Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Custodi di Reperti
Custodi di Reperti
Custodi di Reperti
E-book255 pagine3 ore

Custodi di Reperti

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

La studentessa di archeologia Jane Barnaby doveva consegnare una cassa contenente vasi di ceramica al suo professore presso il sito degli scavi, insieme alla sua macchina nuova. Si, l’ufficio era nella contea di Oxford e il sito di scavo in Spagna, un viaggio di 1400 miglia attraversando tre paesi e due tratti di mare. Eppure, sarebbe dovuto essere semplice.

Semplice, fino a che tutto andò storto.

Ora, Jane ha la cassa sbagliata ed è tallonata da ladri che la vogliono e non badano molto a come ottenere quello che vogliono.

In aggiunta a tutto ciò, lei ha recuperato un paio di passeggeri che sostengono di poterla aiutare a recuperare le ceramiche del professore e riportare i reperti ai legittimi proprietari. Se solo lei sapesse chi è in combutta con i ladri e di chi si può fidare in questo gioco pericoloso di custodi di reperti.

LinguaItaliano
Data di uscita17 gen 2019
ISBN9781547565924
Custodi di Reperti

Leggi altro di J.J. Di Benedetto

Autori correlati

Correlato a Custodi di Reperti

Ebook correlati

Narrativa di azione e avventura per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Custodi di Reperti

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Custodi di Reperti - J.J. DiBenedetto

    Custodi di Reperti

    (Un’avventura di Jane Barnaby)

    di J.J. DiBenedetto

    Copyright © 2016 di J.J. DiBenedetto

    Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, distribuita o trasmessa in qualsiasi forma o con alcun mezzo, incluso la fotocopia, registrazione, o altro sistema elettronico o meccanico, senza previa autorizzazione dell’editore, fatta eccezione per brevi citazioni virgolettate in articoli di critica e altri casi non commerciali previsti dalla legge sul copyright. Per la richiesta di permessi, rivolgersi all’editore, indirizzando la richiesta all’attenzione del Permission Coordinator, all’indirizzo sottostante.

    J.J. DiBenedetto

    Arlington, Virginia, U.S.A.

    www.writingdreams.net

    Note dell’editore: Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi e situazioni sono un prodotto dell’immaginazione dell’autore. Nomi di luoghi pubblici o locali sono stati a volte usati per creare l’atmosfera. Ogni somiglianza a persone reali, vive o defunte, o a società, aziende, eventi, istituzioni o esercizi commerciali sono esclusivamente coincidenze.

    ––––––––

    Book Layout: Write Dream Repeat ©2016

    Informazioni per gli ordini:

    Vendita di grandi quantità. Sono previsti sconti speciali per l’acquisto di grandi quantità del libro da parte di corporazioni, associazioni o altri. Per dettagli, contattare il Reparto Special Sales all’indirizzo sopra.

    ––––––––

    Finders Keepers/J.J. DiBenedetto—1st ed.

    ISBN-13: 978-1530384204

    Immagine di copertina: di Emma Michaels

    Dello stesso autore:

    The Dream Series novels:

    Dream Student

    Dream Doctor

    Dream Child

    Dream Family

    Waking Dream

    Dream Reunion

    Dream Home

    Dream Vacation

    Dream Wedding

    Dream Fragments: Stories from the Dream Series

    Betty & Howard’s Excellent Adventure

    A Box of Dreams: the collected Dream Series (books 1-5)

    Tutti disponibili su:

    www.amazon.com

    e

    www.writingdreams.net

    ––––––––

    Tuti i romanzi sono anche disponibili (in lingua inglese) su  Audible Audiobooks!

    Jane scrive a casa (prima parte – benvenuta a Oxford)

    30 Agosto 1990

    Caro papino,

    Caro Papino,

    mi dispiace averci messo tanto tempo a scriverti, ma sono stata incredibilmente impegnata. Prima di dirti altro, voglio ringraziarti. Primo, per tutto, perché senza di te non sarei andata da nessuna parte. Secondo, per avermi fatta salire sull’aereo, anche se so che ti sta facendo impazzire il fatto che io sia così lontana da te. E terzo, per avermi convinto a venire due settimane prima di quanto avrei fatto se fosse dipeso da me.

