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Per un uomo e la sua terra
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Per un uomo e la sua terra
E-book230 pagine3 ore

Per un uomo e la sua terra

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Info su questo ebook

Seline Poquelin è una donna che ha ottenuto tutto dalla vita, ha successo, denaro, potere, ciò la soddisfa fino a quando conosce Davide Serra. Nel 1980, durante una lunga vacanza in Sardegna, si troverà a sfidare le convenzioni sociali e le tradizioni della gente di un piccolo e grazioso paese del Sulcis, a sud-ovest dell'entroterra dell'isola, mettendo in gioco se stessa e tutto quello per cui aveva creduto fino a quel momento. Tra meravigliose spiagge e difficili serate in compagnia dei giovani del luogo, vivrà con Davide un'appassionata storia d'amore.

E' l'inizio di una grande saga e di un emozionante racconto. Davide e Seline cambieranno i propri destini in una Sardegna dai paesaggi arcaici e dalle radici profonde, un mondo pieno di tradizioni e orgoglio.
LinguaItaliano
Data di uscita7 feb 2019
ISBN9788827866252
Per un uomo e la sua terra

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    Anteprima del libro

    Per un uomo e la sua terra - Anna Valmen Bolognesi

    Indice

    FIRENZE, luglio 1992

    CAGLIARI, luglio 1980

    PARIGI, quattro mesi dopo.

    FIRENZE, luglio 1992

    RINGRAZIAMENTI

    Anna Valmen Bolognesi

    ANNA VALMEN BOLOGNESI

    Per un uomo

    e

    la sua terra

    Youcanprint Self-Publishing

    Titolo | Per un uomo e la sua terra

    Autore | Anna Valmen Bolognesi

    ISBN | 9788827866252

    Prima edizione digitale: 2019

    © Tutti i diritti riservati all’Autore

    Youcanprint Self-Publishing

    Via Marco Biagi 6, 73100 Lecce

    www.youcanprint.it

    info@youcanprint.it

    Questo eBook non potrà formare oggetto di scambio, commercio, prestito e rivendita e non potrà essere in alcun modo diffuso senza il previo consenso scritto dell’autore.

    Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata costituisce violazione dei diritti dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla legge 633/1941.

    "Là dove iniziano le case nuove,

    finisce in tristezza codesta storia,

    non domandate, a lungo e invano,

    chi, per paura si prese la vittoria."

    FIRENZE, luglio 1992

    Fra le dolci colline della campagna fiorentina sorge una splendida villa, della seconda metà dell’ottocento, circondata da alberi secolari che la rendono simile a un diamante incastonato in un diadema di smeraldi.

    Appartiene al professor Giulio Daini, un luminare della medicina, noto per le sue grandi opere umanitarie e per la profonda dedizione alla professione. La villa l’aveva ricevuta in eredità dai suoi nonni e, dopo che l’aveva fatta restaurare, l’aveva ribattezzata con un nome insolito, ma certamente caro al suo nuovo proprietario: Villa Seline.

    La grande dimora divenne da subito la residenza della famiglia Daini. La moglie di Giulio è una donna dalla bellezza mediterranea e dal carattere dolcissimo, il suo nome è Gabriella Serra ed entrambi vivono per aiutare la gente che soffre e per i loro tre bambini che adorano. Le grida gioiose dei loro figli distolsero Gabriella dal suo lavoro di cucito, mentre prendeva il fresco sulla veranda che dava sul giardino, e sorridendo si rivolse al marito accanto a lei.

    Che diavoletti, questi figli! Non si stancano mai, neanche sotto questo sole? osservò Gabriella guardando i figli giocare spensierati con le pistole ad acqua.

    Che cosa vuoi farci tesoro, sono giovani! le rispose il marito, strizzando un occhio e ridendo, sempre pronto a stuzzicarla bonariamente.

    Già, noi siamo decrepiti! esclamò borbottando.

    Da ciò che cresce in te, non credo! Non male per un quarantaquattrenne, no? la prese in giro Giulio guardandola con adorazione, lei era, infatti, in attesa del loro quarto figlio.

    Dottor Daini, credo che dopo questo parto sarò io a mettermi in pensione! Ti amo dottore, ma lo sai che… In quel momento tre monelli scatenati si catapultarono verso le loro sedie a sdraio, sudati, accaldati, sfiniti, eppure ancora in grado di essere molto esuberanti.

