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ANNO 1791 Francia: il crollo di un trono
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E-book245 pagine3 ore

ANNO 1791 Francia: il crollo di un trono

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In questo anno 1791 della Rivoluzione Francese si sottolinea il progressivo e rapido crollo, almeno morale, della monarchia, innanzitutto con la fuga a Varennes e il graduale imbavagliamento della chiesa, ma soprattutto il lavoro dell’Assemblea Nazionale proiettata a rimodernare, creando nuove realtà civiche, la Francia:
la carta d’identità per ogni cittadino; l’abolizione dei dazi tra città e città; la fine nelle colonie del razzismo fra bianchi e neri (specie quelli liberi); il tentativo di affermazione della donna quale cittadina e donna in quanto tale.
LinguaItaliano
Data di uscita2 lug 2019
ISBN9788832281002
ANNO 1791 Francia: il crollo di un trono

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    Anteprima del libro

    ANNO 1791 Francia - P. Elio Edmondo Rutolo

    P. Elio Edmondo Rutolo

    ANNO 1791

    Francia: il crollo di un trono

    Prefazione di Vincenzo Pardini

    Argot edizioni

    Con il permesso dei Superiori dell’Ordine della Madre di Dio.

    © Argot edizioni

    © Andrea Giannasi editore

    Lucca luglio 2019

    ISBN 9788832281002

    Ai signori Cécile e Christoph come ringraziamento

    con simpatia e amicizia.

    Prefazione di Vincenzo Pardini

    La rivoluzione francese è stato un evento sociale, politico e culturale, che tuttora persiste nella memoria europea. Abolita la monarchia assoluta e proclamata la repubblica, vennero anche meno i basamenti economici e sociali dell’antico regime, che l’emanazione della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, piedistallo delle costituzioni moderne, contribuì ancor più a cancellare. Ma i mutamenti storici non sono mai indolori. Gli anni della rivoluzione furono, infatti, di una violenza inaudita. Alle norme del pacifico vivere, si erano sostituiti boia e mannaie. Le piazze grondavano sangue alla stregua di mattatoi.

    Anche Lucca, durante il principato francese, retto dalla sorella di Napoleone, Elisa, conobbe gli orrori della legislazione giacobina, che fece delle esecuzioni capitali una delle sue insegne. La prima avvenne nel 1811 in piazza S. Michele ai danni di un giovane della Valle del Serchio. Il palco della ghigliottina fu collocato al centro della piazza, e quando la testa rotolò nel paniere, un gruppo di ragazzi si avvicinò per constatare che espressione avesse la faccia del decapitato; visto che aveva contrazioni e occhi aperti, gridarono che era ancora vivo. Frase che suscitò un’immane accozzaglia di gente, che si ferì travolgendosi e soffocandosi a vicenda, inciampando nelle catene dei colonnini che delimitano la piazza. Alla prima esecuzione ne seguirono altre, fino all’ultima nel 1845, avvenuta sugli spalti di porta S. Donato nei confronti di cinque briganti.

    Questo per dire quanto la mannaia della Francia rivoluzionaria, che doveva amministrare fraternità ed uguaglianza, a Lucca avesse portato terrore e morte. Uno spiraglio, questo delle vicende lucchesi, che ci fa meglio capire il libro di padre Elio, Anno 1791; un libro impegnato e di ricerca, ma al contempo chiaro e che ben delinea i personaggi che si alternano nella narrazione.

    Siamo nel 1791, quando Tallien fonda una società rivoluzionaria – scrive padre Elio – che riassume in una parola il suo programma: ROVESCIARE cioè distruggere, saccheggiare, violentare i nemici della patria.

    Già dall’incipit si capisce quanto sia avvincente la lettura di queste pagine, che bene prefigurano i tempi che sarebbero sopraggiunti e annunciati dalle innovazioni civiche dell’assemblea nazionale che introdusse la carta di identità per ogni cittadino, l’abolizione dei dazi tra città e città, la fine delle colonie del razzismo fra bianchi e neri (specie quelli liberi) e il tentativo di affermazione della donna quale cittadina e quale donna in quanto tale.