    Sono stati tutti molto amichevoli e collaborativi, ma malgrado questo, ci sono molte cose che sono ben più difficili di quanto avessi immaginato. Per esempio, ho passato tutta la mattina e parte del pomeriggio in banca per aprire un conto corrente. Li a casa ci sarebbe voluta al massimo mezz’ora.

    E questo non è niente in confronto ai documenti che ho dovuto compilare per l’Università. C’è un modulo per tutto, tranne forse per andare in bagno (cerco di usare il termine britannico. Non perderò mai il mio accento e non voglio farlo in ogni caso, ma credo che loro apprezzeranno il mio impegno, un buon uso del vocabolario).

    In realtà, probabilmente c’è un modulo per l’uso del bagno, che dovrebbe essere compilato in triplice copia, presentato in due diversi uffici e firmato col sangue, e io ancora non l’ho trovato. Ma ho già fatto molto di quello che dovevo. Se non c’è altro, sono definitivamente, ufficialmente iscritta al Magdalen College di Oxford, quindi puoi dirlo a tutti, da quelle parti!

    E’ bellissimo qui. Appena avrò finito di scattare le foto di un paio di rullini, le farò sviluppare e te le manderò. E’ quasi tutto molto vecchio qui – ci sono aree del campus dove, se non lo sapessi, penserei di essere nel 1790 invece che nel 1990! Avevi ragione sul clima, però. E’ stato grigio e umido ogni giorno. Sembra Novembre e immagino di avere un’altra cosa di cui ringraziarti. Ho indossato il mio impermeabile nuovo ogni giorno!

    Ti prometto che scriverò più spesso. Che ne dici di due volte a settimana? Ti racconterò qualcosa del dormitorio, e del cibo, e dello speciale modulo che devo compilare se voglio un po’ di vino a cena. Probabilmente, la prossima volta che ti scriverò, sarà arrivato qui anche il mio referente, così potrò raccontarti di lui. Fino ad allora, mi manchi e ti penso sempre.

    Con tutto il mio amore,

    Jane

    Capitolo Uno

    (E’ piuttosto lontano, ma non lo sembra)

    Era un altro giorno freddo, umido e sgradevole nella contea di Oxford, ma la giovane donna nel suo impermeabile beige non prestava la minima attenzione a quel tempo miserabile. Si rifiutava di considerarlo color mou malgrado quanto fosse indicato sull’etichetta, beige è beige! L’impermeabile era un tono o due più chiaro dei suoi capelli castano chiari, che ondeggiavano nel vento mentre si inginocchiava, con le sue mani che cercavano nella polvere fino a trovare quello che stava cercando.

    Jane Barnaby tirò su la piccola pietra liscia e la esaminò con sguardo critico. Poteva andare bene, decise. Ora, era pronta. Si alzò e percorse la sua strada verso la Passeggiata Addison, proprio come aveva fatto ogni giorno da quando era arrivata a Oxford lo scorso Agosto. Il cielo grigio non la disturbava per niente; a questo punto, Jane si era abituata a non vedere il sole per molti giorni di fila. Onestamente, questa mattina di Dicembre non era molto diversa dalla sua prima mattina in quel luogo quattro mesi prima. Forse era più fredda di qualche grado, ma niente più di questo.

    La Passeggiata era ancora bellissima; non faceva differenza che fosse soleggiato o nuvoloso o piovoso. Nella sua mano destra, Jane teneva la piccola pietra stondata che aveva appena raccolto da terra fuori dalla Holywell House. Anche questo lo aveva fatto ogni giorno da quando era arrivata.

    Mentre camminava, Jane non sentiva il vento, sferzante attraverso il suo soprabito Fumo di Londra. Non aveva avuto il cuore di dire a suo padre che l’impermeabile che le aveva comprato come regalo per la sua partenza non era per niente un prodotto inglese. E questa non era la sola cosa che non aveva avuto il coraggio di dirgli – tre mesi qui, due lettere a casa a settimana, e non aveva ancora fatto parola del suo rituale quotidiano.

