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Per una donna e la sua vita
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E-book558 pagine8 ore

Per una donna e la sua vita

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Info su questo ebook

1992. Sono passati dodici anni e Giulio Daini è convocato a Lione per conoscere Enlise David, una donna malata, liberata da un manicomio francese, e sottoposta alle cure dello psichiatra Paul Riviere. Giulio farà una scoperta che sconvolgerà nuovamente la famiglia Serra e che li obbligherà a scrutare nel profondo di se stessi. Comincia in questo modo un inseguirsi dei personaggi tra Parigi, Dakar e Firenze, alla ricerca di due bambini e di una donna scomparsa. I fantasmi torneranno dal passato per costruire un futuro senza ombre né paure, rivelando trame oscure e nuove speranze, ma anche una nuova generazione di Serra. Giulio affronterà ogni ostacolo con qualunque mezzo lecito e illecito pur di raggiungere il suo scopo e ridonare a una donna la sua vita.
LinguaItaliano
Data di uscita5 feb 2019
ISBN9788831603133
Per una donna e la sua vita

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    Anteprima del libro

    Per una donna e la sua vita - Anna Valmen Bolognesi

    te."

    FIRENZE, dicembre 1992

    La recapitarono un mattino brumoso di nebbia e cosparso da rari e leggeri fiocchi di neve. Il postino la lasciò cadere con un gesto deciso nella cassetta della posta di Villa Seline. La lettera fu ritirata da Gaia che, con ammirevole sollecitudine, la consegnò a suo padre. L’eminente professionista, al culmine della carriera medica, restò per qualche secondo incerto ad aprirla, infine prese il tagliacarte d’argento e recise accuratamente la busta. La missiva proveniva da un collega francese che gli chiedeva un consulto privato per una paziente che aveva in cura.

    Egregio collega,

    è da circa due anni che mi occupo di una donna con gravi crisi di catatonia e che fu internata precedentemente in manicomio con mezzi usati probabilmente durante il periodo nazista.

    Ritengo che la mia paziente non sia malata di mente come in passato hanno diagnosticato altri colleghi. Reagisce con veemenza ad alcune frasi fino a cadere in vere e proprie crisi d’isteria. Madame David ha usato spesso la parola daini durante il sonno indotto e in un primo momento pensai a quella specie di animali, ma restai colpito dal fatto che fosse stata pronunciata in italiano e a me, non risultava che la signora conosceva questa lingua.

    Durante una conversazione con un collega, la signora era presente, ci capitò di nominare il suo nome riguardo a un articolo medico apparso su una rivista scientifica.

    Madame David ebbe una reazione insolita ed estranea fino a quel momento, si accasciò contro un angolo del mio studio e cominciò a gemere dondolandosi, raggomitolandosi su se stessa iniziò a lamentarsi sommessamente. La signora mormorò molto distintamente il suo nome: Giulio Daini. La prego, professore, venga presso la clinica per la quale lavoro e veda personalmente la signora David. Non è psicologicamente instabile, secondo il mio giudizio è solo reduce da fortissimi traumi che hanno squilibrato la personalità e il suo IO cosciente.

    La attendo con ansiosa speranza, cordialmente, dott. Paul Riviere.

    Fine della missiva. Seguiva un indirizzo e un numero di telefono di Lione.

    Giulio Daini posò la lettera sulla scrivania e per alcuni istanti la fissò pensosamente, afferrò il telefono e compose il numero della clinica. Domandò del dottor Paul Riviere e poco dopo fu messo in comunicazione con il collega francese.

    Dottor Riviere? Sono Giulio Daini.

    Professore lieto di sentirla, ha ricevuto la mia lettera finalmente! rispose il francese con una chiara nota di sollievo nella voce.

    Sì, devo ammettere che ne sono stato notevolmente incuriosito. Può spiegarmi meglio il caso, per cortesia? domandò gentilmente Giulio con genuino interesse.

    " Madame è stata rinchiusa in un manicomio per dieci anni, da circa due è stata affidata a questa clinica d’igiene mentale e ritengo che sia stata una fortuna per lei. Il manicomio fu posto sotto sequestro per gli episodi inumani che furono scoperti grazie ad un’inchiesta giornalistica prima, e governativa in un secondo momento." spiegò con chiarezza e semplicità Riviere.

    " Questa donna ha detto il mio nome, ma io non conosco nessuna madame David. Quanti anni dovrebbe avere?" s’informò cercando di ricordare chi potesse essere quella donna.

    Il suo nome completo è Enlise David e ha quasi quarant’anni, almeno così è scritto sulla cartella clinica. Non ha parenti, non è sposata, e la motivazione originaria di ricovero fu per turbe depressive e schizofrenia. La signora non è schizofrenica, certamente ha gravi problemi, ma chi non li avrebbe dopo aver trascorso dieci anni in un manicomio della peggiore specie? concluse Paul Riviere, con un tono palesemente risentito che colpì favorevolmente Giulio tanto da attirare la sua attenzione..

    Dottore, non le prometto nulla, ma farò il possibile per venire alla vostra clinica, la richiamerò quanto prima per annunciarle il mio arrivo.gli disse con cauta ragionevolezza.

    " La ringrazio per la sua disponibilità professore, mi auguro che lei possa raggiungermi al più presto. Au revoir!"

    Arrivederci dottor Riviere. lo salutò Giulio, ponendo fine alla comunicazione. Ripensò attentamente alle parole del medico francese, per lui era un mistero questa madame David. Doveva parlarne con Gabriella e insieme avrebbero deciso se era il caso di fare una visita a Lione. Gli dispiaceva che sua moglie non potesse accompagnarlo, ma da tre mesi era nato il loro quarto figlio e quindi un viaggio in Francia era impensabile.

    Si recò nella camera del neonato e vide la moglie intenta ad allattarlo, entrò in silenzio e le depose un bacio sulla fronte.

    Come mai sei qui e a quest’ora?domandò sorpresa, solitamente il marito passava l’intera mattina del lunedì rinchiuso nello studio a controllare le pratiche amministrative della sua clinica.