    Ma il nucleo centrale del libro è costituito dalla fuga del re Luigi XVI a Varennes. Lui la rivoluzione non l’ha mai accettata, ma solo subita. Non ha quindi scelta. Deve fuggire non tanto per salvare se stesso quanto la famiglia. Un re che comunque non aveva mai capito la sua gente e viceversa. Giudicato traditore del popolo, alla stregua di molti altri finirà sul patibolo dove, anziché sulla carretta dei condannati comuni, ce lo porteranno in carrozza, con indosso un abito bianco.

    Ma tutto ciò, e non solo, lo scoprirà il lettore immergendosi in queste pagine assai insolite. Infatti, padre Elio, sebbene avesse potuto farlo, non ha romanzato niente, ma si è attenuto, con rigore storico, al susseguirsi degli eventi, narrati in maniera elegante e sobria, col risultato di averci dato una prosa oltremodo accattivante. Eccone una dimostrazione: Sulla strada per Varennes: Arriva la carrozza reale e si mutano i cavalli. I fuggiaschi mangiano manzo stufato e vitello freddo, fatto preparare da Fersen. La regina chiama Malden che trotta al fianco della portiera e gli offre da bere e da mangiare, poi gli dice: In questo momento il signor La Fayette non ha più la testa sulle spalle. Un tale Francesco Picard ravvisa in questo grosso lacchè il re, riconosce anche la regina che ha visto molte volte a Versailles. Luigi è sudato, ma felice, scende di carrozza a spandere acqua (far pipì).

    Narrazioni essenziali ma intense come quelle di certi narratori americani, maestri di racconti brevi, e che sanno guardare, oltre agli eventi della rivoluzione, agli esseri umani, siano carnefici o vittime, con lo sguardo amorevole e pietoso del ministro di Dio.

    Vincenzo Pardini

    Nota introduttiva

    In questo anno 1791 della Rivoluzione Francese si sottolinea il progressivo e rapido crollo, almeno morale, della monarchia, innanzitutto con la fuga a Varennes e il graduale imbavagliamento della chiesa, ma soprattutto il lavoro dell’Assemblea Nazionale proiettata a rimodernare, creando nuove realtà civiche, la Francia:

    la carta d’identità per ogni cittadino; l’abolizione dei dazi tra città e città; la fine nelle colonie del razzismo fra bianchi e neri (specie quelli liberi); il tentativo di affermazione della donna quale cittadina e donna in quanto tale.

    È un anno importante in cui, come in un vulcano, vecchie e nuove lave si mescolano, si frantumano, si condensano, diluiscono, e dove gli uomini, lasciati in balia a se stessi, sono capaci dei più efferati delitti e dei più sublimi eroismi; torrente che sta ingrossando la rivoluzione francese, ancora in mano alla borghesia, benché già una nuova forza bussi alla porta della nazione: il sottoproletariato di Santerre, che saranno i comunardi del ’70, i comunisti e socialisti del 1917 e i nipotini del 1968, che De Gaulle sprezzante chiamava i pinçallì.

    Ma il nucleo fondamentale di questo libro è la fuga del re Luigi XVI a Varennes, dimostrando come questo sovrano non abbia mai accettato la Rivoluzione ma l’abbia subita, per evitare guai alla famiglia reale, tenendosi sempre in contatto con la Prussia, l’Austria, l’Inghilterra e altre potenze europee contro la Francia rivoluzionaria, contro il suo stesso popolo. Tra il Re e la Nazione vi era un abisso che era stato sempre presente e che si era rivelato con il fallimento degli Stati Generali dell’89; in pratica il Sovrano non conosceva il popolo e il popolo non conosceva il suo Re

    Partiva il Re con il desiderio di tornare trionfatore contro i suoi stessi sudditi, i quali non riconoscevano più il mito dei re eletti per diritto divino a reggere il potere sulla Nazione. Una delle ragioni, sebbene non principale, è la persecuzione della Chiesa, un fatto inaccettabile per il Re fervente devoto di S. Luigi; inoltre – e per finire – il sovrano si sentiva prigioniero del canagliume della città comandato da Santerre, un tribuno del popolo che sarà il suo carceriere durante la prigionia al Tempio dall’agosto del ’92 fino al 21 gennaio del ’93, anno della sua esecuzione.

