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Lady Diana. L'unico vero dossier
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E-book1.064 pagine12 ore

Lady Diana. L'unico vero dossier

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Info su questo ebook

Secondo il parere errato di molti investigatori, autori di libri e giornalisti, il caso Diana è e resterà una vicenda troppo misteriosa e così dovrà rimanere per sempre.

Tuttavia, l'unica verità esistente è ormai ben nota.

Cosa temono i grandi media per non voler pubblicare ciò che realmente è accaduto? Chi impone loro il divieto di rivelare tutta la verità?

Perciò, senza alcun timore e senza nessun condizionale, questo libro presenta le prove e le esattezze di come realmente sono andate le cose.

In fin dei conti, nulla di ciò che accade, può rimanere occultato.

Tra una quantità di decenni futuri, oltre alla CIA (Central Intelligence Agency), particolari archivi segreti dell'ONU, posti sotto la soprintendenza dell'Assemblea Generale, daranno la delibera a documenti Top Secret originali, svelando, insieme al movente reale e al nome del mandante killer, l'unico e vero tragico evento che ha provocato la precoce e improvvisa morte della Principessa di Galles, Diana Spencer.

Il contenuto quest'opera letteraria, come un vademecum, si propone di anticipare i tempi rivelandovi, già da ora, ciò che tutti chiamano:

"Il GRANDE MISTERO SULLA MORTE DI LADY DIANA".

Riguardo alla tragica morte di Lady D, sarà facile identificare il nome e cognome dei veri colpevoli, il perché, il come hanno agito ed ogni minimo particolare di ciò che è sfuggito o che temono di pubblicare i più grandi investigatori e media di tutto il mondo.
LinguaItaliano
Data di uscita28 ago 2017
ISBN9788893062572
Lady Diana. L'unico vero dossier

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    Anteprima del libro

    Lady Diana. L'unico vero dossier - Sergio Felleti

    bordo.

    DIANA DISSE:

    «Non seguo le regole scritte e ragiono con il cuore,

    questo può essere un problema!».

    PRIMA PARTE

    ECCO COME E PERCHE’ E’ MORTA LADY DIANA

    CAPITOLO 1

    GLI ULTIMI GIORNI DELLA VITA DI DIANA

    Nota: E’ stato evidenziato che in tantissimi quotidiani e rotocalchi, gli orari e i tempi citati di un determinato evento appaiono diversi, spesso errati e contrastanti. Con molta cura e meticolosità, abbiamo tentato di verificare, calcolare, correggere e stabilire l’esatta cronologia di ogni data e il preciso orario di ogni singolo evento (Alcuni avvenimenti e commenti sono citati in tempo reale).

    E’ il sabato pomeriggio del 30 agosto 1997, seduti all’aperto sul ponte del panfilo Jonikal, dopo aver consumato una ricca colazione all’inglese, sotto il sole italiano del mattino, come al solito, Diana telefona ai suoi figli e ai suoi Public Relations avvisandoli della sua prossima tappa parigina. Dopodiché, verso mezzogiorno, la coppia Dodi-Diana si dirige verso la vicina isola della Sardegna dove li attende una Mercedes bianca che dal porto navale li accompagnerà presso l’aeroporto di Olbia. Sono le ore 13.50 e la coppia sta per lasciare l’aeroporto di Olbia con l’aereo privato di Mohamed Al-Fayed (il padre di Dodi). Il potente Jet è un Gulfstream 4 che porta i colori di Harrods, la loro destinazione è Parigi, aeroporto Le Bourget.

    Dopo gli assistenti di volo la Principessa è la prima a salire a bordo dell’aereo, dopo di lei salirà Dodi e per ultimi le loro due guardie del corpo: Trevor Rees-Jones e Kez Wingfield, poi i piloti. Tutti i passeggeri si trovano ora a bordo dell’aereo, dopo 90 minuti di volo si atterrerà all’aeroporto Le Bourget di Parigi. Lì saranno accolti da Henri Paul, vice capo della sicurezza di Al-Fayed, e da un’altra guardia del corpo: Philippe Dourneau. Poi, Wingfield guiderà una Mercedes limousine blindata e con i vetri oscurati, mentre Dourneau (l’autista abituale di Dodi) li seguirà con una Range Rover, fornita di materiale di Pronto Soccorso medico e per il trasporto dei bagagli.

    LE ULTIME ORE DI UNA PRINCIPESSA

    Il countdown delle ultime 12 ore, che anticipano la fine della vita della Principessa del sorriso, son già iniziate.

    Mentre Dodi e Diana erano in volo verso l’aeroporto di Parigi, Dodi fu telefonicamente informato dalle guardie del corpo dell’Hotel Ritz riguardo alla presenza di alcuni importanti membri delle Autorità francesi che li stavano attendendo all’aeroporto di Parigi, intenzionati ad offrir loro una scorta con tutti gli onori.

    Secondo i presenti, Dodi convinse Diana a rifiutare la protezione che le sarebbe resa possibile dagli agenti della polizia nazionale, gli SPHP, ma di dare il proprio affidamento di tutela alle guardie di Sicurezza di suo padre Al-Fayed.

    (SPHP: Service de protection des hautes personnalités) (Inglese VIPPS: Important Persons Protection Service – Protection, although the President of the French Republic is protected by both the Gendarmerie & the National Police).

    La Gendarmeria nazionale francese (Gendarmerie nationale) è una forza di polizia a statuto militare posta sotto il controllo del Ministero della Difesa francese durante le operazioni militari, mentre durante le normali operazioni di polizia risponde al Minister dell’Interno.

    Il Criminalmagazine www.1922lasegretissima.com di Sabato 5 Luglio 2008 riferisce:

    La protezione di Diana, come abbiamo visto, era affidata alle guardie di Al Fayed e non al SPHP, per i VIP, della polizia Parigina. L’SPHP si offrì di scorta per più volte, ma Dodi rifiutò.

    L’Edizione dell’anniversario 1997-2007 (I Grandi Eroi-N° 5) LADY DIANA a pagina 31 scrive:

    La protezione di Diana è dunque affidata alle guardie del corpo di Al-Fayed e non al SPHP, il servizio che la polizia parigina riserva alle personalità più importanti e del quale Dodi diffida.

    Nel libro Lady died di Francis Gillery, Edizione L’ippocampo, a pagina 302 è scritto:

    Le autorità francesi, anche se lo hanno negato recisamente, erano al corrente dell’arrivo del Gulfstream IV del padrone di Harrods al Bourget, il 30 agosto 1997, con a bordo Diana. La presenza di un’auto e di motociclisti della polizia nazionale alla discesa dall’aereo della Principessa è attestata dalle foto dei pochi paparazzi lì presenti.

    Riguardo alla presenza di Diana a Parigi, secondo il protocollo ufficiale e agli ordini ricevuti in precedenza dalla Casa Reale e dal Governo britannico:

    Durante una ‘vacanza privata’ la divorziata Principessa di Galles non era obbligata, e in quella circostanza neppure doverosa, dover chiedere l’autorizzazione o avvisare l’Autorità francese o l’Ambasciata britannica con sede a Parigi del suo arrivo.

    È da notare ciò che hanno riferito e fotografato alcuni paparazzi che si trovavano all’aeroporto quel pomeriggio (due di questi si chiamano Fabrice Chassery e James Andanson):

    Verso le ore 15.20 di quel sabato 30 agosto ‘97, sulla pista di atterraggio parigino erano anche presenti alcune limousine e diverse moto della polizia francese (gli SPHP). Inoltre vi era anche l’Organo centrale della polizia di Parigi, l’Ambasciata britannica, le Autorità francesi e altre Autorità per la tutela precauzionale a favore di corpi diplomatici.

    Dopo l’incidente, alcuni membri delle Autorità francesi hanno asserito ai giornalisti di: Non aver mai saputo che quel sabato la Principessa si trovava a Parigi.

    Tuttavia, anche se qualche rappresentante delle Autorità lo nega con risolutezza, le foto (mai pubblicate) che avrebbero scattato i paparazzi lì presenti e la testimonianza di almeno tre guardie del corpo del Ritz (Trevor Rees-Jones, Kez Wingfield e Philippe Dourneau) dovrebbero essere la prova più che evidente della loro presenza presso l’aeroporto Le Bourget di Parigi. Questo testimonierebbe che alcuni delle autorità diplomatiche avrebbero mentito, loro erano benissimo al corrente dell’arrivo del Gulfstream 4 del padrone del Ritz, con a bordo la Principessa Diana. Una delle chiavi essenziali per conoscere una parte del segreto sulla morte di Lady Diana si potrebbe trovare proprio dentro le righe appena menzionate.