    Ho ricevuto una strana lettera da un medico francese e poco fa ho parlato con lui. Vorrebbe che mi recassi a Lione per un consulto. Le disse tenendosi sul vago.

    Non vedo cosa ci sia di strano, sei un medico molto conosciuto e stimato, non è la prima volta che ti chiedono un parere professionale anche dall’estero. Rispose tranquillamente la moglie alzandosi e deponendo il neonato, ormai sazio e addormentato, nella culla.

    Lo so, ma… iniziò incerto, lei lo interruppe con uno sguardo sornione.

    Non preoccuparti - disse pacatamente – ammetto che mi piacerebbe molto visitare Lione, so perfettamente che questa volta non potrò venire con te. Penso che ci sia dell’altro, vero? Non è da te essere così vago se si tratta di casi clinici interessanti al punto da richiedere un tuo parere.

    Il dottor Riviere ha detto che questa paziente reagisce insolitamente nel sentire il mio nome. Dice che mi conosce, ma io non so chi è quella donna.

    Allora non ti resta altro da fare che andare a Lione e vedere da te questa donna. Ora sono curiosa anch’io, se non sapessi che hai sempre lavorato in Italia potrei anche cominciare a essere gelosa! esclamò con un sorriso divertito.

    Di una donna con turbe psichiche?si sorprese Giulio con una smorfia.

    Perché no? Faresti ammattire anche me, se non te lo impedissi! – ribatté scherzosamente e aggiunse maliziosa – Magari l’hai lasciata e lei ha perso la testa! lo punzecchiò divertita.

    Ora penso veramente che tu sia matta! – sbuffò abbracciandola e sorridendo – Anzi, sei pazza!

    Sì, pazza di te, dottor Daini!

    Pensi che sia il caso di andare fino a Lione? domandò tornando improvvisamente serio.

    Non lo so, certamente non avrai pace finché non andrai, quindi ora ti preparo una borsa da viaggio, mentre tu telefoni alla clinica. gli disse con calma e un sorrisino divertito sulle labbra.

    Come potevi immaginare che avevo già deciso di partire oggi? domandò stupito.

    I tuoi occhi. - spiegò brevemente Gabriella e poi precisò – Hai lo sguardo del medico preoccupato e curioso di scoprire un nuovo caso clinico. Sei mio marito da dodici anni, ma il medico prevarrà sempre nella tua personalità. Non puoi farne a meno, devi correre, quando ti chiamano ed io ti amo anche per questo! affermò con disarmante semplicità.

    Ho sempre saputo di avere una donna eccezionale accanto a me, ora scopro che sei anche unica. Ti amo Gabry, molto di più da che ti vidi per la prima volta e mi chiedesti delle vitamine ricostituenti! disse stringendola a sé e baciandola teneramente sulle labbra.

    Ora te lo posso dire, d’altronde sono passati tanti anni e te lo posso anche confessare! gli rivelò con un tono misteriosamente malizioso.

    Che cosa? domandò terribilmente curioso e intrigato dalle sue parole.

    Le vitamine - gli annunciò con voce bassa e guardinga – sono sempre finite nello scarico del water! Era per te, che venivo in ambulatorio. ammise con grande soddisfazione.

    Ma… ma tu avevi sempre un’aria abbattuta e un colorito pallido! esclamò sbalordito dalla sua rivelazione, aveva sempre pensato che lei stesse veramente male.

    Ero innamorata cotta di te e prima di entrare in ambulatorio mangiavo un po’ di liquirizia e quella mi provocava una terribile nausea. Sai molto bene quanto la detesto!

    Perché me lo dici solo adesso? Ho sempre pensato che all’inizio detestassi me, non la liquirizia. Ti ho dovuto anche forzare a uscire con me la prima volta! le ricordò con somma incredulità, lui rammentava benissimo quella notte in cui Davide era stato male e l’aveva obbligata ad andare da lui con una scusa.

    E’ stata l’unica cosa che io ti abbia mai nascosto. Credo di non averlo mai ammesso perché sono stata educata con idee un po’ antiquate. Sai, cose del tipo che l’uomo deve prendere l’iniziativa e la donna deve farsi corteggiare. Ora sono ben felice di dirti che non saresti sfuggito dottor Daini, ti avrei conquistato comunque, anche senza il provvidenziale intervento dei miei fratelli!

    Sì, penso proprio che ci saresti riuscita, devi ammettere però che l’aiuto di Seline fu decisivo. le ricordò lui, mentre uscivano dalla stanza del neonato ed entravano nella loro camera.

    Già, la cara Seline. Penso che dovremmo andare a Parigi, non appena ci sarà possibile, e portare anche i ragazzi questa volta. Gaia si sentirebbe onorata di poter mettere dei fiori sulla sua tomba. Credi che Davide acconsentirebbe a venire con noi?

    Ne dubito. Immagino che per lui sia terribile dover ricordare..

    Ma sono passati così tanti anni, ormai dovrebbe essere un po’ più sereno. La morte di Seline non avvenne per colpa sua. disse Gabriella estraendo un borsone da viaggio dall’armadio e cominciando a riempirlo con gli indumenti e la biancheria del marito prendendoli dai cassetti.

    Sì, a ogni modo non credo che cambi qualcosa per tuo fratello. Seline è morta e lui non se lo può perdonare. finì tristemente porgendole il borsino con il necessario per la barba.

    Quanto tempo pensi di stare via? gli domandò cambiando argomento e riferendosi alla sua partenza per Lione.

    Non lo so, tre o quattro giorni immagino, ma se non potrò intervenire, è probabile che sia di ritorno molto prima.

    Allora finisco di preparare il tuo bagaglio e poi ti chiamo, quando è pronto, va bene?

    Certamente, amore mio. Io vado a telefonare in clinica e poi avviso il dottor Riviere. rispose Giulio baciandola e subito dopo lasciò la stanza con un inspiegabile presentimento che gli suggeriva di affrettarsi a partire al più presto.