    C’è inoltre da chiedersi del perché dell’esplosione della persecuzione del clero in Francia. Vi sono tante ragioni; ne accenneremo alcune.

    La maggior parte dei vescovi erano di origine nobile. Per la famosa legge del Maggiorascato il primo figlio ereditava tutto, mentre il secondo doveva prendere la tonaca e diventare come minimo Vescovo o Cardinale. E questo attizzava l’odio dei rivoluzionari, e, soprattutto, suscitava il desiderio di accaparrarsi dei loro beni, eliminare le decime e abolire il lavoro coatto nelle campagne delle corvèes a beneficio degli alti prelati e dei curati, riportare sotto la giurisdizione dello stato le proprietà terriere dei nobili prelati, come dei conventi e delle abbazie. Svincolarsi dunque dall’obbedienza a Roma e dalla sua ingerenza nella nomina dei Vescovi, un vecchio sogno realizzato dalla rivoluzione e pensato da secoli dai Re di Francia e da buona parte dalla Chiesa Gallicana. Con l’avvento del giuramento alla Costituzione, si ottenevano due effetti a favore della Nazione. Il primo, il curato diventava un impiegato statale con tanto di stipendio; in secondo luogo, lo si distaccava completamente dall’obbedienza al Papa, per cui era la Nazione che attraverso i suoi rappresentanti sceglieva tra i preti costituzionalisti chi dovesse diventare Vescovo senza l’approvazione della Santa Sede.

    I sacerdoti che non accettavano il giuramento, all’inizio ricevettero una paga, sia pure minore; poi alla fine li si isolò, li si perseguitò a causa della loro ostinazione nel non volere riconoscere come veri sacerdoti i preti refrattari, pari a loro nella dignità sacerdotale e nella validità del loro ministero, anzi aprendo fiera battaglia contro di loro e addittandoli come ribelli a Roma e trattandoli quali eretici nemici di Dio e della Chiesa, il che portò all’esasperazione l’Assemblea Nazionale che cominciò a perseguitare loro e i loro fedeli.

    Allora i preti fedeli a Roma resistettero e alcuni vennero martirizzati, mentre la maggior parte emigrarono o si nascosero come clandestini, consapevoli che, una volta scoperti, li avrebbe atteso una morta sicura, almeno fino al ’94.

    L’ondata dei pamphlets colpì pure loro perché vennero accusati d’immoralità, di superstizione, di oscurantismo: oramai era l’epoca dei lumi ed era inconcepibile credere a tante fandonie che la Chiesa predicava, per cui si cominciò a deridere l’assiduità alle messe da parte dei fedeli, così come la venerazione delle reliquie. Importante notare che sotto il Terrore si arrivò a trar fuori il corpo di S. Gènèvieve, che venne fatto a pezzi e bruciato in piena Parigi, come si fece a pezzi la Santa Ampolla contenente l’olio della consacrazione dei Re di Francia. Quest’olio lo si credeva portato dal cielo ad opera di S. Michele, e usato dal Vescovo St. Demis per consacrare Clodoveo Re dei Franchi della dinastia merovingia.

    Per le suore ci pensò la plebaglia, desiderosa di saccheggiare i loro conventi come quelle dei religiosi, che la propaganda rivoluzionaria considerava alla stregua dei parassiti della società, i quali individui (uomini e donne) si arricchivano con lasciti e donazioni, avendo possedimenti nelle campagne e appartamenti e palazzi nelle città, per cui si passò quasi subito alla loro soppressione in tutta la Francia.

    Si salvavano solo le suore e i frati che avessero giurato sulla Costituzione obbedienza alla Nazione, ma furono pochissimi.

