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Mario Stoppani: Il pilota dei record
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Mario Stoppani: Il pilota dei record
E-book190 pagine2 ore

Mario Stoppani: Il pilota dei record

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Info su questo ebook

Diavolo dei cieli o Dio dell’aria? 
Mario Stoppani forse li ha rappresentati, nel corso della sua vita, entrambi. Una vita tutta dedicata al volo aereo: quarantaquattromila ore in aria, praticamente 5 anni passati nei cieli di tutto il mondo, detentore di 50 record mondiali alcuni dei quali tuttora imbattuti, oltre mille aerei collaudati. 
Moltissimi i riconoscimenti ricevuti; medaglia d’Oro e d’Argento alle Olimpiadi di Anversa del 1920, due medaglie d’Argento al valor militare, una medaglia d’Oro e una d’Argento al valor aeronautico, la Croce di S. Giorgio concessagli dallo Zar Nicola II di Russia, Cavaliere dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro. Una vita da romanzo tra duelli aerei, incidenti, frequentazioni illustri 
da D’Annunzio a Mussolini, fino ad essere il primo pilota civile ad atterrare a Malpensa.
LinguaItaliano
Data di uscita29 lug 2019
ISBN9788834161753
Mario Stoppani: Il pilota dei record

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    Anteprima del libro

    Mario Stoppani - Francesco Dionigi

    Francesco Dionigi

    Mario Stoppani

    Il pilota dei record

    Mario Stoppani - Il pilota dei record

    Francesco Dionigi

    © 2019 Idrovolante Edizioni

    Copertina e illustrazioni di Alessandro Colonna

    Ala tricolore

    1 edizione – settembre 2019

    una vita da film tra ‘800 e ‘900

    Succede. Succede anche se non è comune che la propria vita sia come un romanzo con tutti gli elementi tipici per diventare un film ricco di passione, suspense e colpi di scena. Una trama quasi cinematografica per un personaggio che unisce in modo ideale due secoli tra loro: l’Ottocento dove nasce, ed il Novecento dove vive.

    Il progresso scientifico, che si realizzò nei vari campi del sapere durante la prima metà dell’Ottocento, trasformò rapidamente le condizioni di vita della civiltà europea. La macchina a vapore fu senza dubbio l’invenzione più importante del secolo. Questa macchina sfruttava il calore per produrre movimento: cioè trasformava l’energia termica in energia meccanica, sostituendo la forza muscolare dell’uomo e degli animali, la forza del vento e dell’acqua. La macchina a vapore divenne ben presto l’anima dell’industria moderna con la pratica applicazione della ferrovia, che doveva in breve tempo rivoluzionare i trasporti terrestri. La locomotiva a vapore rendeva veloci e poco costosi i trasporti di merci e di persone. Ma all’uomo non bastava: voleva più velocità, unire posti tra loro chilo metricamente lontani in meno tempo, voleva volare.

    «Il volo- sosteneva Sigmund Freud- fondatore della psicoanalisi, è il coronamento di un sogno infantile dell’umanità». Questo sogno si avvererà soltanto agli inizi del Novecento, con un ulteriore sviluppo tecnologico. La fine dell’aereo ad ali battenti, l’adozione dell’ala fissa e rigida, con la conseguente necessità di un motore, permetteranno all’uomo di alzarsi finalmente in volo e di rendere questo velivolo sempre più affidabile e indispensabile sia nella quotidianità del vivere che come arma di guerra. Fin dall’agosto 1914, a pochi giorni dall’inizio del conflitto che insanguinerà l’Europa per quattro lunghi anni, le forze in campo intuirono le grosse potenzialità dell’aereo come arma da guerra. Il livello dell’aviazione militare era a dir poco pionieristico e la vita media dei coraggiosi piloti si aggira attorno alle tre settimane, ma alcuni di loro, per le loro gesta, erano proiettati verso un destino diverso che si chiamava gloria eterna.

    Tra questi un posto di rilievo lo occupa senza dubbio Mario Stoppani.

    E per ribadire questa affermazione probabilmente basterebbe l’arida matematica, al di là ovviamente dell’aspetto emozionale, basandosi anche solo numericamente sui suoi record ed i riconoscimenti ottenuti : due medaglie d’argento al valor militare, la Croce di S. Giorgio di 3.a classe concessagli dallo Zar Nicola II, una medaglia d’Oro per la velocità e una medaglia d’Argento per l’acrobazia aerea alle Olimpiadi di Anversa del 1920, tre record mondiali di distanza senza scalo su idrovolanti, ben 37 record mondiali su idrovolante per velocità senza carico e con carico variabile e per altezza con carico variabile, una medaglia d’Argento e una d’Oro valor aeronautico.