    Mamma! Papà! Abbiamo sete! C’è ancora un po’ di aranciata? domandò la più grande dei tre asciugandosi il viso madido di sudore con il bordo della maglietta.

    Sì, ma è meglio che prima vi riposiate un attimo all’ombra, siete troppo sudati! Gaia, tu siediti vicino a papà. Voi due bricconi qui vicino a me e state fermi! intimò loro con risolutezza cercando di dare una parvenza di severità alle sue parole, ma invano. I figli sapevano benissimo che in lei la dolcezza prevaricava ogni rigidità educativa.

    Papà! Lorenzo dice che la storia della zia Seline è solo una favola, ma io non gli credo! disse Marco, il gemello dello scettico Lorenzo. Erano due bei bambini di dieci anni, alti, scuri di capelli e assolutamente identici.

    Hai ragione Marco, è una storia vera ed è accaduta molto tempo fa. Rispose con assoluta serietà Giulio. Intervenne Gaia che, con i suoi undici anni iniziava a provare curiosità per le storie della propria famiglia, voleva saperne di più.

    Papà, ti dispiacerebbe raccontarcela tutta questa volta?

    Giulio e Gabriella si guardarono simultaneamente negli occhi, lei annuì leggermente e gli diede il proprio consenso. Quella era una storia della sua famiglia e toccava a lei decidere se raccontarla nella sua interezza.

    Con un sospiro, Giulio si rivolse ai suoi bambini e tornò indietro nel tempo evocando i ricordi e i fantasmi del passato. Era pressappoco questo periodo, agli inizi di luglio del 1980, faceva molto caldo, proprio come oggi. Tutto ciò che racconterò accadde in Sardegna, nel paese dove nacque vostra madre. Il nome della donna era Seline Poquelin... ed era bellissima.

    CAGLIARI, luglio 1980

    Un scintillante DC dieci, proveniente da Parigi, atterrò con un assordante rombo sulla pista dell’aeroporto di Cagliari. Sprigionava una miriade di riflessi meravigliosi, ma tanto gelidi da far pensare ai ghiacci artici. Il clima, tutt’altro che artico, era talmente torrido da far sembrare l’asfalto un’enorme massa liquefacente sotto le ruote impazzite del velivolo. Una voce gentile, un po’annoiata, annunciò in varie lingue di slacciare le cinture di sicurezza e uscire dal portellone laterale dell’aereo. Il veloce viaggio fra le nuvole era terminato.

    Tutti i passeggeri, o quasi, con sollievo posarono i piedi al suolo e corsero a salutare i parenti e gli amici che li attendevano all’uscita dei voli internazionali. Fra loro c’è chi è solo, chi non ha paura di volare e chi al suo arrivo non ha nessuno che lo attende; uomini illustri, grandi industriali dallo sguardo di ghiaccio, magnati del petrolio in incognito e fra loro una ragazza. Non accade spesso che una così giovane donna si senta a proprio agio in compagnia di simili personaggi nella prima classe VIP. E’ una donna del tutto consapevole della propria bellezza e intelligenza, delle proprie innumerevoli capacità.

    Ha occhi grandi che celano i suoi pensieri, un trucco perfetto che esalta le iridi smeraldine punteggiate da piccole pagliuzze d’oro. Un delicato e impertinente naso, leggermente all’insù, una bocca morbida, ma con un atteggiamento spesso severo, troppo per la sua naturale forma. Un corpo perfetto e sinuoso, una chioma di capelli rosso mogano trattenuti da una fascia di seta bianca.

    Con sicurezza chiamò un facchino e si fece accompagnare alla dogana affidandogli il bagaglio. Con innata naturalezza mostrò il suo passaporto e il doganiere s’incantò un attimo a fissarla, poi immediatamente riprese il controllo di sé.

    Buongiorno signorina, vedo che è francese! esclamò con un tono ammirato e un po’ intimamente compiaciuto nell’aver indovinato la sua provenienza prima ancora di leggerla sul passaporto.

    "Oui, di Parigi." confermò la ragazza con un misterioso sorriso appena accennato.

    Seline Poquelin…Seline... che nome originale!

    "Merci. Grazie, posso riavere il mio passaporto per favore?" domandò tendendo la mano.