    Giunse a Lione il giorno seguente, aveva viaggiato con la sua auto e si era fermato a dormire a Torino perché quando era da solo, non voleva passare molte ore al volante. Si recò immediatamente alla clinica di Riviere, fu ricevuto non appena l’infermiera ebbe informato il medico francese del suo arrivo e accolto con uno sguardo molto sollevato.

    Benvenuto, professore. salutò il francese con un sorriso e stringendogli la mano.

    Grazie. Dottor Riviere, lei ha stimolato il mio interesse con la sua lettera e la conversazione telefonica. Ora mi dica dettagliatamente di cosa si tratta e cosa posso fare per lei. Premetto nuovamente che non conosco questa signora David, ma a questo punto sono molto curioso..

    Enlise David è una donna e psichicamente sana. Ha subito un grande trauma e a causa degli elettrochoc il suo cervello è rimasto bloccato, inibito a ogni genere di stimolazione. Quando la portarono qui, le feci i soliti test per stabilire il grado del suo handicap, Enlise li superò brillantemente tutti, tanto da farmi supporre un’intelligenza superiore alla media. Purtroppo la signora non parla, non comunica con nessuno tranne che per brevi parole e molto raramente. terminò Riviere con un gesto della mano che rivelava la sua impotenza di fronte a quel particolare caso clinico.

    Secondo lei una di queste parole è il mio cognome. Come può esserne sicuro? gli domandò con palese scetticismo nel tono e nella voce.

    " La prima volta fu un caso, in seguito provocammo in lei una reazione inserendo il nome in casuali discorsi medici. Enlise reagì sempre allo stesso modo e solo quando la parola daini fu detta in italiano." spiegò pazientemente il medico francese, ma con la voce sicura e convinta.

    Non è possibile che sia autistica?

    No, è imbarazzante ammetterlo, credo che Enlise conosca correttamente cinque lingue, ma le parla esclusivamente nel sonno in fase REM.

    Intende dire che lo fa solo nel sogno? domandò Giulio con stupore.

    Sì, purtroppo è così. confermò Riviere con una smorfia a metà tra l’imbarazzo e la certezza.

    Di cosa parla? s’informò, a quel punto era enormemente incuriosito da quel caso clinico.

    Di soldi, affari, viaggi in aereo, vestiti. Un tempo doveva essere una donna molto impegnata, forse lavorava per qualche multinazionale o società estera.

    Posso vederla dottore? domandò corrugando la fronte e lasciando trapelare un’espressione preoccupata, ma anche notevolmente interessata.

    Certamente, prima voglio mostrarle qualcosa che la lascerà profondamente indignato e inorridito - Riviere estrasse una grande cartella da un cassetto della scrivania e la aprì davanti a sé voltandola in direzione di Giulio – Guardi queste fotografie. Sono state scattate al momento della scoperta di ciò che accadeva nel manicomio dove trovarono la signora David. Le guardi professore e capirà ciò che Enlise ha vissuto là dentro. lo invitò senza nascondere la desolazione e l’immensa pietà che provava per la paziente. Riviere era un uomo e medico con una notevole umanità che Giulio apprezzò moltissimo, al punto da volergli proporre di lavorare per lui nella sua clinica. Le prese e fissò tutte le immagini in bianco e nero che passavano sotto gli occhi e fu con raccapriccio che distolse lo sguardo, numerose volte. C’erano uomini e donne nudi, dalle membra magre e visibilmente coperte da segni di frustate e bruciature. Persone, esseri umani, che parevano usciti da un campo di concentramento, senza alcuna luce di speranza negli occhi spenti.

    Fra queste donne, chi di loro è la signora David? domandò a fatica dopo un silenzio che a Riviere parve interminabile.

    Fortunatamente non fu ripresa, pare che sia vissuta in una cella d’isolamento, completamente segregata per circa due anni. La trovarono rannicchiata contro una parete, era assolutamente terrorizzata dalla luce che era stata accesa dalla commissione governativa. – gli spiegò senza nascondere la collera che ancora lo assaliva nel ricordare i fatti di allora – Un medico che faceva parte di quella commissione, un caro amico tra l’altro, me la portò quella notte stessa e da allora sono io che mi occupo di lei. Purtroppo non sono riuscito a farla uscire dal suo isolamento. Si rammaricò il medico con un mesto sorriso.

    Perché prima ha detto che fortunatamente non fu ripresa? volle sapere con evidente curiosità.

    Tutte le persone delle foto vivevano in condizioni inumane come ha potuto verificare. Enlise David, nella sua cella, fu trattata un po’ meglio in quanto i pazienti più aggressivi non hanno potuto raggiungerla, ma non sappiamo quali violenze abbia dovuto subire. Da alcune testimonianze siamo riusciti ad appurare che un’inserviente ha avuto per lei una particolare pietà e ha fatto in modo che fosse isolata dal resto del personale e dei malati.

    Una fortuna nella sventura. rifletté cupamente Giulio posando le fotografie sulla scrivania.

    Pare che sia così. confermò il francese.

    Posso vedere la signora David, ora?domandò nuovamente al collega francese.

    Sì, certo, mi segua. Paul Riviere lo guidò attraverso i corridoi della clinica fino a che giunsero davanti ad una porta chiusa. Gli spiegò che, prima di fargliela incontrare, gli avrebbe mostrato il luogo in cui sarebbe rimasto lui durante la visita. Enlise David non era un soggetto pericoloso, ma per studiarne la complessa personalità avevano adattato due stanze adiacenti con uno specchio nascosto. In quel momento era sotto terapia del sonno indotto per stabilire se i suoi sogni erano proiezioni della sua vita passata o solo desideri inconsci. La sua stanza era stata parzialmente illuminata, lei era collegata a un macchinario per il controllo del sonno e alcuni sensori rivelavano a Riviere i momenti in cui la donna sognava.

    Pregò Giulio di far uscire l’infermiera dalla camera e dirle di raggiungerlo nell’altra, nel frattempo lui avrebbe filmato il loro incontro in modo di avere altri elementi da valutare.

    Professore, lei è d’accordo? chiese per avere l’autorizzazione a filmarlo.

