Questioni di cuore
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Anteprima del libro
Questioni di cuore - Alessio Tanfoglio
dell’Editore
Laura
Come batteva il suo cuore al desiderio di essere amata!
Il cielo azzurro di quella primavera aveva portato fioriture di ciliegi e peschi e fiori nei prati in abbondanza. Il mondo si stava colorando dopo il grigiore invernale. In quel tardo pomeriggio Laura era assorta in pensieri che le sembravano importantissimi; stava davanti alla finestra con la biro tra i denti chiedendosi cosa fosse l’amore, e guardava il fumo che usciva dai camini. Pensava all’attaccamento che aveva Adelio per lei, e che le sembrava avesse sfumature complesse e anche contrastanti; a volte quel suo primo, giovane amore le sembrava immerso in un beato afflato spirituale, con sguardi romantici, e quasi assenti, dall’altro quel suo amore sembrava vivacizzato da emozione carnale, quella che avvertiva lei come un bisogno fisico di conquistare ma anche di appartenere annullandosi in lui. Poco riusciva a decifrare, e i suoi quindici anni non parevano esserle molto d’aiuto. Cercò di definire quei pensieri e sensazioni, poi si trovò a pensare a cosa servisse amare, per cosa potesse essere utile l’amore. La risposta le sembrò scontata: l’amore è vita, e porta altra vita. Certo, ma le parve troppo semplice quella definizione; si sforzò e trovò che l’amore fosse una forma, forse la più alta, di socializzazione, quella che consentiva di instaurare rapporti solidi e duraturi. Restò per qualche minuto a pensare a quelle prime intuizioni e concluse che si, l’amore è un ponte che collega l’io al mondo, ma aggiunse: l’amore è Bellezza. Si sentì soddisfatta di quella definizione e pensò che dalla professoressa di filosofia in quelle ultime lezioni aveva imparato qualcosa di utile. Ripensò ancora alle lezioni ascoltate in classe, cercando di definire con più precisione le qualità che facevano con sicurezza evidenziare il sentimento dell’amore da altri che le sembravano simili, come l’amicizia, o l’affetto profondo verso i familiari. Pensò che forse l’amore era certamente idealizzazione ma anche un bisogno intenso di libere pulsioni sessuali di esigenze intime che colui che ama tende a risolvere con l’oggetto d’amore, o forse… Si trovò in un bel problema senza riuscire a trovare una soluzione accettabile. Sentì che la mamma la chiamava, era pronta la cena. Si scostò dalla finestra, ripose la biro nel quaderno che richiuse, e col sorriso stampato sul viso si diresse in cucina. Marco, il fratellino di sei anni, stava giocherellando con uno dei suoi mini robot. Mentre si sedeva, Laura pensò che l’amore per la mamma o per Marco non era lo stesso che provava per Adelio, e infatti immediatamente capì che verso di lui sentiva nascere dal profondo, dal ventre, una forza che la metteva di buonumore, una forza carica e decisa, di gioia ed esultanza che le dava piacere. Una sorta di glorificazione inspiegabile. Ecco: per i familiari c’è affetto, per il fidanzato amore, ecco l’amore, pensò, ma senza troppa convinzione. Si trovò a pensare che in quel labirinto di pensieri, di definizioni e controdefinizioni, era trascorso tutto il pomeriggio, ed era arrivata ora di cena. La mamma, vedendola assorta, intuì che si trattava di questioni di cuore, e le chiese: Come va con Adelio?
Lei, come se fosse stata sorpresa con le dita nel vasetto di marmellata, arrossì e rispose: Mamma, lascia stare
, e il discorso tra loro finì lì. Laura è malata?
chiese Marco guardando allarmato la mamma, che aggiunse: Noo, è solo stanca, ha studiato troppo oggi.
Mentre il cucchiaio pescava nel brodo della zuppa di verdure, Laura si accorse che quell’insistito pensiero di riuscire a definire il sentimento dell’amore, le richiedesse una subitanea soluzione, quella che non le era riuscita di trovare in tutto il pomeriggio. Alzandosi dal tavolo dopo cena disse, come per scusarsi: Ciao a tutti, io ho finito, mi ritiro.
Anche la questione dell’elasticità del tempo sembrava averla interessata, infatti si chiese come potesse succedere, e perché a volte le ore sparivano in un minuto e altre invece durassero dieci, cento volte di più rispetto a quello che le lancette dell’orologio a parete dichiaravano. Aveva infatti notato da alcuni giorni che le ore sembravano accorciarsi quando era assorbita dallo studio o quando si vedeva con Adelio, mentre quando restava con Marco in soggiorno a giocare, si allungavano, e sembravano non terminare mai, ma non riusciva a capire perché. Anche quel pomeriggio si era seduta allo scrittoio per fare i compiti alle 15.30, ma dopo soli quindici minuti il pensiero si era spontaneamente indirizzato ad Adelio, il fidanzatino che tanto le occupava i pensieri da ben due settimane e mezza
, e tutto il pomeriggio era volato pensando a lui e all’amore, come se fosse stato per solo mezz’ora, non per quattro come l’orologio sentenziava. L’indomani pensò che avrebbe chiesto all’insegnante di Matematica, il rimando della prevista interrogazione, ancora in effetti non aveva utilizzato i due rinvii che aveva a disposizione. Si sentì più tranquilla. Ricordò che in quelle ore, che avrebbero dovuto essere destinate allo studio, si era alzata, aveva acceso la radio, poi l’aveva spenta, poi si era riseduta e poi ancora alzata, come se si fosse sentita in corpo un’urgenza indomabile che non sapeva sedare. Il pensiero scivolava ogni volta spontaneamente sulla necessità di definire ciò che provava per lui: era veramente amore il suo o solo affetto, o forse era la voglia di dimostrare alla mamma che stava diventando grande? Anche questo si chiedeva in una caterva di domande che sembravano legarsi e distanziarsi le une alle altre senza una risoluzione.
