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La scelta di Lord Trenchard
La scelta di Lord Trenchard
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E-book238 pagine3 ore

La scelta di Lord Trenchard

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Info su questo ebook

Inghilterra, 1815 - 1818 - Ivo Trenchard, capitano degli Ussari reduce dalla battaglia di Waterloo, non ha mai preso in considerazione la possibilità di abbandonare la sua vita di scapolo. Almeno fino a quando non incontra Jossie, un'incantevole sedicenne che scorrazza per la campagna vestita da uomo. Colpito dalla sua freschezza, Ivo la osserva trasformarsi da maschiaccio in raffinata regina della stagione mondana... e non può fare a meno di impazzire di gelosia nel vederla circondata da uno stuolo di ammiratori. Poi uno scandalo minaccia di rovinare la reputazione di Jossie, e lui per toglierla dai guai le propone il matrimonio. Vuole solo proteggere un'amica, o lei è la donna a cui ha scelto di donare il proprio cuore?
LinguaItaliano
Data di uscita9 set 2016
ISBN9788858954294
La scelta di Lord Trenchard
Autore

Sylvia Andrew

Like every writer she has ever met, Sylvia Andrew is a great reader. Her preference in fiction is for thrillers and historical romances, though she is ready to read anything if desperate. However, one benefit of writing seriously is that she no longer haunts the library looking for something new to read — she is usually too busy plotting her own! Sylvia and her husband live in Maidenhead with two delightful pets, and visit their small house in Normandy whenever they can.

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    La scelta di Lord Trenchard - Sylvia Andrew

    successivo.

    1

    Bruxelles 1815

    Non c'era una nuvola in cielo e il caldo era soffocante, sebbene il sole stesse ormai tramontando dietro l'Hotel de Ville. Quel giorno l'attività militare era stata intensa e correva voce che l'attesa battaglia tra Napoleone e il duca di Wellington fosse ormai imminente. Nulla, però, sembrava turbare i due ufficiali che attraversavano la Grande Place.

    Era chiaro dov'erano diretti: la duchessa di Richmond aveva organizzato un grandioso ricevimento e i due giovani indossavano uniformi da cerimonia, una scarlatta e una blu, con alamari argentati e impeccabili guanti bianchi. Il più elegante sfoggiava una giacca da ussaro guarnita di pelliccia.

    Il bel mondo di Bruxelles era abituato alla vista dei militari, ma questa coppia attirava molti sguardi ammirati, soprattutto da parte delle signore. Avevano circa la stessa età ed erano entrambi alti, abbronzati, con un fisico snello e atletico. Quello con il grado di maggiore non era proprio bello, eppure era attraente, nonostante l'aria seria e autorevole. Ma a risvegliare più interesse era l'altro, il capitano degli ussari, dai lineamenti classici e dai capelli bruni che, a uno sguardo più attento, rivelava un sorriso radioso e occhi di un blu intenso, maliziosi, pronti a riconoscere e ad apprezzare il fascino femminile.

    Discorrevano tra loro con la confidenza di due vecchi amici e le loro risate echeggiavano per la strada laterale appena imboccata.

    «Dunque hai deciso, Adam, sarà la tua ultima campagna?» L'ussaro parlava con voce profonda e un po' lenta. «Fatico a crederlo, dopo tanti anni.»

    Adam Calthorpe rispose con fermezza: «È così, Ivo: c'è bisogno di me in Inghilterra. Le proprietà vengono trascurate da anni e richiedono lavoro e dedizione».

    Ivo Trenchard scosse la testa. «In ogni caso, è difficile immaginarti mentre conduci una vita tranquilla in campagna.»

    «Ti assicuro che non mi dispiacerà affatto.»

    «E magari intendi anche sposarti, vero?» Il tono di Ivo era tanto sconsolato che Adam scoppiò di nuovo a ridere.

    «Perché no? Dopo tante battaglie, sarebbe bello trovare una donna dolce e graziosa, amante della casa, con cui condurre una vita senza problemi.»

    «Se è questo che desideri, ti auguro buona fortuna.»

    «E tu che farai? Con la sconfitta di Bonaparte, seguiranno molti anni di pace e la vita militare sarà piuttosto noiosa. Perché non cerchi moglie?»

    Ivo Trenchard si fermò sui suoi passi e sgranò gli occhi. «Sei pazzo? Conosci la mia opinione sulle donne: mi piacciono, ma non da sposare! Tu fai quello che vuoi, ma il matrimonio non fa per me.»