    Infiniti, poi, sono stati riconoscimenti tra medaglie, premi e attestati di stima a lui rivolti dalle autorità civili, politiche e militari nel corso della sua incredibile carriera di pilota.

    il nuvolari dei cieli

    Se il grande pilota Tazio Nuvolari fu soprannominato il Mantovano Volante sicuramente Mario Stoppani può essere definito il Nuvolari dei Cieli.

    Se Nuvolari fu definito da Ferdinand Porsche «il più grande corridore del passato, del presente e del futuro» non da meno Stoppani deve essere ricordato in eterno per le sue gesta ed imprese aeree che impersonano perfettamente il motto di Adolf Joseph Ferdinand Galland nato a Westerholt il 19 marzo 1912 e morto a Remagen, 9 febbraio 1996, un generale e aviatore tedesco che sottolineava «Volare è ben più di uno sport e di un mestiere. Volare è passione e vocazione, che riempie di sè una vita».

    Ed in questa frase c’è tutta la storia di Stoppani non solo uomo del suo tempo, ma sicuramente personaggio del futuro, più avanti, visionario, fortemente certo del progresso che avrebbe avuto il volo aereo al cui sviluppo, non solo in ambito militare ma anche in quello civile, ha dato un grande apporto. La sua convinzione sul roseo futuro che avrebbe avuto il volo aereo emerge da una intervista che Stoppani concesse ad un giornalista del Giornale d’Italia dopo aver compiuto il raid aereo Torino-Roma di 600 chilometri realizzato il 28 settembre 1917 in 2 ore e 50 minuti alla velocità di 220 chilometro orari con lo S.V.A. 5: Il giornalista gli chiese se si sentisse stanco dopo questo volo e Stoppani rispose «Ma nemmeno per sogno. Ci si stanca di più in ferrovia. E vedrete, che appena sarà possibile, tutti coloro che viaggiano per affari o per divertimento preferiranno andare per la via dell’aria; non c’è fumo, non ci sono scontri».

    Tornando al Mantovano Volante, Tazio Nuvolari, l’unico che abbia desiderato fino all’ultimo di morire in corsa senza riuscirci, era solito dire: «I più grandi piloti muoiono in corsa». E proprio il tema della morte, sempre incombente a chi come Nuvolari o Stoppani, ogni giorno affrontano il pericolo dato dalla velocità sia essa terrestre che aerea, che accomuna i due assi che sopravviveranno alle loro imprese spericolate per cessare di vivere non in gara o nel tentativo di battere un record ma nella loro casa, in un ambito famigliare.

    Del resto «La morte- sentenzia il Poeta Soldato Gabriele D’Annunzio- sfugge colui che la cerca». E proprio D’Annunzio è un po’ filo d’unione tra i due assi, ricevendoli entrambi nella sua casa rifugio del Vittoriale. Nel 1932 Tazio Nuvolari, asso dell’automobilismo, infatti è ricevuto a Gardone dal Vate Gabriele D’Annunzio. L’intenso incontro si conclude con il dono di un portafortuna da parte di D’Annunzio, appassionato di motori sin dalla prima ora: «All’uomo più veloce del mondo, l’animale più lento» dichiara, consegnando al pilota una tartarughina, sulle fattezze della sua defunta Chelì.

    Stoppani invece fece visita il 27 luglio del 1935 a D’Annunzio con tutto il suo equipaggio composto dal capitano Casimiro Babbi, e dal maresciallo marconista Amedeo Suriano e con l’ingegner Marco Luzzato , dopo aver riconquistato il record mondiale di distanza su idrovolanti decollando da Monfalcone il 16 luglio 1935 per ammarare, dopo 25 ore e 10’, a Berbera, nell’allora Somalia Britannica, percorrendo 4.930 chilometri con il suo Cant Z 501 e ricette i n dono l’Aquilino d’oro. Sulla tomba di Nuvolari è incisa una frase: «Correrai ancor più veloce per le vie del cielo». Forse la stessa frase, leggermente modificata, potrebbe essere un degno epitaffio per Mario Stoppani «Volerai ancor più veloce per le vie del cielo».

    con lovere nel suo cuore

    Non si sa il perché.

    Forse lo sciabordio delle acque del Sebino sul pontile o l’aria fresca che arriva dalla terrazza panoramica della Corna Trentapassi, o perché segna di fatto l’imbocco della Val Cavallina e della ancor più antica Val Camonica, o perché dall’originario insediamento romano subì le orbe barbariche e quelle dei Franchi, le dispute tra Guelfi e Ghibellini, il dominio della Repubblica Veneta e quello austro-ungarico in un susseguirsi di eventi e momenti felici e non, di storia e di guerre, in un incredibile cocktail multi secolare che mischia scekerando spermatozoi ed ovuli, geni, Lari e Penati, numi tutelari e rosari biascicati. Di fatto Lovere diventa patria natale di santi e di… diavoli volanti e rombanti.

