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Cherry Pie: Cyberpink, #2
Cherry Pie: Cyberpink, #2
Cherry Pie: Cyberpink, #2
E-book233 pagine2 ore

Cherry Pie: Cyberpink, #2

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Info su questo ebook

Scorre sangue rosa.

Rollerblade incontra Glow in un racconto sportivo molto sanguinolento.

Quando un armaiolo in rovina finisce riceve in dono la proprietà di una giocatrice di jugger, decide di buttarsi in pista. Ma riuscirà almeno a guadagnarci qualcosa non sapendo nulla del gioco e del mondo schifoso che ci gira attorno? Quando gli avversari giocano sporco in campo e la popolarità del gioco cresce con il crescere degli infortuni e delle morti?

Volete vedere il gioco sanguinolento del Cyberpink? Volete incontrare Pickle Pie? Allora dovete leggere questa eccitante storia dove regna la popolarità e dove scorre sangue tinto di rosa.

Questo è il libro 2 della serie Cyberpink. Troverete altre storie e novità su  https://cyberpinktournament.com

AVVERTENZA. “Cherry Pie” contiene: abuso di droghe, scarsa inibizione, parolacce in più lingue, ortografia britannica, correttezza politica europea, una tonnellata di materiale fornito nel sistema metrico, sangue rosa, sangue rosso, sangue secco,, adorazione dei corpi di divinità modificate, riferimenti a parti del corpo maschile e femminile, alcool, abusi, omicidi per sport, omicidi a pagamento, tentati omicidi, fanatici lascivi direttamente da 4chan, poliamore, gangster, schiavitù (no, non il bondage), transumanesimo, citazioni errate di Doctor Who, personaggi LGBT , diversità, consumo di cetriolini in grandi quantità, consumo di ouzo in grandi quantità, cose di poco valore, scene in bagno (Hitchcock sarebbe orgoglioso) e la storia di un eroe che sta solo cercando di fare la cosa giusta pur lamentandosene.

LinguaItaliano
Data di uscita8 set 2020
ISBN9781071518496
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    Anteprima del libro

    Cherry Pie - George Saoulidis

    DROP ONE

    ––––––––

    Cherry si portava dietro il suo trolley ed era in piedi, dall’altra parte della strada della sua nuova casa. C’era scritto ‘HPP’ ed era semplicemente una vetrina con un appartamento sopra. Si grattò il naso, ci pensò su per qualche secondo, poi si sedette sul trolley. Tirò fuori il tablet da disegno e iniziò a fare uno schizzo della visuale.

    Il negozio di armature era nel mezzo, fiancheggiato da un altro esercizio che faceva macchine corazzate su misura. Sul lato destro c’era un negozio di stivali. Solo stivali: stivali kinky, stivali di pelle, stivali in similpelle dai colori sgargianti. Cherry disegnò tutto: i clienti che passavano davanti e che parlavano fra di loro o con qualcuno sul loro veil mentre sbirciavano tra le vetrine. La sagoma del proprietario dentro il negozio, appena visibile nel bagliore del sole. Le macchine parcheggiate nella strada, i lampioni, i graffiti sui muri.

    Questa non era una zona gradevole della città. Solo un paio di vie sopra Syddrou Avenue, il vicolo cieco dove i sogni si infrangono. Eppure, a Cherry piaceva.

    Qualunque cosa sarebbe stata meglio di dove era stata fino ad allora.

    Finito lo schizzo lo salvò e ripulì il foglio, ricominciando su un dettaglio. Hector era nel negozio, stava mettendo un’armatura sopra un manichino. Non l’aveva notata, era concentrato sul suo lavoro, le sue mani esperte sistemavano ogni parte sulla persona inanimata, stringendo tutto al meglio.

    Cherry disegnò tutto: la sua espressione concentrata, i suoi capelli scuri, i suoi occhi.

    Qualcuno lo chiamò dal retrobottega e lui urlò qualcosa di indefinito in risposta. Cherry copiò velocemente lo schizzo e si spostò su un altro pannello, riprendendo la sua espressione infastidita mentre tirava la testa indietro pur mantenendo gli occhi sul suo lavoro.

    Apparve Patty, Cherry copiò e si spostò su un nuovo pannello per inserirla in un doppio piano. La ritrasse velocemente a memoria: forte, modificata, cazzuta. Hector agitava la mano, visibilmente infastidito. Lo corresse riguardo a un qualcosa, piegandosi in avanti per sistemare l’armatura così che potesse ricevere più luce. Lui disse qualcosa di rimando, lei sollevò le sopracciglia. Lui annuì, convenendo apparentemente con lei ma controvoglia. Patty andò via dicendo qualcosa che Cherry non poté sentire. Hector la guardò di traverso e andò avanti a sistemare l’altro manichino.

