Highlands & Faroe Islands: diario di viaggio
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“Sono partito solo questa mattina e adesso mi trovo con dieci persone di diversa provenienza. Conoscenti di qualche giorno, chi appena conosciuto, sembra di conoscersi da una vita. Inizia a piovigginare ma non ce ne frega niente perché abbiamo un mucchio di cose da dirci. Ci sono dei momenti che rimarranno per sempre. Questa è la magia del viaggio”
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Anteprima del libro
Highlands & Faroe Islands - Marco Invernizzi
arrivo
pre partenza
Tutto ebbe inizio alla fine dell’estate scorsa. Di ritorno dal Tajikistan mi posi subito una condizione: il prossimo viaggio l’avrei fatto in uno scenario dove il verde, unico colore non presente nella tavolozza cromatica del Pamir tajiko, avrebbe dominato. Quale posto migliore dove dare concretezza a tale progetto se non the Highlands & Faroe Islands?
Detto fatto. Il viaggio è orchestrato in venticinque giorni. Due terzi in Scozia e il restante in territorio faroese. Viaggiando in solitaria la componente fisica deve essere il perno che muove la leva. Il motivo è molto semplice, la fatica diurna azzera l’aspettativa serale.
Il primo terzo è la West Highland Way, un cammino di 96 miles (153 km). Il primo footpath scozzese di lunga distanza aperto nel 1980. Inizia a Milngavie, città che sorge nella periferia di Glasgow, e finisce a Fort William. È un percorso molto battuto e richiede dalle cinque alle dieci tappe a seconda della condizione atletica ma soprattutto del carico che si porta sulle spalle. Si può fare sostanzialmente in tre modi: il primo supportati da un veicolo che trasporta il bagaglio facendotelo trovare a fine tappa, il secondo con zaino leggero e pernottamento negli ostelli o B&B, il terzo con zaino pesante e pernottamento in tenda. Il mio obiettivo è di farlo in cinque o sei tappe e la modalità prescelta è zaino per venticinque giorni con pernottamento in tenda.
Il secondo terzo è lo Skye Trail, una traversata di 125 km dell’isola di Skye da Broadford a Duntulm. Non è un percorso ufficiale, vi è carenza di punti d’appoggio, la segnaletica è inesistente, il sentiero non sempre è visibile e in tanti punti va improvvisato. La cartina ti può dare una mano ma in questi casi il gps esercita un ruolo fondamentale. Si può percorrere da nord a sud e viceversa. Io ho deciso di partire dal basso perché la parte bella ma anche la più selvaggia si incontra in alto, per un finale col botto e ultima notte in bivacco.
Il terzo terzo è un giro delle Isole Faroe da ovest a est in modalità walking ma non necessariamente. Le isole dovrebbero essere ben servite da bus e traghetti, e poi c’è sempre l’opzione autostop.
Il mio bagaglio è uno zaino da 65 litri per 16 kg a pieno carico, così composto:
Vestiario: pantalone lungo da alpinismo, pantavento pesante in goretex, calzoncini corti, tre paia di calze, tre paia di mutande, tre t-shirt, calzamaglia tre quarti, maglia termica lunga, maglia lunga leggera, felpa in micropile, giacca softshell, piumino, guscio impermeabile triplo strato, cappello da pescatore, fascetta, bandana, berretta di lana, due paia di guanti leggeri, scarpe da trekking in gtx, scarpe da running in gtx, ghette basse da fighetta, ghette da alpinismo, bastoncini telescopici, ciabatte da piscina, asciugamano in microfibra.
Materiale da campeggio: tenda doppio telo, sottotenda, materassino, sacco a pelo invernale, fornello, pentolino, posate, coltello a serramanico, mini-coltellino svizzero.
Salute e benessere: antinfiammatori, anti dolorifici, aspirina, tachipirina, pastiglie per purificare l’acqua, antibiotico ad ampio spettro, cerotti anti vescica, arnica. Inserisco anche una confezione di secondskin
, un prodotto che si usa in campo militare: shakerandolo si trasforma in un liquido a 45 gradi che, cosparso su ferite profonde o escoriazioni, si solidifica diventando una seconda pelle. Per lavarmi e lavare sapone di Marsiglia.
Derrate alimentari: tè, caffè, tisane assortite, zucchero, miele, sale grosso, olio extravergine, tre buste di pasta liofilizzata, 300 grammi di fusilli integrali, una decina di barrette energetiche.
Oggettistica varia: gps con pile a seguito, lampada frontale, caricabatterie solare, scotch americano, ago e filo in caso di vesciche o per cucire le ferite alla Rambo, tappi per le orecchie, occhiali da sole, massage ball per sciogliere le contratture, mosquito head net, meglio nota come retina copricapo anti zanzara.