    Un’altra delle chiavi per scoprire una successiva frazione della verità, ancora arcana, potrebbe celarsi nel sapere: In nome di chi stavano parlando quegli autorevoli membri quando affermarono la frase: «Le Autorità francesi hanno asserito di non aver mai saputo che quel sabato 30 agosto ‘97 la principessa Diana si trovava a Parigi». Pare che tra coloro che udirono o affermarono ai giornalisti la sopra indicata frase, vi erano:

    1) l’Ambasciatore britannico a Parigi: Sir Michael Jay;

    2) il Ministro degli interni francese: Jean-Pierre Chevènement;

    3) il questore e capo della Polizia parigina: Philippe Massoni.

    Come vedremo di seguito, questi sono i primi tre personaggi che si sarebbero dovuti preoccupare del motivo e del perché l’ambulanza, che trasportò Diana dopo l’incidente, è stata trattenuta troppo a lungo sotto la galleria dell’Alma, invece di partire direttamente e con urgenza verso l’ospedale più vicino al luogo del crash.

    È pure da considerare che Philippe Massoni e Jean-Pierre Chevènement furono fra i cinque corresponsabili della prima Inchiesta penale, quella francese (l’Enquête criminelle).

    COUNTDOWN (CONTO ALLA ROVESCIA)

    IN REALTÁ, È DA QUESTO MOMENTO CHE INIZIA

    CIO’ CHE PER LA PRINCIPESSA DIANA DIVERRANNO

    GLI ULTIMI GIORNI DELLA SUA VITA.

    1981 Febbraio 24: Carlo Windsor e Diana Spencer si fidanzano.

    1981 Luglio 29: Carlo e Diana si uniscono in matrimonio.

    1982: A sorpresa Diana si rende conto che il suo matrimonio è formato da tre persone. Carlo è l’assiduo amante di Camilla Parker Bowles. Nonostante mille sforzi (seduzioni e sofferenze) Diana non riesce a separarli.

    1984: Durante l’anno della nascita del principe Harry, George Smith (uno dei camerieri di Palazzo), sostiene d’aver sorpreso il suo collega Michael Fawcett durante un rapporto omosessuale con il principe Charles Windsor. Smith riferisce a Diana il seguente: «Fawcett e Carlo sono amanti». Questo scandalo fu citato tra l’altro dal quotidiano Mail on Sunday, nel dicembre 2002.

    1992 Dicembre 9: Carlo e Diana si separano ufficialmente.

    1994 Giugno 29: Il principe Carlo ammette, attraverso i canali TV della Bbc, di aver commesso adulterio con Camilla Parker Bowles.

    1995 Settembre: Diana incontra il suo nuovo amante, è il cardiochirurgo pakistano Hasnat Khan.

    Novembre 20: Diana rilascia un’intervista televisiva. Lei parla della sua inquieta relazione con la Casa Reale e del cattivo rapporto con suo marito Carlo.

    Dicembre 14: Diana rende pubblica la notizia che suo marito Carlo ha messo incinta la baby-sitter dei suoi figli William e Harry. Poi, pagandola, l’ha fatta abortire.

    1996 Agosto 28: Carlo e Diana divorziano ufficialmente.

    Dicembre: Molti tabloids annunciano l’inizio dell’esistenza di una presunta love-story fra Lady Diana e Dodi Al-Fayed.

    1997 Primavera: Termina il rapporto amoroso fra Hasnat Khan e Diana.

    1997 Luglio 11: Diana ed entrambi i figli, William e Harry, sono ospiti del miliardario Mohamed Al-Fayed e trascorrono le vacanze a Saint-Tropez, nel Castel Sainte-Thèrèse. Questa è un’immensa proprietà del magnate egiziano.

    Fine Luglio: I due principi William e Harry ritornano in Inghilterra, a Highgrove, e sono affidati al loro padre Carlo. Diana parte per le vacanze con l’Amica Rosa Monckton.

    LA VITA DI LADY DIANA STA PER TERMINARE

    Addentriamoci in quell’atmosfera dell’ultima esistenziale e funesta vacanza estiva ed esaminiamo le settimane conclusive della coppia Diana e Dodi, durante la loro prima ed ultima crociera sulle coste nordiche del Mar Mediterraneo.

    Guy Croussy, uno scrittore, specialista della corona britannica e autore del libro Les Chagrins du prince Charles, aveva un servizio stampa che usava per informare molti giornalisti di tutti gli spostamenti che avrebbe fatto la coppia novella.

    Le informazioni di Croussy includevano con precisione gli orari di arrivo e partenza in tutti gli scali dove avrebbero approdato con il panfilo Jonikal nel Mediterraneo: Saint-Tropez, Saint-Jean Cap Ferrat, Sardegna, Portofino, Cinque Terre, Isola d’Elba e altri.

    Inoltre, le informazioni includevano: Giovedì pomeriggio 28 agosto a Parigi, passaggio dall’Hotel Ritz, visita alla villa Windsor nella periferia parigina di Bois de Boulogne. Sabato mattina 30 agosto a Londra.

    Il seguente lunedì 1 settembre, insieme al suo ex marito Carlo, Diana avrebbe dovuto accompagnare il figlio William alla riapertura dell’Eton College, la famosa scuola privata inglese situata a Eton, nel Berkshire. Una scuola elitaria fondata nel 1440 da Enrico VI (Stuart) re d’Inghilterra e battezzata: King’s College of Our Lady of Eton Beside Windsor.

    1997 Agosto dal 5 al 20: Da Saint-Tropez Diana parte per un viaggio di beneficenza in Bosnia, presso il Landmine Survivors Network. È accompagnata da Lord Deedes (ex direttore del Daily Telegraph).

    Agosto 10: Il Sunday Mirror pubblica la famosa foto del BACIO tra Dodi e Diana.

    Per l’opinione pubblica, questa prima e unica foto dovrebbe rivelare la relazione amorosa esistente fra la coppia. Questa foto scandalo è anche la prima istantanea che illustra la Principessa fra le braccia di un altro uomo dopo il matrimonio con Carlo. Da questo momento, i mass media di tutto il mondo propagandano l’esistenza del presentimento che la Principessa potrebbe essere incinta di un bimbo musulmano, di cui Dodi potrebbe esserne il padre.

    Giovedì 21 agosto: Dopo aver visitato le isole greche, Diana parte e fa una fugace visita a Londra nel suo appartamento a Kensington Palace. Ritorna a Saint-Tropez lo stesso giorno.

    Domenica 24 agosto: Secondo quanto scritto dai tabloids:

    A Montecarlo (quartiere del principato di Monaco), Dodi invita Diana ad entrare nella prestigiosa gioielleria dell’italiano Repossi e presenta alla Principessa un favoloso anello, chiamato Dis-moi oui. Diana rimane disinvolta di quel regalo, ma non è la sua misura ditale, Repossi le promette di aggiustarlo su misura esatta al suo dito e che la settimana susseguente potrà essere ritirato presso la sua filiale parigina in Place Vendôme.

    Dodi e Diana sono ora a bordo del panfilo Jonikal (di proprietà del padre di Dodi, Mohamed Al-Fayed), salpano lasciando il porto di Monaco sito sulla Costa Azzurra francese e si dirigono verso Portofino, sulla Riviera Ligure italiana. Come di consueto Diana possiede quattro telefoni cellulari.

    Lunedì 25 agosto: Inseguiti da numerosi paparazzi a bordo di un barcone a motore, Diana e Dodi lasciano Portofino e si dirigono più a sud della Riviera Ligure. Oltrepassano il mare di Chiavari e di Sestri Levante in direzione le Cinque Terre, poi gettano l’ancora presso Portovenere, appena prima di La Spezia.

    Martedì 26 agosto: Diana e Dodi trascorrono un’intera giornata lungo la Costa toscana. Attraversano l’arcipelago lungo l’isola Capraia e ormeggiano il panfilo Jonikal presso l’isola d’Elba.

    Mercoledì 27 agosto: Diana e Dodi lasciano l’isola d’Elba e si dirigono verso la costa della Sardegna.

    Giovedì 28 agosto: Dodi e Diana, sempre a bordo del superbo yacht Jonikal si trovano ora sulla Costa Smeralda della Sardegna, nelle vicinanze di Olbia. Secondo l’itinerario prestabilito, la coppia sarebbe dovuta partire oggi pomeriggio per Parigi.

    Venerdì 29 agosto: È il penultimo giorno della crociera mediterranea sul panfilo di Al-Fayed. Diana ha spesso telefonato ai suoi due figli.

    In una telefonata fatta al suo fedele maggiordomo Paul Burrell, Diana gli chiede un consiglio:

    «Come devo reagire se Dodi mi regala un anello di fidanzamento? Il mio desiderio di sposarmi è come il desiderio di avere un foruncolo in faccia!». Il maggiordomo le suggerisce: «Lei lo deve accettare garbatamente e con gentilezza e poi lo infilerà all’anulare della mano destra».

