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Amori consapevoli
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E-book92 pagine1 ora

Amori consapevoli

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L’amore è una faccenda irrazionale e giustifica scelte irrazionali. In effetti, noi umani siamo l’unica specie che è in grado di stabilire cosa sia giusto, morale o etico, poi fare l’esatto contrario e sentirci appagati.
Perché desideriamo formare un legame stabile, formalizzare quel legame con un contratto di matrimonio, sognare che quel legame sarà romantico e che il nostro partner mai e poi mai sarà sfiorato dal pensiero di accoppiarsi con un’altra persona? Perché permettiamo al mostro dagli occhi verdi di tormentarci e soffriamo la paura dell’abbandono?
Ci vorrebbe autostima, consapevolezza e autodeterminazione. Concetti di moda perché rimettono la persona al centro della propria vita al di là delle convenzioni, sociali, religiose, culturali e di “cosa dice la gente”. Ma, in amore, ne vale la pena?
In questo libro non ci sono ricette della felicità. Questo è un libro pieno di domande, domande che ti aiuteranno a scoprire le risposte che sono già dentro di te.

LinguaItaliano
Data di uscita28 giu 2017
ISBN9781370029525
Amori consapevoli
Autore

Andrea Cesaretti

Andrea Cesaretti (1960) è stato definito dalla rivista Wired “esperto di psicomarketing” e “medico dell’anima delle startup”. Ha lavorato per oltre trent'anni nel campo dell’amministrazione e della finanza collaborando con società di consulenza, intermediari finanziari, università e scuole di formazione in Italia, negli Stati Uniti e in Svizzera. Ha inoltre sviluppato importanti progetti imprenditoriali personali e di terzi. Da qualche anno ha virato la sua vita (il termine velico non è scelto a caso) riuscendo a trasformare le sue passioni in lavoro. Oggi è skipper, dj, Life Coach e scrittore.

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    Amori consapevoli - Andrea Cesaretti

    Andrea Cesaretti

    AMORI CONSAPEVOLI

    PARIGI, 1116 ANNO DOMINI

    Nel cimitero del Père-Lachaise, a Parigi, c’è una tomba ricostruita dall'archeologo e conservatore Alexandre Lenoir dopo la rivoluzione francese. Vi riposano i resti dei due protagonisti di una delle storie d’amore che, più di altre, sono entrate a far parte dell'immaginario collettivo.

    È una storia vera, non è una leggenda, e, forse per questo, rappresenta, più di altre, la potenza e la tragedia di una passione amorosa.

    La storia inizia a Parigi, nel 1116.

    È la storia di una fanciulla di sedici anni di nome Eloisa e di Pietro Abelardo di vent’anni più grande.

    Eloisa studia nel convento di Argenteuil e, nonostante la giovane età, già eccelle nelle arti liberali, nella grammatica, nella retorica, nella geometria e nell'astronomia. Eloisa è già famosa per la sua padronanza del latino, del greco e dell'ebraico.

    Pietro Abelardo è un chierico, è un professore in una scuola sul colle di Sainte Geneviève e anche lui è famoso. Dicono sia il migliore insegnante di logica, filosofia e teologia.

    Per questo, la famiglia di Eloisa decide che la cultura della ragazza deve essere arricchita dagli insegnamenti del famoso Abelardo e la trasferisce presso la casa parigina dello zio materno, il canonico Fulberto, dove, da lì a poco, verrà ospitato anche lo stesso insegnante, Abelardo.

    Ma, nonostante la differenza di età (Abelardo ha trentasette anni), i due vengono ben presto travolti dalla passione.

    Scrive Eloisa: col pretesto delle lezioni ci abbandonammo completamente all'amore, lo studio delle lettere ci offriva quegli angoli segreti che la passione predilige. Aperti i libri, le parole si affannavano di più intorno ad argomenti d'amore che di studio, erano più numerosi i baci che le frasi; la mano correva più spesso al seno che ai libri. Il nostro desiderio non trascurò nessun aspetto dell'amore, ogni volta che la nostra passione poté inventare qualcosa di insolito, subito lo provammo, e quanto più eravamo inesperti in questi piaceri tanto più ardentemente ci dedicavamo a essi senza stancarci.

    La passione per Eloisa rende Abelardo distratto e svogliato e gli altri studenti non tardano a notarlo. Le notizie corrono e le sue poesie dedicate a Eloisa diventano note in tutta Parigi. Lo zio Fulberto prende coscienza di ciò che da tempo avviene sotto il suo tetto. E caccia di casa Abelardo.

    Ma ormai è fatta, Eloisa aspetta il figlio di Abelardo.

