L hotel dei desideri: Harmony Collezione
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Info su questo ebook
Per Angelina Covelli è l’unico modo per vincere la gara d’appalto per la ristrutturazione di un prestigioso hotel, e risollevare così le sorti dell’azienda familiare dopo mille traversie legali cui è stata costretta dall'incoscienza di suo padre.
All’appuntamento col proprietario accade...
Patricia Thayer
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Anteprima del libro
L hotel dei desideri - Patricia Thayer
successivo.
1
Angelina Covelli salì i gradini dello storico albergo e passò accanto alla familiare targa di ottone, sulla pietra d'angolo, che portava la scritta Grand Haven Hotel 1898. Si fermò davanti alle scolorite porte di noce e tracciò con un dito le iniziali GH sui pannelli di vetro smerigliato. Il vecchio edificio di pietra era stato la maggior attrazione di Haven Springs per oltre trent'anni.
Respirò a fondo per trovare coraggio e varcò la soglia. Attese qualche secondo perché i suoi occhi si abituassero alla penombra, poi si guardò intorno. Polvere e ragnatele coprivano ogni cosa e su tutto sovrastava un odore di chiuso.
Sorridendo fece lentamente un giro su se stessa per abbracciare con lo sguardo l'imponenza dell'atrio. «Incredibile» mormorò e il suono della sua voce riecheggiò sulle pareti nude.
Aveva già fatto il giro dell'albergo con i fratelli, ma non aveva mai avuto il tempo di vedere tutto. Sperava di poterlo fare nel corso dei prossimi mesi quando la Covelli & Figli avrebbe ottenuto l'incarico di restaurar lo. Respirò di nuovo, sollevata. L'impresa familiare si sarebbe stabilizzata finanziariamente, come quando suo padre era ancora in vita.
Gli ultimi due anni erano stati duri ma ora la situazione stava cambiando e forse avrebbe potuto smettere di fare la capufficio della società di famiglia e iniziare finalmente una nuova vita che l'avrebbe, non solo soddisfatta, ma resa indipendente.
«Ehi, c'è nessuno qui?» gridò avvicinandosi al banco di registrazione in legno delicatamente intagliato. Dove
era John Rossi? L'assistente le aveva annunciato che il suo capo sarebbe arrivato oggi. L'appuntamento era stato fissato per il pomeriggio del giorno dopo ma Angelina non voleva perdere l'occasione di parlare con il direttore generale prima che altre ditte si facessero avanti. Voleva essere sicura di fare bella figura e ottenere l'incarico della restaurazione dell'albergo.
Attraversò il vasto ingresso camminando con cautela sulle piastrelle di marmo incrinate e osservando la lunga fila di lampadari di cristallo che, dall'alto soffitto, guidavano allo scalone.
Salì i gradini ricoperti da una moquette rossa, ormai scolorita dal tempo. Era una vergogna che quello splendido albergo fosse stato abbandonato in quel modo! Facendo scorrere la mano sulla balaustra di ottone, raggiunse il secondo piano cercando di immaginare che cosa si provasse a trascorrere una notte in quell'albergo nei giorni del suo splendore.
Sua nonna Vittoria le aveva spesso parlato dei balli che si davano nel grande salone del primo piano, a cui partecipavano signore in lunghi abiti di seta e signori in smoking. L'ultimo ballo a cui lei aveva partecipato, pensò sorridendo, era stato quello della scuola. E aveva anche rischiato di perderlo perché suo fratello Rick aveva minacciato di rompere un braccio a Jimmy Hitchcock se non si fosse comportato in modo corretto.
Non c'era da meravigliarsi che gli uomini si tenessero alla larga da lei, pensò Angelina, ma poi ricordò la vera ragione per cui era sola. Era stata una sua scelta da quando aveva perso il ragazzo meraviglioso che aveva conosciuto all'università. Aveva capito subito che sarebbe stato il suo unico grande amore e che erano destinati a stare insieme per... sempre. Invece tutto era cambiato quando lui era morto, lasciandola sola. L'amore l'aveva tradita e ora lei era dedita alla carriera.
Scacciò quei ricordi tristi e scese le scale immaginandosi di indossare un elegante abito da sera, lungo fino ai piedi, e di trovare un bellissimo uomo ad attenderla al piano terreno. Qualcuno che assomigliasse a... Con la coda dell'occhio vide qualcosa muoversi poco lontano. Si guardò intorno e notò un uomo in piedi nell'ombra.
