Nemici all'altare: Harmony Collezione
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Info su questo ebook
Sienna sta vivendo un incubo. Sposare Andreas, l'uomo che anni prima l'ha umiliata distruggendo la sua autostima? Mai! Tuttavia, c'è un confine sottile tra odio e amore e, quando le fiamme della collera si tramutano in un indomabile incendio, la loro prima notte di nozze si rivela indimenticabile!
Melanie Milburne
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Anteprima del libro
Nemici all'altare - Melanie Milburne
successivo.
1
Andreas ricevette la notizia da sua sorella Miette nelle prime ore della mattina.
«Papà è morto.»
Tre parole che in circostanze normali avrebbero dovuto scatenare un turbine di emozioni ma che per Andreas significavano solo che adesso non avrebbe più dovuto recitare il copione della famiglia felice nelle rare occasioni in cui la sua strada e quella di suo padre si incrociavano. «Quando ci sarà il funerale?» chiese.
«Giovedì» rispose Miette. «Verrai?»
Lui lanciò un'occhiata alla giovane donna che gli dormiva accanto, nel grande letto dell'albergo. Si sfregò il mento poi sospirò. Tipico di suo padre scegliere il momento peggiore, persino per morire. Il prossimo weekend aveva progettato di chiedere a Portia Briscoe di sposarlo, ora che il suo lavoro a Washington era quasi al termine. Aveva già l'anello pronto nella ventiquattrore. E invece avrebbe dovuto aspettare un'altra occasione. Non voleva di certo che il suo matrimonio venisse associato per sempre alla morte di suo padre...
«Andreas?» La voce di Miette lo riportò al presente. «Sarebbe bello se riuscissi a essere qui. Fallo per me, se non per lui. Lo sai quanto odio i funerali, specialmente dopo quello di mamma.»
Andreas si sentì stringere il cuore, al pensiero della sua bellissima madre e di come fosse stata crudelmente tradita. Era stato questo a ucciderla, pensò, non il cancro. La terribile scoperta della tresca di suo marito con la governante, proprio mentre lei combatteva con i cicli di chemioterapia, le aveva minato lo spirito e spezzato il cuore.
E poi, per aggiungere anche la beffa all'umiliazione, Nell Baker e quella sgualdrinella di sua figlia Sienna avevano trasformato l'ultimo addio a sua madre in una specie di vergognosa telenovela...
«D'accordo. Ci sarò» rispose.
E sarà meglio per tutti che a quella piccola testa calda di Sienna Baker non venga in mente di farsi vedere.
La prima persona che Sienna scorse arrivando al funerale a Roma fu Andreas Ferrante. In realtà, aveva sentito la sua presenza ancor prima di posare gli occhi su di lui. Un brivido le era corso lungo la schiena e il cuore aveva cominciato a batterle all'impazzata.
Non lo vedeva da anni, eppure era stata sicura di trovarlo lì.
Era seduto in una delle prime panche della cattedrale e si capiva anche solo dalla schiena che lui era bello come sempre.
Il portamento aristocratico era come un'aura magica che lo circondava. Trasudava potere e ricchezza. La bella testa bruna sovrastava di quattro dita buone quelle di tutti gli uomini intorno, e i capelli corvini sfioravano appena il colletto della camicia.
Sienna lo vide girare il capo e chinarsi appena per sussurrare qualcosa alla giovane donna al suo fianco. Per anni aveva cercato di dimenticarsi dei suoi lineamenti... Lui faceva parte di un passato di cui si vergognava, profondamente. Era stata così giovane e sciocca, così immatura e poco sicura di sé... Non aveva riflettuto sulle conseguenze di manipolare la verità. Ma quanti erano davvero in grado di farlo, a diciassette anni?
E poi, come se avesse sentito la sua presenza, Andreas si girò e incrociò il suo sguardo. Fu come un lampo, da quei magnetici occhi nocciola. Occhi che si socchiusero, come per trafiggerla.
Sienna si stampò sul viso un piccolo sorriso indifferente poi buttò indietro i capelli biondi mentre avanzava lungo la navata fino a un posto libero in una panca sulla sinistra, qualche fila più indietro.
Ma percepì comunque la sua irritazione.
O piuttosto collera.
Se non, addirittura, la sua furia.
Rabbrividì, poi sentì il sangue correre più veloce nelle vene, le ginocchia deboli...
Riuscì a nascondere tutto. Anzi, sfoderò addirittura un'aria fredda e sfrontata.