    «Come mai tanta determinazione?»

    «Amico mio, non vorrai forse negare la mia autorevolezza riguardo al gentil sesso?»

    «Sicuramente no.»

    «Nel corso degli anni sono giunto alla triste conclusione che esistono due tipi di donne: quelle vivaci e affascinanti e quelle noiose. Queste ultime sono le mogli migliori, ma non ti promettono una vita appassionante.»

    «Mi auguro che ti sbagli, Ivo» protestò Adam.

    «Magari esiste qualche eccezione e tu avrai la fortuna di incontrarla, ma non ci giurerei.»

    «Mi sottovaluti. Adesso spiegami perché una buona moglie non può essere affascinante.»

    «Guardati attorno! Scommetto che, al ballo di stasera, per ogni bella donna felice col marito, ce ne saranno almeno cinque a braccetto con un vecchio soporifero, la cui unica attrattiva è il cospicuo patrimonio.»

    «Sei troppo duro!»

    «Ma è la verità. Nella buona società, l'obiettivo principale di una donna è sposarsi bene. L'idea viene inculcata fin dalla culla e spesso la ricerca diventa spietata.» Per un istante, Ivo assunse un'aria tetra, poi alzò le spalle e continuò: «Ma, una volte sistemate con un marito ricco, le signore cercano svago altrove. Credimi: il matrimonio è quasi sempre un'operazione commerciale. La lealtà, l'amore e il rispetto giocano un ruolo secondario».

    «Non ti ho mai sentito parlare così» notò preoccupato Adam. «Prima non eri tanto cinico.»

    «Se lo sono diventato, ho le mie ragioni, che adesso non mi va di esporti. Stasera ho voglia di divertirmi. E comunque ho ancora qualche scrupolo; se hai notato, lascio stare le donne felicemente sposate, anche se non ne conosco molte.»

    «Però vai a caccia delle altre. Così non troverai mai moglie!»

    «Ti prego, non ti preoccupare per me. Preferirei morire che perdere tempo con un'insipida debuttante. Sono molto più di mio gusto belle signore come Arabella Lester ed Heloise Leiken, che di certo non pensano al consorte quando sono insieme a me.»

    «Immagino che Isabelle de Menkelen sia dello stesso genere.»

    Ivo sorrise. «Non ti sfugge nulla, vero? Per il momento, ci conosciamo appena...»

    «Se Napoleone ti concederà tempo sufficiente, la conoscerai meglio.»

    «Altrimenti non sarà una tragedia. Le conquiste femminili sono divertenti, ma apprezzo anche una battaglia interessante.»

    «Nonostante le tue funeree previsioni, spero comunque di fare una buona scelta, quando mi sposerò.»

    «Scelta! Anche ammesso che nel matrimonio si cerchi la felicità e non la ricchezza, come si può essere sicuri di scegliere la moglie giusta, per tutta la vita? Se ti va bene, è soltanto una questione di fortuna.»

    «Mi rifiuto di credere che sia così difficile trovare la sposa che desidero. Non sono in cerca di un amore appassionato, ma di una donna ragionevole con cui condurre una vita pacifica.»

    «Morirai di noia nel giro di un mese.»

    «Non credo.» Alzò lo sguardo sul palazzo di fronte a loro. «Siamo arrivati. La musica sembra ottima; del resto, i Richmond offrono sempre il meglio.»

    Entrarono e subito si avviarono verso un localino del piano superiore, dove li aspettava il colonnello Ancroft.

    «Bene, la squadra è completa! Tom Payne e gli altri sono già qui.»

    «Sono giunte nuove notizie, sir?» domandò Adam.

    «Sì, e sono cattive. Stamattina presto i francesi hanno attraversato il Sambre e i prussiani sono rimasti sotto attacco per tutto il giorno. Charleroi sembra sul punto di cadere, se non è già successo. L'esercito sarà pronto all'azione prima dell'alba. Non appena il duca e i suoi aiutanti di campo avranno preparato i nuovi ordini, vi verrà chiesto di consegnarli.»

    «Dobbiamo aspettare qui insieme a voi, sir?» si informò Ivo.

    «No! Dovrete anzi darvi da fare per tranquillizzare gli ospiti della duchessa. Wellington vi raggiungerà tra non molto e, nel frattempo, è importante evitare che si diffonda il panico. Vi terrò informati. Cercate di divertirvi» concluse congedandoli.

