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Il falò degli inganni
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E-book249 pagine5 ore

Il falò degli inganni

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Info su questo ebook

Wild Lords and Innocent Ladies 1

Inghilterra, 1820.
Dopo essersi affrancata dalla propria famiglia di origine e dai suoi eccessi, l'ereditiera Helen Tilney è pronta a cominciare la sua nuova vita accanto all'uomo di cui è innamorata da sempre. Ma tra lei e Charles c'è di mezzo Lord Hunter, al quale suo padre, quattro anni prima, l'ha promessa in sposa senza nemmeno degnarsi di comunicarglielo. La proposta di matrimonio che a suo tempo Hunter aveva fatto al padre di Nell era scaturita da un profondo senso del dovere, perciò, quando la giovane lady si presenta al suo cospetto per riferirgli che il loro fidanzamento è annullato, lui ne è sollevato tanto da accettare la richiesta di fingere di corteggiarla per ingelosire l'amato Charles.
Ma dalla finzione alla realtà il passo è breve tanto che entrambi arriveranno a mettere in discussione tutto ciò in cui credono.
LinguaItaliano
Data di uscita20 ago 2018
ISBN9788858986257
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    Anteprima del libro

    Il falò degli inganni - Lara Temple

    successivo.

    Prologo

    Leicestershire, 1816

    «Vi desiderano, Miss Nell. C'è un visconte che intende montare Petra. Si tratta di Lord Hunter, se non sbaglio, uno che sa il fatto suo.»

    «Un altro? Spero che finisca lungo disteso al primo ostacolo, Elkins.»

    «Qualcuno dovrà prenderla, e lui pare una buona scelta, non ha l'aria del gradasso» obiettò l'anziano stalliere sorridendo.

    «Perché mio padre si ostina a farmi accompagnare i suoi ospiti? Tu, in quanto capo stalliere, sei molto più qualificato.»

    «Siete la cavallerizza migliore della contea e, vedendovi, quei gentiluomini si convincono che le loro mogli o figlie potrebbero diventare come voi, in groppa a un eccellente purosangue. Non ci riusciranno, lo sappiamo, tuttavia tentar non nuoce. Malgrado la sua severità, vostro padre è orgoglioso del vostro rapporto con i cavalli, perché in questo siete uguale a lui.»

    Nell fece una smorfia. Non voleva in alcun modo assomigliare a quell'ubriacone. Quando chiuse il box, Ardita scosse la criniera.

    «Non puoi ancora andare dalla tua mamma» l'ammonì. Si era intenerita ed era tornata indietro per farle una carezza. «Se Lord Hunter non si dimostrerà all'altezza, finirà nello stagno. Ti piace l'idea, vero, piccola furfante? Mio padre e la zia Hester mi scuoierebbero viva, ma per Petra sono disposta a correre il rischio. Ora vado, altrimenti arriverò in ritardo e si arrabbieranno.»

    Suo padre, Sir Henry, era già al maneggio. Malgrado il bastone da passeggio a cui si appoggiava e il viso segnato e gonfio per l'abuso di alcol, la sua statura e la voce tonante mettevano soggezione. Al suo fianco c'era un gentiluomo, alto quanto lui. Doveva essere il visconte di cui aveva parlato il capo stalliere.

    Approfittando del fatto che non si erano ancora accorti della sua presenza, Nell si fermò a osservare il modo in cui lo sconosciuto si avvicinava a Petra, con movimenti fluidi e contenuti. Le mani, grandi e forti, accarezzavano piano la cavalla mentre la esaminava.

    Era l'approccio giusto, con un cavallo vivace.

    Sentendosi chiamare, lo guardò in faccia.

    Doveva avere all'incirca la stessa età di Charles Welbeck, che aveva compiuto venticinque anni la settimana precedente, eppure sembrava più vecchio.

    Aveva gli occhi segnati e pesti, come se non dormisse bene da molto tempo.

    Lei non riusciva a immaginare quell'espressione nello sguardo allegro di Charles. Comunque, doveva ammetterlo, era affascinante quanto lui, anche se in modo del tutto diverso.

    Ha forse origini straniere?, si chiese. Spiegherebbero i capelli castano scuro, la pelle olivastra e gli occhi castani.

