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Bacio dello scandalo con la miss
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Bacio dello scandalo con la miss
E-book245 pagine5 ore

Bacio dello scandalo con la miss

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Info su questo ebook

Londra, 1810

Gregory Drake ha un vero talento nel risolvere i problemi, abilità che è diventata anche la sua principale fonte di reddito. Questa volta il suo compito consiste nel ritrovare gli oggetti di valore della famiglia Strickland, oggetti che la nonna ha venduto per permettere alle nipoti di debuttare in società. Ad aiutarlo c'è Hope Strickland, una fanciulla appassionata e ingenua che si è messa in testa di sposare il ricchissimo Conte di Comstock per salvare la propria famiglia dal dissesto finanziario. Tra Hope e Gregory però nasce un'inattesa e intensa attrazione, frenata a stento dalla professionalità di quest'ultimo e dagli audaci propositi matrimoniali della ragazza. Tuttavia, a mano a mano che la loro ricerca prosegue, i due giovani non possono più negare i sentimenti che li uniscono e un'inaspettata scoperta potrebbe convincere Hope a rivedere tutti i suoi piani.
LinguaItaliano
Data di uscita20 feb 2019
ISBN9788858994306
Bacio dello scandalo con la miss
Autore

Christine Merrill

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Bacio dello scandalo con la miss - Christine Merrill

    successivo.

    1

    «Ho un problema.»

    Gregory Drake sapeva per esperienza che la maggior parte delle conversazioni iniziava con quelle parole. Del resto c'era d'aspettarselo, considerata la natura insolita della sua professione.

    Gregory sistemava le cose.

    Non nel senso usuale. Gli orologiai sistemavano orologi, gli stagnini sistemavano le pentole, ma Gregory non era un artigiano, bensì uno studioso della natura umana. Lui sistemava la vita degli altri. Quando i membri dell'aristocrazia si trovavano in una situazione difficile, imbarazzante, o semplicemente fastidiosa, andavano da lui.

    Gregory risolveva i problemi in fretta e senza scalpore.

    Motivo per cui era ben accolto nella maggior parte dei club londinesi. Anche se non ne era membro, vi si trovava spesso, assorto in colloqui confidenziali con personaggi importanti, tanto che nessuno osava chiedergli ragione della sua presenza. Tanto più che nessuno osava disturbare un uomo sul quale avrebbe potuto contare, in caso di problemi.

    Gregory allungò le gambe verso il camino nel tentativo di scaldare le ossa dal freddo di gennaio, poi guardò l'uomo che gli sedeva di fronte. «Il vostro problema riguarda una donna?» domandò.

    Fino al recente matrimonio, James Leggett era stato un noto libertino, che collezionava scandali numerosi quasi quanto le relazioni in cui si trovava invischiato.

    Leggett rise. «Riguarda più di una donna, ma non nel modo che probabilmente vi aspettate.»

    «Se non è un affaire de coeur, allora, di cosa si tratta?»

    «Riguarda la famiglia di mia moglie» rispose l'altro con un sospiro. «Tutte gentildonne incantevoli, ma un po' troppe, per un uomo solo.»

    «Motivo per cui vi siete rivolto a me» dedusse Gregory con un cenno comprensivo.

    «L'albero genealogico degli Strickland è così pieno di donne da essere tutt'altro che morto. La mia cara Faith ha due sorelle e una nonna.»

    «La Contessa vedova di Comstock» intervenne Gregory, per mostrare di essere al corrente. «Il conte non aveva fratelli, e tutti e tre i suoi figli sono morti. Tuttavia ho sentito dire che la Corona ha trovato un erede alla contea, un lontano cugino che vive in America.»

    Leggett annuì. «Il che lascia le signore in una posizione precaria.»

    In una società giusta non sarebbe stato così. Secondo l'opinione di Gregory, la legge avrebbe dovuto imporre agli uomini di garantire il futuro delle donne di famiglia, e i beni sarebbero dovuti essere divisi in modo equo tra i fratelli, a prescindere dal sesso. Tuttavia a nessuno importava della sua opinione, e non aveva senso discutere di riforme con chi beneficiava del sistema attuale. Così si limitò a riassumere la situazione. «L'ultimo conte ha lasciato loro una miseria, e le signore temono che l'erede le priverà anche di quella» affermò quindi.