    Qui nacquero le religiose Bartolomea Capitanio e Vincenza Gerosa che fondarono nel 1832 la congregazione delle Suore di Maria Bambina, proclamate sante da papa Pio XII nel 1950, ma lo stesso borgo lacustre fu anche luogo di nascita di personaggi che potremmo definire Fuori dagli schemi del tempo in cui vissero: dall’artista Giorgio Oprandi, che lasciò le rive del lago per diventare il pittore delle colonie ammaliato dalle terre d’Africa, ma che poi ritornò in tarda età nel suo borgo natio, al suo fido meccanico Antonio Adani che modificò una Fiat 503 dotata di un motore a scoppio da 16 cavalli, trasformandola di fatto nella famosa Casa viaggiante dell’artista, che poi seguirà spesso nelle sue peregrinazioni in terra africana, ai piloti volanti Mario Stoppani, detentore di 50 record mondiali e il sergente pilota Trento Bianchi, classe 1915, morto in un incidente aereo negli anni 30, fino al motociclista Giacomo Agostini vincitore di 15 campionati mondiali, il pilota più titolato nella storia del motomondiale, partito dalle gare clandestinamente organizzate da ragazzini, sulle strade sterrate e tortuose che costeggiavano il lago, dove si metteva in luce in sella all’Aquilotto di famiglia. Ma prima Ago nel 1961, per affacciarsi al mondo delle corse ufficiali, comprò dalla concessionaria Rovaris di Bergamo un Settebello da strada, al prezzo di 500mila lire che pagò con le scommesse vinte nelle sfide motociclistiche sulla costiera del lago. Lui stesso ricorderà «la mia pista di allenamento era quella del lago da Lovere andavo a Castro e da Castro a Sarnico».

    Il 24 maggio 1895 proprio a Lovere, un piccolo centro ubicato ai confini orientali della provincia di Bergamo e all’estremo settentrionale del lago d’Iseo, nasceva Mario Stoppani. A quell’epoca il borgo lacustre contava circa 3mila abitanti destinati nel giro di 70 anni a più che raddoppiare tanto che nel 1961 i residenti erano ben 6886, il numero massimo mai raggiunto da Lovere. Sicuramente a contribuire all’aumento dei residenti fu la fondazione nel 1856 della fonderia Lucchini da parte di Giovanni Andrea Gregorini che diede una occupazione stabile a molti loveresi. La mobilità di persone e merci a Lovere è storicamente legata alla presenza del lago sul quale era attivo per tutto il XX secolo un servizio di trasporto su chiatte di carri ferroviari inoltrati mediante la ferrovia Palazzolo-Paratico e destinati alle locali acciaierie.

    Fra il 1901 e il 1917 la cittadina era inoltre collegata a Cividate Camuno mediante una tranvia a vapore denominata Guidovia Camuna. Detto della storia e dei passaggi sul lago di romani, barbari, franchi, veneti ed austriaci e dello spirito che animava i loveresi nel voler andare sulle acque e su terra, mediante battelli, strade e ferrovie sempre più moderne e veloci, poteva mancare un loverese che volesse percorrere le vie del cielo, animato da uno spirito da esploratore ed avant-garde che albergava evidentemente nei cuori dei locali natii, si veda al riguardo il pittore Oprandi? Ecco quindi Mario Stoppani che partirà dalle tranquille sponde ed acque del lago loverese per ammarare con i suoi idrovolanti sulle acque oceaniche e sulle rive dei continenti più lontani. Coprendosi di fama e di gloria e facendo conoscere il nome di Lovere nel mondo, senza peraltro mai dimenticare il suo borgo d’origine, per sempre nel suo cuore, dove tornerà dopo ogni primato, dopo ogni conquista nel cielo per specchiarsi nelle acque del lago rivedendo e ritrovando se stesso.

    La storia ricorda il novembre del 1919 quando si concede un breve periodo di riposo nella sua Lovere dove ammara con il suo S.V.A. 5. Le cronache dell’epoca riportano che «durante la settimana trascorsa nel ridente paesello bergamasco, in occasione dei festeggiamenti decretati in suo onore, Stoppani organizzò una serie di voli a pagamento con trasporto di passeggeri. La somma ricavata, parecchie migliaia di lire, fu integralmente versata all’apposito

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