    Certo! Prego, spero che il suo soggiorno in Sardegna sia molto piacevole! le augurò il galante funzionario, sorridendo con l’aria di un uomo che ha appena perso l’opportunità di chiedere un appuntamento a una splendida ragazza.

    E’ quello che mi auguro anch’io, grazie! Buona giornata a lei… rispose con un sorriso affascinante e terribilmente intrigante la bella Seline. Con passo sicuro e flessuoso si avviò verso l’uscita dell’aeroporto, seguita dal facchino con il suo bagaglio numeroso.

    Seline Poquelin era molto conosciuta in Francia e meno in Italia, il suo nome era celato dietro una famosa multinazionale che prometteva moda e bellezza. Proprietaria di un’industria di cosmetici parigina, ottima e apprezzata stilista di moda, creatrice di raffinati modelli di calzature, era una celebrità negli ambienti mondani. Le sue doti erano innumerevoli, conosceva e parlava correntemente cinque lingue straniere, durante il liceo era diventata una famosa indossatrice ma dopo appena quattro anni d’intensa attività, aveva lasciato il suo lavoro sulle passerelle e terminando la sua gloriosa carriera all’apice del successo per dedicarsi alla nuova carriera imprenditoriale.

    Naturalmente facendo in modo di non perdere alcun contatto con l’alta società parigina. Dopo alcuni mesi, Seline era entrata a far parte della Gold Production in veste di dirigente aziendale, infine comprando il cinquanta per cento delle azioni ne diventava socia con tutti i diritti e responsabilità.

    La sua era stata una carriera lampo, a soli ventisei anni, era una delle donne più ricche e famose d’Europa, nota per la sua fredda decisione e determinazione negli affari. Non perdeva mai la testa, neppure nelle situazioni difficili, ma spesso anche i calcolatori elettronici hanno un cuore sotto la loro corazza di metallo e l’amore è la sola cosa che può mandarli in tilt.

    Seline aveva avuto molte relazioni sentimentali, ma erano sempre state solo storie passeggere e a ogni fine pochi erano stati i rimpianti. Ricordava tutti con amicizia e spesso non ne ricordava nemmeno i nomi. Erano tutti uomini senza alcuna importanza. Tutto ciò era accaduto prima di incontrare Davide che rappresentava per lei qualcosa di più di una semplice avventura, per Seline lui era l’amore.

    Non si era mai innamorata e non pensava che potesse succedere così velocemente, per la prima volta si era accorta che la sua luminosissima vita non la soddisfaceva più come alcuni mesi prima, sentiva la necessità di una storia seria e duratura. Un amore vero da proteggere e vivere nel tempo con infinita dolcezza e passione. Per tutta la vita.

    Seline voleva trovare una conferma ai propri sentimenti, aveva scritto e mai spedito lettere, si era convinta che l’unica soluzione fosse intraprendere un lungo viaggio in quella terra che non conosceva e che forse avrebbe potuto apprezzare. Ora poneva davanti a sé un futuro con Davide, un uomo dall’aria eternamente dolce e dal cuore tenero, il suo cucciolo da amare e da difendere.

    Lo aveva conosciuto a Parigi, per caso. Lui cercava la casa di un suo amico e lei lo aveva aiutato, ma l’amico aveva cambiato indirizzo. Davide non conosceva bene il francese, i treni erano in sciopero, lui odiava gli aerei e non conosceva nessuno a Parigi. Nessuno tranne lei, in quel particolare momento. Così si era ritrovato ad accettare la sua offerta di ospitalità nel piccolo appartamento di Montmartre, che Seline divideva con un’amica in quei giorni assente, ma lo aveva fatto con grande imbarazzo. Nonostante ciò, si era comportato da perfetto gentiluomo. Seline, istintivamente, aveva provato per lui tanta simpatia, poi stima e fiducia, infine aveva scoperto di amarlo, ma non gli aveva detto nulla. Aveva capito che, se lo avesse fatto, fra loro ci sarebbe stata solo una notte senza importanza, non era ciò che lei voleva da quel loro magico incontro. La voce del facchino la riportò alla realtà bruscamente annunciandole che il taxi era già arrivato, nel frattempo vi aveva prontamente caricato i bagagli, restando vicino all’auto in attesa della rituale mancia, che fu immancabilmente elargita.