    I lineamenti marcati non erano quelli di un principe. Sembrava piuttosto un re sotto assedio, e il suo sguardo esausto non faceva venir voglia di ballare.

    In fondo neanche Charles le aveva mai chiesto un ballo. La guardava a malapena, a dire il vero, giusto il tempo di un cortese saluto. Una volta, però, quando Nell aveva quattordici anni, l'aveva difesa dall'ira di suo padre, che si era infuriato perché aveva partecipato al salto a ostacoli con uno dei suoi cavalli.

    Le aveva cinto le spalle con un braccio, e Nell aveva avvertito un calore sereno che le era rimasto impresso nella mente.

    In quell'istante era entrato per sempre nel suo cuore, anche se non si illudeva che potesse ricambiare il suo amore.

    Un gentiluomo perfetto accanto a... una spilungona, tutta pelle e ossa.

    Soltanto quand'era a cavallo la sua altezza non era un problema, perché era la migliore amazzone della contea.

    Si irrigidì vedendo la cavalla procedere storta, ma Lord Hunter la rimise in riga con un gesto gentile, quasi impercettibile.

    Quella tranquillità era soltanto apparente?, si interrogò Nell cercando una conferma nello sguardo di Elkins.

    «Fell's Pasture o Bridely Field, Miss Nell?» le chiese il capo stalliere.

    «Fell's Pasture, direi.»

    Il visconte, consapevole di essere sotto esame, li stava osservando con un sorriso abbozzato. Nei suoi occhi c'era un riflesso dorato, o forse era soltanto l'effetto del sole che filtrava tra gli alberi.

    Lei preferiva gli uomini con i capelli chiari, come Charles, anche se la sua amica Anna lo avrebbe senz'altro trovato molto affascinante.

    «So che non vi lascerete disarcionare» gli spiegò, stupendosi di essere stata così diretta. «Comunque, se preferite, possiamo scegliere un'altra meta. Dopo che l'avrete provata, vorrei montarla io, così potrò mostrarvi il suo splendido galoppo.»

    Il viso di Lord Hunter si illuminò, e le rughe di tensione che Nell aveva notato sparirono. Forse si era sbagliata, pensò, perché la tristezza che aveva percepito pareva svanita.

    «Non avevate intenzione di offendermi, vero?» la incalzò.

    «No, in alcun modo, milord. Desideravo solo rendere giustizia a Petra. Mio padre vi avrà senz'altro detto che all'inizio può essere ombrosa, ma sono sicura che, con me in sella, darà il meglio di sé. Pensavo voleste vederla al massimo delle sue potenzialità.»

    «Non abbiamo il tempo di far montare una sella da amazzone, quindi intanto vediamo come me la cavo io.»

    Nell si strinse nelle spalle e montò sulla sua cavalla Hilda. «Petra è stata addestrata con la sella da uomo. Comunque, come avete detto voi, vediamo come va» replicò sorridendo.

    «Sarei quasi tentato di lasciarmi disarcionare per vedervi in azione, Miss Tilney.»

    Mentre lo guardava galoppare, Nell non sapeva se sentirsi sollevata perché la cavalla sarebbe stata affidata a qualcuno che l'avrebbe trattata bene, o delusa per non aver avuto l'opportunità di dimostrare il proprio temperamento.

    In quell'angolo di universo, dov'era padrona di se stessa, non avvertiva la necessità di mettersi in mostra. Quel giorno, invece, ne aveva bisogno.

    Lord Hunter si fermò vicino a lei e a Elkins. «Sapete fare di meglio?» la sfidò, chinandosi ad accarezzare il collo sudato di Petra.

    L'emozione che gli illuminava il volto metteva in risalto le pagliuzze dorate nei suoi occhi, facendolo apparire più giovane.

    Elkins soffocò una risata. Nell, che non aspettava altro, gli porse le redini e scese da Hilda.

    A giudicare dallo sguardo sbigottito, il visconte non immaginava che avrebbe accettato la sfida. «Fate sul serio? Ora? La cavalla sarà senza fiato, e voi non potete cavalcare con il vestito...»

    Nell, nel frattempo, aveva appoggiato la mano sul muso dell'animale e lo stava guardando con aria interrogativa. «Questi abiti, che ho realizzato io stessa, sono adatti anche per una sella da uomo» gli spiegò afferrando il lungo strascico e mettendoselo sotto il braccio. «Petra si è appena scaldata, perciò, se mi lasciate montare, prima che si raffreddi, vi farò vedere cos'è capace di fare. Senz'altro poi chiederete a mio padre di comprare anche Ardita, la sua puledra. Forza, scendete.»