    «Non si troveranno sul lastrico» si affrettò ad assicurare Leggett. «Provvederò io a loro, se non lo farà nessun altro. Comunque sono preoccupate. L'erede ha richiesto una revisione dei conti prima del suo arrivo.»

    «Potrebbero esserci dei problemi nella contabilità?»

    «La contessa è una donna deliziosa» dichiarò Leggett con un sorriso. «Dolce e incantevole, ma un po' fatua. Non ha saputo resistere a mantenere le apparenze.»

    «Ha venduto i gioielli di famiglia» concluse Gregory. Le mogli dei nobili tendevano a considerare i gioielli che indossavano come una proprietà personale e non come un bene da tramandare di generazione in generazione.

    «Niente di così grave. Solo qualche mobile, quadri e suppellettili varie. L'unica registrazione delle vendite è nei suoi ricordi confusi.»

    «Avete bisogno di qualcuno che cerchi di recuperare gli oggetti mancanti.»

    «Con un carretto a cavalli, se necessario. Dio solo sa quanto manca. Comprate tutto a mie spese.» Leggett chiuse gli occhi, rassegnato. «E fate in modo di aver finito prima dell'arrivo di Comstock. C'è mare mosso, tra qui e Filadelfia, ma le condizioni meteorologiche non impediranno al suo uomo di fiducia di scoprire l'ammanco. Con due sorelle ancora da marito, mia moglie è terrorizzata al pensiero che qualche scandalo possa rovinare la loro reputazione.»

    «Ho dei contatti che potrebbero aiutarmi a recuperare la merce» lo rassicurò Gregory. «Non siete il primo che si rivolge a me con un problema simile. Una volta preso in mano il caso, lo risolverò in breve tempo.»

    «Ma le altre volte non avevate a che fare con le sorelle Strickland» osservò Leggett con una smorfia.

    Gregory gli rispose con un sorriso rassicurante. «Quanti problemi possono dare tre donne che portano i nomi delle virtù teologali?»

    «Quanti problemi? Tutti quelli che possono, temo.» Leggett curvò le labbra in una smorfia amara, ma poi il suo volto si distese. «Naturalmente la mia Faith è deliziosa, ma possiede una volontà di ferro.»

    «È lo scudo e il baluardo della famiglia?»

    «Proprio così. È la maggiore, ed è abituata a prendere in mano le situazioni. Per farla stare tranquilla, la porterò in Italia per un mese, così sarete libero di svolgere il vostro lavoro.»

    «Probabilmente è la cosa migliore» convenne Gregory. «E le altre due?»

    «Charity è la più giovane» spiegò Leggett.

    «Una bambina dolcissima, immagino.»

    «Non è una bambina. Ha diciannove anni e possiede una mente affilata come un rasoio e una lingua altrettanto tagliente. Vi sarà di grande aiuto, se riuscirete a convincerla ad abbandonare i libri e a uscire dalla biblioteca. Ha la mente di un maestro di scacchi, però, e, se deciderà di lavorare contro di voi, la vostra battaglia è persa prima di iniziare.»

    Gregory annuì, pensando già al modo di conquistare il favore di Charity. «E la terza?»

    «È un plotone suicida.»

    «Un plotone suicida?» Gregory attese in silenzio una spiegazione mentre Leggett sorseggiava il suo brandy.

    «Avete presente quei soldati disposti a rischiare la morte guidando una carica contro i cannoni nemici?»

    «Di solito cercano una grande ricompensa.»

    Leggett annuì. «A rischio di un fallimento quasi certo. Hope Strickland è esattamente così. Ha in mente un piano. Un piano alquanto sciocco, se volete la mia opinione, ma nessuno riuscirà a dissuaderla.»

    «E quale sarebbe?»

    «Ha intenzione di sposare il nuovo conte non appena metterà piede sul suolo britannico. Crede che, facendo parte della famiglia, lui sarà più indulgente quando scoprirà che la contessa vedova ha intaccato i suoi beni.»

    «Una parentela potrebbe tornare utile» osservò Gregory.

    «E ci risparmierebbe la fatica di trovare marito a Charity» convenne Leggett. «Ha respinto l'offerta di Faith di vivere con noi, e rifiuta di mostrarsi disponibile con i gentiluomini che potrebbero farle la corte. Tuttavia, se Hope accalappia il conte, Charity potrebbe rimanere nella biblioteca di Comstock Manor come se niente fosse cambiato.»

    La faceva sembrare un mobile prezioso, ma troppo pesante da spostare.