    Cherry catturò tutto quello scambio in una striscia improvvisata. Rivide tutto quanto sistemando un paio di spigoli, aggiungendo delle rifiniture qua e là, aggiungendo dei dettagli sulle mani quando necessario. Le mani erano la cosa più difficile da disegnare, si era esercitata parecchio ma sembrava non fosse mai abbastanza.

    Era soddisfatta della sua striscia, le diede un ultimo sguardo. Provò ad immaginare i dialoghi da inserire nei fumetti e li aggiunse. Conosceva Patty, ma conosceva pochissimo Hector, quindi cercò di lavorare di immaginazione. Si grattò la testa e ci pensò per un minuto, fece un passo indietro mentalmente. Beh, il loro scambio era simile a quelli di una coppia sposata di lunga data. Li avrebbe fatti parlare così.

    Non ti avevo forse detto di metterle sotto la luce? Come credi che i clienti possano vederle? O comprarle?

    Non dirmi cosa fare con il mio negozio!

    Non lo farei se qualcuno ogni tanto venisse qui dentro a comprare qualcosa.

    Mhmm... mhmm...

    Cos’hai detto?

    Niente, Patty.

    Bene, ora va decisamente meglio. Vado a fare i tappeti di sopra.

    Sghignazzando fra sé e sé, Cherry sollevò la testa. Hector era andato in fondo, sul retro, e non riusciva più a vederlo, non da questa angolazione.

    Come doveva entrare là dentro? Ciao, sono Cherry, io vivo qui, giusto? E poi avrebbe lasciato la sua sacca in un angolo?

    Che stupida.

    Tutta questa faccenda era stupida. Quel passante era stupido. Sì, tu, lasciala in pace. Pensava sarebbe stata là fuori a realizzare i suoi sogni a quest’ora, a disegnare fra i grandi. O che almeno avrebbe avuto il suo web comic. Ma gli allenamenti programmati per il Cyberpink erano da pazzi, e gli infortuni non le avevano permesso di disegnare quanto avrebbe voluto. Certo era svelta, ma bloccare con gli avambracci significava che poi le tue mani potevano funzionare ben poco, figurarsi se potevano disegnare.

    Caricò i dati dal suo veil per HPP. Era rimasto lo stesso tipo di commercio, aveva solo cambiato nome quando Hector lo aveva ereditato dal padre. La stessa cosa per circa cinquant’anni. Cinquanta anni. Cherry non riusciva ad immaginare un lasso di tempo così lungo. Poteva anche essere un secolo.

    Hector girava per il negozio, cercava qualcosa fra gli scaffali. Hector, il suo proprietario. L’uomo che a tutti gli effetti aveva potere di vita o di morte su di lei. Poteva tracciarla sulle mappe, poteva azionare un taser su di lei, poteva attingere dal suo salario, poteva darla via.

    Ma non sembrava il tipo che avrebbe mai potuto fare niente di tutto ciò.

    Qualunque altro proprietario l’avrebbe localizzata subito dopo averla acquistata, magari inviandole un colpo di teaser per farle capire di spicciarsi. Hector aveva semplicemente chiamato invitandola a venire a casa. Invitata. Cortesemente.

    Chi cazzo era quel tipo?

    E Patty? Lo adorava. A lui non l'avrebbe ammesso mai e poi mai, ma era così ovvio. Non smetteva mai di parlarle di lui: Hector ha fatto questo, Hector ha fatto quest’altro.

    Cherry si sollevò e si mise a soffiare nella mano, per verificare l’alito. Aveva bisogno di una mentina. Perché era così nervosa? Aveva già incontrato quell’uomo e c’era anche una sua amica là dentro. No, non era preoccupazione. Non voleva proprio sperarci. Era sicura che una volta passate quelle porte, esse si sarebbero chiuse dietro di lei liberando il mostro. La bestia strisciante che si impossessa di tutti.

    Lo sapeva, sarebbe successo, ne era sicura. Sarebbe andato tutto bene per un paio di giorni, cazzo, forse anche un paio di mesi. Ma la bestia prima o poi sarebbe venuta fuori. Patty si sbagliava, nessun uomo ne era immune.