    «Non so tu, Adam, ma io seguirò il suo consiglio» commentò lord Trenchard lanciando un'occhiata alla festosa compagnia riunita nel salone. «Se le signore hanno bisogno di essere rassicurate, io sono l'uomo adatto.»

    Un'ora dopo offriva il braccio a una delle più graziose dame della sala. «Se il caldo vi infastidisce, madame, vi posso proporre di uscire in giardino?»

    Lei lo fissò con i suoi grandi occhi castani. «Mi farebbe piacere, lord Trenchard.»

    Mentre si avviavano verso le alte porte finestre, Ivo notò le occhiate severe dei benpensanti, che non avevano dimenticato lo scandalo suscitato dalla sua avventura con la contessa Leiken. Ma a lui non importava: era valsa la pena di intrattenersi con la bella e spiritosa Heloise, almeno finché non era ricomparso il marito, che l'aveva relegata nella tenuta fuori città.

    Una volta all'aperto, madame de Menkelen gli sorrise. «Qui si sta molto meglio.»

    Era davvero bella, pensò Ivo. «Facciamo una passeggiata fino in fondo al vialetto?» le propose baciandole la mano.

    La mezz'ora che seguì fu gradevole, ma Ivo non rimase deluso quando la signora gli propose di tornare nel salone: lo aspettavano attività ben più interessanti. La riaccompagnò all'interno, poi si scusò e raggiunse il colonnello Ancroft. Non c'erano novità. Cercò con lo sguardo Adam, poi, non vedendolo, tornò nella sala; ma non era più in vena di divertimenti. Spazientito, uscì di nuovo in giardino, questa volta da solo. A una certa distanza notò Adam immerso in una conversazione con Tom Payne, e decise di tenersi in disparte a fumare un cigarillo portato dalla Spagna.

    Aveva bisogno di riflettere; non capiva perché, ma si sentiva insoddisfatto, inquieto.

    Lo turbava l'idea della battaglia imminente, oppure era rimasto scosso dai discorsi di Adam sul matrimonio e dal suo desiderio di vivere una vita tranquilla?

    Per anni aveva vissuto un'esistenza piena, godendosi il cameratismo, i rischi e l'entusiasmo delle vittorie riportate nelle strette vallate del confine portoghese o sotto il sole cocente della Spagna. E aveva anche vissuto avventure di genere diverso, più piacevole, apprezzando i talenti delle dame della penisola iberica...

    Lo stesso era avvenuto in Belgio, dove però il periodo di inattività era stato più lungo, forse troppo. Ormai, l'infinita serie di concerti, balli e feste campestri, che aveva dato a Bruxelles uno splendore mai visto, gli stava venendo a noia; lo stesso valeva per la conquista di bellezze come Isabelle de Menkelen.

    Adam lo aveva accusato di essere troppo cinico. Era vero? La sua esperienza non lo portava a coltivare un'opinione molto elevata del gentil sesso. Dopo alcune scappatelle giovanili, aveva imparato a stare lontano dalle giovani nubili. Alcune erano pericolose come Charlotte Gurney, ma per la maggior parte erano creature superficiali pronte a lasciarsi incantare da una bella divisa e da qualche complimento. Tutto sommato, preferiva la compagnia di donne sofisticate ed esperte che, come lui, chiedevano soltanto di divertirsi a cuor leggero. Le sue relazioni si concludevano sempre in amicizia; non lasciava cuori infranti dietro di sé; anzi, più conosceva le signore del bel mondo, più aveva l'impressione che non avessero alcun cuore da spezzare.

    Sì, forse era davvero cinico.

    Ma non era questa la causa del suo disagio...

    Fece una smorfia. Perché non lo voleva ammettere? Il vero motivo era la rottura con suo padre. Avevano avuto dissapori in passato, ma questa era la prima volta che si preparava ad affrontare una battaglia in un simile stato d'animo. Erano ormai trascorsi cinque mesi dall'ultima volta in cui si erano parlati in buoni termini e, nonostante tutte le distrazioni di Bruxelles, il ricordo di quel catastrofico giorno di gennaio era sempre vivo. E la possibilità di non sopravvivere al combattimento imminente, ravvivava il dolore, il profondo senso di ingiustizia.

    Perché mai suo padre non gli aveva creduto?