    Dodi avrebbe già accennato a Diana che è suo desiderio fare un breve scalo a Parigi prima di ritornare a Londra. Diana aveva promesso ad Harry e a William in particolare, che sabato 30 agosto sarebbe assolutamente ritornata a casa.

    Al telefono William l’aveva anche sgridata e le aveva rivelato la sua angoscia, perché non desiderava per niente che la mamma avesse un rapporto con Dodi.

    Evidentemente il quindicenne William era stato informato che la famiglia Al-Fayed aveva una fama non tanto onesta.

    Pare che Dodi abbia cercato comunque di persuadere Diana ad accettare questo suo successivo invito, facendole presente che suo padre Mohamed aveva comprato il grande panfilo, Jonikal, solo per farle passare una vacanza da sogno.

    Nel suo convincimento, Dodi le avrebbe chiesto di fargli questo favore. A questo punto, nonostante lei recalcitrasse a seguirlo, Diana si sarebbe sentita obbligata ad accettare la proposta del suo ‘compagno’. Pare però che, in realtà, Dodi era atteso a Parigi per ragioni sue personali.

    Durante quell’estate del 1997, intere comitive di giornalisti e paparazzi viaggiavano giorno e notte con i loro veicoli, camper, motoscafi ed elicotteri dietro le orme della Principessa Diana. I loro reportage e fotografie erano spediti in tempo reale presso le Agenzie Stampa e i quotidiani di tutto il mondo. Una semplice foto o una piccola notizia su Diana valeva moltissimi soldi.

    La settimana che ha preceduto l’arrivo della Principessa a Parigi, giornalmente tutti i giornali, le radio e le TV del mondo avevano annunciato e illustrato con fotografie ogni singolo movimento di Diana.

    1997 sabato 30 agosto ore 13.50: Diana e Dodi si trovano ancora a bordo del panfilo Jonikal sulla Costa Smeralda della Sardegna, nelle vicinanze di Olbia. All’aperto sotto il sole caldo del mattino, sono seduti sul ponte, sotto coperta, e stanno consumando una ricca colazione all’inglese.

    Verso mezzogiorno si dirigono con un motoscafo verso il porto della vicina isola sarda. Salgono su una Mercedes bianca che li porterà all’aeroporto Olbia-Costa Smeralda.

    Poi lasciano l’aeroporto e volano verso Parigi con un aereo privato di Mohamed Al-Fayed, un Gulfstream 4. Il moderno Jet porta i colori di Harrods.

    Riguardo al suo arrivo a Parigi, secondo il protocollo e gli ordini ricevuti dalla Casa Reale e dal Governo britannico, Diana non sarebbe obbligata ad avvisare nessuna autorità italiana, francese, inglese o ambasciata britannica con sede a Parigi.

    1997 sabato 30 agosto ore 15.20: (Proprio in questo momento, per la Principessa di Galles Lady Diana Spencer, inizia il vero finale del countdown). L’aereo con a bordo Diana, Dodi, Trevor Rees-Jones e Kez Wingfield atterra all’aeroporto Le Bourget di Parigi. Sono accolti dal vice capo della sicurezza dell’Hotel Ritz di Al-Fayed: Henri Paul e dall’autista abituale e guardia del corpo di Dodi: Philippe Dourneau.

    Oltre a diversi paparazzi e agenti dei servizi segreti, sulla pista di atterraggio erano anche presenti un lussuoso autoveicolo e alcune moto della polizia nazionale francese.

    Le foto scattate dai paparazzi che erano presenti all’arrivo di Diana al Bourget, confermano la presenza della polizia nazionale francese, mentre attendevano l’atterraggio aereo dell’Harrods.

    Dodi convinse Diana a rifiutare la protezione che le sarebbe resa possibile dagli agenti della polizia parigina, gli SPHP. Così, la coppia preferì dare il proprio affidamento di sicurezza alle proprie guardie appartenenti alla scorta dell’Hotel Ritz.

    1997 sabato 30 agosto ore 15.50 circa: La coppia sale con altre due guardie del corpo in una Mercedes Benz, limousine, blindata, colore nero, serie 600, tipo sedan, 12 cilindri, modello S-280 con vetri scuri (non è la stessa Mercedes dell’incidente). Philippe Dourneau è alla guida, di fianco a lui Trevor Rees-Jones.

    Gli altri due agenti, Henri Paul e Kez Wingfield li seguono su un Range Rover verde che viene usato anche come vettura per trasportare i bagagli e soccorso medico. Essendo spiati e inseguiti con circospezione da un piccolo ma noioso corteo di paparazzi, Dodi decide di accelerare la corsa e dirigersi non al Ritz e invece direttamente presso la Villa Windsor di proprietà di Al-Fayed.

    I bagagli sono portati nell’appartamento di Dodi in Rue Arsène-Houssaye che si trova prima dell’Arc de Triomphe, vicino alle Avenue des Champs-Elysées. L’intenzione della coppia è di trascorrere la notte nell’appartamento di Dodi.

    1997 sabato 30 agosto ore 16.10: La coppia arriva presso una delle residenze del ricchissimo Mohamed Al-Fayed, la Villa Windsor. La villa si trova nel Bois de Boulogne, uno spazio verde d’ispirazione ottocentesca, situato nel cuore di Parigi all’estremità sudoccidentale. Questa è composta da 14 lussuose stanze del XIX secolo. La villa è circondata da un ampio parco verde, ricoperto da numerosi alberi. È un’ex dimora appartenuta al duca e alla duchessa di Windsor, trasferitisi qui in esilio nel 1953 dopo essere stati messi al bando dai reali e dal governo britannico.

    Diana e Dodi entrano nel romantico e signorile podere degli Al-Fayed e fanno una brevissima sosta di circa dieci minuti, dopodiché, ancora affiancati dai sempre più numerosi ed imprevedibili paparazzi, ripartono.

    1997 sabato 30 agosto ore 16.35: La coppia arriva all’Hotel Ritz di Parigi. Le 31 telecamere a circuito chiuso funzionanti, delle 43 presenti all’interno ed all’esterno del Ritz, hanno registrato tutto in sequenza. Alle ore 16 e 38 minuti Diana passa davanti alle colonne del foyer del Ritz per andare a prendere l’ascensore, indossa un tailleur con pantaloni beige. Mentre Dodi le dà le spalle per percorrerle strada, il suo viso si apre in un sorriso largo e spontaneo.

    Diana attraversa serena la lobby mentre Dodi le cinge il braccio. Da dentro la cabina dell’ascensore del Ritz, si ammira uno degli ultimissimi sorrisi radiosi di Lady Diana con il suo sguardo allegro, soddisfatto e birichino.

    A partire da questo momento la Principessa del sorriso non apparirà mai più così calma e sorridente su una foto o su una telecamera. L’ascensore porterà la coppia alla chambre presidenziale, situata al primo piano del lussuoso palazzo. La suite imperiale di Diana porta il numero 102, è esposta sull’affascinante Place Vendôme (Questa suite è una delle più grandi dell’Hotel, nel 1997 era concessa ai clienti per 6.000 dollari a notte).

    Emad El-Din Mohamed Abdel Moneim Al-Fayed, alias Dodi, figlio del multimiliardario Mohamed Al-Fayed, avrebbe promesso a Diana che a Parigi l’aspettava la felicità, una cerimonia festosa che avrebbe accompagnato il regalo di uno degli anelli più rari e più famosi del mondo: il Dis Moi Oui.

    Questo regalo sarebbe dovuto essere per Diana (fra i tanti già avuti da Dodi), un ultimo ma gioioso avvenimento all’apice della loro crociera mediterranea. Al contrario di tutto ciò, uno spirito d’irritazione sostituirà tra breve l’attraente fascino di lady Diana. Il motivo di questa spontanea tristezza di Diana, riguarda ciò che accadrà dopo le ore 17.40, in particolare dopo che la coppia scenderà al piano terra del Ritz e si avvicinerà ad un gruppo di amici d’affari di Dodi.

    1997 sabato 30 agosto ore 17.06: Dodi scende le scale e insieme alla sua guardia del corpo, Trevor Rees-Jones, esce dall’ingresso principale e si dirige verso il gioielliere italiano Alberto Repossi, la sontuosa gioielleria si trova sulla Place Vendôme a poche decine di metri dal Ritz (Le telecamere della gioielleria hanno registrato tutto. In seguito però, dopo l’avvenuto incidente, Trevor Rees-Jones negherà di essere stato quel giorno nella gioielleria).