    «Tuttavia» continuò Leggett, «un uomo dovrebbe poter dire la sua nella scelta di una moglie.»

    «E non sappiamo niente di lui» rincarò Gregory. «Potrebbe essere già sposato.»

    Leggett annuì. «O essere troppo giovane per sposarsi. O troppo vecchio. Inoltre, dovrebbe essere abbastanza generoso da perdonare il furto e tenere più alla famiglia che al denaro.»

    «Potrebbe anche non essere il tipo d'uomo adatto a una giovane di buona famiglia» osservò ancora Gregory.

    «Potrebbe essere un perfetto idiota, per quel che ne sappiamo, o un mascalzone, un furfante o un pervertito. Non posso permettere che Hope faccia un matrimonio disastroso solo per mantenere nello status quo la sorella minore.» Adesso Leggett aveva l'espressione preoccupata che molti dei clienti di Gregory esibivano davanti a un problema insolubile.

    «Le donne si fanno venire strane idee, specie quando pensano più alla famiglia che a loro stesse» osservò Gregory.

    «Anche mia moglie era incline a simili follie. Quando l'ho incontrata, stava per sposarsi per denaro, anziché per amore.» Leggett sorrise. «Sono riuscito a mettere a posto le cose, ma non posso sposarle tutte!» Guardò Gregory come se pensasse che il reperimento degli oggetti perduti non sarebbe stata la parte più difficile del suo lavoro.

    «Non penserete che sia io... a trovar loro marito?» Gregory si vantava della propria capacità di affrontare una sfida, ma combinare matrimoni non rientrava nelle sue competenze.

    «Cielo, no! Siamo tutti convinti che Charity sia una causa persa, ma Hope è molto graziosa, e non avrebbe problemi a trovare marito, se si riuscisse a convincerla a cercarlo. Non voglio che rimanga chiusa in una torre come una principessa, in attesa di un eroe che potrebbe non arrivare mai a salvarla.»

    «Volete che faccia qualche indagine sull'erede?»

    «Qualsiasi informazione sarebbe utile. Se doveste scoprire che ci sono una moglie e dieci piccoli Strickland, in America, Hope abbandonerebbe il suo piano.»

    «E se non fosse così?»

    «Potreste sempre concedervi una certa libertà creativa nell'esporre i fatti» rispose Leggett in tono fiducioso.

    «Mi state chiedendo di mentirle?» chiese esplicitamente Gregory. Anche se non era nobile di nascita, aveva un grande senso dell'onore, spesso più forte di quello degli uomini che si rivolgevano a lui. Se avesse mentito, non si sarebbe nascosto dietro un elegante eufemismo come libertà creativa.

    Leggett sospirò. «Voglio solo che sappia con chi ha a che fare. Fate del vostro meglio per persuaderla. Lascio a voi i dettagli.»

    «Grazie.» Il che gli lasciava ampio spazio di manovra, prima di ricorrere alla menzogna.

    «Avrete tutto il tempo di escogitare qualcosa, dal momento che sarete costretto a lavorare a fianco a fianco con Hope. È lei che conserva l'elenco degli oggetti che dovrete recuperare.»

    Gregory parlò con cautela, non volendo contraddire l'uomo che lo stava assumendo. «Per mia esperienza, in certe questioni, meno è coinvolta la famiglia e più in fretta si risolvono.»

    «Non ho detto che sarà facile» lo ammonì Leggett. Fece un sorriso compiaciuto, come se gli facesse piacere vedere un altro alle prese con le sorelle Strickland e la nonna mezza suonata. «Vi pagherò il doppio della vostra parcella, dato che vi accollate non un solo problema, ma due.»

    Gli aveva raddoppiato il compenso prima ancora che aprisse bocca. Gregory era sicuro di poter trovare i cimeli mancanti. Quanto poteva essere difficile impedire un matrimonio che era già improbabile per conto suo?, si chiese.

    Osservò il sorriso del suo interlocutore ed esitò ancora un istante.

    «Il triplo, allora!» esclamò Leggett. «Sono ansioso di partire per il continente e desidero essere sicuro che la questione sarà risolta in modo soddisfacente.»

    L'offerta era troppo allettante per rifiutare. «Consideratela risolta» accettò Gregory.

    «Grazie. Miss Hope Strickland, Miss Charity e la contessa vedova sono a Londra per la Stagione, nella casa di Comstock in Harley Street. Annuncerò loro di aspettare una vostra visita.»