    Abelardo decide allora di rapire Eloisa e di condurla nella sua casa natale in Bretagna e, in questa casa, che ha visto bambino Abelardo, nascerà suo figlio, un bimbo che i due genitori chiamano Astrolabio, un nome suggestivo che deriva dal greco αστήρ astèr (astro) e dal verbo greco λαμβάνω lambàno e che, pertanto, significa colui che afferra le stelle.

    Abelardo vuole sposare Eloisa. Ma Eloisa teme che il matrimonio danneggi la carriera di Abelardo perché lui, nonostante tutto, è un chierico. Quante lacrime verserebbero coloro che amano la filosofia a causa del matrimonio. Cos'hanno in comune le lezioni dei maestri con le serve, gli scrittoi con le culle, i libri e le tavolette con i mestoli, le penne con i fusi? Come può chi medita testi sacri e filosofici sopportare il pianto dei bambini, le ninne nanne delle nutrici, la folla rumorosa dei servi? I ricchi possono sopportare queste cose perché hanno palazzi e case con ampie stanze appartate, perché la loro ricchezza non risente delle spese e non è afflitta dai problemi quotidiani.

    Ma Abelardo l’ha vinta. Il matrimonio viene celebrato a Parigi. I due vorrebbero tenerlo segreto, ma non è possibile. La famiglia di Eloisa, desiderosa di far sapere al mondo che il peccato è stato riparato, lo rende pubblico.

    Eloisa si ritira nel convento di Argenteuil in cui aveva studiato e si fa monaca, ma lo zio Fulberto, convinto che la sua scelta sia stata imposta da Abelardo per liberarsi di lei, mette in atto una vendetta terribile. Incarica tre sicari di punirlo nel corpo, là dove aveva peccato. Una notte, i tre penetrano nella casa di Abelardo e lo evirano.

    Abelardo e Eloisa, in vita, non si incontreranno più. Abelardo si dedica all’insegnamento e alla vita ecclesiale come abate di Saint Gildas, in Bretagna, prima e poi ospite di Pietro il Venerabile nel convento di Cluny. Eloisa è badessa a Argenteuil.

    Ma il loro amore è più vivo e forte che mai. Anche dal convento, Eloisa grida il suo amore per Abelardo. Gli scrive: Perché la sublimazione si dovrebbe raggiungere soltanto annichilendo i sensi e il sentimento d'amore che si prova verso un'altra persona?

    Abelardo non ha dimenticato Eloisa, eppure è irremovibile. È convinto che quanto è accaduto sia la punizione per la sua superbia. La ricchezza insuperbisce sempre gli stolti, le sicurezze terrene indeboliscono il vigore dell'animo, che si fa poi facilmente adescare dalle lusinghe dei sensi. La pietà divina mi richiamò a sé, umiliandomi perché ero superbissimo e avevo dimenticato che tutte le qualità di cui mi vantavo non mi appartenevano, ma erano doni divini.

    Eppure il suo amore è ancora lì e, se non potrà unirlo alla sua Eloisa in questa vita, lo farà dopo di questa, per l’eternità. Dal convento di Cluny, Abelardo scrive a Eloisa: mi vedrai presto, per fortificare la tua pietà con l'orrore di un cadavere e la mia morte, ben più eloquente di me, ti dirà che cosa si ama quando si ama un uomo e le chiede di seppellire il suo corpo nel cimitero del convento di cui è badessa.

    Abelardo muore nel 1142 ed Eloisa, obbedendo alle volontà di Abelardo, ne accoglie le spoglie. Eloisa muore ventidue anni dopo. E, secondo le sue volontà, viene sepolta nello stesso loculo di Abelardo. Quarantotto anni dopo, Eloisa si ricongiunge, per sempre, con il suo amante, il suo sposo, il padre di suo figlio.

    E la leggenda narra che, in quel momento, le braccia del cadavere di Abelardo si aprirono per cingere in un abbraccio eterno la sua sposa.

    Amore, passione, adulterio e morte. Ma dove e quando è iniziato questo delirio?

    L’AMORE AL TEMPO DEI MAMMUT

    Questa storia è iniziata 6 miliardi di anni fa.

    Gli esseri umani sono un’invenzione recente. Il pianeta in cui viviamo, la terra, si è formato, a quanto sembra, sei miliardi di anni fa.

    2 milioni di anni fa.

    Il nostro più antico nonno è l’homo erectus. Questo nostro avo è comparso sulla terra circa due milioni di anni fa. Sei miliardi di anni contro due milioni. Per questo siamo un’invenzione recente.

    L’homo erectus era un personaggio alto circa un metro e ottanta. I maschi erano di maggiori dimensioni rispetto alle femmine. Erano già sufficientemente somiglianti a noi anche se la loro scatola cranica era più piccola del 25% rispetto alla nostra.

    Sembra che l’homo erectus sia stato il primo uomo ad utilizzare il fuoco e, questa, non è questione da poco perché gli ha permesso di lavorare pietre

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