    Dal salone provenne la musica delle cornamuse di un reggimento scozzese. Ivo, però, non l'udì neppure, concentrato com'era a rammentare gli avvenimenti degli ultimi mesi, a partire da quel fatidico episodio. Chi avrebbe mai immaginato che un'innocua visita a un vecchio stalliere avrebbe comportato conseguenze così disastrose?

    Castello di Sudiham, gennaio 1815

    Ivo Trenchard tagliò imprecando i rovi e le felci secche che bloccavano il passaggio. Gli era sembrata una buona idea prendere una scorciatoia, ma si era smarrito e adesso doveva aprirsi un varco nella fitta vegetazione per raggiungere il viale d'accesso di Sudiham. Non avrebbe dovuto trattenersi tanto a lungo con Ben, ma sarebbe stato impossibile andarsene prima: il vecchio era ormai costretto a letto e amava ricordare i tempi in cui insegnava a Ivo bambino ad andare a cavallo. Adesso però, se non fosse riuscito a uscire in fretta da quel maledetto bosco, avrebbe rischiato di arrivare in ritardo per la partita a biliardo che aveva promesso al padre.

    Aggrottò la fronte. Era giunta l'ora di ritornare a Londra. Il Natale era stato piacevole, ma cinque settimane in compagnia di lord Veryan erano più che sufficienti. Aveva dimenticato quanto potesse essere dispotico il suo amato padre. La loro vita insieme era stata caratterizzata da una sequela di discussioni, culminata nel clamoroso litigio scoppiato quando aveva deciso di arruolarsi. Non si era mai pentito di questa scelta: la vita militare gli aveva fatto bene e rimanere a casa sarebbe stato insopportabile. Si domandava come facesse a resistere Peregrine, il suo fratello minore. Ma Perry era diverso: odiava le scenate e preferiva cedere piuttosto che dare un dispiacere al padre.

    L'ultimo capriccio di lord Veryan era che Ivo lasciasse l'esercito e sposasse Charlotte Gurney: un'idea assurda, ma perseguita con un'insistenza irritante. Dal punto di vista di suo padre, l'unione avrebbe comportato molti vantaggi. Sir George Gurney era infatti il suo migliore amico e Charlotte era la sua unica figlia. Non si trattava soltanto di un interesse affettivo: i Gurney non erano facoltosi, ma possedevano alcuni dei migliori terreni della zona. L'erede avrebbe quindi portato a Sudiham molti ricchi pascoli.

    Charlotte era una diciottenne prosperosa e abbastanza carina, con gote rosee e occhioni azzurri, ma il suo modo di fare lo disgustava. Aveva infatti lasciato trapelare senza mezzi termini o giri di parole la sua ferrea volontà di sposarlo, costringendolo a un imbarazzante chiarimento. L'accesso d'ira con cui lei aveva reagito al suo rifiuto, aveva rivelato un aspetto del suo carattere che superava le peggiori aspettative.

    Mentre abbatteva l'ennesimo ramo, si accorse con piacere di avere raggiunto un sentiero che conosceva. Riconobbe anche il cottage abbandonato, che distava mezz'ora da casa. Ma quando arrivò più vicino, si fermò di colpo. Sapeva che era disabitato da anni, eppure da una finestra si scorgeva il bagliore di un fuoco. Un vagabondo? Ben aveva raccontato che ce n'erano nei paraggi. Si avvicinò piano e chiamò: «C'è qualcuno?».

    Dall'interno giunsero rumori rapidi e bruschi. Ivo andò alla porta e spinse il battente; era chiuso a chiave. Preoccupato, decise di sfondarlo a spallate e ci riuscì senza troppi sforzi. C'era un solo locale, con un cucinino sul retro. I vetri erano sudici e la luce del sole penetrava appena, ma un fuoco ardeva nel focolare e sul pavimento erano disposti diversi cuscini. Poi, con grande sorpresa, vide Charlotte Gurney seminascosta dietro la porta della cucina. Doveva essersi spaventata per quell'inattesa irruzione, ma, stranamente, non sembrava impaurita. Aveva, semmai, un'aria colpevole. Il cappello era caduto vicino a lei e, con entrambe le mani, teneva chiuso il mantello. Sembrava colta sul punto di fuggire.

    «Charlotte!» esclamò Ivo. «Cosa diavolo fate qui?»

