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La perlina sul fondo
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E-book260 pagine4 ore

La perlina sul fondo

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Info su questo ebook

Finalmente tradotto in italiano (a cura e con una postfazione di Alessandro Catalano) il libro d’esordio di Hrabal, uno dei più grandi scrittori del Novecento.
« Ho inchiodato rotaie, fatto il capostazione, offerto polizze assicurative, ho lavorato come commesso viaggiatore, operaio di acciaieria, imballatore di carta da macero e macchinista teatrale.
Quello che volevo era sporcarmi con l’ambiente, con la gente comune, e trovarmi a vivere, ogni tanto,
l’esperienza sconvolgente di scorgere la perla sul fondo dell’essere umano. » Bohumil Hrabal

C’è già tutto Hrabal in questa sua prima raccolta di racconti, i personaggi, marginali e sbruffoni, sinceri come i bassifondi da cui provengono. È lì e in loro che però è più facile scorgere ciò che si annida sul fondo di ciascuno, una forma di vera essenza umana, la “perlina”. Hrabal  però insiste a dire che non si tratta di racconti metaforici, morali: il racconto è come un riflettore sotto la cui luce entrano i personaggi, che ci possono parlare e di cui possiamo conoscere quasi tutto da pochi gesti e alcuni scampoli di conversazione, e poi escono di scena. In modo che sia poi ogni singolo lettore, come gli pare, a scoprire, al fondo di sé, le sue perline. Per farlo, Hrabal usa in modo estremamente creativo ed espressivo un linguaggio concreto in cui si sente il rumore della fabbrica e delle fumose chiacchiere da birreria, gli slang, terminologia presa di peso da ambiti tecnici. Il linguaggio parlato amalgama tutto in modo da creare una spontaneità credibilissima e insieme estremamente studiata, che rende tutto semplice come la realtà, ovvero di una complessità effettiva e irriducibile che reinventa la tradizione, come accade solo nei grandi della letteratura.
Quarta di copertina di Alessandro Catalano, curatore del volume:
« Sulla forca! È quello il posto di Bohumil Hrabal e dei maniaci simili a lui, purtroppo non è il solo. Sulla forca! »
Nella sua rielaborazione di una lettera anonima, Bohumil Hrabal fotografa con grande efficacia la reazione di alcuni lettori cechi di fronte alla novità linguistica, stilistica e tematica dei suoi testi letterari dopo quindici anni di grigio realismo socialista.
Con i racconti di Hrabal, nel 1963, fanno prepotentemente ingresso nella letteratura ceca i “ discorsi della gente ”, l’inventiva linguistica e la creatività popolare di operai delle acciaierie, commessi viaggiatori, ferrovieri, assicuratori, notai, impiegati del macero della carta, macchinisti teatrali, che, attraverso un lessico colorito, espressioni dialettali e slang professionali, restituivano alle pagine dei libri la vivacità dell’osteria e « lo splendore dei chiacchieroni e il loro sollazzarsi ». Ed è nello scontro tra drammatica situazione contingente e discorsi apparentemente banali e ripetitivi, che in questi racconti si realizza « l’esperienza sconvolgente di scorgere la perla sul fondo dell’essere umano », come Hrabal la definisce.
Mai tradotta prima in italiano, La perlina sul fondo ha forse risentito del veloce successo editoriale dello scrittore ceco negli anni Sessanta ed è rimasta nell’ombra della successiva raccolta Pábitelé (presentata in italiano con i titoli Vuol vedere Praga d’oro? e Gli stramparloni). Il grande successo dei due volumi di racconti ha poi portato alla rapida pubblicazione di molti degli scritti che Hrabal aveva accumulato nei cassetti nel corso dei decenni precedenti, consacrandolo in pochi anni come uno dei più interessanti autori del panorama internazionale.
LinguaItaliano
Data di uscita27 mar 2020
ISBN9788833861098
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    Anteprima del libro

    La perlina sul fondo - Bohumil Hrabal

    Tavola dei Contenuti (TOC)

    Corso serale

    Molto amato

    I bei tempi andati

    Un pomeriggio uggioso

    La morte del signor Baltisberger

    Emánek45

    Occhi d’angelo

    Gli impostori

    Il barone di Münchhausen

    Il battesimo 1947

    La birreria U zeleného stromu

    Presepe praghese

    Nota della traduttrice di Laura Angeloni

    Bohumil Hrabal, ovvero la nascita del Rabelais dei tempi moderni. Le peripezie editoriali che hanno trasformato L’allodola sul filo nella Perlina sul fondo di Alessandro Catalano

    Opere principali di Bohumil Hrabal83

    Filmografia

    NováVlna

    ( 8 )

    « Sulla forca! È quello il posto di Bohumil Hrabal e dei maniaci simili a lui, purtroppo non è il solo. Sulla forca! »

    Nella sua rielaborazione di una lettera anonima, Bohumil Hrabal fotografa con grande efficacia la reazione di alcuni lettori cechi di fronte alla novità linguistica, stilistica e tematica dei suoi testi letterari dopo quindici anni di grigio realismo socialista.