La donna che gli sedeva al fianco, pensò, doveva essere l'ultima sua ragazza. Aveva letto qualcosa in proposito su un giornale: si chiamava Portia Briscoe e pareva che fosse una cosa seria.
Non che lei avesse mai pensato che Andreas Ferrante fosse capace di innamorarsi. Lo aveva sempre considerato il principe dei playboy, simbolo di prosperità e privilegi. Al momento giusto, quel principe si sarebbe scelto una moglie adatta al suo lignaggio. Proprio come avevano fatto il padre e il nonno prima di lui. L'amore non era previsto.
A giudicare dalle apparenze, questa Portia Briscoe sembrava la candidata perfetta per diventare una moglie Ferrante di ultima generazione. Era una bellezza classica, attentamente costruita. Il tipo di donna con i capelli sempre a posto e il trucco curato. Una che mai e poi mai si sarebbe presentata a un funerale in jeans e maglietta.
Portia Briscoe, era chiaro, indossava solo tailleur firmati, aveva denti perfetti e una pelle di porcellana.
Andreas Ferrante, con lei al fianco, sarebbe stato sicuro di non vederle mai fare un passo falso. Non avrebbe certo avuto l'ingombro di una moglie con un passato a dir poco difficile, che le aveva causato più dolore e vergogna di quanto ora volesse ricordare.
Sua moglie sarebbe stata la perfetta Portia, non certo la scandalosa Sienna.
Bene, buona fortuna.
Non appena la funzione giunse al termine lei scivolò fuori dalla chiesa. Non era ancora del tutto sicura del perché si fosse sentita in obbligo di venire a porgere un saluto a un morto che nemmeno in vita aveva ottenuto il suo rispetto. Però aveva letto su un giornale la notizia dell'infarto che lo aveva stroncato e subito il pensiero era corso a sua madre.
Sua madre Nell aveva amato Guido Ferrante.
Era stata al servizio della sua famiglia per anni, ma lui non l'aveva mai considerata niente di più di una governante. Sienna ricordava fin troppo bene lo scandalo causato da sua madre al funerale di Eveline Ferrante. I giornali non avevano parlato d'altro per giorni, come iene attorno a una carcassa. Lei la ricordava come una delle esperienze più umilianti di tutta la sua vita. Vedere sua madre respinta davanti a tutti era stato un incubo mai dimenticato. Sienna aveva giurato quel giorno che nessun uomo avrebbe mai potuto divertirsi in quel modo con la sua vita. Sarebbe stata sempre lei a dirigere il gioco. Sarebbe stata padrona del proprio destino, e mai avrebbe dato ad altri il permesso di dirle che cosa fare o non fare, in virtù di un diritto di nascita o di denaro.
Non si sarebbe mai innamorata.
«Mi scusi... signorina Baker?» Un tizio in abito scuro, sui cinquant'anni, le si era avvicinato. «Sienna Louise Baker?»
Lei raddrizzò le spalle. «Chi lo chiede?»
L'uomo le tese la mano. «Mi permetta di presentarmi, signorina. Sono Lorenzo Di Salle, il legale di Guido Ferrante.» Lei non fece neanche in tempo a formulare una risposta, che le parole seguenti la fecero trasalire. «È mio compito invitarla formalmente alla lettura del testamento del signor Ferrante.»
«Prego?» Sienna lo fissò incredula.
«Come beneficiaria dell'eredità del signor Ferrante lei è...»
«Beneficiaria?» Le mancò il fiato. «In... che senso?»
«Il signor Ferrante le ha lasciato una delle sue proprietà» le spiegò l'avvocato.
«Una proprietà?» Sienna trasecolò. «A me?»
«Il castello di Chalvy, in Provenza» precisò lui.
Lei sentì il cuore perdere un colpo. «Dev'esserci un errore» gli disse. «Il castello era di sua moglie, andrà sicuramente ad Andreas o a Miette...»
«Il signor Ferrante ha insistito per lasciarlo a lei» replicò il legale. «Ci sono, naturalmente, delle condizioni.»
Sienna socchiuse gli occhi. «Quali?»
Lorenzo Di Salle mandò a segno uno dei suoi più enigmatici sorrisi. «La lettura del testamento avverrà domani pomeriggio nella biblioteca di Villa Ferrante, alle tre. Sarà un piacere rivederla lì.»