    I fedeli cominciarono ad essere perseguitati se sorpresi a seguire i preti refrattari.

    Ecco quindi il quadro della persecuzione della Chiesa in Francia, tenendo conto anche della Massoneria che faceva di tutto per combattere il Papa che l’aveva scomunicata e che col suo potere occulto manovrava la grossa e media borghesia, oltre che molti esponenti dell’aristocrazia.

    Per finire, dulcis in fundo, aleggiarono in questo periodo le idee sulla religione di Voltaire e di Rousseau.

    1791. GENNAIO

    1° GENNAIO. DOMENICA. PARIGI

    All’inizio dell’anno Tallien fonda una società rivoluzionaria che riassume in una parola il suo programma: ROVESCIARE, cioè distruggere, saccheggiare, violentare i nemici della patria. La società si chiama Fraternelle, è un giornale di piccolo taglio, fatto di 2 fogli, dal titolo L’ami des çitoyens. Periodico – non quotidiano – che esce con una certa regolarità, le pubblicazioni si fermeranno a novembre di quest’anno, anche se Tallien nel suo giornale loda i mostri del momento come Robespierre e Danton, portando alle stelle Marat.

    Si presenta il Tallien come il terrorista senza scrupoli, fiutando nell’aria il vento di piazza che già soffia su tutta Parigi.

    Altre notizie dalla Capitale: il convento dei Petits-Augustins (nell’area della futura scuola di Belle Arti) diventa il deposito in cui verranno raccolte tutte le opere d’arte che non si trovano al sicuro.

    Una ventina di vescovi e preti di sinistra hanno ritrattato il loro giuramento. Tutti i vescovi che non hanno firmato il giuramento o lo hanno ritirato dopo averci ripensato, dall’Assemblea sono considerati decaduti dalla loro carica, e le loro sedi giudicate vuote nonostante la loro presenza.

    4 GENNAIO. MERCOLEDÌ. PARIGI

    L’Assemblea ritira le condizioni avanzate alla candidatura dei vescovi e curati, in quanto le ha messo contro nobiltà, clero e papa. I vescovi e i curati che non hanno giurato gridano ai quattro venti che i preti assermentés sono intrusi, apostati, empi e scellerati. Dall’altra parte della barricata però i preti giurati attaccano i refrattari accusandoli di essere disobbedienti, ribelli, superstiziosi e macchinatori di tumulti contro-rivoluzionari.

    Ai preti refrattari non rimane che travestirsi da mendicanti, guardie nazionali, o mettersi in borghese per correre nei villaggi e nelle campagne gridando allo scisma e all’eresia e lanciando scomuniche contro i preti giurati e i loro fedeli; in più, i refrattari invadono Parigi e la Francia di pamphlets dove si calunniano i preti giurati, si inventano miracoli, e spuntano come funghi dopo la pioggia profeti e profetesse, tutti animati da rivelazioni apocalittiche, aumentando così la superstizione e il terrore tra i fedeli. Un esempio in tal senso è il seguente: due giovani vanno dal Re a Saint Claude e gli presentano una pergamena scritta con inchiostro azzurro, affermando che la Madonna si è scomodata a scrivere al sovrano. I due sono presi, arrestati, esaminati insieme alle sciocchezze scritte sulla pergamena, sono quindi riconosciuti un po’ pazzoidi e lasciati andare.

    Comunque la paura di perdere il Paradiso è tale che si cominciano a dare assoluzioni durevoli per 30-40 anni, e si arriva a somministrare l’olio santo a gente in buona salute.

    Sono inoltre da considerarsi in peccato mortale non solo coloro che si confessano e si comunicano, ma anche coloro che assistono ai sacramenti dati dai preti giurati.

    I matrimoni celebrati da costoro sono dichiarati nulli, e con una maledizione che si estende sia alla coppia che ai figli nati da questa unione. Nessuno vada a far seppellire i loro morti da tali preti: che siano invece sepolti segretamente con la presenza di un prete refrattario.