    Non vedo perché non dovrei. acconsentì di buon grado Daini.

    Allora entri pure in quella stanza, - gli disse indicandogliela – io sarò qui accanto.

    Giulio entrò nella camera illuminata solo da una lampada dalla luce azzurrina, l’infermiera gli andò incontro e lui le disse sottovoce ciò che Riviere gli aveva detto. La donna annuì e uscì silenziosamente. Lentamente si avvicinò al letto della donna addormentata e cercò d’individuarne i tratti del viso, ma, essendo voltata in direzione di una zona d’ombra, non riuscì nel suo intento.

    Un lieve movimento attirò l’attenzione di Giulio, una mano di Enlise si mosse leggermente e lui con un dito lo accarezzò, istintivamente. La mano si ritrasse debolmente e una voce dolce e roca, lo investì come un pugno allo stomaco lasciandolo senza fiato.

    Tu non sei Riviere. disse in francese Enlise respirando appena.

    No, non lo sono. – le rispose ancora un po’ confuso in italiano – Ti dispiace se parlo con te?

    Non voglio domande... non risponderei. Gli disse con un soffio d’alito e nella stessa lingua del dottore che si meravigliò dell’ottima dizione.

    So che tu mi conosci e stai parlando in italiano. Le rivelò Giulio in tono sommesso, ma lei non gli rispose, ci fu un lungo silenzio e poi lui riprese a parlare cercando di spiegarsi meglio.

    Sono un medico anch’io, ma non lavoro in questa clinica. Ho una moglie che amo e quattro figli che sono la mia vita. Sono stato invitato dal dottor Riviere per conoscerti. Io sono Giulio Daini.

    Un lungo lamento uscì dalle labbra di Enlise David, i gemiti di dolore che scaturirono dalla sua anima lasciarono Giulio senza difese e con un nodo di panico in gola.

    " Madame... David!" la chiamò faticosamente, ma lei istericamente cominciò a strillare.

    " Il est mort! E’ morto!" urlò disperatamente alzando la voce e cominciando ad agitarsi.

    Chi? Chi è morto?domandò meccanicamente Giulio, senza dare un significato allo scambio di parole, molto confuso e sbalordito dalla sua improvvisa reazione.

    Davide... è morto. sussurrò fra le lacrime la donna poi voltò il capo in direzione di Giulio.

    Grandi occhi, verdi e terrorizzati, colmi d’angoscia, lo fissarono ormai senza parole da poter esprimere in alcun modo. Lui temette per un attimo di avere le allucinazioni, il suo cuore perse un battito ed ebbe paura di essere impazzito.

    Seline - mormorò incredulo e sconvolto dalla scioccante scoperta – Non può essere possibile, ma… tu sei Seline. Non ebbe alcuna risposta da parte della donna che a causa del macchinario era nuovamente sprofondata nell’incoscienza del sonno artificiale, appariva come una bambola di cera.

    Dottor Riviere! – chiamò Giulio rivolto allo specchio di fronte a lui – Devo parlarle immediatamente! concluse agitato, uscendo precipitosamente dalla camera. Quasi si scontrò con l’infermiera che rientrava nella stanza e lui raggiunse il collega visibilmente scosso dall’accaduto.

    Professor Daini! Che cosa è successo? tentò di chiedergli appena lo vide, ma Giulio lo bloccò.

    Non ci crederà neppure lei così come faccio fatica a crederlo io. Andiamo nel suo studio e le spiegherò ogni cosa! E non chiamarmi più professore, il mio nome è Giulio e penso che la nostra collaborazione diverrà molto lunga! terminò in preda all’emozione il solitamente calmo e compassato professor Giulio Daini. Alcuni minuti più tardi erano nello studio di Riviere che ancora stentava a capire ciò che era successo in quella stanza. Paul chiuse la porta alle loro spalle e si rivolse al collega.

    Insomma, Giulio! Mi vuoi dire che cosa hai scoperto? sbottò impaziente e agitandosi a sua volta nel vedere l’espressione esultante dell’altro.

    Quella donna non si chiama Enlise David! Lei è Seline Poquelin! affermò con incrollabile sicurezza Giulio, tanto da lasciarlo esterrefatto.

    E’ una tua parente o amica?

    Un tempo doveva diventare mia cognata, ma… - gli rivelò e poi s’interruppe incerto – Hai mai sentito parlare della Gold Production? gli domandò di punto in bianco.

    La Gold? Sì, è un’azienda che produce cosmetica, moda e profumi. Per quale motivo lo chiedi? si stupì il francese che ci capiva sempre meno in quella storia incredibile e complicata.

    Seline Poquelin ne era la proprietaria al cinquanta per cento quasi tredici anni fa.

    Ma… allora... che cosa significa tutto ciò? balbettò confuso il povero dottor Riviere.

    E’ ciò che mi chiedo anch’io. Tu conosci questa donna e dici che il suo nome è Enlise David, ha trascorso dieci anni in manicomio di cui due in isolamento grazie a un pietoso inserviente. Io mi domando fino a che punto era pietoso, forse lui sapeva la vera identità di questa donna. Suppose, quasi riflettendo fra sé, Giulio.

    Era una donna anche lei, l’inserviente, intendevo dire che era una donna. cercò di precisare Paul senza troppo successo e l’altro non parve neppure badargli tanto era preso dai suoi ragionamenti e supposizioni.

    Il nome sarà stato inventato di sana pianta e anche intenzionalmente. Se ci rifletti bene Enlise è l’anagramma di Seline. Il cognome David è semplicemente la versione francese del nome di mio cognato.gli fece notare Giulio e Paul parve veramente scosso da quella rivelazione.

    " Madame David, cioè Seline, era una donna perfettamente sana che fu rinchiusa in un manicomio psichiatrico - comprese improvvisamente il francese – Quel terrible erreur! Come mai nessuno, neppure tu, l’ha mai cercata?" domandò sorpreso.

    Per il semplice fatto che Seline Poquelin è morta nel dicembre del 1980 a Parigi e da allora di lei è rimasta solo una lapide a Père Lachaise.