    «Molto bene.» Non ne sarebbe uscito niente di buono, si disse Gregory. A parte il compenso. E ciò fu sufficiente a rendere più convincente il sorriso che rivolse al nuovo cliente.

    «Posso confidare che la questione rimarrà tra noi?» chiese Leggett, nel tono leggermente imbarazzato di chi si trovava in difficoltà ed era costretto a chiedere aiuto.

    «Sarò la discrezione fatta persona.»

    Come Gregory sapeva bene, quando si viveva togliendo le castagne dal fuoco per i potenti mantenere un segreto era parte integrante del lavoro.

    2

    «Buonasera, milord.» In piedi davanti allo specchio, nella sala della casa di Comstock, Hope Strickland esaminò il proprio sorriso e decise che era quasi perfetto.

    Poi provò una riverenza. Conosceva gli omaggi dovuti a un Pari del Regno, ma ciò non significava che non dovesse fare pratica. Le prime impressioni erano le più importanti. Non doveva esserci nemmeno una pecca.

    Le probabilità di successo erano praticamente nulle, ma se esisteva anche una sola possibilità di fare buona impressione sul futuro Conte di Comstock, non aveva intenzione di rinunciare a provare.

    Ora che Faith si era sposata, Hope era la maggiore, e spettava a lei prendersi cura della famiglia rimasta. Charity e la nonna avevano bisogno di tutto l'aiuto possibile.

    Fece un'altra riverenza. Non era abbastanza profonda, e lo sguardo sfiorava il confine tra deferenza e civetteria.

    «Ancora?» Charity era sulla soglia, le braccia incrociate al petto e un'aria di disapprovazione.

    «Meglio essere preparate, non credi?» ribatté Hope sistemando il ricciolo sul lato sinistro del viso che sfuggiva sempre all'acconciatura.

    «Preparate a inchinarci e a strisciare davanti a uno sconosciuto che viene a toglierci la nostra casa?» la canzonò Charity.

    «È casa sua, adesso. Noi siamo solo ospiti.»

    «Siamo una famiglia.»

    «Sarebbe bello pensarlo.» Hope si voltò per fronteggiare la sorella. «Preferisco avere una visione più realistica della situazione. Anche se abbiamo lo stesso cognome, non ci siamo mai incontrati, prima. Lui non penserà a noi come a una famiglia, a meno che non ci diamo da fare per farglielo credere. Quando arriverà, dovremo accoglierlo con saluti e sorrisi amichevoli.»

    «Tu non vuoi fare amicizia con lui, vuoi sposarlo» puntualizzò Charity. «E se non ci riuscissi, cosa pensi di fare? Dovresti essere preparata a ogni eventualità.» Era sempre stato nella natura di Charity trovare il punto debole in qualsiasi piano e lavorarci senza pietà fino a costringere l'avversario a cedere.

    «Se non riuscirò a far colpo sul conte, dovremo cercare di fare un matrimonio decente, finché siamo in città. Così avremo una casa nostra e non avremo più bisogno di lui, o della sua proprietà.» Aveva parlato al plurale sperando che la sorella si rendesse conto della gravità della situazione e facesse la propria parte. Hope non temeva tanto per sé, in caso di fallimento, ma le cose non sarebbero state facili per Charity. E, come sempre, lei peggiorava la situazione con il suo rifiuto di cercare marito.

    «Dobbiamo anche ringraziare Mr. Leggett per la sua generosità nell'averci reso possibile una Stagione» aggiunse, toccandosi la gonna per ricordare alla sorella tutti gli abiti eleganti che avevano acquistato. Prima che Faith si sposasse, aveva continuato a riparare e modificare gli stessi vestiti vecchi di secoli, mentre adesso avevano un intero guardaroba nuovo.

    Non si sarebbe detto, guardando Charity, che indossava un abito di due anni prima, accettabile per nascondersi nella biblioteca, ma del tutto inadatto, a Londra.

    La sorella dovette cogliere la sua nota di disapprovazione, perché ribatté: «Avrò tutto il tempo di pensare ai vestiti. In questo momento ho altri progetti».

    Hope le rivolse un sorriso incoraggiante. «Certo, ma non ti sarà facile realizzarli, segregata nella casa di campagna.»

