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Un mese con il magnate: Harmony Destiny
Un mese con il magnate: Harmony Destiny
Un mese con il magnate: Harmony Destiny
E-book158 pagine2 ore

Un mese con il magnate: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Il figlio della governante. Sono passati secoli da quando Emilio Suarez non pensa più a se stesso in questi termini. In fondo è uno degli uomini più ricchi del Texas e il direttore finanziario di una grande compagnia petrolifera. Nel momento in cui Isabelle Winthrop-Betts bussa alla sua porta, tuttavia, il passato prende vita. La ricca ereditiera, che lo ha scaricato ai tempi del college per le sue umili origini, ora ha bisogno di aiuto. Del suo aiuto.



Izzie è disperata. Una pesante accusa incombe su di lei e l'unico che può salvarla è anche l'uomo a cui anni prima ha spezzato il cuore. Emilio sarà disposto a perdonarla? O cercherà di vendicarsi? La proposta che le fa diventare la sua cameriera per un mese non promette nulla di buono.
LinguaItaliano
Data di uscita11 dic 2017
ISBN9788858975466
Un mese con il magnate: Harmony Destiny
Autore

Michelle Celmer

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Un mese con il magnate - Michelle Celmer

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    One Month with the Magnate

    Harlequin Desire

    © 2011 Michelle Celmer

    Traduzione di Roberta Canovi

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5897-546-6

    1

    Isabelle Winthrop-Betts non era mai caduta così in basso. Neppure lo schiaffo di suo padre le aveva procurato un’umiliazione pari a quella che provava davanti a Emilio Suarez, l’uomo che un tempo aveva amato con tutto il cuore, che avrebbe voluto sposare.

    Il padre aveva fatto in modo che non accadesse, e lei non poteva biasimare Emilio per l’amarezza che gli leggeva negli occhi, seduto alla scrivania del suo ufficio dirigenziale al quartier generale della Western Oil come un re sul trono che concede udienza a un suddito implorante.

    Grazie al marito, del resto, quella era l’esatta situazione in cui si trovava: da una delle donne più ricche del Texas, Isabelle era diventata un’indigente, senza casa, senza un soldo, vedova e sul punto di essere incarcerata per frode. E tutto perché era stata troppo ingenua, perché si era fidata; perché quando il marito le aveva messo davanti dei documenti, invece di leggerli li aveva firmati alla cieca. Come poteva dubitare dell’uomo che l’aveva portata via dall’inferno? Che probabilmente le aveva salvato la vita?

    E quel bugiardo era morto prima di poterla scagionare dalle accuse.

    Grazie tante, Lenny.

    «Hai un bel fegato a chiedermi aiuto» esordì Emilio con quella sua voce profonda che non mancava mai di risuonare dentro di lei; l’animosità del suo tono, però, le fece gelare il sangue. «Perché non ti sei rivolta ai tuoi amici ricconi?»

    Perché era il fratello di Emilio, Alejandro, ad averla denunciata. Tra l’altro, Isabelle non aveva amici, non più: avevano investito tutti con Leonard, qualcuno aveva perso milioni. «Tu sei l’unico che può aiutarmi» rispose.

    «E perché dovrei farlo? Magari preferisco vederti marcire in prigione.»

    Lei deglutì il dolore che le causarono le sue parole. Probabilmente il suo desiderio sarebbe stato esaudito: secondo l’ avvocato, Clifton Stone, le prove a suo carico erano schiaccianti; la sua unica possibilità era dichiararsi colpevole e patteggiare. E anche se l’idea di passare un altro minuto in cella la terrorizzava, era pronta ad assumersi la piena responsabilità delle proprie azioni e ad accettare la pena che le avrebbero inflitto. Purtroppo, nella truffa Leonard aveva coinvolto anche sua madre; dopo anni di sofferenze per gli abusi fisici e psicologici cui l’aveva sottoposta il marito, Adriana Winthrop meritava un po’ di serenità, non di trascorrere gli ultimi giorni della propria vita dietro le sbarre. Soprattutto non per colpa di Isabelle.

    «Non mi importa cosa succede a me» gli rivelò. «Voglio che mia madre venga scagionata. Lei non ha avuto alcun ruolo nelle truffe di Leonard.»

    «Nelle vostre truffe» la corresse lui.