    Mon Dieu! Se quella Seline è morta, come puoi dire che Enlise e lei sono la stessa persona? domandò nuovamente confuso Paul Riviere, quella storia era a dir poco incredibile.

    Qualcuno ha fatto in modo che Seline morisse pur non essendolo in realtà e in quel manicomio nessuno avrebbe mai fatto caso a una donna mentalmente malata. Tutto ciò fino il giorno della sua morte reale, ma a quel punto sarebbe stata registrata come Enlise David. Immagina come mi sono sentito, quando l’ho riconosciuta, ho temuto di avere le allucinazioni! Lei ha tenuto dentro di sé il mio nome come un’ancora di salvezza, l’unico appiglio con la realtà per non impazzire definitivamente. Fu la logica supposizione di Giulio ai fatti accaduti, era veramente convinto che qualcuno avesse agito contro la sua amica in quel modo disumano.

    Che cosa pensi di fare a questo punto?

    Che ne diresti di venire a dirigere il nuovo reparto psichiatrico della mia clinica a Firenze? gli propose sorprendentemente con un sorriso soddisfatto.

    La tua clinica in Italia? Ne sei veramente sicuro? Io… non so se ne sarò all’altezza. Si schermì con sincera modestia il medico francese.

    Hai trattato il caso di Seline con grande rispetto, interessamento e umanità. Se verrai nella mia clinica, ti chiedo le stesse cose per ogni paziente che avrai in cura, sulla tua professionalità non ho alcun dubbio, lo hai già dimostrato nel farmi vedere le due camere speciali che hai adattato.

    Accetto questo incarico, ma a una condizione. ribatté Paul con determinazione.

    Quale? domandò Giulio, immaginando già la sua richiesta.

    Enlise, anzi Seline, dovrà essere trasferita nella tua clinica, altrimenti io… io non…

    Questo - lo interruppe Giulio con uno sguardo d’intesa – era sotto inteso. Non la lascerei da sola per nessuna ragione al mondo ora che l’ho ritrovata. Paul, quella donna è cara alla mia famiglia come se fosse del nostro stesso sangue e mia moglie mi ucciderebbe se sapesse che non l'ho riportata fra noi. gli rivelò con assoluta e accorata sincerità.

    Allora è deciso. Quando partiamo?

    Spetta a te decidere, devi dare le dimissioni al direttore amministrativo, quanto tempo credi che ci vorrà?

    Penso che mi lascerebbe andare via anche domani! Ha sempre giudicato i miei metodi troppo innovativi e costosi per la clinica. Quando ti ho scritto, l’ho fatto perché aveva minacciato di trasferire Seline in un’altra clinica psichiatrica. Un malato di mente è solo un paziente scomodo, secondo loro, porta via soldi ai contribuenti e spesso non è possibile recuperarlo. In questo reparto sono riuscito a curare quindici pazienti, ma questo a loro non interessa. I malati di mente non portano denaro salvo che non siano personaggi famosi con piccole e insignificanti depressioni da noia. Si sfogò Paul con profonda amarezza senza quasi riprendere fiato, amava il suo lavoro, lo svolgeva con passione e per lui le persone che avevano in cura non erano solo anonimi casi clinici da studiare.

    Vai a dare quelle dimissioni e raccogli tutte le cartelle cliniche e i documenti riguardanti Seline, fai delle fotocopie mi raccomando. Possiamo far uscire Seline dalla clinica domani se entrambi garantiremo l’assistenza e la nuova destinazione.. Disse Giulio in tono deciso e un esultante sorriso gli illuminava il volto al pensiero di poterla portare via da lì. Ora non gli restava che telefonare in clinica e informare il suo amministratore dell’arrivo di Paul Riviere e poi, la cosa più difficile, dire a sua moglie ciò che aveva scoperto. Salutò con calore il francese e presero l’accordo di vedersi quella sera per incontrare ancora Seline, poi Giulio tornò al suo hotel. Nella clinica di Firenze non ci furono problemi e tutto fu predisposto per accogliere il nuovo primario del reparto psichiatrico.

    Parlare con Gabriella fu tutt’altro che semplice.

    Gabry... ho visto quella donna. Iniziò a dire in tono sommesso e cupo, non sapeva proprio come dirle ciò che era successo tanto pareva inverosimile.

    E’ stato difficile? Era una tua paziente? Non ti ho mai sentito così preoccupato. s’informò lei senza riuscire a trattenere un brivido di apprensione.

    Amore mio, ho pensato che sarei impazzito, per favore, siediti, perché ciò che ti devo dire è assolutamente incredibile.

    Adesso mi stai spaventando. Che cosa è accaduto?

    Quella donna è… è Seline! La nostra Seline. E’ viva. Mio Dio, Gabry! Lei è viva, ma non è più lei! L’hanno distrutta e io troverò chi l’ha ridotta in quello stato! ringhiò rabbiosamente Giulio.

    Santo cielo! – ansimò lei iniziando a piangere – Ne sei certo? Siamo andati a Parigi davanti alla sua tomba. Davide l’ha trovata morta nel suo appartamento. Com’è possibile? terminò singhiozzando profondamente turbata dalla rivelazione.

    E’ Seline. Ne sono assolutamente sicuro. Il resto è un mistero che ho tutte le intenzioni di chiarire. Gabry, lo so che è difficile da credere, ma tu non l’hai vista e io sì. Mi sono accordato con il dottor Riviere, dirigerà il reparto psichiatrico e Seline verrà con noi. Per un po’ di tempo resterà in clinica per i controlli e poi ho intenzione di condurla a casa nostra, sei d’accordo? domandò trattenendo il fiato nell’attesa della risposta.

    Ti ucciderei se dovessi lasciarla a Lione e guai a te, se non la portassi qui da me, Giulio Daini! rispose con determinazione, mentre tirava su con il naso e si asciugava le lacrime versate.

    Con un respiro di sollievo, Giulio sorrise al telefono e con il pensiero benedì la propria adorata moglie, non si sarebbe mai pentito di averla sposata e non esisteva un’altra come lei.