Rimase senza fiato, con il cuore in gola. Lo sconosciuto era alto, scuro di capelli e aveva occhi molto penetranti. Portava un paio di jeans scoloriti e una camicia di cotone.
«Mi scusi» si affrettò a dire. «Non pensavo che ci fosse qualcuno.» Ma chi era?
«E lei che ci fa qui?» chiese lui avvicinandosi all'ultimo scalino.
«Ho un appuntamento» mentì Angelina. «Con il signor Rossi. Lei chi è?»
John Rossi guardò la bella ragazza che scendeva le scale. Era piccola di statura ma aveva le curve al posto giusto. Indossava una giacca scura che le scendeva sotto i fianchi coprendole parte della gonna molto corta.
«Potrei dire che lavoro qui» rispose lui senza perder di vista, da quella posizione vantaggiosa, le gambe molto belle.
«Sta preparandosi per l'arrivo del signor Rossi?»
Lui alzò lentamente lo sguardo e la fissò negli occhi azzurro cielo. «Per la verità io sono...»
Lei agitò una mano. «Anch'io lavorerò per la Rossi International. È per questo che mi trovo qui.»
John fece un passo indietro mentre lei dava una scrollata ai lunghi capelli neri che scendevano liberi sulle spalle, e fremette dalla voglia di infilare le dita tra quelle ciocche morbide come seta. Tutto il suo corpo reagiva al fascino di quella donna così sexy. Aveva una pelle olivastra, ma perfetta e un naso piccolo e delicato tuttavia erano le sue labbra, piene e rosate, che lo affascinavano. Scosse la testa cercando di ricordare perché fosse lì ma soprattutto di capire perché lei fosse lì. Co me aveva potuto evitare il servizio di sicurezza?
«Allora lei lavora per Rossi?»
La sconosciuta sorrise maliziosa. «Be', non esattamente, ma sono sicura che da domani tutto cambierà.»
Lui incrociò le braccia sul petto e si appoggiò al corrimano della scala. Sapeva che avrebbe dovuto svelarle la sua vera identità, ma non voleva porre fine a una conversazione così interessante. Inarcò un sopracciglio. «Che cosa fa esattamente? Perché è sicura di poter essere assunta?»
«Be', sono abilissima con il computer. Eccellente, in verità.» Scosse la testai. «Ma non lavoro per me, per la società di famiglia, la Covelli & Figli. I miei fratelli, Rick e Rafe faranno un'offerta per ottenere l'incarico della ristrutturazione di questo albergo.»
John si sentì gelare e cercò di dissimulare la sua sorpresa. Allora quella era Angelina Covelli. Avrebbero dovuto incontrarsi il giorno dopo. «A che ora è il vostro appuntamento?»
«Abbastanza presto, per la verità.»
«È ansiosa?»
«Non vorrei perdere questa occasione.» Angelina scese l'ultimo scalino e si mise a passeggiare per l'atrio. «Voglio dire... Si guardi in giro. Occorrerà il lavoro di molte mani esperte per essere sicuri che l'albergo ritrovi il suo antico splendore. Nulla deve essere cambiato, solo restaurato. Anche il banco di registrazione va mantenuto com'era, con l'aggiunta dei computer, naturalmente. I miei fratelli sono in grado di farlo senza problemi» gli assicurò.
John la seguì fino alla reception e la osservò mentre faceva scorrere la mano sulla superficie lucida. «Stia attenta! Si insudicerà» la fermò, afferrandola.
I loro occhi si incontrarono di nuovo e John, sentendo una strana sensazione di calore, si affrettò a lasciarle libero il braccio. «Questo posto non è ancora stato dichiarato sicuro. Oggi l'ingegnere edile farà la verifica. Potrebbero esserci delle aree pericolose.»
«È questo il suo incarico?»
Lui fu sul punto di confessarle la sua identità. «È uno dei miei incarichi ma io sono qui perché...» Fece un pausa. «... voglio che sia tutto pronto per domani.»
Lei lo guardò rattristata. «Speravo di incontrare oggi il signor Rossi.»
«Credo che abbia programmato tutti gli incontri per domani» disse lui.
«Ma io voglio incontrarlo prima. Spiegargli quali sono le mie idee per la ristrutturazione. È così difficile parlare in una sala affollata da molti altri concorrenti.» Angelina lo fissò con gli splendidi occhi azzurri e sorrise. «Forse lei può aiutarmi, mettere una buona parola per me e per la mia impresa.»