    Lui obbedì, continuando a osservarla incuriosito mentre metteva il piede nella staffa, faceva passare la gamba dall'altra parte e, con un gesto ormai abituale, tirava su il vestito che, fino a quel momento, aveva coperto un paio di pantaloni da equitazione.

    Consegnati allo stalliere spillone e cappellino, Nell partì.

    Petra non la deluse. Quella razza di cavalli sembrava volare sul terreno, leggiadra, con la testa piegata e il corpo allungato come una freccia.

    Senza preoccuparsi della postura che una gentildonna avrebbe dovuto tenere in sella, assecondò la posizione dell'animale chinandosi e ridendo, perché la criniera le faceva il solletico sul viso.

    Lord Hunter doveva rendersi conto di quello che stava per acquistare e, se si fosse convinto a comprare anche Ardita, ne sarebbe valsa la pena.

    Non le piaceva che una cavalla e il suo puledro fossero separati troppo presto. Si spinse in fondo al pascolo fino quasi a sparire dalla vista, poi tornò indietro saltando il ruscello. Quando si avvicinò, era ancora traboccante d'emozione. «Non è sorprendente?»

    Sapeva di avere un aspetto orribile, perché i capelli, troppo lisci per essere trattenuti dalle forcine, le ricadevano sul viso.

    Lord Hunter afferrò le redini che gli stava porgendo e le consentì di scendere.

    Era davvero molto alto, constatò Nell. Per guardarlo negli occhi era costretta ad alzare la testa, una sensazione insolita, che non le piaceva, perché le ricordava suo padre, che in quel momento si stava avvicinando con aria minacciosa.

    Si affrettò a montare su Hilda mentre l'entusiasmo svaniva a poco a poco.

    «Sorprendente, senz'altro» convenne Lord Hunter accarezzando il collo sudato di Petra.

    Era tutto più facile, ora che era lui a dover alzare lo sguardo.

    «Come si chiama la puledra?»

    «Ardita, l'ho chiamata così perché è coraggiosa.»

    «Come voi.»

    «Non direi, sono la persona meno impavida sulla faccia della terra.»

    «Non è vero, Miss Nell!» esclamò il capo stalliere mentre rientravano nelle stalle. «Nessuno getta il cuore oltre l'ostacolo come voi.»

    «È diverso.» Si era stretta nelle spalle, infastidita, senza sapere perché. «Quando sono in sella, ho la situazione sotto controllo. Accompagna a casa il visconte, Elkins. Arrivederci, Lord Hunter.»

    Si allontanò, sentendosi infantile e sciocca per aver ceduto alla tentazione di mettersi in mostra.

    Lui è stato cortese, io invece mi sono resa ridicola.

    Sperava che sua zia non si sognasse di farla cenare insieme a loro, altrimenti Lord Hunter si sarebbe accorto che non era affatto coraggiosa.

    Non avendo ancora debuttato in società, cenava di rado con gli ospiti, e ne era molto lieta, perché era una vera sofferenza. La collera di suo padre era niente, rispetto alla capacità di vendicarsi di zia Hester.

    Proprio quando Nell era ormai convinta di aver scampato il pericolo, Sue, la cameriera, irruppe nella sua stanza. «La vostra signora zia dice che dovete unirvi agli ospiti per cena. Non avete scelta, mia cara. Sbrigatevi. Per fortuna ho allungato con una balza il vostro abito di mussola a fiori, che però non si chiude. Quindi, mi raccomando, tenete lo scialle sulle spalle.»

    Quel vestito risaliva a quando Nell era poco più di una bambina, e la balza era storta perché Sue non era molto abile con l'ago.

    Le sarebbe bastato sedersi per strapparlo. Tutti si sarebbero voltati a guardarla e, sghignazzando, la zia le avrebbe consigliato di andare a cambiarsi.

    Per quanto tenti di renderla presentabile, rimane una maldestra allampanata, avrebbe puntualizzato.

    Nell sarebbe uscita dalla stanza senza farvi ritorno, visto che non aveva un altro vestito e non poteva affrontare gli sguardi sprezzanti e le risatine.