Andreas stava misurando a grandi passi la biblioteca, in lungo e in largo, sentendosi come un leone in gabbia. Non tornava in quella casa da anni, fin dalla notte in cui Sienna, a diciassette anni, era stata trovata seminuda in camera sua. Quella piccola, diabolica creatura era riuscita a dipingerlo come un maniaco sessuale, ritagliandosi la parte della vittima innocente, a cui tutti avevano creduto. Per quale altro motivo suo padre avrebbe dovuto includerla nel testamento? Non c'era alcun legame di sangue, tra loro. Lei era soltanto la figlia della governante, niente più che una precoce avventuriera, che già una volta si era sposata per interesse. Poi, era probabilmente riuscita a scavarsi una nicchia nel cuore malandato di suo padre per mettere le manine avide su qualcosa, dopo che il vecchio marito era morto, lasciandola di fatto senza un penny. Per tenerla lontana dalla casa di famiglia di sua madre in Provenza lui era disposto a fare di tutto.
Proprio di tutto.
La porta si aprì e Sienna entrò come se la padrona fosse lei. Se non altro, quel giorno si era vestita in modo un po' più appropriato. La minigonna jeans lasciava scoperte le lunghe gambe abbronzate, e il nodo della camicia candida sottolineava la vita incredibilmente sottile, lasciando appena intravedere l'ombelico. Sul viso non aveva neanche un'ombra di trucco e i capelli lisci, di un biondo cenere chiarissimo, le danzavano liberi sulle spalle... Eppure, anche così sembrava uscita direttamente dalle pagine di una rivista patinata.
Tutta la stanza sembrò trattenere il fiato. Ad Andreas era già capitato di notarlo. La bellezza di Sienna era come un pugno al plesso solare, e anni di addestramento all'autocontrollo non erano sufficienti a neutralizzarne l'effetto. Proprio come il giorno prima, in chiesa, lui l'aveva sentita arrivare.
Non c'era un modo per spiegare come.
Guardò l'orologio e le lanciò un'occhiata di rimprovero. «Sei in ritardo.»
Lei lo sfidò con lo sguardo e spinse i capelli dietro la spalla. «Sono le tre e due minuti, bamboccio» replicò. «Vedi di non rompere.»
«Possiamo iniziare, prego?» chiese l'avvocato. «Sarà una faccenda lunga. Per prima cosa occupiamoci di Miette...»
Andreas rimase in piedi, mentre il legale leggeva. Fu contento di sapere che a sua sorella non sarebbe più mancato niente, anche se in ogni caso lei e il marito possedevano già una florida attività a Londra. A Miette sarebbe andata la villa di famiglia a Roma e beni per parecchi milioni destinati all'educazione dei suoi due figli. Un'ottima notizia considerato che anche Miette, come lui, negli ultimi anni aveva piuttosto diradato i contatti con il padre.
«E ora veniamo ad Andreas e Sienna» annunciò Lorenzo Di Salle. «Credo che sia il caso di proseguire la lettura in privato. Solo i due diretti interessati, se per gli altri non è un problema.»
Andreas s'irrigidì. Il suo nome associato a quella piccola gattina selvatica lo innervosiva. Come sempre. Non voleva che riuscisse in alcun modo a mettere il suo mondo sottosopra.
Cercava di impedirlo da allora.
Se n'era andato da quella casa proprio a causa sua. Per anni non aveva più varcato quella soglia, neanche per assistere la madre malata, e l'odiosa messinscena di Sienna aveva distrutto anche la minima possibilità di un sereno rapporto umano e professionale con suo padre. La colpa era tutta di quella piccola vipera.
Lui la odiava con tutte le sue forze.
L'avvocato attese che gli altri lasciassero la biblioteca prima di aprire il fascicolo che aveva davanti.
«Il castello di Chalvy in Provenza sarà di proprietà di entrambi in ugual misura, a condizione che voi due viviate insieme, legalmente sposati, per almeno sei mesi.»
La parole del legale si fissarono lentamente nella mente di Andreas, che si sentì percorrere da un brivido. Per un lungo istante, con la gola serrata, non riuscì a parlare. Poi fissò Di Salle, e pensò di aver capito male.
Sienna e lui... sposati.
Uniti legalmente.
Insieme per almeno sei mesi.
Era uno scherzo.
Lo disse a voce alta, passandosi una mano tra i capelli.
«Niente affatto» ribatté l'avvocato. «Suo padre ha cambiato il testamento nell'ultimo mese di vita. È stato irremovibile, su questo punto. Se non accetterete di sposarvi entro i termini fissati, la proprietà passerà a un parente meno prossimo.»
Andreas sapeva con precisione