    Ma mentre camminava, quel pensiero scivolò via dalla sua mente, come succedeva a quasi tutto. Non stava pensando all’incontro a cui doveva partecipare, o a cosa ne sarebbe risultato. La sola cosa che aveva in mente, ora, come sempre mentre percorreva quella strada, era sua madre. Jane faceva conversazione con lei, raccontandole tutto e niente.

    Sua madre l’aveva condotta li, non semplicemente a Oxford, ma nello specifico al Magdalen College. Jane ne era certa. Lo aveva saputo fin dal primo giorno, quando le era stato fatto fare un breve tour e una lezione di storia da Olivia, una delle due segretarie sociali del College. Olivia aveva portato Jane lungo la bella Passeggiata, spiegandole che quello era stato uno dei luoghi preferiti di C. S. Lewis quando era studente li. Dal momento in cui Jane lo aveva saputo, aveva capito. Non era stato un caso che era capitata in quel particolare College, ma opera di sua madre.

    Il Leone, la Strega e l’Armadio era stato il primo vero libro che la madre di Jane avesse letto a lei e a suo fratello. Chiudendo gli occhi, con i piedi che continuavano a camminare lungo la Passeggiata, Jane fu trasportata indietro alla sua giovinezza. Vedeva se stessa prendere il libro dalle mani di sua madre, e poi lentamente, a scatti, rileggerlo, con la voce che diventava più forte e più sicura parola dopo parola. Jane ricordava l’orgoglio scintillare negli occhi della madre quando lei e suo fratello a turno finirono l’ultimo capitolo e chiesero di poter iniziare immediatamente Il Principe Caspian.

    Sua madre sarebbe stata orgogliosa di loro adesso, Jane ne era sicura. Aprì gli occhi e tornò al presente, stringendo la pietra nel pugno mentre girava l’angolo più a nord della Passeggiata, passando sul ponte pedonale che portava al Bat Willow Meadow. Non molto più distante, forse duecento metri, c’era l’Olmo. L’ Albero di Angela, con la A maiuscola, come ora lo chiamava Jane.

    C’era un mucchio di pietre, deposte accuratamente, proprio alla base del vecchio albero nodoso. Si sarebbe potuto perfino chiamarlo tumulo, decise Jane, dato che ora era alto quasi mezzo metro. Si inginocchiò e posò la nuova pietra, facendo il modo che il tumulo fosse perfettamente stabile e bilanciato. Poi si fece il segno della croce e sussurrò, come faceva ogni giorno, So che sei con me, Mamma. Ti amo.

    Jane rimase li, in ginocchio, qualche altro minuto, fino a che il vento si arrestò per un momento. Sembrava che lo facesse sempre, Jane sapeva che era sua madre che cercava di raggiungerla, dicendole che era tempo che proseguisse con la sua giornata. Jane si alzò, fissando il tumulo ancora per un momento, quando udì dei passi dietro di lei.

    Si voltò e vide una sua compagna di studi residente nella Holywell House, Melanie Harrington. Melanie indossava solo una giacca a vento con cappuccio e non sembrava sentire il freddo e il vento e l’umidità; Jane aveva tre strati sotto il suo impermeabile e, ora che aveva completato il suo rituale quotidiano, sentiva tutto il freddo di quel clima a dispetto dei suoi tanti indumenti.

    Mentre Jane aspettava che Melanie la raggiungesse, realizzò che la sua compagna probabilmente era rimasta dietro di lei, guardandola eseguire il suo quotidiano tributo alla madre. Sapeva che il suo rituale privato non era veramente privato, che i suoi compagni di studi l’avevano vista e probabilmente si chiedevano cosa stesse facendo.

    Melanie si avvicinò a Jane e, sorridendo gentilmente, chiese, Come sta tua madre oggi?

    E’ molto incuriosita dal professor Welldon... Jane aveva iniziato a dare la risposta prima di aver davvero capito cosa Melanie avesse detto. Come fai a saperlo? Jane non aveva considerato che il suo rituale non solo non fosse privato, ma fosse invece di pubblico dominio.

    Tutti lo sanno, Jane, disse Melanie, posando una mano sul braccio di Jane. E’, fece un respiro profondo, molto toccante, in realtà. Le due donne iniziarono a camminare. Melanie rise gentilmente e continuò, il professor Chary ha rimproverato un paio di matricole l’altro giorno. Stavano scherzando a proposito del tuo albero, e lui gli ha detto di portare il dovuto rispetto.