    Già un mese prima, all’inizio d’agosto, mentre si trovavano a Montecarlo in una filiale della gioielleria Repossi, gestita dal fratello di Alberto, su indicazione del padre di Dodi la coppia aveva scelto un anello preziosamente raro e molto speciale. L’anello di fidanzamento scelto faceva parte di una collezione sentimentalmente evocativa, il suo nome era Tell Me Yes cioè Dimmi di Sì.

    «Bisogna solo confezionarlo per benino...» disse a Dodi la signora Angela, la moglie di Alberto «durerà qualche minuto». Dopo che Alberto Repossi ebbe accumulato altri preziosi e bellissimi gioielli e dopo aver consigliato a Dodi di mostrarli a Diana, Dodi disse che l’anello di fidanzamento sarebbe stato in seguito ritirato da un suo subordinato, prese una manciata di gioielli e insieme a Trevor lasciò rapidamente il negozio.

    1997 sabato 30 agosto ore 17.30 circa: Claude Roulet, direttore dell’Hotel Ritz, su ordine di Dodi, entra nella gioielleria di Repossi, la signora Angela Repossi aveva ancora il rinomato anello di fidanzamento al proprio dito della mano sinistra, se lo tolse e terminò il suo confezionamento.

    Dopodiché, insieme al famoso anello destinato a Diana, Roulet riceve anche altri preziosi gioielli selezionati da Alberto Repossi da far visionare a Dodi e a Diana, e poi ritorna al Ritz.

    1997 sabato 30 agosto ore 17.40 circa: Da quanto è stato riferito dal personale del Ritz, abbiamo dedotto quanto segue: Dodi e Diana si trovano seduti su un lussuoso divano in uno dei salotti al piano terra del Ritz. Bevono qualcosa, ma non sono soli. Progressivamente saranno circondati da persone che mostreranno molta confidenza con Dodi. Intorno a Diana si sono accomodati alcuni uomini galanti e sorridenti, parlano poco la lingua inglese e più quella francese ma non sono tutti francesi, vi sono anche alcune donne. Diana resta vicina a Dodi.

    Pare che alcuni del gruppetto intorno alla coppia cerchino di far capire a Dodi che sarebbe loro desiderio passare la serata in loro compagnia, ma in un posto più tranquillo del Ritz, fuori da occhi indiscreti. Anche se si vuole far credere che il vero motivo si riferisse ad affari e negoziati commerciali fra Dodi e questi signori, Diana pensa di aver capito che potrebbe trattarsi non solo di lavoro e di ordinazioni e consegne di merce.

    Improvvisamente Diana diventa reticente, interrompe continuamente il discorso lasciando però intendere ciò che non si dice.

    Diana intuisce che Dodi l’aveva persuasa e ingannata affinché assistesse principalmente a quel suo appuntamento d’affari. Diana si era pure accorta che questi presunti uomini d’affari erano abbastanza persistenti nelle loro decisioni, non davano spazio di scelta né a Dodi e neppure a Diana, tenevano poco conto del suo rango principesco e della sua notorietà.

    Nonostante la sgarbatezza del gruppo che la circondava, Diana fu persuasa e il luogo dell’appuntamento per il business fu stabilito per più tardi presso il Chez Benoît Restaurant, un bistrot sulla Rue Saint Martin vicino al Centre Pompidou e l’Hotel de Ville.

    1997 sabato 30 agosto ore 19.00: (Da questo momento per la coppia inizia il conto alla rovescia che per Diana si fermerà ufficialmente alle ore 04.00). Diana e Dodi escono dal Ritz dall’ingresso principale, le guardie del corpo pensano che l’obiettivo sia di andare a cenare, anche se non ne sono sicuri e comunque non conoscono il luogo.

    Fuori dal Ritz, dopo essere stati sovrastati da molteplici grida e forti spintoni provocati dalla folla, da cacciatori di autografi, da tanti curiosi muniti di macchine fotografiche e videocamere e dal solito esercito di paparazzi, la coppia alla fine riesce ad entrare nella loro Mercedes (non è la stessa Mercedes dell’incidente bensì quella usata all’aeroporto); Trevor Rees-Jones è alla guida, di fianco un altro agente.

    Un secondo veicolo di sicurezza, un Range Rover verde, li insegue, alla guida di questo vi è la guardia del corpo Kez Wingfield con un altro agente. In quel momento i quattro agenti di sicurezza delle due vetture non hanno la minima idea dove Dodi abbia intenzione di andare e questo mette a disagio loro e la sicurezza personale a favore della Lady. Lo scopo principale di Dodi comunque è quello di portare Diana presso il suo appartamento privato in Rue Arsène-Houssaye che si trova poco prima dell’Arc de Triomphe, per cambiarsi i vestiti e poi andare a cenare con Diana al Chez Benoît Restaurant.

    La pressione dei numerosi paparazzi che circondano ed inseguono costantemente la Mercedes con l’intento di fotografare Diana, più il traffico stradale rallentato che incontrano sulla Avenue des Champs-Elysées e che lì stringe in continuazione, fa innervosire tutti i passeggeri.

    Da questo momento, sia per Diana ma in particolare per Dodi, la numerosa ed ingombrante presenza dei paparazzi non è più benvenuta.

    In questo sabato 30 agosto ‘97, per tutto il giorno le radio e le TV locali di Parigi hanno trasmesso immagini della Principessa appena arrivata nella capitale, pure le prime pagine di tutti i giornali parigini, specie le edizioni straordinarie di quel pomeriggio di sabato, riportavano in lettere cubitali che Diana si trovava a Parigi. La Principessa era sulla bocca di tutti i parigini e dei turisti.

    Quel pomeriggio, l’intero traffico stradale dell’Avenue des Champs-Elysées fu bloccato da un’enorme folla di curiosi. Diverse emittenti radio, canali televisivi e una moltitudine di fotografi e paparazzi erano costantemente occupati a riprendere la Principessa mentre si trovava nella Mercedes con il suo compagno di ventura Dodi Al-Fayed.

    1997 sabato 30 agosto ore 19.10: Il vice capo della sicurezza Henri Paul, resta assente dalle ore 19.00 alle 22.00 per una pausa, sarà andato semplicemente a cenare? ‘Nessuno’ chiarirà mai o con precisione, dove sia andato e cosa abbia fatto.

    Oltre che sulle prime pagine di quasi tutti i quotidiani, in diversi programmi e telegiornali radio e tv francesi locali, regionali e nazionali è stata annunciata la notizia: «Oggi la Principessa Diana si trova a Parigi e alloggia al Grand Hotel Ritz». Come conseguenza la Place Vendôme è gremita da centinaia di persone che si sono unite all’esercito dei paparazzi. Anche sul retro del Ritz, in Rue Cambon, vi sono paparazzi appostati.

    1997 sabato 30 agosto ore 19.35 circa: All’arrivo della coppia in Rue Arsène-Houssaye li attende una successiva esperienza. Un esercito di persone curiose e di paparazzi sono in attesa della coppia, davanti al portone di Dodi. La Mercedes con Diana a bordo si avvicina e tenta di arrivare davanti all’ingresso di casa.

    Oltre agli stessi agenti di sicurezza che hanno viaggiato con Dodi e Diana, non sembra di intravedere altri uomini della sicurezza ad attenderli, ad assisterli o ad aprirgli tra la folla un corridoio fino all’ingresso.

    Parcheggiato il veicolo, Trevor Rees-Jones apre lo sportello posteriore della Mercedes, esce Diana che fa appena in tempo a poggiare i piedi sulla strada e ad alzarsi sulle proprie gambe che si trova direttamente pressata nello strettoio di una folla, che la tocca e la spinge da ogni parte.

    Tutto ad un tratto, dalla folla imbestialita si fa avanti un fotografo, che facendosi strada con urti e spintoni, si dirige con avventatezza sconsiderata verso Diana e Dodi per fotografarli.

    Alcuni testimoni diranno poi che si trattava del paparazzo Romuald Rat, un venticinquenne con una corporatura ben quadrata e robusta. La coppia riesce finalmente ad entrare nell’abitazione di Dodi e rimarrà in questo appartamento fino alle ore 21.35.

    1997 sabato 30 agosto ore 21.35: Per la coppia è arrivato l’orario di andare a cenare al Chez Benoît Restaurant, all’appuntamento che è stato stabilito quel pomeriggio al Ritz. I due escono dall’appartamento in Rue Arsène-Houssaye e occupano posto nella stessa Mercedes che li aveva accompagnati quel pomeriggio dall’aeroporto Bourget.

    Dodi riferisce al suo conducente Trevor Rees-Jones e all’altra guardia del corpo, seduto di fianco a lui, di partire in fretta, ma non rivela loro dove vuole recarsi con precisione, neppure la guardia del corpo Kez Wingfield e l’altro agente di sicurezza che li accompagnano su un secondo veicolo ne sono al corrente.