    Isabelle deglutì e annuì.

    «Quindi ammetti di essere colpevole?» si sorprese Emilio inarcando un sopracciglio.

    Se la fiducia cieca era una colpa, allora lei era colpevole fino al midollo. «È colpa mia se mi sono ficcata in questo pasticcio.»

    «Questo non è un buon momento per me.»

    Certo. L’incidente alla raffineria era finito su tutti i giornali: c’era stata un’esplosione, degli operai erano rimasti feriti. Isabelle aveva cercato di raggiungerlo la settimana prima, ma la sede della Western Oil era stata sotto l’assedio dei media. Avrebbe dovuto aspettare un’altra settimana o due, ma ormai non c’era più tempo. «Lo so, e mi dispiace. Purtroppo non posso temporeggiare oltre.»

    Le braccia incrociate sul petto, lui si appoggiò allo schienale della poltroncina e la studiò attentamente. In giacca e cravatta, i capelli corti pettinati all’indietro, assomigliava a malapena al ragazzo che conosceva fin dall’adolescenza, quello di cui si era innamorata perdutamente nel momento in cui gli aveva messo gli occhi addosso, quando lei aveva dodici anni e lui quindici. Anche se gli ci era voluto fino al college per notarla.

    La madre di Emilio era stata la governante dei Winthrop e, per il padre di Isabelle, lui non sarebbe mai stato abbastanza per la preziosa figlia. Questo ovviamente non le aveva impedito di uscire con lui in segreto, e per un po’ erano stati fortunati – finché il padre non era venuto a conoscenza dei loro piani di fuga per sposarsi in segreto.

    Non solo lei era stata punita severamente, ma la madre di Emilio era stata licenziata, e accusata persino di furto, in modo che nessun altro corresse il rischio di assumerla.

    Le sarebbe piaciuto che il padre la vedesse in quel momento, davanti a Emilio che sembrava il padrone dell’universo, a supplicarlo di aiutarla. Si sarebbe rivoltato nella tomba.

    Vedi, papà? In fondo era abbastanza per me. Anzi, probabilmente più di quanto meritassi.

    Emilio non le avrebbe mai fatto del male, non le avrebbe mai rovinato la reputazione per avarizia. Era onesto, degno di fiducia e leale.

    E in quel momento, decisamente irritato con lei.

    «Il tuo aspetto» riprese lui. «È studiato apposta per impietosirmi?»

    Isabelle resistette alla tentazione di guardarsi, già conscia della camicetta obsoleta e dei pantaloni sformati che aveva recuperato dai sacchi preparati dalla madre per le organizzazioni di beneficenza. Evidentemente si era aspettato di vederla con degli abiti più consoni al suo status precedente, ma quando i suoi possedimenti erano stati sequestrati, non aveva tenuto niente. Per il momento, era il meglio che poteva fare.

    «Non mi fai pena, Isabelle. Mi pare che tu abbia avuto esattamente ciò che ti meriti.»

    Su questo non potevano che essere d’accordo.

    Ed era evidente che stava solo perdendo tempo: Emilio non l’avrebbe aiutata, era troppo inasprito.

    Oh, be’. Era valsa la pena provarci.

    Isabelle si alzò dalla sedia, triste per la sconfitta. «La ringrazio per avermi ricevuto, signor Suarez» si congedò con voce tremante.

    «Siediti» sbottò lui.

    «Perché? Ovviamente non hai alcuna intenzione di aiutarmi.»

    «Non ho mai detto che non ti avrei aiutato.»

    Qualcosa nei suoi occhi parve addolcirsi appena e Isabelle si azzardò a sperare, tornando a sedersi.

    «Parlerò a mio fratello di tua madre, ma mi aspetto qualcosa in cambio.»

    L’aveva previsto, ma il suo sguardo calcolatore le fece venire comunque i brividi. «Che cosa?»

    «Dovrai farmi da governante per trenta giorni. Cucinerai per me, pulirai la casa, farai il bucato. Qualsiasi cosa ti chieda. Al termine dei trenta giorni, se sarò soddisfatto della tua prestazione, parlerò a mio fratello.»