    Jane arrossì tutta. Il professor Chary era il preside del College! Sapeva di sua madre, del suo rito quotidiano? "Lo ha chiamato il ’mio’ albero?"

    Si, lo ha fatto, rispose Melanie. Lo sai come siamo da queste parti. Amiamo le nostre tradizioni anche se hanno solamente tre mesi di vita. Dagli un anno, e il tuo albero sarà una delle attrazioni durante il tour di presentazione del College.

    A Mamma farebbe piacere, disse Jane sottovoce, più a se stessa che a Melanie. Forse era finalmente arrivato il momento di raccontarlo a suo padre, mandargli una foto dell’Albero di Angela, dirgli delle sue passeggiate e conversazioni con Mamma. Forse era passato abbastanza tempo per poter avere una lunga chiacchierata con suo padre a proposito di Mamma, e permettergli finalmente di riiniziare a vivere.

    ***

    Jane entrò nella Middle Common Room e scorse subito il professor Welldon. Si era accomodato in una poltrona lussuosa, profondamente immerso in un libro. Non poté far altro che sorridere; il suo referente era sempre profondamente immerso in qualsiasi cosa facesse. Quell’uomo aveva molta più energia di chiunque altro avesse mai conosciuto, ed era capace di concentrarsi come un raggio laser su chiunque o qualsiasi cosa avesse di fronte a lui.

    Jane si avvicinò e sedette nella poltrona accanto, chiedendosi quanto ci sarebbe voluto perché il professor Welldon – non riusciva a chiamarlo Bill, per quanto spesso lui glielo chiedesse - la notasse.

    La risposta fu: finché non finì il capitolo che stava leggendo, circa dieci minuti. Il suo referente posò il libro e le sorrise. Giusto in tempo! Jane non si preoccupò di precisare che quando era arrivata li dieci minuti prima, era già in ritardo di dieci minuti; aveva imparato la prima settimana che il professor Welldon non faceva molto affidamento sull’orologio.

    Voleva parlarmi, professore?

    Si, certamente, disse con la sua voce tonante. Non era grosso, in verità, ma Jane doveva sempre tenerlo a mente. Era a malapena più alto di lei, forse qualche centimetro, non di più. E non era massiccio. Ma il modo in cui si muoveva – la sua aura, la pura forza della sua personalità – lo faceva apparire un gigante, un orso. E la voce e la risata gli si abbinavano perfettamente. Ho un incarico per te, se lo vorrai. Jane doveva anche ricordarsi che lui aveva vissuto li per vent’anni; non aveva perso nulla dell’accento del Bronx che le era così familiare. Lei ne aveva meno di lui, ed era li solo da tre mesi.

    Jane si chiese, e non per la prima volta, se era per questo che lui l’aveva presa sotto la sua ala. Può davvero essere così semplice – la città d’origine in comune? Qualsiasi fosse la ragione, Jane non l’avrebbe messa in discussione; se piaceva al suo referente, e voleva continuare a lavorare con lei, a lei andava bene.

    Si, professore. Di qualsiasi cosa si tratti, si, lo farò. Lo avrebbe detto indipendentemente dai sentimenti nei confronti di lui, o di quelli di lui verso di lei. Era una verità universale per tutti gli studenti, sia li ad Oxford che negli Stati Uniti, non dici mai di no al tuo referente.

    Il suo sorriso divenne ancora più ampio. Magnifico! Sai guidare, suppongo.

    Ovviamente, Jane rispose. Non bene, come il padre e tutti i suoi amici avrebbero testimoniato, ma non c’era bisogno che il professor Welldon lo sapesse.

    Sai guidare col cambio manuale?

    Certo, disse di nuovo, anche se non lo aveva mai fatto. Quanto sarebbe potuto essere difficile?

    Perfetto! A cose normali non chiederei a uno studente una cosa come questa, disse. Jane non reagì; non le importava perché glielo stesse chiedendo, o cosa esattamente voleva che facesse. Ma mia moglie ed io dobbiamo partire per Maiorca domani, e la macchina non sarà consegnata fino a Lunedì mattina. Vorrei che lo facesse mia figlia, ma Tali non può partire. E so che posso contare su di te, Jane.