    «Forse questo vale per te. Io stavo bene dov'ero. Prima mi lascerai tornare nel Berkshire, meglio sarà per tutti.» Charity non aveva fatto altro che lamentarsi dal momento in cui erano arrivate in città.

    «Sostieni che dovrei avere un piano alternativo, ma che mi dici di te?» Hope sorrise per nascondere la frustrazione. «Quando arriverà il conte non puoi puntare i piedi e rifiutare di lasciare la casa di famiglia. Se ti chiede di andartene, sarai costretta a farlo.»

    L'altra sorrise. «Non ho bisogno di un piano alternativo. Il primo è quasi compiuto, e me ne sarò andata prima che il conte metta piede in casa. Se solo mi permettessi di tornare in campagna...»

    Si tornava sempre allo stesso punto. Alla soluzione alla quale continuava ad accennare, rifiutando di rivelarla. «Questo tuo piano...» replicò Hope, «immagino non preveda il matrimonio, visto che continui a rifiutare tutti gli inviti che ricevi.» Poi, colpita da un pensiero preoccupante, aggiunse: «Promettimi che non hai intenzione di rinunciare al tuo onore. Non siamo così disperate».

    Charity fece una risata amara. «Mia cara sorella, puoi mentirti quanto vuoi, riguardo al tuo futuro, ma ti prego di non farlo con me.» Si fece avanti e prese Hope per le spalle, facendola voltare, in modo che lo specchio riflettesse entrambe. «Nessun uomo mi vorrebbe come amante, non sono abbastanza bella. Ho tutte le intenzioni di sposarmi, quando sarà il momento. Tuttavia non basteranno un abito nuovo e una riverenza perfetta per trovare marito. Avrò bisogno di una dote.» Si aggiustò gli occhiali sul naso. «Anche sostanziosa, direi, per compensare sia l'aspetto fisico che la mancanza di buone maniere.»

    «Non dire così» si affrettò a contraddirla Hope, ma dentro di sé sapeva che la sorella aveva ragione. Non erano molti gli uomini che apprezzavano una donna intelligente, che non riusciva a tenere per sé le proprie opinioni. «Sono sicura che quando verrà il conte...»

    «... lo sposerai e lui provvederà gentilmente alla tua cara sorella un po' eccentrica?» Charity le batté la mano sulla spalla. «Di solito sei una donna ragionevole, Hope. Ecco perché mi dispiace che tu ti illuda.»

    «Io desidero solo vederti felice.» Ora che Faith era uscita di casa, Hope si sentiva responsabile per la famiglia.

    «Ma io sono felice» mormorò Charity. «Forse ti stupirà, ma è così. Non devi preoccuparti per il mio futuro. Pensa al tuo. Ho sentito che la nonna si è procurata gli ingressi da Almack's. Devi andare a ballare tutte le sere, anche senza la presenza del conte.»

    «Certo, e tu verrai con me.»

    «Forse.» Charity la baciò sulla guancia e si voltò per uscire dalla stanza. «Se non avrò qualcosa di più importante da fare.»

    Hope sospirò. Conoscendo la sorella, il mercoledì avrebbe trovato qualche scusa per non uscire con loro. Ma non aveva importanza. Lei era determinata a ballare finché non avesse avuto i piedi doloranti. Sarebbe stata affascinante e avrebbe fatto in modo che tutti i gentiluomini di Londra rimanessero abbagliati.

    Non aveva senso far tappezzeria. Il nuovo Conte di Comstock non avrebbe degnato di uno sguardo una donna che non veniva ammirata dagli altri.

    Si voltò verso lo specchio e fece un sorriso che avrebbe accecato un duca, al quale fece seguire la riverenza. «Buonasera, milord.» Stavolta si chinò di più e sentì un tremito imbarazzante al ginocchio. Aveva ventun anni e non era invalida. Poteva fare di meglio.

    Provò di nuovo. «Buonasera, milord.»

    «Direi che buongiorno sarebbe più appropriato. Non sono ancora le undici.»

    Hope inciampò udendo la voce alle proprie spalle e alzò gli occhi per vedere nello specchio il riflesso dello sconosciuto che era entrato nella stanza.

    Era lui.

    Doveva essere lui. Chi altri, se non il Conte di Comstock, poteva girare per casa senza essere stato introdotto, come se gli appartenesse?

    «E comunque non ho un titolo.»

    «Non ancora» precisò Hope. Non c'era più bisogno di esercitarsi a sorridere, perché le

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