    Tesoro, è proprio ciò che ho detto a Riviere un’ora fa. Seline, con il nostro aiuto e amore, tornerà a essere se stessa. Per il momento non dire nulla ai bambini e soprattutto non a Davide.

    Perché? Anche lui ha il diritto di sapere.

    No. Nessuno deve sapere che Seline è viva. Ti spiegherò tutto con calma, quando ci rivedremo. Partiremo domani mattina e in tarda serata dovremmo essere a Firenze. Puoi aspettarci in clinica se ti fa piacere, ma non farne parola con nessuno. Si raccomandò ancora una volta.

    Va bene, ti aspetterò lì. Giulio… è davvero Seline? Cosa le hanno fatto? volle sapere in tono angosciato e dispiaciuto.

    Sì, amore, è davvero lei e le hanno fatto tanto male, come se l’avessero ferita a morte. rivelò il marito con il cuore stretto dalla pena.

    Chi può averlo fatto?

    Non lo so, ma ti giuro che lo scoprirò, ora è importante salvarla prima che sia troppo tardi. A domani Gabry, ti amo.

    Anch’io, tantissimo... sussurrò con dolcezza lei.

    Chiusero la comunicazione contemporaneamente e Giulio si sdraiò sul letto senza neppure togliersi le scarpe, tanto era esausto e perso nei suoi pensieri. Cercò di raccogliere le idee e trovare una spiegazione a ciò che era accaduto alla sua amica.

    Seline era stata, tredici anni prima, una donna molto ricca e potente, poi si era innamorata di Davide. Un amore folle che pareva impossibile, ma si erano ritrovati e quello stesso giorno lei era morta per un attacco di cuore. Un medico ne aveva appurato il decesso, al funerale aveva partecipato tutta Parigi e la sua tomba era a Père Lachaise. Inspiegabile la sua ricomparsa, cosa era accaduto un autentico mistero.

    Davide è morto! Il pensiero improvviso di ciò che lei gli aveva detto in clinica lo scosse profondamente. Era stato lui a comunicarle che Davide era morto in un incidente ferroviario, era stato un doloroso equivoco e questo Seline doveva saperlo perché si erano visti quello stesso mattino dopo la tremenda notizia. Invece no, era ancora convinta che fosse morto.

    Era necessario parlare con lei, ma non doveva essere intontita dai sedativi, la voleva ben sveglia per valutare ciò che realmente ricordava. Chiamò Paul e gli spiegò ciò che intendeva fare quella sera e il collega, seppur dubbioso, acconsentì alla richiesta. Giulio riposò per qualche ora e ritornò alla clinica, con Paul raggiunse la stanza di Seline e la vide finalmente in piena luce. Restò senza fiato alla vista di quanta devastazione era rimasta sul suo viso e nel portamento dopo tutti gli anni passati in manicomio.

    Era ancora una bella donna, dalla pelle liscia e compatta, ma non c’era più traccia della vitalità, dell’orgoglio, della gioia di vivere su quel volto ancora perfetto. Era spenta nell’anima e nelle emozioni. I suoi capelli, che un tempo portava lunghi e fluenti, erano adesso una corta zazzera di un rosso spento e senza vita. Con lo sguardo Giulio cercò Riviere e sottovoce chiese come mai i capelli erano così corti. Paul gli spiegò che quando la trovarono erano in uno stato pietoso, sporchi e annodati in una massa inestricabile, erano stati costretti a raderle completamente il capo per questioni d’igiene.

    Giulio si accostò e con un dito le accarezzò una mano come aveva fatto quel mattino. Lei, sorprendentemente, alzò lo sguardo e lo fissò con una scintilla impercettibile di speranza negli occhi. Riviere sussultò colpito da quella insolita reazione e si fece più attento.

    Enlise - la chiamò gentilmente Giulio – se tu permetti, vorrei farti una breve visita medica. Ti farò delle domande e se vorrai, potrai rispondermi, va bene? le spiegò con delicatezza.

    Seline, inaspettatamente, annuì debolmente con la testa e si lasciò visitare finché un’esclamazione soffocata da parte del dottore non la fece irrigidire. Riviere li guardò preoccupato, non disse nulla e non intervenne.

    Stai tranquilla, è tutto a posto. Mi sono messo male quest’apparecchio, lo conosci lo stetoscopio, vero? – scherzò Giulio e lei si rilassò nuovamente – Sei ingrassata molto in passato o di recente? domandò in tono volutamente casuale. La testa di Seline negò con un cenno lento ma deciso.

    Ti puoi coprire Enlise. Forse dopo dovrò visitarti di nuovo. Ora devo parlare con Riviere, va bene? le disse sempre con estrema cautela e gentilezza.

    Questa volta Seline assentì con un filo di voce e si abbassò la camicia da notte continuando a fissare davanti a sé qualcosa che esisteva solo per lei.

    I due medici uscirono dalla stanza e il francese gli rivolse uno sguardo stupito e incerto.

    E’ mai ingrassata? Ne sai qualcosa tu? s’informò Giulio con un’espressione corrucciata.

    No, era magra come uno stuzzicadenti, quando è arrivata qui.

    Non hai mai visto tutte quelle smagliature sul suo addome e lungo i fianchi? gli fece notare.

    Sì, ma… cosa vorresti dire? fu il confuso commento di Paul che non ci capiva più niente, da che aveva incontrato Giulio Daini pareva che le situazioni gli sfuggissero di mano.

    Ha avuto una gravidanza! – annunciò con enfasi, come se fosse la cosa più ovvia – Non te ne sei accorto? Mia moglie ne ha sempre fatto una tragedia, quando era un po’ depressa, dopo un parto e ne ha avuti tre! Posso dire di essere un esperto di smagliature! affermò con un sorriso soddisfatto per essere riuscito a scoprire un fatto importante che riguardava Seline e una parte del suo passato.

    Be’, io non posso certo considerarmi così, non sono sposato e non faccio il ginecologo! esclamò un po’ seccato di essersi lasciato sfuggire un dettaglio così importante sulla sua paziente.