    Con i racconti di Hrabal, nel 1963, fanno prepotentemente ingresso nella letteratura ceca i discorsi della gente , l’inventiva linguistica e la creatività popolare di operai delle acciaierie, commessi viaggiatori, ferrovieri, assicuratori, notai, impiegati del macero della carta, macchinisti teatrali, che, attraverso un lessico colorito, espressioni dialettali e slang professionali, restituivano alle pagine dei libri la vivacità dell’osteria e « lo splendore dei chiacchieroni e il loro sollazzarsi ». Ed è nello scontro tra drammatica situazione contingente e discorsi apparentemente banali e ripetitivi, che in questi racconti si realizza « l’esperienza sconvolgente di scorgere la perla sul fondo dell’essere umano », come Hrabal la definisce.

    Mai tradotta prima in italiano, La perlina sul fondo ha forse risentito del veloce successo editoriale dello scrittore ceco negli anni Sessanta ed è rimasta nell’ombra della successiva raccolta Pábitelé (presentata in italiano con i titoli Vuol vedere Praga d’oro? e Gli stramparloni). Il grande successo dei due volumi di racconti ha poi portato alla rapida pubblicazione di molti degli scritti che Hrabal aveva accumulato nei cassetti nel corso dei decenni precedenti, consacrandolo in pochi anni come uno dei più interessanti autori del panorama internazionale.

    Alessandro Catalano

    Biografia dell'autore

    Bohumil Hrabal (Brno 1914, Praga 1997) è stato uno dei più originali scrittori cechi del Novecento e i suoi personaggi stralunati sono divenuti proverbiali tra i lettori e gli spettatori dei film tratti dalle sue opere. Autore di molti testi, spesso difficili da ricondurre ai tradizionali generi letterari, è stato ripetutamente tradotto in italiano da Einaudi, Longanesi, e/o, Sapiens e in un Meridiano di Mondadori.

    © 1994, Bohumil Hrabal Estate, Zürich, Switzerland

    © 2020 Miraggi edizioni

    via Mazzini 46 – 10123 Torino

    www.miraggiedizioni.it

    Titolo originale:

    Perlička na dně, prima edizione: Československý spisovatel, Praha 1963

    Translation of this book was realized with

    the support of the Ministry of Culture

    of the Czech Republic

    Ringraziamo il Ministero della Cultura

    della Repubblica Ceca per il sostegno

    alla traduzione e alla pubblicazione

    Progetto grafico Miraggi

    Finito di stampare a Chivasso nel mese di marzo 2020

    da A4 Servizi Grafici per conto di Miraggi edizioni

    su Carta da Edizioni Avorio – Book Cream 80 gr

    e Carta Fedrigoni Woodstok Materica Chalk 180 gr

    Prima edizione digitale: marzo 2020

    isbn

    978-88-3386-109-8

    Prima edizione cartacea: marzo 2020

    isbn

    978-88-3386-111-1

    A cura di Alessandro Catalano

    Traduzione dal ceco di Laura Angeloni

    Anni fa, quando ho scoperto qual era la direzione del mio cuore, mi sono incamminato verso il mondo amico, ho inchiodato rotaie, fatto il capostazione, offerto polizze assicurative, ho lavorato come commesso viaggiatore, operaio di acciaieria, imballatore di carta da macero e macchinista teatrale. Quello che volevo era sporcarmi con l’ambiente, con la gente comune, e trovarmi a vivere, ogni tanto, l’esperienza sconvolgente di scorgere la perla sul fondo dell’essere umano. È stato allora che ho cominciato ad amare quelli a cui nessuno dà più fiducia e di cui tutti si lavano le mani. E ho anche capito che, per naturale pudore, coloro che amo preferiscono apparire rozzi e buffoni piuttosto che manifestare i propri sentimenti. Ma è proprio con loro che ho vissuto e lavorato meglio! Perché a volte, sotto l’impulso di un momento o di una circostanza, si sono di colpo strappati la camicia e mi hanno mostrato il cuore, su cui ho visto incise con la punta di un diamante le questioni su cui meditano i filosofi. È per questo che amo i luoghi pieni di gente, dove si tornisce la lingua madre, si creano nuove parole, si affinano i gerghi e si approfondiscono i miti, quando le persone chiacchierando si interrogano a vicenda su chi sono o su chi vorrebbero essere. E chi conosce l’uomo sa che non è cosa da niente, perché chiacchierando i pensieri sgorgano dalla bocca diretti verso la comprensione e il silenzio. E alcuni ci riescono per qualche secondo, mentre altri non fanno che girarci intorno per tutta la vita e chiacchierano e chiacchierano senza mai arrivare davvero al nucleo. E sono coloro che amo di più perché sono quelli che potrebbero avere maggiore bisogno di me. Chi ci dice infatti che già domani quei rozzi buffoni non verranno sorpresi dall’incantesimo di un cambiamento qualitativo?

    Corso serale

    Già da un po’ aspettavo all’angolo desolato tra la Valentinská e la Veleslavinova, quando vidi una moto svoltare da Mariánské náměstí e procedere nella mia direzione. Era una Jawa 250 a doppio manubrio. L’istruttore balzò giù agilmente dal sellino posteriore e subito, con le dita intirizzite, tirò fuori una sigaretta. Prima di accenderla lanciò un’occhiata truce al suo allievo che, ancora a cavallo della moto, scuoteva frenetico il tallone nel tentativo di mettere in folle.

    « Nemmeno stavolta c’è riuscito! Niente, nemmeno adesso! » borbottò l’istruttore con la sigaretta che gli ciondolava tra le labbra. « Be’, oggi non ha certo dato il meglio di sé. Agli incroci è stato un vero disastro! E spenga i fanali! Forza, qual è la regola agli incroci? »

    « Il fatto, signor Fořtík » disse il giovanotto lisciandosi i capelli da carcerato, « è che io ho frequentato a gennaio e ora siamo a settembre. Ho il cervello in panne. Dentro di me la so, ma a dirla non ci riesco. »

    « E con l’esame come la mettiamo? Le regole deve saperle a menadito. Diamine, e se le studi, no? Il pomeriggio quando torna dal lavoro prenda il codice della strada e si metta a studiare! »

    « Be’, io quando torno vado a dormire! »

    « E va bene, allora dorma, si faccia pure il suo pisolino, ma prima o poi si sveglierà no? E allora tiri fuori le regole, sono solo un paio di pagine, cavolo! Che fa quando si sveglia? »

    « Leggo… e al momento sono preso da un libro fantastico. Si intitola Il bruto dottor Quartz e la leggiadra Zanoni¹. È fortissimo, se vuole glielo porto! »

    « Senta, lasciamo stare, che oggi sono di buonumore. Si legga pure la sua leggiadra Zanoni, e la sera…? »

    « La sera proprio non posso. Sa signor Fořtík, io ho una ragazza che ha una carrozzeria di quelle…! È accessoriata che è una meraviglia, neanche un chilo in eccesso, due valvole ben piazzate e un cilindro perfetto. E che albero a camme! Quando ci vedono arrivare sulla Sázava, a cavallo della mia Jawa ultimo modello, hanno tutti gli occhi fuori dalle orbite… »

    « In che senso, a cavallo della sua Jawa ultimo modello? Mi sta dicendo che guida senza patente? Non ci posso credere! »

    « Mi scusi, signor Fořtík, ma che dovrei fare? È da gennaio che vengo a lezione e nel capanno ho una Jawa nuova di zecca! Fino a luglio ho resistito. Poi una domenica, ero a casa da solo, ho preso il grande specchio in camera mia e l’ho portato in cortile, ed equipaggiato di tutto punto sono salito sulla moto e l’ho guidata fino allo specchio, mi sono avvicinato più volte e mi guardavo, ero bellissimo, e sono stato così tanto tempo a guardarmi che alla fine non ce l’ho fatta più e sono uscito. E le dirò che ho dato una pista a tutti! »

    « Bene, bene, non sprechi fiato e non mi faccia perdere tempo. Tra l’altro la moto si poteva ingolfare. In ogni caso va bene, torna dal suo appuntamento, a casa c’è un bel silenzio, quindi può dedicarsi al codice stradale. Che altro potrebbe fare così tardi la sera? »