    La Mercedes comunque si getta nella folla, tutt’intorno al veicolo di Diana vi è un ronzio di pedoni, automobili, moto e motorini che li inseguono suonando il clacson e avvicinandosi costantemente alla sua vettura, sbattendo le loro mani sulla carrozzeria e sui vetri, scattando foto, gridando il nome di Diana e quant’altro. Anche lungo i margini delle strade secondarie vi sono gruppi di persone ad osservare questo lungo e rumoroso corteo.

    Tutto ad un tratto Dodi dice a Trevor di andare sull’Avenue des Champs-Elysées, qui arrivati l’intoppo è ancor più grande, la Mercedes è circondata da moltissimi curiosi e a stento riesce ad andare avanti.

    Tuttavia, Dodi telefona al Ritz e ordina al suo dipendente di massima fiducia: Claude Roulet, direttore dell’Hotel Ritz, di avvisare il Chez Benoît affinché provvedano un ricevimento con tutti gli onori, che si addica ad una Principessa di Galles. Dodi chiede anche al suo direttore Roulet di rintracciare Henri Paul e di raggiungerlo subito.

    Chiuso il cellulare, Dodi riferisce a Trevor di andare al Chez Benoît Restaurant, il bistrot sulla Rue Saint Martin. Poco dopo, mentre la Mercedes si avvia, con tutte le difficoltà del traffico provocato pure dalle folle che strillano tutto intorno al veicolo, Dodi, preso di sorpresa da un irritato panico, sembra che voglia cambiare improvvisamente idea. La situazione è completamente fuori ogni controllo.

    La folla gremita sulla strada urla forte e batte le mani sulla carrozzeria, sul tetto e sui vetri della Mercedes. La vettura viene in continuazione bloccata dai passanti e da altri veicoli di curiosi e di paparazzi. Nonostante tutte queste inversioni di marcia, con la Mercedes non si arriva da nessuna parte.

    L’inseguimento dei paparazzi con le loro auto e moto si fa sempre più ostinato ed insopportabile; quindi, ad un certo punto, considerando la continua insistenza e forte lamentela di Diana, Dodi decide di annullare tutto e di rientrare al Ritz. L’appuntamento non va avanti, si cenerà all’Espadon, il lussuoso ristorante nel Ritz di suo padre.

    1997 sabato 30 agosto ore 21.45 circa: Alcuni giornalisti hanno confermato la seguente notizia: François Tendil, l’addetto alla sicurezza serale e notturna del Ritz, si mette in contatto con Henri Paul, che quella sera è fuori servizio, e gli chiede di ritornare immediatamente al Ritz e unirsi al team di agenti di sicurezza. Motivo: Per via della moltitudine e dell’aggressività dei paparazzi e curiosi che ostacolano ogni loro movimento hanno difficoltà nel proteggere Lady Diana.

    1997 sabato 30 agosto ore 21.49: Nel frattempo Diana e Dodi si avvicinano con la loro vettura presso l’entrata principale del Ritz. L’ingresso è gremito di paparazzi e di gente che vuole vedere e toccare Diana.

    Oltre al portinaio (piccolò) e a François Tendil, l’addetto alla sicurezza notturna, non vi è alcun altro agente della sicurezza ad accogliere e a proteggere la coppia in fuga dall’assalto della folla.

    Appena usciti dalla Mercedes, ecco due fotografi che all’improvviso si avventano e s’incollano fisicamente a Diana, recandole fastidio, spingendola, molestandola e perseguitandola con i loro continui flash e riprese fotografiche. La situazione è assai fuori controllo, per Diana è un completo e pericoloso caos.

    A questo punto, Dodi scatta nella sua ira avventandosi contro i due fotografi, facendoli allontanare da Diana; dopodiché, rivoltosi a François Tendil gli grida in francese: «Che cosa state facendo, non così, così è una merda!».

    A un certo punto, Dodi si rivolge all’altra guardia del corpo, Kez Wingfield, che si trovava nel Range Rover che viaggiava dietro la Mercedes e, gridando, lo riprende pubblicamente domandandogli perché non fosse andato davanti alla sua Mercedes per far sgombrare il passaggio, così da liberare la strada da altri veicoli, dalla folla e dai paparazzi appiccicosi?

    In effetti, Dodi lo rimprovera per non essere andato in avanscoperta, in ricognizione presso gli incroci delle strade per farle sgomberare, così da poter individuare e preparare le zone o corsie più appropriate per un libero passaggio della Mercedes.

    «Tra il dire e il fare...» disse poi Kez Wingfield «Nessuno di noi agenti sapeva dove Dodi intendeva dirigersi; egli faceva cambiare direzione continuamente; avevamo solo la Range Rover come sostegno alla Mercedes; non vi erano altri agenti di sicurezza, eravamo troppo pochi».

    Era evidente che il giovane Kez Wingfield fu molto demoralizzato dal rimprovero avuto da Dodi in presenza del pubblico.

    RIENTRO ALLL’HOTEL RITZ

    Dal filmato che ha fatto il giro del mondo, ripreso dalle telecamere dell’Hotel mentre entravano oltrepassando la porta girevole dell’ingresso principale del Ritz, s’intravedono successivamente: Dodi, poi Diana e poi Trevor Rees-Jones; sul viso di Diana è evidente un animo abbastanza angosciato, irritato, lei si è infastidita di quel pomeriggio parigino che neanche voleva.

    Hanno fatto tutto quel tragitto per poi ritornare al punto di partenza. Diana non si sente al sicuro con il servizio di sicurezza organizzato da questo giovane e ricco emiro arabo. Non è nulla in paragone al grande servizio di protezione che avrebbe potuto ricevere dai numerosi agenti della polizia parigina, gli SPHP.

    Come si fa per i Capi di Stato e Corpi Diplomatici, la polizia parigina avrebbe accompagnato la Principessa Diana ovunque e con chiunque lei avesse desiderato. Diana avrebbe avuto a portata di mano uno squadrone di auto blindate con numerosi agenti della sicurezza nazionale, poliziotti e militari dell’esercito; questi avrebbero bloccato inizialmente tutti gli incroci delle strade da oltrepassare con le vetture blindate, e avrebbero formato un muro di uomini armati e automezzi blindati per garantire la massima protezione a Diana, sia all’interno che all’esterno del suo alloggio.

    Con la polizia al suo fianco, nessuno, né paparazzi né curiosi si sarebbero azzardati d’avvicinarsi alla Principessa, se lei esplicitamente non lo avesse desiderato. In realtà, la Lady credeva e sperava che i Fayed potessero offrirle, oltre alla ricchezza, anche una sufficiente protezione e non solo temporanea, ma perenne.

    Il playboy Dodi Al-Fayed, invece, era un giovane danaroso e spendaccione, un mezzo drogato con un caratteraccio caotico, che amava e praticava la vita notturna e mondana sfacciata; al dunque, egli non sarebbe stato all’altezza di esaudire eventuali o controversi capricci della Principessa.

    Inoltre, Dodi era circondato da cosiddetti amici della notte fonda, pericolosi, senza alcun senso di moralità e pietà, gente ricca, viziata e perversamente incontrollabile, ogni loro desiderio era esaudito da Dodi.

    Diana si è trovata così in mezzo ad una cattiva compagnia, non era protetta neppure moralmente.

    Alcuni membri del personale del Ritz hanno affermato: «Alcuni dei presunti amici d’affari di Dodi erano dei giocherelloni senza scrupoli e senza coscienza. È anche probabile che Diana avesse intuito che questi desiderassero fare sesso con lei, forse con tanto di droga, e che Dodi non avesse nessuna voce in capitolo e nessun potere per dire no ai suoi amici e proteggerla affinché ciò non accadesse».

    Diana era consapevole del pericolo, era conscia che questo tipo di libera lussuria non l’avrebbe mai permessa e non poteva assolutamente accadere.

    Da questo momento il suo solo obiettivo era di cenare in albergo e andare a dormire, rifugiandosi nella sua lussuosa suite n° 102 e non uscire più dal Ritz fino all’indomani della partenza, per Londra.

    Diana purtroppo si sbagliava, da lì a due ore sarebbero accadute cose inimmaginabili ed incontrollabili, eventi strani e spettrali. La Lady non si accorgerà neppure d’essere caduta in una trappola micidiale, tutto avverrà come in un thriller demonico dell’orrore che semina solo crudeltà, dolore e morte violenta.

    1997 sabato 30 agosto ore 21.53: Diana e Dodi stanno per entrare nell’ampia e signorile hall del Ritz. Il salone del ristorante è pieno zeppo di gente e non c’è un tavolo libero.

    Anche se Dodi è il figlio del proprietario e nonostante Diana sia la donna più famosa del mondo, secondo quello che stanno pensando il maître francese e il direttore dell’Hotel Ritz Franck Klein, alias Braccio destro di Mohamed Al-Fayed in Francia, non c’è altra scelta:

    «Se non desiderano accontentarsi e mangiare in piedi o al bar, per cenare si dovranno trovare un altro posto» (parve che Dodi non aveva molto da comandare in questo suo albergo).