    Non prendertela, non era una critica. Nella cartella non era riportata nessuna gravidanza?

    No, non ho mai letto niente di simile. confermò il collega con sicurezza.

    Dovrò chiederlo direttamente a lei, che ne pensi?

    E’ un rischio. Non sappiamo come potrebbe reagire, ma possiamo anche tentare. Acconsentì pensando che al più le avrebbe somministrato dei sedativi per calmare le sue crisi, gli dispiaceva, ma non c’era alcun modo per tranquillizzarla. Rientrarono nella stanza e lei era ancora nella stessa posizione in cui l’avevano lasciata.

    Enlise, ti prego di rispondere a questa domanda – si rivolse Giulio dolcemente – puoi farlo anche solo con un cenno del capo, ma è importante che io possa sapere - continuò con lo stesso tono nella speranza che lei non si agitasse – Tesoro, hai avuto un bambino dentro di te tanto tempo fa? domandò con estrema tenerezza e attese emozionato che lei mostrasse una reazione, sicuramente non era preparato a ciò che accadde subito dopo.

    Seline restò muta e immobile, lo sguardo fisso e vuoto fino a quando alcune lacrime non velarono quegli occhi verdi per un impercettibile istante, tornando poi immediatamente remoti e lontani.

    "J’ai perdu mon bébé… - rispose sottovoce in francese e continuò in italiano rendendo tragica e dolorosamente orribile la sua affermazione - Il mio nome è Enlise David e ho ucciso il mio bambino." recitò come un automa, senza inflessioni, senza emozioni, il suo cervello le faceva ripetere ciò che per anni l’avevano indotta ad affermare.

    No, Enlise! – negò con forza Giulio – Tu non hai ucciso nessuno! Neppure il tuo bambino! esclamò con incrollabile decisione il dottore.

    Seline voltò di scatto la testa nella sua direzione e portandosi le mani al viso espresse la sua sorpresa e tutto lo sconcerto che quelle parole avevano scatenato in lei.

    Tu mi credi! Tu mi credi. Perché?

    Io so che non sei stata tu. ripeté con convinzione Giulio.

    Anche Riviere, mi crede? domandò fissando il medico francese.

    Sì, ti credo. confermò lui con sincerità, sapeva che lei non avrebbe mai potuto macchiarsi di una simile atrocità.

    Tu chi sei? – si rivolse nuovamente a Giulio con timorosa speranza – Io ti ho già visto. Credo, ma non ne sono sicura. E lo fissò cercando nella sua mente una risposta che non veniva.

    Tesoro, mi hai visto questa mattina. Io sono Giulio Daini. sussurrò al colmo dell’emozione.

    Seline si gettò fra le sue braccia mormorando e gemendo come un cucciolo ferito, finché il lamento si fece via a via più chiaro permettendo a Giulio e a Riviere di comprendere ciò che diceva come se fosse stata una preghiera recitata con fervore.

    Non sei più dentro il sogno. Io ti ho chiamato e tu sei venuto. Sei uscito dal mio sogno. Mi salverai davvero, questa volta? ripeteva ossessivamente in attesa di una risposta che non era mai arrivata.

    Sì, amica mia, da adesso in poi, non ci sarà più niente da temere. Ricordi ancora il tuo nome e dove sei nata? domandò Giulio con immensa pena per la donna che era stata un tempo e che ora avevano ignobilmente umiliato privandola dell’identità.

    Il mio nome è Enlise David. Sono una prostituta e dicevano che avevo ucciso il mio bambino, ma io l’ho sentito uscire due volte da dentro di me e due volte l’ho sentito piangere. Io non ho mai ucciso nessuno, non avrei potuto uccidere il mio bambino! affermò con disperata sicurezza aggrappandosi alla giacca di Giulio, il suo sguardo tormentato e fisso ammutolì il dottore. Intervenne Paul con sollecita preoccupazione. Chi ti diceva queste cose?

    Da Seline ricevette uno sguardo accusatorio che gli mise i brividi addosso.

    Quelli vestiti di bianco come te. – disse loro cupamente, le mani artigliarono il lenzuolo e iniziarono a tirarlo – Loro mi picchiavano e mi mettevano dei fili in testa - si lamentò angosciata - faceva tanto male… e poi il sogno... gemette nuovamente cominciando a dondolarsi ritmicamente, avanti e indietro, le membra scosse da un tremito che non riusciva a controllare.

    Non devi avere più paura, domani ti porteremo via da qui, - la consolò Giulio abbracciandola stretta a sé – avrai tanto tempo per guarire da tutto il male che ti hanno fatto. Le promise deponendole un bacio in fronte e cercando di fermare il tremito che la scuoteva.

    Riviere verrà con noi?

    Sì, è stato lui a chiamarmi per farmi venire qua. Le spiegò pacatamente, spiando la sua reazione.

    Va bene - acconsentì lei sorprendendo entrambi i medici e afferrò cautamente la mano di Paul – Grazie, ti ringrazio di aver trovato il mio sogno, Riviere.Mormorò sospirando e calmandosi all’istante, il tremito cessò, lo sguardo si fece nuovamente vuoto e fisso, come se improvvisamente qualcuno l’avesse spenta con un interruttore.

    Il medico francese la guardò visibilmente commosso. Giulio era turbato dal suo repentino cambiamento, la lasciarono sola e uscirono dalla stanza. Si avviarono verso lo studio di Paul e Giulio deglutendo a stento si schiarì la voce prima di rivolgersi al collega, ugualmente emozionato.

    Una serata piena di sorprese, che ne pensi?

    Non mi aveva mai toccato di sua spontanea volontà e nemmeno mi ha mai rivolto la parola. Questa sera ha detto più parole di quante abbia proferito durante il tempo che l’ho in cura io, è incredibile, non l’avevo mai vista così! commentò stupito e in preda a una sincera desolazione per non essere stato in grado di stabilire un vero contatto con lei durante quei due anni.

    Non si fidava. – gli spiegò Giulio in tono incoraggiante – E non per colpa tua, il tuo camice bianco era identico a quello dei suoi torturatori. Sai cosa gli hanno fatto, vero?

