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La francese. La lunga vita di Giovanna Mayne
La francese. La lunga vita di Giovanna Mayne
La francese. La lunga vita di Giovanna Mayne
E-book97 pagine1 ora

La francese. La lunga vita di Giovanna Mayne

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Info su questo ebook

Storia della partigiana francese Jeannette Mayne che si trovò nel 1944 a Bagni di Lucca tra l'XI Zona partigiana e l'occupazione tedesca. Ci sono, nella vita di ciascuno di noi, incontri che nel corso del tempo non riescono a fissarsi nella memoria né a coinvolgere né scalfire i nostri sentimenti, così che di essi rimane solo una flebile e vaga traccia. Altri incontri invece sono così coinvolgenti che lasciano un segno duraturo, caricandoci di un fardello di emozioni, di passioni, di amicizia e, talvolta, di amore, che pretendono di restare con noi fino alla fine dei nostri giorni. L'incontro di Virginio Monti con Jeannette Mayne è sicuramente ascrivibile a questa seconda specie se, a venti anni di distanza dalla morte di lei, lui ha deciso di dedicarle questa pubblicazione. Per chi, come Virginio, ha impegnato la sua intera militanza politica a battersi per affermare i valori della giustizia e dell'antifascismo o, per dirla nella lingua madre di Jeannette, i valori di "liberté, egalité, fraternité", non deve essere stato difficile restare affascinato dalla figura di questa donna, così combattiva e coerente con quei valori fino all'ultimo istante della sua lunga vita.
LinguaItaliano
Data di uscita10 apr 2020
ISBN9788832281293
La francese. La lunga vita di Giovanna Mayne

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    La francese. La lunga vita di Giovanna Mayne - Virginio Monti

    Virginio Monti

    La francese

    La lunga vita di Giovanna Mayne

    Argot edizioni

    Copyright

    Proprietà letteraria riservata

    © 2016 Tra le righe libri

    Un marchio Andrea Giannasi editore

    ISBN 9788832281293

    Finito di stampare nel mese di aprile 2020

    Prefazione

    Osservatore attento e inflessibile, Virginio Monti ha saputo spaziare tra fatti storici nazionali e internazionali e tra vicende locali e familiari con vera maestria, recuperando sempre e al momento opportuno "il giusto mezzo, quello che i Latini chiamavano medietas, laddove il tono narrativo diventava o troppo intimistico o troppo a vasto raggio. Proprio questa tecnica che egli stesso definisce a nuoto di delfino", cioè l’entrare e uscire dalla storia politica e dalle vicende narrate, rende la lettura molto scorrevole e mai monotona.

    L’opera ripercorre gli ultimi 50 anni della storia italiana letti con gli occhi di chi ha sempre fatto dell’impegno politico e civile il proprio Credo e ancora oggi rifiuta di piegarsi alle ingiustizie e rifugge dalla rassegnazione.

    Con il piglio che l’ha sempre contraddistinto il Monti denuncia fin dalle prime pagine il reiterato appiattimento della Sinistra e del Sindacato su un conformismo di comodo che ha sempre consentito alla borghesia di perpetuarsi, sia nel primo dopoguerra che dopo Tangentopoli. Infatti con il provvedimento di amnistia firmato dall’allora Guardasigilli Palmiro Togliatti furono scarcerati, come affermò lo stesso Sandro Pertini, i più sporchi propagandisti fascisti insieme a molte canaglie repubblichine, così come dopo Tangentopoli la corruzione ha continuato ad infestare il sistema politico a tutti i livelli.

    La pacificazione, secondo Monti, è stata l’origine del graduale asservimento ai valori borghesi.

    In questo contesto nazionale s’inserisce uno spaccato della storia locale: il fascismo, la guerra e la Resistenza sono esperienze troppo forti per non provocare dei profondi mutamenti nelle relazioni personali e anche in una piccola comunità come Bagni di Lucca la pacificazione è stata assai graduale e sofferta. L’economia locale aveva subìto un processo di trasformazione profonda: all’industria della villeggiatura si era sostituita la lavorazione del gesso e dal 1946 in poi, in ogni angolo del Comune, erano sorte fabbriche, ricavate da vecchi magazzini, da cantine con muri che colavano umidità, che in breve avevano impiegato, con contratti arretrati, un quarto della popolazione di allora, circa 2000 persone, se si considera anche il lavoro a domicilio, per il quale non esisteva nessuna forma di tutela.