    Il taxi partì e lei si fece condurre all’Hotel Sardegna, lungo il tragitto s’infastidì notando le lunghe ed eloquenti occhiate che il conducente le rivolgeva attraverso lo specchietto retrovisore interno dell’auto. Si sentì enormemente sollevata quando la vettura si arrestò di fronte all’hotel, con freddezza pagò la corsa. Entrò nella hall seguita dal fattorino addetto ai bagagli, quest’ultimo non si distinse dagli altri uomini e non riuscì fare a meno di guardarla ammirato, sbalordito da tanta bellezza e algida indifferenza. Seline lo notò appena e con calma si rivolse all’impiegato della ricezione.

    Sono Seline Poquelin, ho prenotato una suite alcuni giorni fa per un periodo di due mesi, mi fermerò solo per questa notte e desidero che sia in ogni caso sempre a mia disposizione. Vorrei che per domattina mi fosse consegnata una vettura, un’A 112 Abarth, se possibile, con il pieno di benzina naturalmente

    " Certamente, madame Poquelin. La sua suite si trova al settimo piano, appartamento numero 724, posso avere l’onore di accompagnarla io stesso?" rispose ossequiosamente l’uomo con un sorriso che andava da un orecchio all’altro.

    La ringrazio acconsentì e si lasciò guidare attraverso l’immensa hall, uguale a tante che aveva già visto in giro per il mondo. Giunta nella suite si rivolse di nuovo all’uomo in tono affabile.

    Sono certa che capirà se non scenderò a cenare nel salone, vero? Preferirei restare qui, penso che ordinerò per telefono concluse, regalandogli il più affascinante dei suoi sorrisi.

    " Come lei desidera, madame, le auguro una buona notte!" rispose un po’ deluso, in fin dei conti non capitava spesso di avere una donna così misteriosa e di rara bellezza nel loro hotel.

    Seline restò sola, finalmente. Non riusciva a pensare ad altro che all’espressione di Davide quando si sarebbero rivisti. Un dolce sorriso trasparì dalle sue labbra perfettamente truccate di costoso rossetto alla moda. Prese fra le mani il ricevitore del telefono e se lo portò all’orecchio componendo il numero del centralino.

    Sono la signora Poquelin della suite 724, vorrei ordinare la cena.

    Attenda un attimo, per favore, la metto in comunicazione con il ristorante. Prego, adesso è in linea, può parlare la invitò la voce anonima.

    Buonasera, potrebbe farmi consegnare un’insalata di pollo in gelatina, un pinzimonio di verdure scelte, freschissime, mi raccomando! E una bottiglia di acqua minerale naturale. Niente pane, né frutta e dessert, per cortesia - disse gentilmente all’addetto del servizio in camera che le assicurò di avere solo il meglio e che tutto sarebbe stato di suo gusto - Ne sono certa. gli rispose con un ironico sorriso a fior di labbra e ne era veramente convinta, in fondo lei era Seline Poquelin, nessuno poteva non accondiscendere ai suoi ordini o desideri.

    La cena le sarà servita fra un’ora circa, le auguro una buona serata. Rispose gentilmente l’uomo. Seline posò la cornetta del telefono e si accese una sigaretta, la prima da quando era arrivata. Non fumava per abitudine, ma nella borsetta teneva sempre un pacchetto delle sue sigarette preferite, una marca pregiata che non si trovava nelle comuni tabaccherie; si chiamava Mélange e le fumava anche il suo socio.

    Quando si trovava all’estero, acquistava sigarette leggere e cercava di non esagerare, ma in quel preciso momento si sentiva particolarmente ansiosa e aspirò quasi con voluttà il fumo della sigaretta. Pur sapendo di comportarsi puerilmente, come una sciocca adolescente in vacanza, le faceva piacere scoprire quel lato particolarmente sensibile del suo carattere. Erano anni che non si sentiva così emozionata, così viva e piena di energia. Per ingannare il tempo si mise a ispezionare la suite, era spaziosa e arredata in modo raffinato, il bagno era enorme e con ogni genere di comodità, c’era perfino un lettino per abbronzarsi con i raggi UVA. Una vera rarità che non tutti gli hotel avevano. Sistemò il suo beauty case sul ripiano accanto ai lavandini di marmo nero e si accese un’altra sigaretta, tornò in salotto e s’immerse nella lettura di un libro che si era portata dalla Francia.

    Qualcuno bussò alla porta con discrezione, era il cameriere con il carrello della cena e lo fece entrare, gli disse di lasciare tutto in mezzo alla stanza e lo congedò con una congrua mancia.