    « Ma a quel punto sprizzo energia da tutti i pori! Metto su radio Monaco e radio Lussemburgo e ascolto quei neri scatenati…, banjo elettrico, chitarra elettrica, tromba, basso e quel pianoforte che sembra una batteria! Venga una sera! Bing Crosby e Grace Kelly, Eartha Kitt, l’usignolo nero, e Louis Armstrong, detto Satchmo, cantano in un modo che le graffia il cuore! »

    « Bene, ho finito la sigaretta, basta chiacchiere! Magari un giorno vengo con lei sulla Sázava ad ascoltare del buon jazz, per il momento però sono ancora il suo istruttore. Sabato faremo le ultime due ore di lezione e, prima di girare la chiavetta dell’accensione, mi reciterà a memoria tutte le regole degli incroci, altrimenti sulla moto dietro di lei non ci salgo. Per il resto lei guiderà benissimo, non ha nessuna inibizione. Che lavoro fa? »

    « Il rilegatore. »

    « Va bene, mi dia il libretto, per questa volta le metto la firma, ma mi raccomando, tutto a memoria! Dico sul serio… »

    « Studierò, signor Fořtík, lo farò per lei. A meno che il cervello non mi faccia cilecca, gliele elencherò a memoria a una a una. La ringrazio e buona notte! »

    « Notte… farabutto! » sussurrò l’istruttore e poi guardò me. « Lei dev’essere Hrabal. Dica un po’, anche lei ha già una moto? »

    « Sì, signor Fořtík. »

    « Vedo un bel po’ di capelli bianchi però. Se ne è ricordato tardi, della moto! »

    « Che vuole farci, signor Fořtík, mi fanno male le gambe, ma a me è sempre piaciuto camminare e guardarmi intorno, così ho pensato che una Čezeta² poteva fare al caso mio. Sentieri campestri, boschi, il bel lungofiume. Sa, da dove vengo io l’acqua ha un odore di canne appena strappate… »

    « Uuuhm, mica male come idea! Mi fumo un’altra sigaretta, sono infreddolito. Quindi non è mai salito su una moto? »

    « Ma sì… con mio padre! Fin da piccolo, ma sempre sul sellino posteriore. La nostra prima moto era una di quelle Laurin che si accendevano a spinta. E aveva anche il sidecar per mia madre e mio fratello, e insomma bisognava spingerla con tanta forza che, quando si accendeva, io e papà non avevamo nemmeno più l’energia di saltarci sopra. »

    « Ma sa, Hrabal, che nemmeno me la ricordo quella moto? Comunque, mettiamo che sia un esame… perché si usa l’olio lubrificante? »

    « Pellicola d’olio, viscosità. »

    « Bene. E la compressione cos’è? »

    « È il rapporto tra volume del pistone e volume della camera a scoppio. »

    « Bene, benissimo, direi, ma si ricordi di quello che sto per dirle! Si accorgerà presto che gli zucconi, completamente a digiuno di teoria, guidano da dio, mentre lei prima o poi farà una bella caduta. Ma non si abbatta, perché finché non ci dai davvero dentro, non ti sfracelli e sopravvivi, non puoi dire di saper guidare. Poi potrà consumare le gomme della sua Čezeta per chilometri e chilometri! Suo padre comunque era un vero pioniere. Guida ancora? »

    « Ci può scommettere, signor Fořtík. A casa si parla solo di auto. Adesso è passato alle macchine, appunto. Secondo me lui si immagina il cielo come un’enorme pianura piena di macchine e catorci, convinto che quando morirà riceverà alle porte del paradiso attrezzi di ogni tipo e potrà rovistarci dentro per l’eternità. Ma ai vecchi tempi quanto ci ha fatto penare! Papà era un po’ un tipo da vento nei capelli, mentre mamma, come tutte le madri, era un po’ una tipa da nervi a fior di pelle. E papà la tranquillizzava: Vieni, Maryška, vedrai quanto ti farà bene un po’ d’aria!. E così eccoci tutti a bordo. Ma superato un carro, superatone un altro, papà faceva presto a scordarsi dei nervi della mamma e tutto curvo sul manubrio si metteva a urlare: Targa Florio!. E chi lo fermava più! Vedevo la mamma avvolta dalla nebbia che stringeva mio fratello al petto e gridava: Francin, Francin, santiddio, Francin!. Ma mio padre non si lasciava scoraggiare. A quel tempo andavano di moda gli impermeabili … e quello di papà si gonfiava tutto formando sulla schiena una specie di gobba che arrivava fino al sellino posteriore, dove stavo seduto io. »