    In altre parole, l’avrebbe costretta a lavorare per lui come sua madre aveva lavorato per lei. Astuto. Chiaramente la sua richiesta d’aiuto era un’opportunità per vendicarsi. Cos’era successo al ragazzo dolce e dal cuore tenero che conosceva un tempo? Quello che non sarebbe mai stato capace di immaginare un piano tanto deviato, tanto meno di metterlo in atto? Emilio era cambiato più di quanto avesse potuto indovinare, ed era doloroso rendersi conto che probabilmente era colpa sua. Quando l’aveva lasciato l’aveva ferito al punto da indurirgli il cuore a quel modo?

    E che dire della sua offerta? Purtroppo, non aveva scelta; e ormai aveva deglutito il proprio orgoglio tante volte da essersi abituata al gusto amaro. Nonostante ciò che credeva Emilio, però, non era più la timida ragazza che usciva con lui: era forte, e poteva sopportare qualunque cosa lui le scaricasse addosso.

    «Come posso essere sicura di potermi fidare di te?» gli domandò. «Chi mi dice che tra trenta giorni non cambierai idea?»

    Emilio si sporse sulla scrivania, gli occhi che fiammeggiavano per l’indignazione. «Perché sono sempre stato onesto con te, Isabelle.»

    A differenza di te, sottintendeva il suo tono. E aveva ragione. Sebbene Isabelle avesse avuto un motivo più che valido per mancare alla propria parola... ma in quel momento non era neanche il caso di parlarne. Anche se gli avesse raccontato la verità, dubitava che lui le avrebbe creduto. O che gli sarebbe importato.

    Tornò ad appoggiarsi allo schienale. «Puoi prenderti un po’ di tempo per pensarci, se vuoi.»

    Non aveva bisogno di tempo, non aveva tempo da perdere. In meno di sei settimane ci sarebbe stato l’incontro tra lei, il suo avvocato e il procuratore, e non prometteva niente di buono.

    Non sarebbero stati trenta giorni piacevoli, ma per lo meno Emilio non le avrebbe fatto del male, fisicamente. Poteva anche essersi fatto freddo e insensibile, ma non era mai stato un uomo violento. Con lui si era sempre sentita al sicuro.

    E se fosse cambiato?, le suggerì una vocina maliziosa, ma lei la ignorò. La decisione era già stata presa.

    Raddrizzò le spalle. «Accetto.»

    Isabelle Winthrop era una vipera.

    Bugiarda, traditrice e narcisista.

    Eppure Emilio non poteva negare che, nonostante fossero passati quindici anni, era ancora la donna più bella che avesse mai visto.

    Peccato che la sua anima fosse nera come il catrame.

    L’aveva scaricato, una vita fa. Emilio aveva creduto che fosse innamorata di lui; aveva creduto, anche se lei era una Winthrop e lui era il figlio della domestica, che si sarebbero sposati e avrebbero vissuto per sempre felici e contenti. Isabelle gli aveva assicurato che non le importavano né il denaro, né lo status sociale: a lei sarebbe bastato stare insieme, per essere felice. E lui ci era caduto, cieco alla sua vera natura fino al momento in cui aveva letto sui giornali l’articolo che annunciava il suo matrimonio con Leonard Betts, guru della finanza. E multimilionario.

    Giusto perché a lei non importavano quelle cose... Ma per quale altro motivo avrebbe dovuto sposare un uomo più vecchio di venticinque anni buoni?

    Tutto sommato, comunque, la sua relazione con Izzie non era stata uno spreco totale: gli aveva insegnato a non fidarsi delle donne, e a non mettere più in gioco il proprio cuore.

    Questo non significava, però, che non lo allettasse l’idea di gustarsi una bella e tradizionale vendetta.

    Che fosse colpevole o meno, Izzie aveva ciò che si meritava. Emilio doveva solo far attenzione a non andare a fondo con lei.

    «C’è una condizione» la informò quindi.

    Lei si sistemò una ciocca dei pallidi capelli biondi dietro l’orecchio, tradendo la propria tensione. Un tempo Emilio adorava passare le mani tra quei capelli morbidi, corposi e brillanti – ma ora sembravano spenti e senza vita. «Quale?»

    «Nessuno deve sapere del nostro accordo.» Se fosse circolata voce che la stava aiutando, avrebbe potuto influire negativamente sulla sua corsa alla poltrona di direttore generale della Western Oil. Era in competizione col direttore operativo, Jordan Everett, e

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