    Il giorno dopo suo padre avrebbe inveito contro di lei perché lo aveva messo in imbarazzo davanti agli ospiti, e l'avrebbe accusata di essere inutile e scialba.

    «Non posso» rifiutò, le lacrime agli occhi. «Mia zia lo sta facendo di proposito per rendermi ridicola un'altra volta. Non andrò.»

    «Forse avete ragione» concordò la cameriera stringendole una mano, «ma se non vi presenterete sarà ancora peggio. Forza, non piangete. Pensate che tra un paio di giorni sarete a scuola.»

    «Magari potessi rientrare stasera!» Nell si asciugò gli occhi con le mani. «Detesto tornare qui. Vorrei poter restare sempre con Mrs. Petheridge.»

    «La mamma e io siamo contente che voi veniate, almeno d'estate. Per fortuna vostra zia non ha idea di quanto vi piaccia, quella scuola, altrimenti vi ritirerebbe all'istante. È un vero demonio. Fate vedere a tutti chi siete. Avete l'altezza necessaria per guardarli dall'alto in basso.» Sue sospirò. «Ecco, piegate un po' le ginocchia, così vi infilo l'abito dalla testa. Cosa vi danno da mangiare, a scuola? Dovete essere cresciuta almeno di una taglia.»

    Nell ridacchiò e infilò le braccia nelle maniche, lottando con il tessuto stretto. Sue era un dono del cielo e aveva ragione, mancavano solo due giorni al rientro a scuola.

    Mentre scendeva le scale, quella rosea prospettiva svanì gradino dopo gradino.

    Vedendo la zia già in salotto, si sentì accapponare la pelle. Tenne gli occhi fissi sulle scarpe che spuntavano da sotto la balza e si accomodò sul divano, augurandosi che insulsa fosse l'aggettivo peggiore che gli ospiti avrebbero usato per descriverla.

    La porta si aprì di nuovo e, con la coda dell'occhio, Nell intravide due confettini rosa seguiti da una coppia più anziana. Esaminò le due graziose fanciulle che ridevano e la loro madre. Le risultò impossibile non fissare il turbante viola tempestato di pietre preziose che la matrona indossava.

    «Datti un contegno» sibilò una voce malevola alle sue spalle. «Tieni gli occhi bassi e la bocca chiusa, altrimenti caccerò la tua cameriera, anche se è la figlia della cuoca. E chiudi quello scialle, sembri una sgualdrina, con il seno che trabocca dal vestito.» Zia Hester si rivolse quindi ai nuovi arrivati. «Mr. Poundridge, signora, che piacere avervi a cena! E queste devono essere le vostre splendide figlie! Venite, permettete che vi presenti la figlia di Sir Henry, Miss Helen. Non ha ancora debuttato in società, ma in occasione di queste cene informali si unisce a noi per affinare i suoi modi. Forse le vostre figlie potrebbero darle qualche suggerimento. Che vestiti graziosi! Vi presento anche l'altro nostro ospite di stasera, il Visconte Hunter...»

    Nell tenne gli occhi fissi sulle mani che stringeva in maniera convulsa, mentre la zia trascinava i coniugi Poundridge con sé, e si azzardò ad alzare la testa soltanto quando udì la sua voce mescolarsi a quella del padre.

    Nessuno la stava guardando, fatta eccezione per Lord Hunter.

    Entrando non si era accorta della sua presenza, perché non si era guardata intorno e, con enorme imbarazzo, si rese conto che doveva aver visto tutto.

    Abbassò di nuovo lo sguardo. Avvertiva il tocco ruvido del tessuto sulla pelle e, con un po' di fortuna, il prurito avrebbe raggiunto il culmine prima che le gambe iniziassero a tremare. Si sforzò di pensare a Mrs. Petheridge e alle sue amiche di scuola, anche se non era affatto semplice. La gamba sinistra era già scossa da un tremito.

    Sono patetica, mi sono lasciata sopraffare dalla zia come al solito, rifletté amareggiata, mentre anche l'altra gamba cominciava a tremare. Immagina di spazzolare Petra, si ordinò. No, mio padre è lì e mi sta fissando. Pensa a Mrs. Barnes e al suo pane alla cannella... No, mia madre è morta con una fetta intatta di quel pane accanto al letto, mi sembra di sentirne ancora il profumo.