    Fortunatamente, un tavolo per la coppia fu velocemente provveduto. Il tempo di andare presso uno dei tanti lussuosi bagni del Ritz per risistemarsi viso e capigliatura e Diana si è già seduta sulla comoda sedia del suo tavolo, posto nel movimentato e rumoroso ristorante l’Espadon.

    Con lo sguardo rivolto in basso, Diana cerca di rilassarsi nel suo silenzio. Tra una sbirciata e l’altra fra i clienti curiosi vi sono anche alcuni bambini.

    Lì seduta tutta sola, si evidenzia in lei una fisionomia corporea da urlo, ma molto stanca e che nasconde un’emozione che è rivelata dalle sue pupille azzurre bagnate da piccole lacrime, gocce che stentano ad uscire.

    1997 sabato 30 agosto ore 22.00: La Mercedes con i vetri scuri che è stata usata per prelevare la coppia presso l’aeroporto di Parigi e durante quell’affollato pomeriggio per le strade della capitale, si trova ora davanti all’ingresso principale del Ritz.

    1997 sabato 30 agosto ore 22.08: Da un filmato delle telecamere di sorveglianza all’entrata principale dell’Hotel Ritz si vede Henri Paul (vice capo della sicurezza) mentre parcheggia la sua Austin. Egli è ritornato al lavoro ed entra nel Ritz.

    Dopo essersi congiunto brevemente con i suoi colleghi (guardie di sicurezza) che si trovano al piano terra nella grande hall presso il bar Vendôme del Ritz, Paul raggiunge Dodi.

    In realtà, quel giorno, Henri Paul aveva una serata libera. Secondo i nostri investigatori, il motivo per il quale Paul è ritornato al lavoro non è solo di dar sostegno alla squadra delle guardie del corpo, onde evitare la pressione che quel pomeriggio si era evoluta per la presenza di numerosi paparazzi e curiosi, ma dal dover riferire a Dodi un messaggio di vitale importanza che riguardava la Principessa.

    Le registrazioni delle telecamere dell’Hotel Ritz mostrano Henri Paul molto tranquillo, sorridente e sobrio, i suoi movimenti, i suoi passi e il suo aspetto sono normalissimi.

    1997 sabato 30 agosto ore 22.10: Dodi chiede a Diana ciò che desidera mangiare, dopo aver fatto l’ordinazione, comunque, diventa notevole che lo sguardo di altri clienti è rivolto fisso sulla coppia e specialmente su Diana.

    Lei si sente imbarazzata da quegli sfuggenti sguardi di oscura inquadratura. Ad un certo punto, Diana esprime a Dodi il desiderio di volersi ritirare nella propria camera per avere un po’ di privacy.

    La cena sarà quindi servita nella propria suite imperiale numero 102.

    L’INFORMAZIONE DI HENRI PAUL

    E LE TELEFONATE CHE FECERO TREMARE DODI

    1997 sabato 30 agosto ore 22.20: Henri Paul si avvicina a Dodi in una delle camere della suite 102 e a quattrocchi, confidenzialmente, gli rivela una notizia che lo farà stravolgere.

    Dandogli del Voi, Paul riferisce a Dodi di essere stato contattato da un personaggio o chi per lui, comunque da un uomo. Costui sarà identificato poi con il nome: Jean-Pierre Chevènement, Ministro degli interni francese. Il messaggio di Chevènement che Paul riferisce a Dodi sono le seguenti:

    «Oggi pomeriggio all’aeroporto Le Bourget avete rifiutato il benvenuto e i veicoli presidenziali di sicurezza preparati dalle Autorità e offerti alla Principessa di Galles. Inoltre, siete stato più volte informato dell’intesa che in passato le Autorità francesi avevano accordato con vostro padre. Di questa vostra negazione le Autorità parigine sono rimaste deluse e ne hanno risentito fortemente. Nonostante essi nutrano un po’ di rancore ma pure dispiacere, hanno deciso di darvi un’altra favorevole chance».

    Paul aggiunse: «Le testuali parole di questo personaggio furono: Pertanto, onde evitare che accada qualcosa di grave a qualcuno, vi consigliamo saggiamente di non osare ad uscire dall’Hotel Ritz con la Principessa e a non usare un vostro veicolo con le vostre guardie di sicurezza. Se voi desiderate accompagnare Lady Diana in qualche luogo di Parigi, dovrete chiedere presso le nostre Autorità parigine i nostri veicoli e i nostri agenti di scorta. Tutto questo vi sarà ampiamente fornito».

    1997 sabato 30 agosto ore 22.40: È la sera di una bella e calda giornata di fine estate, siamo in una Parigi abbastanza calma e deserta. La Torre Eiffel completamente illuminata erge sopra la città napoleonica, con i suoi 324 metri d’altezza appare come un imponente diamante.

    Tutti i ristoranti, bar e bistrò sono aperti, anche molti negozi e tutte le vetrine diffondono luce. Sulle strade circolano pochi veicoli e un minimo di pedoni, molti parigini si trovano ancora fuori città per la loro villeggiatura.

    Contrariamente, davanti all’ingresso principale del Grand Hotel Ritz, che si affaccia sull’elegante e vasta Place Vendôme vi è molta gente ed un via vai di auto, moto, fotogiornalisti, curiosi e tantissimi turisti armati di macchine fotografiche e cineprese.

    Tutti sperano che la Principessa si affacci per un attimo sul davanzale della sua finestra per poterla vedere, ammirare e fotografare.

    Dodi e Diana stanno cenando al primo piano nell’imponente suite imperiale del Ritz, uno dei più attraenti Hotel del mondo. Entrambi sono all’oscuro che quella sarà l’ultima serata, la cena conclusiva della loro vita. Secondo le intercettazioni telefoniche e le microspie che si trovavano piazzate nella loro suite ed in base a quanto riferito da alcuni testimoni oculari (il personale del Ritz), i giornalisti hanno stabilito quanto segue: Fra una parola e l’altra con Diana, Dodi fa e riceve diverse telefonate, anche con suo padre.

    Già nella prima telefonata che riceve, qualcuno gli annuncia un primo messaggio. Nell’attimo che Dodi è a conoscenza di questo messaggio il suo atteggiamento si trasforma, si sente disturbato e molto preoccupato. Nella seconda telefonata che riceve si parla di un appuntamento per quella stessa sera. Con un tono di inquietudine Dodi risponde al suo interlocutore: «Parliamone a voce in un luogo tranquillo».

    Il contenuto di queste telefonate aveva a che fare con il messaggio appena avuto da Henri Paul?

    Dodi doveva negoziare un importante affare, progettato da lungo tempo?

    Oppure doveva incontrarsi con le stesse persone che quel pomeriggio lo aspettavano al Chez Benoît Restaurant, il bistrot sulla Rue Saint Martin?

    Come vedremo di seguito, gli argomenti di queste telefonate sono una delle chiavi fondamentali per la soluzione del caso sulla morte della Principessa Diana Spencer.

    DOVE VOLEVANO ANDARE DODI E DIANA A MEZZANOTTE?

    Nel tentativo di dare una risposta a questa domanda e al resto degli avvenimenti, molti giornalisti investigatori dichiararono e scrissero le seguenti, incomplete, notizie: Quel sabato notte, all’inizio della prima ora di domenica 31 agosto ‘97 la coppia era partita dal Ritz perché Dodi, per motivi di lavoro (grande business), era atteso presso una locazione specifica e potevano arrivarci di propria iniziativa, usando una vettura di servizio dell’Hotel.

    Certamente l’indirizzo indicato era riferito al palazzo dell’immobile Passy Kennedy, nel XVI arrondissement di Parigi. Questo Palace costruito negli anni Ottanta è situato accanto alla Maison de la Radio, lungo l’Avenue du Prèsident-Kennedy che prolunga l’Avenue de New-York sul Lungo Senna dopo la Place dell’Alma. Questo è anche sede di un’importante agenzia di consulta che ha come clienti grandi imprese dell’industria della difesa come GIAT industrie, Matra e Thalès.

    Altri giornalisti, invece, hanno asserito che alle ore 00.20 la coppia uscì dal retro del Ritz promettendo e facendo credere ai paparazzi che, su richiesta e necessità di Diana, si sarebbero diretti prima presso l’abitazione di Dodi in Rue Arsène-Houssaye e che subito dopo si sarebbero presentati ad un appuntamento presso una grande festa da ballo.

