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Una single in camice bianco: Harmony Bianca
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Una single in camice bianco: Harmony Bianca
E-book169 pagine2 ore

Una single in camice bianco: Harmony Bianca

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Info su questo ebook

Sophie Carlile è una ragazza di buona famiglia che ha accantonato i suoi tacchi a spillo insieme al suo cuore spezzato. Tornata single, lontana da casa e con un nuovo lavoro, è determinata a dimostrare al suo nuovo, carismatico capo, il dottor Will Brent, che spesso le apparenze ingannano.



Will è convinto che Sophie non durerà. Ne ha già conosciute di ragazze così, che pensano di poter ottenere tutto ciò che vogliono, per poi stancarsi del giocattolo dopo averlo usato un po'. Ma lui non si fa certo incantare! Anche se in fondo al suo cuore spera ardentemente di essere smentito.
LinguaItaliano
Data di uscita11 dic 2017
ISBN9788858975589
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    Anteprima del libro

    Una single in camice bianco - Leonie Knight

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Suddenly Single Sophie

    Harlequin Mills & Boon Medical Romance

    © 2011 Leonie Knight

    Traduzione di Francesca Tessore

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5897-558-9

    Prologo

    «Starai molto meglio senza di lui.»

    Anna strinse l’amica tra le braccia, e i singhiozzi di Sophie Carlile cominciarono ad acquietarsi. Piangere disperatamente era servito a far sbollire, almeno in parte, la rabbia che provava. Traendo un profondo sospiro, si sforzò di abbozzare un sorriso.

    «Non riesco ancora a capire come abbia potuto essere così freddo e subdolo. Non ha nemmeno avuto il coraggio di dirmelo in faccia.»

    «Be’, avrebbe anche potuto capitarti di peggio. Vanessa è stata lasciata via sms...»

    «Lo so, me l’hanno detto. Ma lei e il suo ragazzo stavano insieme da poco, non da quasi due anni.» Sophie si deterse l’ultima lacrima. Il suo abituale spirito battagliero stava riemergendo. Non avrebbe permesso a quel verme del suo ex di rovinarle la vita.

    «Ma Jeremy non diceva sempre di non volere figli finché non avesse terminato la specializzazione e aperto uno studio medico tutto suo?»

    «Certo. E stupida io a crederci.» Sophie si lasciò cadere di nuovo sulla sedia e sospirò. Doveva cercare di tenere a bada le sue emozioni in subbuglio e guardare la situazione con oggettività. «Hai ragione, sai? Sono contenta di aver scoperto l’infedeltà di Jeremy in tempo. Non c’è dubbio che senza di lui starò molto meglio.»

    Le due donne rimasero qualche istante in silenzio.

    «E adesso cosa farai?» domandò Anna a un tratto.

    Da quando, qualche settimana prima, origliando per caso una conversazione nell’ospedale dove lui lavorava, aveva scoperto che Jeremy la tradiva, Sophie se l’era già chiesto almeno un milione di volte. All’inizio non aveva dato a quel pettegolezzo nessuna importanza. Ma quando ne aveva discusso con l’interessato, si era sentita spiattellare in faccia la brutale verità. A quanto pareva, lo sapevano tutti. Sophie non si era mai sentita tanto umiliata in vita sua. Per fortuna le voci non si erano diffuse anche nello studio medico del padre, dove esercitava lei. Almeno, così, aveva avuto la possibilità di scegliere il modo per dare la notizia ai suoi genitori. Non che questo le avesse semplificato la vita, anzi.

    La reazione di suo padre l’aveva prima sbigottita e poi offesa. Ross Carlile continuava ad adorare Jeremy e sembrava convinto che prima o poi sarebbero tornati insieme. Come poteva mostrarsi così insensibile nei suoi confronti? Sophie non riusciva proprio a capacitarsene. Sua madre, d’altro canto, aveva a stento dissimulato il proprio disappunto, continuando a ricordarle come il suo orologio biologico stesse oramai scandendo i rintocchi decisivi.

    Sophie di certo voleva ancora una famiglia, ma adesso, a trentun anni, piantata da un giorno all’altro senza tante cerimonie, e single senza volerlo, non aveva alcuna fretta.

    «Non lo so» ammise. «Non ci ho ancora pensato, anche se di una cosa sono assolutamente certa.»

    «E sarebbe?» Anna accarezzò il gatto, che le si era appena accoccolato addosso.

    «Ho intenzione di stare alla larga dagli uomini per un bel po’.»

