa Inquisizione era bene accertarsi che ce ne fosse davvero bisogno: ed era in quei momenti di incertezza che entrava in gioco Soala con il suo servitore Alvor.

    Inviati dal cardinale Teofilo Viserand, membro del conclave di Roma, dovevano scoprire cosa stava succedendo in quella piccola comunità e fermare le eventuali forze del male che vi imperversavano.

    La Santa Inquisizione cancellava spesso tutto al suo passaggio distruggendo ogni cosa e persona che si frapponesse sul suo cammino: loro due avevano il compito di trovare una soluzione alternativa, se c'era.

    Soala l'aveva sempre trovata anche se spesso non era stato facile fare i conti con tristi realtà.

    Ripensò alla sua ultima avventura in cui molte cose inaspettate erano successe e avevano cambiato la sua esistenza.

    Sembrava avvenuta da poco, ma erano già passati quasi sei mesi nei quali erano accadute molte cose e non tutte belle.

    E ripensò a Francesco che, come lei, viveva una nuova e difficile esistenza, soprattutto per quello a cui lui era sempre stato abituato.

    Alvor fermò del tutto la carrozza e si accostò alla sua padrona: ormai, intuiva al volo quando qualcosa la turbava.

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    Lei annuì anche se non era convintissima.

    In quanto nuovo membro del suo gruppo era stato mandato anch'egli in missione e anche se doveva essere molto più semplice della sua era ugualmente preoccupata.

    Solo e senza esperienza, Soala sapeva quanto fosse in gamba, ma sapeva anche quello che avrebbe dovuto fare per sopravvivere.

    Lei riusciva a resistere alle tentazioni con la fede nel Signore, o almeno alla maggior parte: c'era stata una a cui

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