    Si impose di concentrarsi sul sorriso dolce di Charles, che l'aveva aiutata a salire a cavallo la prima volta che erano andati alla fiera degli allevatori di Wilton, sul gesto con cui le aveva cinto le spalle, quando suo padre si era infuriato. Se solo fosse stato al suo fianco, in quel momento...

    La gamba destra aveva smesso di tremare, e Nell premette il palmo sulla sinistra per tenerla ferma.

    Ancora due giorni e si sarebbe seduta nello studio accogliente di Mrs. Petheridge, che consolava le fanciulle disperate per la nostalgia della famiglia con il servizio da tè scheggiato e i biscotti allo zenzero.

    Finalmente in grado di lasciar entrare l'aria nei polmoni, Nell inspirò. Il sudore le colava lungo la schiena e tra i seni, sotto lo scialle ruvido.

    «Vostro padre ha accettato di vendermi anche Ardita» annunciò Hunter accomodandosi sul divano, che scricchiolò. «Sentirete la sua mancanza?»

    «Come?» ribatté, brusca e impacciata.

    «Seguendo il vostro consiglio, sono andato a vederla, ed è un vero splendore. Potrebbe diventare mezza spanna più alta della madre. Mi auguro mi aiuterà a guadagnare punti, con Petra. Cosa ne pensate?»

    Nell non riusciva a pensare.

    Da un momento all'altro sua zia sarebbe arrivata e l'avrebbe sbranata per aver osato rivolgerle la parola a qualcuno. Di cosa le stava parlando il visconte? Di Petra e Ardita. Le aveva detto che avrebbe comprato anche la puledra. Glielo aveva suggerito lei. Sì, sì, mi mancherà, comunque partirò tra un paio di giorni. Grazie al cielo, erano soltanto due giorni.

    Non le veniva in mente una risposta sensata, e le gambe avevano iniziato a tremare di nuovo.

    «Abito proprio vicino a Bascombe Hall» riprese lui. «Ci siete mai stata?»

    Accidenti, perché si ostinava a parlare?, si interrogò Nell, desiderando che la lasciasse in pace. «No, mia madre e mia nonna non erano in buoni rapporti.»

    Ecco, era riuscita a mettere insieme una frase.

    «Vostra nonna era bisbetica e aveva un pessimo carattere» commentò Hunter.

    Come si permetteva di essere così irriverente? Se lei si fosse azzardata a dire una cosa simile...

    «È stato meglio per voi» proseguì lui sorprendendola ancora di più. «So che vostro padre gestirà fino alla vostra maggiore età la proprietà che avete ereditato da vostro nonno. Vostra nonna non ha mai nascosto di disapprovare il matrimonio tra sua figlia e Sir Henry, perciò mi stupisce che non abbia trovato il modo di diseredarvi.»

    «Ci ha provato, con l'unico risultato di riuscire soltanto ad aggiungere una clausola al testamento. In poche parole stabilisce che se dovessi morire prima di diventare maggiorenne, l'eredità spetterebbe a mio cugino.» Nell sospirò. «Dopo che avrò compiuto ventun anni, però, non potrà fare più niente.»

    «Con un pizzico di fortuna passerà a miglior vita prima e vi risparmierà il grattacapo di doverla cacciare di casa.»

    Nell premette la mano sulla bocca per soffocare una risata. Non era possibile che il visconte avesse detto una cosa simile e che lei avesse riso...

    Il prurito stava passando, constatò sfregandosi le mani. Era un buon segno.

    Lord Hunter lo aveva fatto di proposito?, si domandò. No, non poteva saperlo.

    «Continuo a sperare che un giorno decida di incontrarmi» gli confidò. «È davvero così terribile?»

    «Anche peggio» rispose lui con una smorfia. «Di solito l'aggettivo burbero si adopera per i gentiluomini, ma vi assicuro che si adatta alla perfezione a vostra nonna. Se volete la mia opinione, dovreste ritenervi fortunata che vi ignori.»

    Ha ragione, convenne Nell in cuor suo. «Avete mai incontrato mio nonno?» domandò poi.

    Lui annuì. «Era un gentiluomo buono, giusto, che per sua sfortuna era il secondogenito, ed

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