    Altri giornalisti, ancora, hanno affermato che in realtà le cose sono andate semplicemente così: alle ore 00.20 la coppia uscì dal retro del Ritz, che si trova sulla Rue Cambon, entrarono nella Mercedes e partirono verso la casa di Dodi, che si trova in Rue Arsène-Houssaye vicino all’Arco di Trionfo. In questo appartamento di Al-Fayed avrebbero passato tutta la notte e l’indomani Diana sarebbe ripartita per Londra.

    Secondo le indagini dei nostri esperti, invece, escludendo qualche dettaglio, vi è poco di veritiero su quanto altri hanno stato citato. Comunque, per quasi tutti i giornalisti la traiettoria e la dinamica dell’incidente fu la seguente: dalla Rue Cambon la Mercedes si è diretta sui Champs Elyseès.

    Mentre il veicolo di Diana si trovava fermo davanti al semaforo di Place de la Concorde, Dodi notò un esagerato fanatismo e molto disturbo da parte dei paparazzi inseguitori nei confronti della Principessa che portava a bordo, e diede l’ordine al suo autista di partire immediatamente nonostante il semaforo rosso.

    Per l’Autista Henri Paul, attraversare velocemente l’affollata Place de la Concorde e poi svoltare a destra verso gli Champs Elyseès non fu possibile per il troppo traffico (altri affermarono che la strada era chiusa), così scelse il rettilineo che gli si presentava davanti, cioè il Lungosenna a due corsie.

    Per la Mercedes che trasportava Diana: i freni mal funzionanti, l’altissima velocità e una frenata improvvisa sotto la galleria furono gli ingredienti del fatale cocktail che provocarono l’inizio dell’enigma principesco del XX secolo.

    Alla domanda: Dove volevano andare Dodi e Diana a mezzanotte?

    La vera risposta è solamente la seguente:

    Dopo che Henri Paul, alle ore 22.20, diede a Dodi quella stravolgente notizia, Dodi iniziò a ricevere delle telefonate. Una prima e una seconda volta Dodi rispose al suo interlocutore: «Né parliamo dopo, in un posto più tranquillo». Subito dopo, Dodi telefonò a Londra a suo padre Mohamed Al-Fayed.

    Al-Fayed padre non ha mai voluto rivelare ai giornalisti che cosa gli riferì suo figlio e quale fosse il contenuto del primo messaggio telefonico ricevuto da Dodi alle ore 22.40 circa, ma gli rispose: «Tu non devi lasciare assolutamente il Ritz, resta lì questa notte, non uscire... Ma, non mi ha ascoltato».

    Fu evidente che durante tutte queste telefonate: Dodi fu molto turbato ed a stento riuscì a padroneggiare i suoi movimenti e la sua voce. Egli cercò pure di nascondere a Diana il contenuto delle sue conversazioni telefoniche.

    1997 sabato 30 agosto ore 22.45: Alcuni membri del Ritz hanno riferito la seguente notizia:

    Subito dopo le telefonate di Dodi, Diana comprese benissimo sia il contenuto di quei messaggi telefonici e sia la notizia che Dodi ricevette da Henri Paul alle ore 22.20. Di conseguenza uno stato d’inquietudine ed ansia s’impadronì di lei. La Principessa si rese subito conto d’esser caduta in un grave impiccio. Presa dal timore di un eventuale pericolo, colma di preoccupazione ma con forte insistenza e determinazione Diana divenne decisamente ostinata nel voler partire immediatamente per Londra.

    SÌ, DIANA PRETESE DI RITORNARE A LONDRA

    Dodi non aveva alcuna scelta. Il Jet privato di Al-Fayed, il Gulfstream 4 si trovava ancora a Parigi all’aeroporto Le Bourget, necessitava solo avvisare il pilota di tenersi pronto per il decollo. Probabilmente è Dodi colui che telefonò al pilota.

    Bisognava arrivare al più presto all’aeroporto, ma in tutta segretezza e senza far conoscere la vera destinazione a nessuno. Dodi chiamò via telefono François Tendil, l’addetto alla sicurezza del Ritz, e gli disse di condurgli Henri Paul, Trevor Rees-Jones e Kez Wingfield. Dodi rivelò poi ai quattro la sua idea su come uscire dal Ritz in anonimato.

    SÌ, all’istante Diana aveva obbligato Dodi a riportarla a Londra quella stessa notte, era un ordine indiscutibile e molto severo, per Dodi oltre ad ubbidire non c’era altra scelta.

    Dodi e i quattro agenti della sicurezza decisero quindi di mettere in atto il seguente stratagemma, che si chiamerà il trucco delle due auto:

    a) La Mercedes nera con i vetri oscurati, la stessa che fu usata durante il pomeriggio, si trovava ora parcheggiata davanti all’ingresso principale del Ritz sulla Place Vendôme. Questa sarà la macchina civetta e la guiderà l’autista abituale, Philippe Dourneau. Qui vi entreranno delle persone camuffate con le sembianze di Diana e Dodi e dovrà partire insieme alla Range Rover di protezione, guidata dalla guardia del corpo Kez Wingfield.

    b) Un’altra Mercedes identica (ma purtroppo con i vetri trasparenti) che si troverà parcheggiata in Rue Cambon presso l’uscita secondaria sul retro del Ritz servirà per la fuga segreta. Questa vettura trasporterà la vera Diana e Dodi. I tre veicoli dovranno partire contemporaneamente.

    La Mercedes con a bordo la vera Diana e il vero Dodi si dirigerà subito sulla tangenziale del Lungo Senna verso l’aeroporto, mentre l’altra Mercedes e la Range Rover, dall’ingresso principale del Ritz andranno verso l’appartamento di Dodi in Rue Arsene-Houssaye nei pressi dell’Arco di Trionfo per ritirare i bagagli di Diana e poi portarli all’aeroporto Le Bourget.

    In effetti, il trucco sta nell’intento di ingannare i paparazzi, i giornalisti e i curiosi e far credere loro che Diana e Dodi entreranno in quella Mercedes parcheggiata davanti all’ingresso principale.

    In realtà, attraverso i filmati registrati dalle telecamere del Ritz fu ben visibile (pur se le immagini sono buie) che coloro che entrarono in questa Mercedes furono altre persone camuffate, tra cui una bionda.

    Ribadiamo che questa Mercedes civetta doveva percorrere la seguente traiettoria: partenza dal Ritz, attraversare Place Vendôme, direzione Rue Saint Honorè e arrivare a Rue de Rivoli, poi girare a sinistra verso Place de la Concorde, svoltare a destra sull’Avenue des Champs-Elysèes direzione Arco di Trionfo, fino ad arrivare a destinazione, cioè all’appartamento di Dodi che è situato in Rue Arsène-Houssaye poco prima, sulla destra dell’Arco di Trionfo.

    Al piano terra sul retro sud del Ritz vi è una porta, questa è un’uscita secondaria che si apre sulla buia strada di Rue Cambon. Dopo la mezzanotte Dodi e Diana con le guardie del corpo: Henri Paul e Trevor Rees-Jones sarebbero usciti da questa porta.

    Contemporaneamente alla partenza della Mercedes con la vera Diana sarebbe anche partita la Mercedes civetta che si trovava all’ingresso principale del Ritz.

    La strategia era molto semplice: i paparazzi, intenti ad aspettare che la coppia faccia uso della Mercedes che si trova davanti al Ritz, seguiranno questa vettura e non l’altra che sta sul retro.

    Il tragitto che dovrà fare la vera coppia con questa nuova Mercedes con i vetri trasparenti non è lo stesso della Mercedes che si trova davanti all’ingresso principale del Ritz.

    Secondo il piano di fuga, la vera traiettoria della Mercedes con a bordo la vera Diana e il vero Dodi era la seguente: partenza da Rue Cambon, attraversare Rue Saint Honorè, arrivare a Rue de Rivoli poi a Rue Royale e girare a sinistra verso Place de la Concorde, arrivati al semaforo andare diritto e poi svoltare leggermente a sinistra per imboccare il Lungo Senna (La Seine) sul Cours la Reine, lungo Cours Albert 1er, poi oltrepassare il tunnel dell’Alma e proseguire lungo l’Avenue de New York e l’Avenue du Prèsident Kennedy, poi imboccare l’Avenue de Versailles fino ad arrivare all’entrata della Periferica (Periphèrique) di Porte de St-Cloud (il raccordo anulare).

    A questo punto dell’autostrada bisognava andare a sinistra in direzione Quai d’Issy e Port d’Ivry fino a Port de la Villette. Poi uscire dalla periferica ed imboccare l’Avenue J. Jaurès (N2) fino all’aeroporto Le Bourget.

    1997 sabato 30 agosto ore 23.00: Henri Paul telefona al parco Etoile Limousine e ordina un’altra Mercedes scura e blindata, dovrà essere consegnata subito e parcheggiata sulla strada in Rue Cambon che si trova sul retro dell’Hotel.