    Si preparò al peggio, si tirò dietro il trolley e si incamminò verso la sua nuova casa.

    Ma la fifa ebbe il sopravvento e scappò via.

    DROP TWO

    ––––––––

    Si stava facendo tardi. Suonò il campanello e Hector andò ad aprire.

    È Cherry? Dille che la sto aspettando da secoli, disse Pickle urlando dalla camera.

    Hector ritornò con una scatola. Era una scatola-frigo della Loux, un marchio locale di soft drink. No, non era lei. Un corriere ha lasciato questo e... lesse l’oggetto ARO allegato. Oh, veramente è per te. Lo spinse sul tavolo verso di lei.

    Pickle si tirò su. Per me? Oh! Cos’è? Aprì la scatola e vi trovò dentro un tesoro. Per le mammelle di Atena, è fantastico! Aprì uno shaker e lo tirò su.

    Hector si piegò sulla scatola facendo una faccia strana. Che è?

    È una granita al succo di cetriolini! Non ci avevo mai pensato, è geniale! Dai prova! gli puntò contro la cannuccia.

    Hector sollevò una mano. Mhmm... no, grazie. Puoi bere anche la mia parte.

    Patty notò il colore. Mhmm... non mi piace il colore.

    Come?

    È giallo-verde.

    Quindi? È pur sempre un colore artificiale.

    No, no, vedi, è un colore troppo diluito perché possa coincidere con l’autentica salamoia dei cetriolini.

    Hector era divertito e rassegnato. Quale sarebbe l’autentica salamoia dei cetriolini?

    Lei scosse le spalle, lo sguardo pensieroso. Mhmm, una cosa come un verde foresta intenso. Capito? Color cetriolino.

    Hector non sembrò impressionato. Le chiese alla fine. Quindi? Hai intenzione di provarlo?

    La granita era ghiacciata, la condensa si era diffusa su tutto il bicchierone. Mise le labbra sulla cannuccia e ne prese un sorso. Ah, è dolce. Non è poi così buona.

    Come pensavi che fosse?

    Pickle lo guardò con aria offesa, Acidulo, chiaramente.

    Chiaramente.

    Si leccò le labbra, per sentire meglio il gusto. C’è un retrogusto persistente. Questo drink non è fatto per gli amanti dei cetriolini.

    Davvero? Maledizione, allora buttalo via. Allungò la mano verso la scatola.

    Cazzo, no! si lamentò tirandola via.

    Lui sghignazzò. Okay. Quindi, cosa vogliono? Aprì l’ARO e la lesse a voce alta. Cara Patricia Georgiou, vi saremmo grati se lei e il suo proprietario voleste assaggiare la nostra nuova granita e accettaste di sponsorizzarci. Alleghiamo anche i termini del contratto, ma vogliamo davvero lavorare con voi quindi vi preghiamo di farci sapere in caso aveste dei dubbi, faremo del nostro meglio per appianarli.

    Pickle sgranò gli occhi. Questo vuol dire che... vuol dire che...

    Hector sorrise e annuì. Che hai appena ottenuto uno sponsor.

    Pickle scoppiò in una risata di gioia ma la soffocò immediatamente. Sollevò il suo dito cyber. Non dirlo.

    Hector si appoggiò al muro e sollevò le spalle con fare compiaciuto. Stavo solo per dire...

    Non osare dirlo! Pickle afferrò la scatola in un abbraccio stretto e scappò in camera sua.

    Sul serio, tutto quello che stavo per dire...

    Cazzo, non dirlo! urlò dalle camere.

    Te l’avevo detto! urlò Hector, sentendosi chiaramente pieno di sé.

    Chiuse la porta con un calcio.

    Un semplice grazie Hector, sarebbe carino, sai? Visto che te l’avevo detto! le urlò.

    Pickle si ingoiò la risposta.

    Sentiva i passi che si avvicinavano alla porta. Le parlò attraverso, le parole arrivavano ovattate. Dobbiamo rifiutare la sponsorizzazione quindi?

    Siamo all’improvviso pieni di soldi? Certo che no! lo sbeffeggiò. Apri la porta.

    Hector fece capolino. Concordo, chiaramente, disse. Quindi che si fa? Non puoi promuovere un prodotto che non ti piace.

    Semplice. Andrò da loro e gli spiegherò come sistemarlo. Sarà fantastico!

    Ohi ohi, sto già male per loro, disse Hector strizzando gli occhi, poi chiuse la porta e se ne andò.