    « E sfrecciavate a quel modo sulle strade di una volta? Ma gli ammortizzatori erano di pessima qualità! »

    « Tremendo! Soprattutto per me. Il sellino del passeggero era a doppia sospensione, con degli ammortizzatori speciali, fatti su misura per il capo di mio padre, che ogni tanto viaggiava con lui e pesava un quintale. Mi creda, signor Fořtík, io il paesaggio lo vedevo solo alla partenza o quando dovevamo fermarci per un qualche guasto. Per il resto del viaggio non facevo che lacrimare, il paesaggio intorno oscillava, i campi e i boschi saltellavano. »

    « Uuuhm… Era proprio un grand’uomo suo padre! »

    « Per noi bambini sì, ma non per mia madre. Quando finalmente arrivavamo a destinazione, altro che goderci la Valle della Nonna³, per esempio, o il Paradiso Boemo! Io vomitavo e la mamma se ne stava tutta afflosciata nel sidecar, buttava giù una pillola dopo l’altra e borbottava: Ma perché sono venuta, perché sono venuta!. Il problema era proprio questo, la mamma di quelle gite registrava solo i fatti per cui saremmo potuti finire in ospedale, se non dritti al cimitero, mentre papà si vedeva già catapultato nel glorioso circuito Targa Florio. Allietati dal bel paesaggio circostante ci rimettevamo pian piano in sesto, ma poi arrivava il viaggio di ritorno. E nonostante papà avesse giurato e spergiurato alla mamma che stavolta avrebbe guidato come si addice a un padre di famiglia, resisteva giusto un quarto d’ora, poi si lasciava trasportare dall’ispirazione della corsa ed eccoci sfrecciare di nuovo come spettri in mezzo alla campagna. Altrimenti lui non si divertiva. »

    « Bene, sigaretta finita. Venga, si parte! » disse l’istruttore.

    Tolsi il cavalletto alla moto e con la scarpa lo incastrai nel fermo.

    « Allora, Hrabal, ripetiamo. Come prima cosa giriamo la chiavetta dell’accensione. Il cambio di questa moto è un po’ diverso da quello della sua Čezeta. »

    « Ma tanto io non l’ho mai guidata… non ho la patente, lo sa. »

    « Certo, le sto facendo un discorso, diciamo, teorico. Dunque, la prima in su, la seconda, terza e quarta in giù, quando innesta la marcia deve sentire lo scatto. E accenda i fanali! »

    Schiacciai più volte il pedale, saltai su con la gamba e voltai la testa.

    « È seduto, signor Fořtík? »

    « Sì, ma guardi, le si è spenta. Deve dare più gas quando parte, e dando gas rilasci pian piano la frizione. La faccia ripartire…Così non le si accenderà mai! »

    « È vero! Sono in prima » arrossii, col collo del piede misi in folle e poi riaccesi. La moto lanciò un tale ruggito che mi sembrò di avere puntati addosso gli occhi di tutta quella Praga serale, anche se in quel momento non passava nessuno. E appena inserii la prima il mondo cominciò a girare dolcemente.

    Il signor Fořtík si accostò alla mia schiena e sussurrò: « Hrabal, si rilassi… dia gas, ora si giri a controllare che non stia arrivando nessuno da dietro…, dia il segnale con il braccio che si sta immettendo nella corsia…, lasci la frizione… bene, e ora giri a sinistra. E metta la seconda! Ora freni, guardi bene a destra e sinistra, c’è un segnale di precedenza, giri a destra. Sulla Kaprova. Tiri fuori quel braccio… di più, ancora! Fino in fondo, così sembra che voglia grattarsi il ginocchio o aggiustarsi la giarrettiera… ora abbiamo perso velocità, dunque metta la prima, poi la seconda, la terza… basta un tocco con la suola… passi accanto al Nuovo Municipio, verso la piazza della Città Vecchia, segnali col braccio che ci stiamo dirigendo verso l’orologio e controlli che dalla Pařížská non arrivi nessuno… così. Attenzione alle rotaie scivolose, in particolare dopo che ha piovuto… ecco siamo sul selciato… sulla piazza giri a sinistra. Attento! Dalla direzione opposta non sta arrivando nessuno, dietro non ci sono tram…, svolti in Dlouhá třída… Non è mai caduto con suo padre? »

