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Sedurre un vichingo (eLit): eLit
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E-book54 pagine56 minuti

Sedurre un vichingo (eLit): eLit

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Info su questo ebook

I fratelli MacEgan 6.5
Auder O'Reilly per proteggere il proprio clan dalle invasioni ha deciso di pagare il prezzo più alto: offrirsi in matrimonio a un barone normanno. Ma quando il guerriero vichingo Gunnar Dalrata le mostra il vero significato della parola desiderio Auder deve scegliere fra la sicurezza della sua gente e l'uomo che ha cominciato ad amare.
LinguaItaliano
Data di uscita4 mag 2020
ISBN9788830505414
Sedurre un vichingo (eLit): eLit
Autore

Michelle Willingham

Dopo aver trascorso l'infanzia in giro per l'Europa, si è laureata in inglese e attualmente vive in Virginia, dove insegna Storia americana e scrive romanzi ambientati nell'Irlanda medievale.

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    Anteprima del libro

    Sedurre un vichingo (eLit) - Michelle Willingham

    Glen Ocham, Irlanda, 1181

    La luce incerta del crepuscolo ammantava il caiseal di un evanescente velo grigio. Era una sera di festa, ma per Auder O' Reilly era l'inizio della fine.

    Malgrado il tepore primaverile, aveva la pelle gelata, dato che l'esistenza che aveva sempre conosciuto stava scivolando via, come acqua fra le dita. Di lì a due giorni si sarebbe trasferita nell'insediamento normanno governato dal suo futuro sposo, Lord Miles de Corlaine, Barone di Maraloch.

    La sola idea di sottomettersi a quell'uomo la faceva rabbrividire. Era vero che, grazie a quell'alleanza, avrebbe protetto la vita dei suoi parenti, scongiurando il pericolo di un'invasione e unendo le loro terre. E Lord Maraloch era un uomo molto ricco, in grado di darle tutto ciò che potesse desiderare.

    Non era quella, però, la ragione per cui aveva acconsentito a sposarlo.

    Portò lo sguardo su sua madre, seduta a una certa distanza dalle altre donne. Sebbene il viso di Halma O' Reilly fosse atteggiato a un'espressione serena, dolore e solitudine si celavano al di sotto. L'ombra dell'umiliazione causata dai misfatti del marito continuava a gravare su di lei.

    Non è colpa tua, avrebbe voluto assicurarle. Non meriti di soffrire per quello che ha fatto mio padre.

    Desiderava vederla di nuovo ridere con le amiche. Fornirle un motivo per rialzare la testa, sapendo che la figlia aveva instaurato la pace dove prima non c'erano state che minacce. Ed era per quello che aveva accettato quel matrimonio.

    Halma l'aveva protetta in tutti i modi possibili. Lei avrebbe potuto fare di meno per ricambiare tanto affetto?

    Auder attraversò il caiseal e le sedette accanto. «Non hai toccato cibo» le disse notando che stava fissando gli altri membri del clan intenti a banchettare e spettegolare.

    «Non ho fame.» Halma le diede un buffetto sulla mano. Subito dopo l'angoscia le alterò il viso. «Auder, non sono affatto sicura che tu debba sposare quel barone. Non lo conosciamo veramente.»

    «È stata una mia scelta, madre. Ho deciso io di accettare quell'onore.» Si sforzò di sorridere e fallì miseramente.

    «Sei una donna meravigliosa.» Le accarezzò la guancia. «Avresti potuto scegliere qualsiasi degli uomini presenti. Perché non l'hai fatto?»

    Per te. Per liberarti dalla vergogna che stai provando. Per fornirti un motivo per essere di nuovo orgogliosa. «Nessuno di questi uomini mi interessa» mentì. «E non credi che la vita dei membri del nostro clan sia più importante dei miei sentimenti personali?»

    «Puoi ancora dire di no. Nessuno ti costringerà a sposare quell'uomo.» Il viso si oscurò. «Né a entrare nel suo letto.»

    Un brivido le percorse la schiena alla prospettiva di giacere con il normanno. Non era vergine, ma l'unica volta in cui aveva avuto un amante l'aveva trovato tutt'altro che piacevole. Una cosa da sopportare anziché gioirne. In seguito, l'uomo se n'era andato senza una parola, lasciandola a chiedersi quale errore avesse commesso.

    Da allora, aveva evitato la compagnia maschile. Benché non si fosse mai mostrata scortese, aveva lasciato capire chiaramente che nessuno le interessava. Purtroppo, anziché indurli a tenersi a distanza, aveva peggiorato la situazione. Gli uomini facevano a gara per conquistare il suo affetto, ognuno fermamente convinto di essere capace di fiaccare ogni forma di resistenza.

    «Sono stanca» dichiarò sua madre, alzandosi dalla panca. «Penso che andrò a riposarmi un momento.» Un intenso rossore le imporporava le guance, come se fosse riluttante a continuare a parlare dell'imminente matrimonio della figlia.

    Rimasta sola, Auder si sentì più avvilita che mai. Non aveva voglia di festeggiare, non quando le restavano che due giorni.

    Al colmo dello sgomento, abbassò lo sguardo sulle proprie mani. Erano macchiate dalle radici di robbia, così diverse dalle mani di una signora. Quelle macchie facevano parte di lei, un

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