    In questo ambiente ristretto, geloso delle proprie piccole conquiste e timoroso del nuovo, si forma il Monti con la sola protezione dei nonni che gli permette di affrontare separazioni improvvise, inaspettati allontanamenti affettivi… e difficoltà relazionali anche con il mondo esterno. Negli anni ’70 milita in un gruppo extraparlamentare, poi in Democrazia Proletaria, e quando questa nel 1991 si scioglie, entra in Rifondazione Comunista; tutta la sua vita è improntata al rigore logico e al coraggio passionale della denuncia, ma almeno per un buon tratto del suo percorso non è solo: ha accanto a sé Jeannette la Francese, una solida figura di donna, combattiva e coerente fino agli ultimi giorni della sua vita, che lo aiuta nell’impervio cammino dell’affermazione degli ideali di giustizia e di equità.

    Conversazioni frequenti e narrazioni sofferte del periodo della guerra e della lotta partigiana svelano a Virginio una realtà che va ben al di là dei confini ristretti della nostra valle, una realtà che diventa insegnamento di vita.

    Valeria Catelli

    dedica

    Ai Partigiani Dante Bianchi, Elio Marchi (il Docce)

    e Luciano Nutini,

    amici e compagni di una vita della Francese

    "Io penso che la storia ti piace,

    come piaceva a me quando avevo la tua età,

    perché riguarda gli uomini viventi

    e tutto ciò che riguarda gli uomini,

    quanti più uomini è possibile, tutti gli uomini del mondo

    in quanto si uniscono tra loro in società e lavorano e lottano

    e migliorano se stessi

    non può non piacerti più di ogni altra cosa."

    Antonio Gramsci

    Presentazione

    Quando io nascevo all’ospedale di Lucca, il 3 Dicembre del 1947, Jeanne o Jeannette ma per tutti Giovanna La Francese, la protagonista del mio racconto, aveva compiuto 45 anni. La prima guerra mondiale, il ventennio fascista, la Seconda Guerra Mondiale e la lotta di liberazione partigiana erano alle nostre spalle. Non lo erano invece le ricadute economiche, sociali e politiche che quegli avvenimenti avevano prodotto nella società italiana. Tante ferite erano ancora aperte e vive e non sono scomparse del tutto neppure oggi che viviamo nel terzo millennio.

    Sono cresciuto a Ponte a Serraglio, in via Letizia 121, la zona proletaria del più caratteristico paese di fondovalle del Comune di Bagni di Lucca. Vivevo con i miei nonni materni, con mia mamma Alice, fino a quando non è andata a lavorare in Francia nei primi anni '50 e con mia zia Verbena. Mio nonno Luigi tante volte mi ha raccontato che aveva da poco finito il servizio di leva nel 1914 quando venne immediatamente richiamato militare: fu spedito al fronte dove si fece tutti gli anni della Grande Guerra contro gli austro-ungarici. Mio nonno era nato il 17 Marzo del 1891, di due anni più giovane di mia nonna Filide, sua sposa, nata il 7 Giugno del 1889. I miei nonni avevano avuto il loro primo figlio Angelo, che allora abitava nella casa accanto alla nostra, nel 1911, il secondo di nome Otello nel 1912, poi il terzo, Giovanni, nel 1914. Mio nonno faceva l’operaio nei cantieri delle ferrovie quando ha conosciuto mia nonna. Non avevano ricchezze particolari a cui attingere e dunque si possono immaginare le grandi difficoltà che hanno dovuto affrontare prima e soprattutto durante il periodo bellico. Le ristrettezze con cui furono costretti a crescere i loro primi tre figli erano state veramente grandi.

    Mia mamma Alice nacque il 24 Maggio del 1920, la zia Verbena, sua sorella, il 16 Luglio del 1928. Altrettanto difficile per i miei nonni e specialmente per chi come loro non era fascista, fu il successivo ventennio vissuto solo in parte nella fascistissima Bagni di Lucca.

    E altrettanto difficile fu per loro tirare avanti in una società fanatica per Mussolini, plasmata dal Duce e dai suoi accoliti sugli ideali patriottici e corporativi portati all’eccesso, incentrati sul militarismo sfrenato dove i vanti per un impero mai definitivamente sorto furono al centro delle speranze dell’Italia fascista e produssero ancora miserie e altri morti, innanzitutto fra le classi più deboli e disagiate della società italiana, dove le ingiustizie sociali precedenti si approfondirono e con esse le persecuzioni politiche cresciute ed esasperate intorno al falso mito della razza e della superiorità ariana di cui si facevano vanto Mussolini e tutte le autorità politiche e militari fasciste.

    E’ stato nel periodo della Resistenza e delle lotte operaie e popolari, organizzate nella clandestinità e poi esplose con gli scioperi operai del 1943, che si sono sviluppate contro un regime feroce e arrogante ma ormai agonizzante per i colpi subiti sul fronte russo e su quello africano, che si aprì uno spiraglio di luce e di speranza che trovò il suo definitivo coronamento nella lotta armata partigiana

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