    Posso immaginarlo. Lavaggio del cervello, hanno creato in lei una seconda personalità e l’hanno caricata di sensi di colpa. La sua prostituzione, la morte del bambino, sono fatti che hanno inciso molto profondamente nella coscienza di Enlise. - disse continuando a chiamarla con il nome che usava solitamente – Probabilmente era già parecchio confusa, quando si chiamava Seline, e non hanno fatto altro che sollecitare e acuire questo stato d’animo. – tacque per un istante riflettendo su un improvviso pensiero – Giulio, la donna che conoscevi era molto forte psicologicamente, vero? domandò senza nascondere la sua inquietudine.

    Sì, lo era. Perché questa domanda? chiese accigliandosi e fissandolo attento, nell’attesa della sua spiegazione.

    Perché si accanirono su di lei in una maniera mostruosa. Era una persona dalla forte volontà e fecero di tutto per distruggerla. Ora, tocca a noi valutare quanto vi riuscirono. Com’era prima della sua cosiddetta morte? s’informò il francese tornando a un tono completamente professionale.

    Era una donna eccezionale, finché non ha conosciuto mio cognato Davide. Credo per lui abbia rasentato la follia. Fu uno scontro di due fortissime personalità e smisurato orgoglio. – gli raccontò con mesta tristezza – Nessuno dei due era disposto a cedere ai compromessi e quando capirono che per loro era impossibile vivere separati, Seline fu trovata morta nel suo appartamento proprio da mio cognato. terminò rabbuiandosi in volto al ricordo di tutto il dolore che aveva portato quella morte.

    Però, lei è viva e c’è anche un altro mistero da risolvere. gli rivelò inaspettatamente Riviere.

    Quale mistero? domandò facendosi attento e fissandolo incuriosito.

    " Fra le carte di madame David non esiste alcun documento di riconoscimento o passaporto. – esordì cautamente Paul sapendo che solitamente tutti i pazienti erano registrati, ma nessuno si era accorto che per Enlise questo non era accaduto – Al computer non compare niente a suo nome, c’è solo la sigla che di solito si usa per le persone scomparse." ammise con imbarazzo, neppure lui aveva mai controllato la provenienza e le generalità della sua paziente.

    Enlise David è una persona scomparsa? si stupì enormemente Giulio, tutto ciò era nei limiti dell’assoluto inverosimile e inspiegabile.

    Pare di sì. Ho chiesto alcune informazioni a un mio conoscente che lavora nella polizia. - rivelò con evidente titubanza – Enlise, sembra che sia scomparsa nel dicembre del 1980. annunciò tutto di un fiato sapendo di dare una conferma a Giulio.

    Tombola! – esultò quest’ultimo sfregandosi le mani, contento – Finalmente un dato che concorda con Seline. Sarebbe troppo chiederti il giorno esatto? domandò con il cuore che aveva preso a battergli rapidamente in petto per l’attesa e l’emozione.

    Riviere scosse la testa e lo guardò incerto.

    No. Ho quasi paura a dirtelo. Era il trenta dicembre, da allora di Enlise si sono perse le tracce.

    La finta morte di Seline risale al giorno precedente. Qualcuno ha fatto fin troppo bene i suoi calcoli, quindi Enlise David esisteva realmente?

    Sì, ma il suo vero nome era Enlise Didot, era bretone e aveva solo ventidue anni, quando scomparve. – confermò prendendo dalla scrivania gli appunti che gli aveva fornito il suo conoscente poliziotto – Si faceva chiamare David solo se esercitava la sua professione sulla strada. concluse provando una gran pena per quella povera ragazza, chissà dove era finita.

    Immagino che si trovasse a Parigi. rifletté cupamente Giulio tamburellando con le dita sul ripiano della scrivania.

    Sì, la gendarmeria l’aveva fermata alcune volte per adescamento vicino alla Senna. – riconfermò e aggiunse subito dopo – Sono riuscito a ottenere l’indirizzo della sorella in Bretagna. annunciò orgogliosamente con un sorriso compiaciuto.

    Sei stato veramente in gamba! Ci andrò il più presto possibile, non appena avrò lasciato Seline alle cure tue e di mia moglie al sicuro a Firenze.

    Il problema più grosso sarà come farla uscire dalla Francia senza documenti d’identità. – si preoccupò seriamente Paul e aggiunse – Il direttore sanitario non concederà mai il permesso di portarla via da qui e se si accorgono che non è la vera Enlise, non oso pensare a che fine farebbe.

    Giulio, pensosamente, rifletté in silenzio, poi esordì con un tono basso e intrigante, da complice che proponeva un piano molto audace. Hai mai fatto niente d’illegale in vita tua?

    No, non penso proprio. rispose l’altro con una punta d’indignazione nella voce e guardandolo con una certa diffidenza, non sapendo dove voleva andare a parare.

    Bene, allora credo che sia giunto il momento di farlo! annunciò con un sorriso quasi diabolico.

    E come? domandò con una certa curiosità, ma senza nascondere l’ansietà che le sue parole gli avevano messo addosso.

    Tu sarai il mio autista e io l’eminente professore italiano. Dovremo solo convincere Seline a entrare nel bagagliaio della mia auto, giusto il tempo di farle passare la frontiera. Spiegò, piuttosto contento del piano che aveva ideato, spiando la reazione del collega francese.

    Non accetterà mai, non vedi in che condizioni si trova? obiettò dubbioso pensando soltanto alla salute della sua misteriosa e fragilissima paziente.

    Quando le spiegherò che è l’unico modo per tornare a essere libera non si opporrà. Affermò, con ferrea sicurezza, Giulio e convincendo in minima parte il francese.

    Le dirai tutto questo domani mattina?

    Naturalmente. Confermò lui con un mezzo sorriso accattivante, quando voleva Giulio Daini, era in grado di convincere anche le pietre a rotolare per terra da sole.

    " Bien, che il cielo ci aiuti, allora!" sospirò Paul rassegnato al peggio e sperando che tutto andasse per il meglio. Guardò Giulio

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