    Osservò con un senso di nausea le pietanze disposte con cura e piluccò le verdure e il pollo, non aveva appetito. Con disgusto, pensò che fosse stato veramente inutile farsi portare la cena, tanto non l’avrebbe consumata. Il cameriere ritornò due ore più tardi per ritirare il carrello e rimase sorpreso nel veder il cibo intatto. Secondo lui, una ragazza così giovane avrebbe dovuto nutrirsi di più.

    Seline sospirò di sollievo dopo che fu uscito, finalmente poteva struccarsi con calma e curare puntigliosamente il viso e il corpo come faceva ogni mattina e sera. Guardandosi allo specchio notò vari segni di stanchezza e pensò che alcune efficaci creme, oltre all’irrinunciabile bagno, l’avrebbero aiutata a farli sparire. Raccolse i capelli sulla nuca, si struccò, s’immerse nell’immensa vasca di marmo nero, cercando di rilassarsi il più possibile e dopo una mezz’ora ne uscì con il medesimo stato d’animo di prima. Passeggiò per la stanza avvolta in un grandissimo telo da bagno bianco, come in attesa di qualcosa che non arrivava, poi si distese sul letto e spense la luce. Al buio la stanza le pareva ancora più grande e solitaria, e ne ebbe paura. Istintivamente si coprì con il lenzuolo di seta grigia, subito si sentì un po’ più protetta. Le tornarono in mente le antiche paure di bambina, quando tutte le ombre della sua stanza le stavano intorno e la prendevano in giro. Lei non piangeva, cercava di farsi coraggio, ma loro erano tante e le ripetevano che lei era sola, era una brutta bambina e che, se non fosse diventata brava, sarebbe rimasta per sempre brutta e sola.

    Lei resisteva, diceva loro che non aveva paura e che avrebbe vinto le loro voci senza dover rimanere sola.

    Odiava la solitudine e voleva avere sempre accanto a sé qualcuno, amici, conoscenti, adulatori o ammiratori, non le importava il motivo per cui essi la cercavano, tutti erano preferibili alla solitudine. Solo in alcuni momenti accettava di restare sola, quando si chiudeva in se stessa alla ricerca di riflessive meditazioni e alcuni ricordi felici le permettevano di vivere pacificamente con il suo IO più profondo.

    Chiuse gli occhi sfinita, si addormentò di colpo ma le ombre tornarono e la presero in giro come un tempo.

    Il viso di Davide si fece spazio fra loro, la guardava con occhi fissi e duri, senza dire una parola poi le sue labbra assunsero una piega amara, il sorriso ironico, fino a diventare gelido, poi si schiusero in una risata sguaiata e maligna. Si svegliò con un sussulto, con le lacrime agli occhi, madida di sudore e spaventata. Sulla pelle nuda il lenzuolo aderiva al corpo rivelando le sue dolci e sinuose curve di donna. Si rese conto d’aver sognato e intanto il sole stava nascendo sul mare. Guardò fuori dalla finestra, tutte le ansie, angosce e lacrime scomparvero alla vista di quello spettacolo meraviglioso che invitava a una gran voglia di vivere. Scese dal letto ed entrò nel bagno, aprì il rubinetto della doccia e subito un fresco getto d’acqua la investì. Era proprio quello che ci voleva con tutto quel caldo, si disse compiaciuta e poi iniziò a cantare allegramente una vecchia canzone francese, dopo circa mezz’ora era pronta a ordinare un’abbondante colazione: croissant alla fragola, uova alla coque, pane croccante, latte fresco, una gigantesca spremuta d’arancia e tanto profumato caffè caldo. Aveva deciso di mandare al diavolo, per la prima volta, la ferrea dieta che si era imposta per dieci anni consecutivi. Mangiò lentamente la colazione, gustando tutto con un piacere che non ricordava di aver mai provato e dopo aver terminato, si preparò con cura prima di riapparire in pubblico.

    Scese nella hall per ritirare le chiavi dell’automobile a noleggio e, quando il portiere aprì la porta a vetri, all’uscita notò che i suoi bagagli erano già stati caricati sulla vettura. A quel punto non le restava altro da fare che partire e correre da Davide.

    Fuori dalla città non vide che campi bruciati dal sole e dai pastori, non c’era

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