Materiale didattico: Guida delle Highlands, cartina West Highland Way e Skye Trail, taccuino. Delle Faroe Islands ho scaricato alcune tracce sul telefonino.
day 1
lucky man
Il punto di partenza è l’aeroporto di Milano Malpensa. Aereo per London Heathrow alle 18:50 del 9 agosto e coincidenza per Glasgow due ore dopo, complice il fuso UK. Volo con British Airways, compagnia di bandiera; sono in una botte di ferro. L’esodo estivo e lo smistamento dei voli da Linate su Malpensa impongono di arrivare per tempo. Tre ore prima sono già in modalità check-in. Lascio il desk e vado a imbarcare lo zaino all’oversize quando vengo raggiunto da una ragazza che si fa largo nel formicaio di partenti e mi consegna il nastro adesivo con codice a barre riferito alla destinazione finale del mio bagaglio, perso nel breve tragitto. Classica distrazione da frenesia di partenza o cattivo segnale premonitore? L’aereo parte con più di due ore di ritardo. Atterrato a Heathrow scopro dall’App della British che il volo per Glasgow non è ancora partito. Bella lì! Mi destreggio alla bell’e meglio nel labirinto dell’aeroporto londinese e mi fiondo al gate. Al momento di salire sull’aereo vengo bloccato dall’hostess. Il biglietto non è più valido. Non ho superato il check-in nell’orario limite e il posto è stato riassegnato. Il mio nominativo risulta registrato sul primo volo di domani mattina. Ci dev’essere un equivoco, cerco di spiegare. Dopo un giro di telefonate interportuali salta fuori che il mio posto è l’unico rimasto vagante. You’re a lucky man,
dice l’hostess di terra dandomi una pacca sulla spalla e invitandomi a salire. Prendo posto a sedere e realizzo la prima botta di culo del viaggio. Che sia stato fortunato nella sfortuna dei ritardi è fuor di dubbio, peccato non lo sia stato anche il mio zaino. La sua assenza sul nastro trasportatore al Glasgow Airport è una fitta al cuore. Lo sportello dei bagagli smarriti è a due passi. Mi metto in fila e comincio a ripassare qualche frase in inglese. Non serve improvvisare molto quando si tratta di compilare un foglio prestampato. Specifico che il mio baggage missing
trattasi di un rucksack con cover yellow. La sfortuna ha colpito anche Ross, uno scozzese di Glasgow city in arrivo da Istanbul. Ci conosciamo in colonna e gli spiego il mio disagio amplificato dal fatto di avere un programma da rispettare che non prevede il fermarsi più di una notte in città. Capisce la mia trepidazione e ci scambiamo il numero di telefono per tenerci aggiornati sull’evoluzione della situation. Sbrigate le pratiche e vista l’ora tarda smezziamo un taxi fino alle rispettive destinazioni: his home e l’Euro Hostel. L’orologio dell’ostello segna la una e venticinque. Faccio il check-in e spiego alla signora della reception che il mio bagaglio verrà consegnato qui. Good night, lucky man.
day 2
Glasgow
La prima notte scozzese non poteva che concludersi peggio, scandita dalle ronfate di un bisonte in slip bianco. Impossibile svegliare uno che ronfa anche tra una ronfata e l’altra. In questi casi solo i tappi stipati nel rucksack avrebbero attutito il problema. Il primo messaggio mattutino è di Ross. Il suo baggage missing è già stato assegnato al corriere e gli verrà consegnato in giornata. Verifico sul sito della British, il mio è stato individuato ma è ancora in viaggio. Faccio una colazione semi italiana al buffet del pub dell'ostello con 5 pound e mi butto nella city. Il programma di oggi prevede l’acquisto del gas per il fornello, vietato da trasportare in aereo, e la partenza per la West Highland Way. In caso di imprevisti, pomeriggio dedicato alla visita di Glasgow con partenza rinviata a domattina. Trovo un negozio di articoli sportivi che al piano di sopra vende roba da campeggio. Il reparto inviterebbe a molteplici acquisti ma non posso perché lo zaino è già al limite e ogni cosa che prendo me la devo portare sulle spalle. Vado alla cassa con due bombolette da 100 grammi di isobutano/propano full mix che dovrebbero coprirmi per una decina di giorni e due buste expedition breakfast a base di avena e frutta secca, alle quali non sono riuscito a resistere. L’idea sarebbe quella di ricorrere alle buste liofilizzate solo in casi estremi o comunque di difficoltà a cucinare qualcosa di più commestibile. Per colazione non ci avevo pensato, con queste vado ad arricchire la dispensa dedicata all’emergenza. Glasgow è una città tranquilla, e non fosse per l’inghippo del bagaglio che mi sta assillando sarebbe anche gradevole da girare. Dal sito della British nessuna novità. Entro nell’Official Celtic store e dopo un quarto d’ora di valutazioni decido di aumentare ulteriormente il peso dello zaino. Mi aggiudico per 35 pound la maglia del centenario del Celtic Football Club a classiche strisce orizzontali biancoverdi. Non sarà traspirante ma ha quel tocco vintage che serve a farmi dimenticare per un po’ il bagaglio mancante. Giusto un paio d’ore dato che ormai è la una, il volo da Heathrow con a bordo il mio rucksack è già atterrato ma dal sito nessuna novità. Pranzo in un fastfood e con due pinte in corpo decido di andare direttamente in aeroporto. Spendo 8 sterline di bus e tre minuti prima di scendere ricevo una mail dalla British: il mio baggage missing è stato affidato a un corriere e mi verrà consegnato in giornata, alla peggiore nell’arco di quarantotto ore. Scendo lo stesso e cerco di capire se sia possibile ritirarlo di persona. Niente da fare, il pacco è in consegna. Spendo altre 8 sterline di bus e aggiorno Ross. Il pomeriggio giro per Glasgow senza una meta, di tanto in tanto faccio una capata all’ostello. Alle