    « Con la Laurin no, ci è successo poi con la Bmw 57… Sulla Laurin mio padre si è ribaltato da solo…, a un certo punto la mamma non reggeva più lo stress dei lunghi tragitti, quindi noi prendevamo il treno e papà ci raggiungeva in moto. Ma non arrivava mai. Così un giorno, mentre aspettavamo a Brno, lo vedemmo arrivare in treno anche lui, il braccio a tracolla e la testa fasciata, ma non che fosse abbattuto eh… rideva! Pare che dalle parti di Bítov fosse volato in una chiesa, dritto dentro la sagrestia… »

    « Ollallà! Nella sagrestia? Nemmeno a me è mai capitato! Neanche in sogno! Perfetto, ha inserito la prima per far passare il vecchietto. Ora a destra… La Revoluční è tutta libera, dunque gas, acceleri! All’incrocio è meglio tenere la moto su di giri… è imbarazzante se si spegne. In ogni caso i miei complimenti a suo padre… e ha comunque continuato a prendere la moto? »

    « Ci può scommettere, signor Fořtík, e in modo sempre più spericolato, sempre come se fosse una gara. Un’altra volta doveva raggiungerci a Skuteč insieme a un amico macchinista. Ma arrivarono in treno anche lì, senza motocicletta, tutti incerottati. Stavolta erano volati dentro un carro tirato da una pariglia di buoi. Scendono dal treno e il papà ride tutto allegro: Vedrete che un giorno ce la farò ad arrivare! »

    « Qui metta in prima, Hrabal… adesso giriamo a destra e niente chiacchiere… questo intorno alla Casa Municipale è un tratto insidioso. E ricordi che la moto è una bestia mitologica, più ti strapazza più ti ci avvinghi, capisce no… un vero uomo… se ne accorgerà da sé quando si ritroverà di notte dentro un fossato con una gamba rotta… attento al tram, non gli passi così vicino, se un idiota salta giù all’improvviso⁴… e poi che dice il codice? Come bisogna guidare? »

    « A distanza di sicurezza, in modo da poter frenare senza pericolo. »

    « Esatto Hrabal, ma perché tutta questa fretta proprio su Na Příkopě? Suoni il clacson! Io e un allievo qui ci siamo ribaltati, è finito sulle rotaie proprio come lei in questo momento e si è rotto la clavicola. Quindi, Hrabal, deve sempre fare attenzione non solo a quello che accade, ma anche a quello che potrebbe accadere! Tenere sempre gli occhi aperti sui movimenti della gente, basta un attimo ed è la fine. Ovviamente serve anche un po’ di fortuna, ma di quella a Praga non si può fare a meno, anche durante una semplice passeggiata. E adesso giri in piazza Venceslao e vada su…, i semafori sono già spenti… metta la prima…, sì, la corsia centrale è libera, prosegua! Quindi se l’è davvero goduta suo padre quella Laurin, dovreste mettergliene una sulla tomba come monumento…, aspetti, ora si concentri, siamo all’incrocio con la Vodičkova… Bene, superato. E poi? »

    « Mi sono ricordato adesso di una volta che siamo andati alle terme di Poděbrady. Era estate, papà si era comprato un lungo impermeabile ed eravamo tutti vestiti a festa, io e mio fratello coi nostri completini alla marinara, ma dopo Kovanice, a forza di sventolare, il bell’impermeabile di papà si è impigliato nella ruota di dietro… »

    « Si dice ruota posteriore, Hrabal. »

    « Esatto… comunque l’impermeabile ha cominciato ad avvolgersi nell’ingranaggio della ruota posteriore e tirava papà verso di me, lui cercava di raggiungere con la mano la leva del gas, ma veniva trascinato sempre più indietro e le sue mani annaspavano nel vuoto. E anch’io cominciavo a cadere all’indietro… »

    « Meraviglioso, Hrabal. Non perda il filo del discorso, ma giri a destra. E non stia seduto così contratto! La raddrizzo un po’… così…, e adesso giri sulla Ječná. Su, prosegua. »

    « Dunque abbiamo fatto un volo oltre il fossato e siamo finiti nella segale. Il problema è che allora i tessuti erano molto più resistenti, oggigiorno si sarebbe strappato… »

    « No, Hrabal, adesso no, l’incrocio davanti alla chiesa di Sant’Ignazio è insidioso. A sinistra c’è l’ospedale e quindi è pieno di ambulanze che vanno e vengono. Metta piuttosto la seconda e si ricordi, quando sarà solo, che nel centro di Praga la cosa migliore è viaggiare sempre in terza…, qui ci sono due benzinai e faccia attenzione davanti alla facoltà di ingegneria … ora scendiamo verso la Moldava! »

    « Papà era completamente sdraiato su di

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