    Probabilmente, Dodi e Henri Paul fanno però il seguente grave errore: da usare come auto per la fuga non avrebbero dovuto far arrivare una Mercedes identica a quella usata quel pomeriggio, per non dare nell’occhio sarebbe stato convenevole usare un modello diverso e comunque con i vetri oscurati.

    Non rendendosi conto di questo importante dettaglio, sarà ordinata una Mercedes color nero identica a quella Mercedes (civetta) che si trovava all’ingresso principale del Ritz.

    Questa Mercedes Limousine di riserva, con i vetri trasparenti, è stata noleggiata più volte dall’Hotel Ritz ed è la stessa vettura che diversi mesi prima fu rubata ad un autista. Dopo esser stata ritrovata fu parcheggiata per un certo periodo nel garage parigino di Saint-Ouen, ora si trovava, già da due mesi, nel Parco Etoile Limousine di Parigi. La vettura del crash è quindi una Mercedes Benz, Limousine, serie 600, tipo sedan, 12 cilindri, modello S-280, colore nero, blindata, con vetri trasparenti e targata: 688 LTV 75 (Henri Paul non l’aveva mai guidata).

    1997 sabato 30 agosto ore 23.42: Fino alle ore 00.06 Henri Paul si presentò per diverse volte sul piazzale dell’ingresso principale del Ritz, per conversare con i diversi paparazzi lì presenti. A prescindere da tutte le dicerie scritte da riviste-libri gossip su: che cosa egli avrebbe rivelato Paul ai fotografi?

    Secondo il piano di Dodi, Henri Paul cercò semplicemente di depistare i paparazzi dicendo loro che la Principessa sarebbe uscita dall’ingresso principale del Ritz, per cui chiese a tutti i presenti di non essere troppo invadenti.

    1997 domenica 31 agosto ore 00.10 e 13 secondi: In una ripresa dentro la cabina dell’ascensore dell’Hotel Ritz si intravedono sullo sfondo Diana e Dodi, sorridenti ma poco rilassati. Si può ammirare l’ultimissimo sorriso radioso di Lady Diana con il suo sguardo allegro, un po’ soddisfatto ma birichino.

    Dopo aver cenato e trascorso la serata nella lussuosa suite presidenziale numero 102, l’ascensore sta ora scendendo dal primo piano verso il parterre e porterà la coppia nella hall dell’Hotel. L’abito di Diana è lo stesso che aveva indossato quel pomeriggio dalle ore 17.40. Con la coppia vi sono anche le due guardie del corpo, a destra, davanti a Diana, Trevor Rees-Jones e di fronte a lui Henri Paul, egli sarà l’autista della Mercedes di riserva.

    1997 domenica 31 agosto ore 00.11 e 00 secondi: Siamo nell’ala posteriore della hall dell’Hotel, entro 14 minuti a discapito di Diana avverrà il caos stradale del XX secolo.

    Henri Paul si trova vicino al corridoio del retro e sta aspettando l’arrivo della coppia (Dodi e Diana erano andati verso la postazione di François Tendil), che si trova con le altre due guardie di sicurezza: Trevor Rees-Jones e Kez Wingfield, che accompagnano e scortano Dodi e Diana.

    Mentre la coppia si dirige verso il corridoio che porta sul retro dell’Hotel, pare che tutto ad un tratto succeda qualcosa di allarmante, all’agente Trevor gli è sembrato di scorgere qualcuno che abbia toccato Diana mentre lei camminava per un attimo da sola. Trevor è l’unico che se n’è accorto, egli si ferma di colpo e si ripara dietro l’apertura del muro destro, che si trova fra la hall e il corridoio. Il suo sguardo rimane sempre acuto, senza perdere per un attimo di vista Diana.

    Trevor avvicina la sua mano sinistra alla pistola che ha nella fodera all’altezza della cintura dei suoi pantaloni (è una calibro 38), poi si accorge che è un falso allarme e, tacendo dell’accaduto, prosegue nell’avvicinarsi alla coppia che sta per arrivare nel piccolo e stretto corridoio.

    In fondo al corridoio di questa hall vi è una piccola porta, questa è una delle uscite secondarie del retro sud dell’edificio ed affaccia direttamente sulla via di Rue Cambon. In questa stradina è parcheggiata la loro nuova Mercedes che sarà usata come veicolo per evitare i troppi paparazzi che si trovano davanti all’ingresso principale del Ritz, desiderosi di fotografare la Principessa.

    1997 domenica 31 agosto ore 00.11 e 53 secondi: Le ultime riprese fotografiche del Ritz sono mute, ma i movimenti degli interpreti in fuga sembrano vogliano dirci qualcosa, la loro tensione è altissima e rivelano i loro pensieri e le loro paure.

    Prima ancora di uscire dall’ultima porta, Dodi e Diana si tengono strettamente abbracciati (dal punto di vista d’osservazione psicologica, questo tipo di abbraccio, cioè tenendo le dita della propria mano strettissime fra le dita della mano di un’altra persona e con il braccio all’indietro sulla parte bassa della propria schiena è un tangibile segnale che l’individuo, Diana, è insicura di sé, non è a suo agio e chiede sostegno e protezione, è ansiosa ed ha una grande paura e tremarella).

    In questo preciso momento non sappiamo con esattezza che cosa lei stesse pensando attraverso questo gesto, ma una cosa è certa, Diana aveva un misto di turbamento, inquietudine e preoccupazione per un eventuale pericolo e timore che le potesse succedere qualcosa di assai grave.

    Adesso la coppia è in fondo al corridoio, a pochi metri dall’uscita secondaria del Ritz, non vi sono né poltrone né sedie su cui sedersi, solo la porta che si affaccia sulla stretta stradina tetra e buia di Rue Cambon.

    A sinistra di questo poco illuminato corridoio vi sono alcune vetrate di uno dei tanti negozi del Ritz, istintivamente, Diana non perde l’occasione per controllare sul riflesso del vetro illuminato la silhouette delineata dal suo abito che ne è rispecchiato.

    Oltre a Henri Paul vi è anche Trevor Rees-Jones, spesso intento a guardare il suo orologio. Henri Paul spiega a Diana e Dodi in quale punto del marciapiede si trova parcheggiata la Mercedes e specifica loro come arrivarci, dopodiché darà alla coppia il via libera invitandoli ad uscire e li assisterà precedendoli.

    (Come previsto, Kez Wingfield e Philippe Dourneau si trovano ora ognuno nei propri rispettivi veicoli, pronti per partire all’orario già in precedenza accordato).

    1997 domenica 31 agosto ore 00.15 e 50 secondi: Henri Paul esce dal Ritz attraverso la porticina di servizio che si trova sul retro, va sul marciapiede della Rue Cambon, controlla la strada e vede tre uomini, probabilmente dei fotografi appostati sulla sponda opposta della via, fa loro un cenno alzando la mano destra o comunque fa un saluto.

    Molti giornalisti hanno asserito che con questo gesto Henri Paul abbia dato a questi un segnale per l’inizio di un piano di attività, che è stato accordato con loro in precedenza. Secondo altri giornalisti, questo comportamento di Henri Paul è molto sospetto, alcuni investigatori privati e mass media hanno collegato il gesto di Henri Paul con un cenno d’intesa, collegandolo al fatto che egli si fosse venduto le informazioni sulla logistica che avrebbe fatto quella sera la coppia nella Mercedes.

    Secondo i nostri esperti però potrebbe non essere così per niente, a nostro parere Henri Paul era uscito dal retro del Ritz semplicemente per verificare sulla Rue Cambon, dove avevano parcheggiato la Mercedes di riserva che aveva richiesto un’ora prima (questo è lo stesso veicolo che sarà usato tra qualche minuto per il piano di fuga programmato con Dodi e l’addetto alla sicurezza del Ritz, François Tendil).

    I tre individui che Henri Paul ha salutato a distanza alzando il suo braccio destro, potrebbero semplicemente essere stati dei paparazzi o comunque alcuni che egli conosce (questi tre potrebbero pure essere stati i due addetti del parco Etoile Limousine che hanno consegnato ad un servente del Ritz le chiavi della vettura ad essi ordinata e che stavano attendendo la verifica da parte di Henri Paul).

    Consideriamo comunque che, l’informazione della presenza di una seconda Mercedes sulla Rue Cambon era nota sia ad alcuni del personale del Ritz e sia agli addetti del parco Etoile Limousine.

    Mohamed Al-Fayed affermerà che Henri Paul quella sera ha tradito suo figlio alleandosi e cooperando con i servizi segreti francesi e inglesi. Contrariamente a ciò, esistono tangibili elementi che dimostrerebbero l’assoluta assenza di tradimento da parte di Henri Paul nei confronti della famosa coppia.

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