    «Io...» Lanciò una rapida occhiata in cucina, poi raccolse il cappello, chiuse la porta alle sue spalle e, con riluttanza, andò verso di lui. Infine gli sorrise e ostentò un sospiro di sollievo. «Avevo tanta paura! Temevo ci fosse qualcuno in cucina, invece mi sbagliavo. E poi siete entrato all'improvviso... Sono tanto felice che siate voi, Ivo. Ero convinta che fosse un bandito.» Emise una risatina nervosa.

    «Ma perché siete qui? Non è un luogo adatto a voi.»

    «Lo so. Ero... uscita a cavalcare, ma il cavallo si è imbizzarrito e sono caduta. Non mi sono fatta male, ma non sapevo dove fossi... Poi ho visto il cottage. Ha iniziato a piovere... e mi sono riparata dentro.»

    «E avete acceso il fuoco?»

    «Oh, sì, avevo freddo.»

    Che bugiarda, pensò lui. «Che cosa avreste fatto se non fossi arrivato io?»

    Charlotte sbarrò gli occhi. «Pensavo di scaldarmi un po' e poi di recarmi a piedi fino a Sudiham.»

    «Siete uscita da sola?»

    «No, con un domestico, ma è andato a cercare il cavallo.» Poi, con aria di sfida, aggiunse: «Perché mi fate tutte queste domande? Non mi credete?».

    Non le credeva affatto, ma Ivo non volle approfondire l'argomento. Prima si fosse tirato fuori da quella situazione compromettente, meglio sarebbe stato. Aveva tuttavia il dovere di assicurarsi che la ragazza giungesse a casa sana e salva.

    «Vi accompagnerò a Sudiham e vi presterò una carrozza per tornare a casa vostra.»

    «Vi ringrazio tanto... Cosa avrei fatto senza di voi?»

    «Prima di andare spengo il fuoco. Sedetevi sotto la finestra. Potete tenere il mio cappotto?» Glielo porse e smorzò le fiamme, poi soffocò le braci.

    Ma quando aveva quasi finito, si accorse che stava arrivando qualcuno.

    Si alzò e andò alla porta. Il suo cuore mancò un battito allorché vide suo padre e sir George Gurney che smontavano di sella. Insieme si girarono e lo fissarono stupiti.

    «Ivo!» esclamò suo padre. «Ti credevo a casa. Ero convinto di essere in ritardo per la partita! Che cosa fai qui? In maniche di camicia, per giunta!»

    «Scommetto che lì dentro c'è una ragazza, Rupert!» commentò con una risata sir George. «Giovane sciagurato! È carina? Diamole un'occhiata!»

    «No!» ribatté Ivo. «Vi sbagliate! Ho soltanto visto un fuoco acceso e sono entrato per indagare. Un vagabondo deve avere dormito qui. Stavo spegnendo le braci.»

    Dall'interno giunse un rumore e i due anziani signori scossero la testa ridendo. «Ivo, sei incorreggibile. Allora, vediamo questa bellezza!»

    Lui dovette affrontare l'inevitabile. Strinse le spalle e si fece da parte per lasciarli passare. Aveva tentato di proteggere Charlotte dalla collera di suo padre, ma non aveva intenzione di mentire ancora per difenderla. Rimase in silenzio mentre varcavano la soglia. Non appena la videro, si fermarono in preda all'orrore.

    «Charlotte! Che cosa mai...» Sir George si guardò attorno scandalizzato, poi si rivolse a Ivo, rosso di rabbia: «Sporco furfante! Delinquente!».

    «Cosa volete dire, sir George, cosa ho...» Ivo si interruppe appena entrò: Charlotte aveva gettato a terra manto e cappello e, con i capelli sciolti e scompigliati, fingeva di abbottonarsi il vestito.

    «Non è come credete, sir!» disse adirato a suo padre. «L'ho trovata qui pochi minuti fa, ed era vestita e pronta per farsi accompagnare a Sudiham. Lo sta facendo apposta. Non lasciatevi ingannare

    «Cosa?» ruggì sir George. «Ho capito giusto? State insinuando che Charlotte è una bugiarda? Siete un maledetto codardo! Sperate di salvarvi la pelle a spese di mia figlia? Voi disonorate il vostro nome!»

    «Vi rimangerete queste parole, sir.» Ivo si voltò verso Charlotte e la esortò: «Spiegateglielo voi! Io sono entrato perché ho visto il fuoco e vi ho trovata qui da sola».

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