Andò in bagno, si lavò i denti, si mise l’apparecchio per il quale il dentista le aveva assicurato Tra cinque mesi ti troverai con uno splendido sorriso, vedrai.
e ritornò in camera sua. Accese l’abat-jour, fece scendere le tapparelle, si mise il pigiama e si rifugiò sul letto con il prezioso quaderno che poco a poco da alcuni giorni si stava riempiendo di cuoricini e disegni di baci. Ah, l’amore! Era difficile definire quel sentimento, dargli una forma, un limite, proteggerlo, pensare di inserirlo al sicuro come un regalo prezioso in una scatola al riparo da ogni pericolo. Le sembrò che la caratteristica forse più facile da individuare per definirlo fosse quella del sentimento che s’indirizza verso un'altra persona
, ma le parve scontata e banale. Poi rifletté che l’amore era solo una forma di auto egocentrismo assoluto, quando si rendeva conto di essere incapace di utilizzare anche per gli altri, quella forza e gioia strepitosa che l’assaliva senza un’apparente ragione. Ecco, forse ci stava arrivando, cercò di definire quell’intuizione: L’amore è quel sentimento che partecipa del bene dell’altra persona in modo assolutamente disinteressato, anche a costo del proprio star male.
Si sentì soddisfatta, e ripensò che davanti all’immagine di quel pomeriggio luminoso di primavera che aveva visto dalla finestra, le era sembrato che fosse proprio così. Si alzò e si diresse allo scrittoio; aveva avuto un’illuminazione: disegnare due visi che si univano in un voluttuoso abbraccio. Nel disporsi a scrivere la sua massima sul quaderno che utilizzava come diario intimo, si sentì un dubbio crescerle dal profondo: se l’amore è connotato di bene, non può essere che uno dei due si annulli, non può essere che uno non possa godere dello stesso bene che procura all’altro. Certo, era proprio così, e si sentì nuovamente contenta di quella nuova precisazione; decise che il disegno dell’abbraccio andava bene ugualmente, quindi lo eseguì con matite azzurro oltremare e celeste cobalto, blu e rosso vermiglione, marca Giotto, gli unici colori che aveva a disposizione. Durante l’esecuzione i pensieri si rincorrevano; decise di aggiungere rondini che nel cielo disegnavano un cuore. L’amore doveva essere per forza gioia infinita, piacere assoluto dell’individuo, e solo di riflesso rivolto ad altri, doveva essere certamente un sentimento altruistico ma non poteva essere a scapito del bene e della gioia profonda di colui che ne era artefice. Il disegno le ricordò certi lavori di Chagall che le erano piaciuti molto e che il professore di Storia dell’Arte aveva decantato nella lezione del mattino. Ritornò ad accovacciarsi sul letto, soddisfatta di quell’intuizione, e si rimise a pensare: e l’amore di una mamma per il figlio, cos’era? Possibile che l’amore potesse tramutarsi e soffocare, per troppo amore, il figlio? Si sentì dubbiosa, incerta sulla risposta. L’amore doveva essere necessariamente apertura totale, dedizione disinteressata, e che non poteva, in nessun caso, tramutarsi in negatività, doveva per forza essere solo bene, per sé e l’altro. Si, questo nuovo chiarimento era più preciso e più completo. Scrisse di getto la frase sul suo quaderno degli appunti e mentre scriveva immaginò Adelio leggerla con la luce negli occhi, pieno di gioia per quel segreto rivelato. Nel rileggerla pensò: non sarà che forse l’amore inizia con l’attrazione inconsapevole, che si fa via via consapevolezza, fino ad evolversi diventando desiderio di condivisione di pensieri, esigenze carnali e progetti di vita? Forse è come sostiene Fromm che l’amore è in definitiva un impegno che prevede fatti benevoli verso sé e gli altri. Ci rifletté e concluse che nell’amore c’è, ci deve essere oltre alla passione e all’attrazione, anche affetto, attaccamento, stima, condivisione, attrazione sessuale. Si sorprese di aver scritto attrazione sessuale
. Che ne sapeva lei? Niente; certo sentiva di essere attratta da Adelio per la sua bellezza, per la sua agilità negli sport, per il suo sorriso e il taglio dei capelli alla moda, e le piaceva che lui le baciasse il viso e il collo, però, pensò: Il sesso no, non ce lo vedo proprio tra noi, almeno adesso.
Sul quaderno aggiunse: La paura di perdere questi elementi porta ad essere gelosi, con attaccamento che può diventare morboso, malato.
No, l’amore non poteva essere solo quello, ragionò dopo averla riletta, anche perché l’attrazione e l’impulso sessuale non c’entravano niente con l’amore della madre per il figlio, o viceversa, oppure dell’amore verso Gesù. Guardò il soffitto; la fioca luce che attraversava il cappello