    Lui sapeva di poter contare su di lei. Era così, quando era coinvolta Jane. Poteva imparare al volo a guidare col cambio manuale. Avrebbe potuto portare quella macchina ovunque fosse necessario portarla. Grazie, professore.

    Per favore, vuoi deciderti a chiamarmi Bill, per l’amor di Dio? Non siamo in classe.

    Si, pro – Bill. Non sarebbe mai suonato bene, ma era meglio che lei provasse a costringersi. Quindi, dove devo portarle la macchina?

    Non molto lontano. Il suo sorriso era brillante come il sole. Solo fino in Spagna.

    ***

    Jane giaceva a pancia sotto, allungata sul letto fissando fuori il cielo grigio e la terra umida. Era veramente bello; non si sarebbe mai annoiata di quella vista. Ma si sforzò di distogliere lo sguardo, riportando la sua attenzione al foglio bianco di fronte a lei. Caro Papino, iniziò.

    Come la maggior parte dei bambini, quando Jane era molto giovane, chiamava suo padre Papino. A un certo punto verso gli otto anni, aveva deciso che era troppo da immaturi  ed iniziò a chiamarlo papà. Era tornata a chiamarlo Papino quattro anni fa, quando per la prima volta era andata via di casa per iniziare il college. Quattro anni fa – o, detto in altre parole, tre mesi dopo l’incidente stradale di sua madre, e due settimane prima la sua morte.

    Né Jane né suo padre avevano mai fatto parola di questo cambiamento. Era stato solo una o due settimane dopo, che lei si rese conto di averlo fatto, e quando se ne accorse decise semplicemente che si sentiva bene a farlo. Avrebbe detto che facesse sentire bene anche lui. Jane era abbastanza sicura che non sarebbe più tornata indietro; lui sarebbe sempre stato il suo Papino, per il resto della vita.

    Giaceva li, fissando Caro Papino e valutando se avrebbe dovuto raccontargli della sua passeggiata quotidiana all’Albero e tutte le altre cose che voleva raccontargli. Lui meritava di saperlo, aveva bisogno di saperlo – ma questo non era il modo giusto. Le cose che doveva raccontare a suo padre meritavano di essere dette di persona.

    Lui sarebbe andato a trovarla a primavera. Non lo aveva detto apertamente, ma nelle sue ultime lettere aveva prospettato quell’ipotesi, con riferimenti al conservare giorni di ferie e stare attento al budget. Glielo avrebbe detto in quella occasione. Avrebbe potuto portarlo all’Albero e dirglielo direttamente li. Avrebbe sentito la presenza di Angela. Avrebbe saputo che la moglie non era veramente andata via, si stava prendendo cura di lui e anche di Jane.

    Quello era certamente l’approccio più giusto, decise Jane. Con quel dilemma risolto, Jane passò un’ora raccontando al padre dell’imminente viaggio. Per la sua tranquillità, omise qualche dettaglio. Non c’era bisogno fargli sapere che avrebbe guidato la nuova macchina di qualcun altro per quasi 1400 miglia. O che avrebbe viaggiato da sola attraverso tre paesi e due tratti di mare. Si sarebbe solo preoccupato, e a che sarebbe servito?

    Si assicurò di dirgli quale grande occasione fosse, e come questo le avrebbe permesso di visitare i siti degli scavi a Maiorca in prima persona. Sottolineò che, in passato, il professor Welldon era solito portare parecchi studenti con sé, ma questa volta, aveva scelto solo Jane per questo onore. Omise di dire che di solito il suo referente invitava gli studenti a Maiorca in estate, piuttosto che nel periodo natalizio, e che la sola ragione per lui l’aveva chiesto a lei era perché non c’era nessun altro che potesse portargli l’auto fino a li.

    Concluse parlando di qualcosa che era vero al 100%: il professor Welldon non solo era del Bronx, come lo erano anche Jane e suo padre, ma originario proprio della loro zona. Il professore era cresciuto a meno di mezzo miglio dalla casa

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1