    Pickle strisciò sul suo letto e prese fra le braccia il pacco con il ghiaccio color piscio. Ne bevve un altro sorso. Mhmm, no. Ancora troppo dolce. Avrebbe sistemato quel prodotto, sì!

    DROP THREE

    ––––––––

    Hector sapeva già cosa avrebbe deciso, poteva vederlo nel luccichio del suo occhio. L’altro era una protesi, quindi non era propriamente espressivo. Non sapeva come funzionava con gli sponsor, quindi mandò due righe a Tony e lui gli rispose con le istruzioni. Sembrava abbastanza semplice, più o meno un contratto blockchain come altri. Lo verificò un paio di volte con l’applicazione di Tony che semplificava i testi, sembrava tutto a posto. Nessuna clausola nascosta o cavilli strani. Quei tipi sembravano davvero intenzionati a portare avanti l’affare. Si disse Fanculo, bevve un sorso di ouzo e lo accettò.

    Attese un paio di minuti per la conferma e poi verificò le statistiche di Pickle:

    Un migliaio di euro in più ogni mese, aggiunti così sul suo conto. Poteva gestire la cosa. Soprattutto con tutti i costi nascosti da proprietario di squadra. Era assurdo, avevano bisogno di stronzate alle quali non aveva neanche pensato. Loghi, siti, servizi di streaming, social media manager, ed era obbligato contrattualmente a offrire tutto vista la partecipazione al torneo Cyberpink. Era necessario mettere la merce ben in vista, su ampi spazi da poter ricercare online con comodi menu a discesa ordinati per livello di oscenità. Fortunatamente Tony era più che felice di sistemare queste cose per lui. Era diventato praticamente indispensabile, Hector non sapeva neanche quale fosse l’hosting del sito della squadra, figurarsi se sapeva lavorarci su. Beh, quell’uomo poteva essere insopportabile a volte, ma era un mago con i computer e da quando aveva iniziato a stare attorno alle atlete del Cyberpink, sbavava sulla tastiera tutto il tempo. Hector aveva deciso di lasciargli il suo kink. Avrebbe saltato qualche pagamento per il momento, ma gli avrebbe dato la sua parte. Si occupava di cose alle quali Hector non aveva neanche pensato. Aveva collegato i feed delle news e gli aggiornamenti automatici, cose delle quali Hector ignorava proprio il funzionamento. Tutti quei viziosi fanboy avrebbero ricevuto immediatamente la notifica della sponsorizzazione e avrebbero subito fatto i loro ordini online. Linguette di fanboy color cetriolino, era una cosa divertente da immaginare.

    Hector scosse la testa. Davvero un mondo strano in cui vivere, quello era sicuro.

    Era in piedi, guardò fuori dalla finestra, giù verso la strada illuminata. La gente era ancora in giro nonostante i negozi fossero chiusi a quell’ora. Certo, il commercio mica si ferma perché lo ha deciso l’orario lavorativo imposto dall’alto. Hector avvistò il solito spacciatore all’angolo, un ragazzetto di appena 17 anni. E prevedibilmente c’era una ragazza con lui, in cerca della sua dose. Aveva capelli corti, un bel fisichino, aveva un trolley con lei...

    Cazzo, Cherry.

    Hector schizzò giù dalle scale e andò fuori, poi attraversò la strada. Ciao Mike, disse con disinvoltura.

    Salve sig. Troy. Che succede? disse il ragazzo, confuso, guardandosi in giro. Entrambi sapevano che Hector non era un cliente abituale.

    Oh tutto bene. Ah Cherry, non ti avevo notata. Le disse appoggiandosi al lampione.

    Cherry sbuffò. Se sei venuto qua giù per fermarm-

    Hector sollevò una mano. In realtà devo fermarti proprio ora. Non me ne frega niente, ma quello che so è che questo giovane imprenditore qui svende robaccia alla gente nuova del quartiere. Si rivolse lentamente verso Mike e incontrò il suo sguardo.

    Era terrorizzato. Signor Troy, io non avrei mai! Davvero! Afferrò lo spinello dalle mani di Cherry e lo sostituì con un altro. Rivolgendosi a lei le disse, La prossima volta dimmi subito che sei una conoscenza del signor Troy, ok tesoro?

    Cherry incrociò le braccia e distolse lo sguardo. Vabbè.

    Abbiamo finito qui? Andiamo di sopra, Patty ti stava aspettando tutto il giorno, era preoccupata per te.

    Cherry lo

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