    Anna sorrise. «Non sono tutti spazzatura, dai.»

    «Non ho detto questo, ma...»

    «Hai bisogno di una pausa. Lo capisco. La ferita è ancora fresca.»

    Max si stiracchiò, facendo le fusa contro la coscia di Anna, come se volesse difendere il genere maschile.

    «Ti serve una vacanza» continuò Anna.

    «Sì, una vacanza perpetua.» Sophie all’improvviso realizzò che quello che le ci voleva era andare a lavorare per un po’ da un’altra parte. Un taglio netto con la sua solita, monotona routine. Aveva sempre delegato le decisioni importanti della sua vita al padre, o a Jeremy. Ma ora... Si sentiva manipolata, controllata... E voleva sperimentare un po’ di libertà. Almeno, se avesse commesso degli errori, sarebbe stata solo colpa sua.

    «Potrei lasciare Sidney per un po’ e andare a nord.» Sophie tacque, il cuore che le martellava nel petto. Aveva appena avuto una vera e propria illuminazione. Basta stagnare lì, nello studio del padre. Basta sentirsi ammannire consigli non richiesti. La sua mente cominciò a vagare, frenetica.

    «O magari anche a ovest. Ho sentito che a Perth i medici generici scarseggiano.»

    Anna la guardò. Non sembrava poi così stupita.

    «Ottimo direi, dottoressa Sophie.» Si alzò in piedi, appoggiando a terra il micio, riluttante. «Che ne dici di aprire la bottiglia di vino che ti ho portato?»

    «È un’idea fantastica. Vado a vedere se riesco a trovare qualcosa di decente da mangiare.» Sophie sorrise. Si sentiva piena di energia, pronta ad affrontare qualunque sfida la vita le avesse messo davanti.

    Mentre Anna stappava il prosecco, servì a tutte e due una generosa fetta di torta al cioccolato.

    «Alla tua nuova vita!» brindò Anna, quando si furono di nuovo sedute.

    «Sì, alla mia nuova vita senza uomini!»

    1

    «È qui. Venga a darle un’occhiata» esclamò Caytlin, facendo capolino sulla soglia del salottino.

    Il dottor William Brent non comprendeva affatto l’evidente eccitazione della sua giovane segretaria di fronte all’arrivo di quella che avrebbe potuto diventare la sua nuova collega. L’ultimo paziente se n’era andato via nemmeno venti minuti prima, e di solito le visite del sabato terminavano al massimo a mezzogiorno. Ma le due erano già passate da un po’ e Sophie Carlile era appena arrivata. In ritardo.

    Pessimo inizio.

    William era un uomo impegnato, e non aveva certo tempo da buttare via. Quel giorno, dopo il colloquio, era atteso per una visita a domicilio e poi a un incontro con un costruttore.

    Ma un’assistente gli serviva, e in nome di quel bisogno cercò di nascondere la propria seccatura.

    La telefonata di Sophie Carlile, un mese prima, era arrivata al momento giusto, e lui aveva speso un bel po’ di tempo ed energie per stilare i documenti necessari per assicurarsi che la giovane e qualificata dottoressa potesse prestare servizio nel suo ambulatorio, anche se solo per un paio di mesi.

    «Deve assolutamente venire a vedere, dottor Brent. Si sbrighi» lo incalzò Caytlin, ridendo.

    Will si alzò, incuriosito. Perché la ragazza era così divertita? La seguì per il breve corridoio che portava nel salottino, e guardò fuori dalla finestra.

    «Oh, mio Dio!» L’esclamazione gli uscì di bocca prima che riuscisse a trattenersi. Ecco perché la sua segretaria aveva tanto insistito... Per quanto di solito cercasse di non fermarsi alla prima impressione, non poté esimersi dal pensare che la giovane donna il cui volto severo riusciva a intravedere dalla Smart decappottabile sarebbe stata a suo agio nel suo ambulatorio più o meno come un pesce fuori dall’acqua.

    Ma era disperato.

    Lavorare dodici ore al giorno, assicurando la reperibilità anche durante i fine settimana e occupandosi nel frattempo anche della ristrutturazione del centro giovanile del quartiere, lo stava distruggendo. Sembrava che le ore del giorno non gli bastassero mai.

    Doveva sforzarsi di avere una mentalità aperta.

    «Se quella è la nuova dottoressa, spero che sia più brava a curare i pazienti che a parcheggiare» ironizzò Caytlin.