Aprì la borsetta e ne tolse una busta. «Abbiamo una quantità di referenze e lavoriamo in questo campo da più di trent'anni. La prego...» disse tendendogli la busta, «potrebbe almeno consegnargli questa?»
John alzò le mani con il fermo proposito di dirle chi era. «Senta, signorina...»
«Covelli Angelina.»
«Un nome bellissimo.»
«Grazie.» rispose lei sorridendo.
«Senta, signorina Covelli» continuò lui prendendo la busta, «devo dirle che io sono...»
«Signor Rossi» lo chiamò qualcuno dalla porta posteriore. «C'è una telefonata per lei. È il suo ufficio di New York.»
«Per piacere dica loro che li richiamerò» rispose John, poi si voltò di nuovo e notò l'espressione offesa degli occhi di Angelina.
«Come stavo per dirle, io sono John Rossi, signorina Covelli.» Le tese la mano. «Sono lieto di averla conosciuta. Il mio assistente, Mark Learner sta tessendo le sue lodi da mesi.»
Lei guardò la mano che lui le tendeva, poi gliela strinse. «Le chiedo scusa, signor Rossi. Lo so che avrei dovuto aspettare fino a domani ma speravo di essere la prima a incontrarla.»
Lui inarcò un sopracciglio. «Ah, stava cercando di prendere vantaggio?»
«Pensi pure quel che vuole, ma, chieda in giro, la Covelli & Figli è l'impresa migliore per questo lavoro.» Si tolse di tasca un volantino pubblicitario e glielo porse. «Rimarrà deluso se sceglierà qualcun'altro.» Fece una piroetta e, alzando con arroganza il mento, attraversò la hall a passo di marcia.
Incapace di distogliere lo sguardo da lei, dai suoi capelli neri come ali di corvo, John la vide sparire dietro la porta.
«Accidenti,» mormorò arrabbiato con se stesso. Non aveva previsto che il loro primo incontro sarebbe avvenuto in quelle condizioni, e non si sarebbe mai aspettato che un'occhiata quegli occhi azzurri era stata sufficiente a trasformarlo in un adolescente bramoso, facendogli dimenticare la vera ragione per cui era venuto lì a Haven Springs, nell'Indiana.
Rientrò nel piccolo locale che una volta era adibito a ripostiglio ma che gli sarebbe servito come ufficio per i prossimi trenta giorni, il tempo necessario per portare a compimento il progetto della ristrutturazione del Grand Haven. Poi sarebbe ritornato a New York per trascorrere le vacanze con l'unico familiare che gli era rimasto, suo nonno.
Forse, allora avrebbe scoperto tutto quello che aveva bisogno di sapere a proposito della famiglia Covelli.
Angelina ritornò nell'ufficio della Covelli & Figli e si lasciò cadere sulla sedia dietro la sua scrivania. Aveva combinato un guaio e i suoi fratelli l'avrebbero uccisa. Ripensò alla brutta figura che aveva fatto nell'albergo e a quell'uomo che aveva scambiato per la guardia di sicurezza. John Rossi non doveva presentarsi in jeans. Veniva da New York, era un dirigente ad alto livello, per l'amor di Dio! Dov'era il classico completo grigio? Solo una donna in stato comatoso avrebbe potuto non riconoscerlo. Alto, bello e bruno
era la descrizione che più gli si addiceva. Sicuramente frequentava una di quelle palestre di lusso di New York.
Un segnale di allarme scattò nel suo cervello e la obbligò a smettere di fantasticare. Si mise a far ordine sulla scrivania. Perché perdeva tempo a pensare a cose che non la riguardavano? Non sognava mai uomini a occhi aperti, da molto tempo ormai si era convinta di non avere futuro in proposito.
I suoi ricordi erano ora meno dolorosi quando pensava alla perdita di Justin Hinshaw, il suo unico grande amore. Erano passati solo quattro anni ma a lei sembravano un'eternità...e aveva ancora tutta la vita davanti a sé. Aveva giurato che non avrebbe mai più messo a repentaglio il suo cuore. «Allora smettila di pensare a cose che non avrai mai» mormorò fra sé e sé, «e ricordati di quel che devi fare.» Innanzi tutto non doveva dimenticare che John Rossi dirigeva la società che teneva tra le sue mani il futuro della Covelli & Figli.
Sobbalzò sentendo suonare il telefono. «Signorina Covelli, sono John Rossi.»
«Signor