    Apostati siano considerati i magistrati che osino dare cariche civiche ai preti giurati (deputati per esempio). E per finire ce n’è anche per i sagrestani, campanari e cantori, che se svolgono tali mansioni per i preti giurati, siano considerati sacrileghi e quindi passibili di scomunica immediata.

    In pratica, la Santa Sede considera i preti giurati alla stregua degli eretici e degli scismatici, disobbedienti in quanto non dovevano accettare nella maniera più assoluta questo asservimento del clero allo Stato.

    6 GENNAIO. VENERDÌ. PARIGI

    Parigi, durante il giorno: un vicario canta messa a Saint Sulpice, la chiesa è piena di rivoluzionari, un prete salito in cattedra coglie l’occasione per dire che arrivava da Saintes, dove il vescovo ha messo una taglia sulla sua testa perché ha prestato giuramento alla Costituzione. La messa così è andata a farsi benedire tra urla e proteste. Sera a St. Roch. La chiesa è piena di fedeli. Durante la Messa scoppia il putiferio quando viene giunge il momento in cui si incensano gli officianti. Motivo della protesta è che sia la Ragione umana che il Vangelo non permettono che si incensino degli uomini. Durante questa settimana si procederà alla nomina del curato di Saint Sulpice.

    A Strasburgo, il sindaco se l’è vista brutta quando ha voluto rinviare il Capitolo della Cattedrale

    In Borgogna, la gente comune non vuole sentir parlare di giuramento del clero alla Nazione.

    9 GENNAIO. LUNEDÌ. PARIGI

    La Guardia Nazionale di Avignone assedia i monarchici di Carpentras.

    12 GENNAIO. GIOVEDÌ. PARIGI

    Il principato di Liegi viene occupato dalle truppe tedesche.

    13 GENNAIO. VENERDÌ. PARIGI

    L’Assemblea riconosce d’ora in poi il libero diritto a ogni cittadino di aprire un teatro e di farvi rappresentare ciò che vuole.

    Viene istituita una tassa mobiliare annua, comune a tutti i cittadini.

    Tallien fonda la società fraterna dei figli rossi.

    17 GENNAIO. MARTEDÌ. PARIGI

    Marat scrive nel suo diario che ad una repubblica oligarchica preferisce una monarchia molto limitata nei suoi poteri.

    18 GENNAIO. MERCOLEDÌ. PARIGI

    Il quartiere della Chaussè d’Antin, dove Mirabeau mena una vita fastosa. L’Assemblea nomina Mirabeau capo battaglione della guardia nazionale; tale onore è accresciuto dal fatto che in ciò era stato osteggiato da La Fayette.

    19 GENNAIO. GIOVEDÌ. PARIGI

    È liberalizzato il commercio con il Senegal.

    23 GENNAIO. DOMENICA. PARIGI

    È la data fissata in tutti i dipartimenti per la cerimonia solenne del giuramento.

    CORSICA

    Napoleone è nella residenza dei Micelli, dove compone La lettera a Matteo Buttafuoco, di cui il circolo dei patrioti entusiasta ne vota la stampa. É il primo scritto pubblico: Stendhal lo apprezzerà. Paoli, che ne riceve una copia da Giuseppe Bonaparte, commenta che avrebbe fatto maggiore impressione se avesse detto di meno e fosse stato più parziale, ma è la devozione al Generale Paoli il motivo che guida Napoleone verso i più impegnati rivoluzionari della costituente.

    24 GENNAIO. LUNEDÌ. PARIGI

    Barriere de La Villette (periferia).

    Vi è stato uno scontro a fuoco tra soldati cacciatori e briganti. Risultato dello scontro: 3 uomini uccisi e 12 feriti. Inoltre, gira voce che il popolo non voglia più barriere.

    De Bombelles, responsabile dei soldati coinvolti nello scontro, ha mandato al Re le sue dimissioni.

    25 GENNAIO. MARTEDÌ. PARIGI

    Quasi tutti i

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