    Will osservò la Smart. Stava cercando di infilarsi in uno spazio troppo angusto persino per un’auto così piccola. Il muso della macchina fregò contro il muretto del parcheggio. Se quella era la nuova dottoressa, e Will non aveva ragione di ritenere che non lo fosse, il loro rapporto di lavoro non poteva iniziare in modo peggiore.

    Ma lo spettacolo non era ancora finito. A quanto sembrava, la donna aveva qualche problema a richiudere la capote. Prima mise in moto i tergicristalli, poi accese tutti i fanali, e poi, finalmente, ci riuscì.

    A quel punto, scese dal veicolo e strizzò la sua snella figura tra la Smart e la vecchia station wagon di Will.

    Era in ombra, quindi Will non poteva ancora vederla in faccia. Ma bastò il linguaggio del suo corpo sinuoso ad affascinarlo, lasciandolo a metà strada tra la frustrazione e la rabbia.

    «Guardi com’è vestita...» commentò Caytlin, decisamente divertita.

    Non c’era bisogno che glielo facesse notare, pensò Will con una smorfia. Era una mise del tutto fuori luogo per un colloquio di lavoro. Senza contare che non sarebbe mai riuscita a sopravvivere in quel contesto, se fosse sempre andata in giro così, con quei jeans neri stretti e attillati, i sandali fucsia dal tacco stratosferico e un top talmente ridotto da lasciare ben poco all’immaginazione.

    «Accidenti, ci ha visto!» Caytlin non fu abbastanza veloce da ritrarsi e Will, accorgendosi che stava guadando la sconosciuta a bocca aperta, la richiuse immediatamente, proprio un istante prima che gli occhi arrabbiati della donna si posassero su di lui. Ma non riuscì a trattenersi dal guardarla ancora. Adesso riusciva a scorgerla più chiaramente, e c’era qualcosa nell’espressione determinata dipinta sul suo bel viso che lo ipnotizzava.

    Non le ci volle molto a ricomporsi. Abbozzando un sorriso, indirizzò loro un cenno di saluto con la mano e si diresse verso l’entrata dell’ambulatorio.

    «Vado a preparare un caffè» esclamò Caytlin.

    «Buona idea. Vado a riceverla.» E, passandosi una mano tra i capelli, troppo lunghi, Will trasse un profondo sospiro e si preparò all’incontro.

    Finalmente era arrivata al Prevely Springs Medical Clinic, pensò Sophie, distrutta. Aveva fatto la scelta giusta?, si chiese. La notte insonne, insieme a una serie di coincidenze sfortunate, non l’avevano certo aiutata. In quel momento avrebbe preso volentieri il primo volo per Sidney. Il trasferimento nell’ovest dell’Australia avrebbe dovuto servirle per riprendere in mano la sua vita, ma erano sbucati ostacoli da ogni parte, a cominciare dalle numerose ore di ritardo del volo per Perth, che l’avevano obbligata a trascorrere la notte in aeroporto, fino allo smarrimento del bagaglio e ai quindici minuti di ritardo con cui si stava presentando a quel colloquio per colpa del tassista che aveva sbagliato strada nel portarla dal concessionario dove doveva ritirare l’automobile nuova di zecca che si era regalata come simbolo della sua riconquistata libertà. Automobile che adesso aveva anche una vistosa ammaccatura sulla carrozzeria.

    Concentrati sulle cose positive. Non sei mai stata una che si arrende facilmente.

    Allontanarsi da casa non era stato un errore. Non stava scappando dai problemi, ma soltanto cercando di ritrovare se stessa per affrontarli meglio. Il suo obiettivo durante il soggiorno a Perth era lavorare, imparare e dimostrare a se stessa di sapersela cavare da sola. E avrebbe fatto vedere a quel verme del suo fidanzato che poteva essere felice, indipendente e realizzata anche senza di lui.

    Si accigliò. Jeremy... il suo fidanzato. Non più.

    Chiuse a chiave la macchina e guardò verso l’edificio. Alla finestra c’erano una ragazza e un...

    Sophie dimenticò in un solo istante tutti i suoi problemi.

    L’uomo, con i capelli scuri, le stava rivolgendo un mezzo sorriso, e anche da dietro il vetro si intuiva che era terribilmente affascinante

    Poi si allontanò dalla finestra, come se fosse stato colto in fallo, per riapparire dopo qualche istante sulla porta dell’edificio.

    E quando Sophie se lo trovò davanti, i capelli scompigliati, gli abiti stropicciati, gli occhi castano scuro grandi e minacciosi, comprese di aver fatto benissimo ad andarsene da Sidney.

    Se quello

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