Dal buio
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Anteprima del libro
Dal buio - Michele Vaccaro
Pubblicato da Ali Ribelli
Direttore di redazione: Jason R. Forbus
www.aliribelli.com – redazione@aliribelli.com
Michele Vaccaro
Dal Buio
Sommario
Dal buio
Pioggia sulla città. Un caso per il commissario Vicedomini
Krigion
Dal buio
Piedi. Dentro mocassini in pelle salgono i gradini di marmo. Passi felpati sul tappeto steso sul ballatoio dell’ultimo piano. Ultimo piano, un solo appartamento. Nocche che battono sulla porta. Una domanda. Una risposta. La porta che si apre. La presenza che entra. La porta che si chiude. Non si sente più nulla. Poi la voce. Poi l’altra voce. Si sovrappongono. Si confondono. Si scontrano. La sorpresa. Rumore di oggetti rovesciati. L’arma. L’urlo. Il sangue. Il terrore. Il silenzio. Il silenzio...
Scalpiccio sul pavimento. La porta che si richiude. I passi felpati sul tappeto del ballatoio. Si allontanano senza fretta. Piedi dentro mocassini di pelle che scendono le scale. La guardiola del portiere è vuota. Nessuno nell’androne. La presenza esce dal palazzo, si mescola nel flusso di gente sul marciapiedi. Ha fatto quel che doveva fare. L’ultimo piano ha incontrato un’ombra.
La neve scende come un sudario a ricoprire la città. Silenziosa e soffice si adagia sui tetti delle case, sulle teste dei passanti frettolosi, sulle auto in sosta.
La località è di medie dimensioni, situata sotto le pendici di una catena montuosa, con a Nord l’altopiano del Salto, protetto alle spalle dalle alpi Sarentine, a est il Colle, con dietro le vette più spettacolari delle Dolomiti, a ovest l’imponente catena della Mendola e ancora a est il Catinaccio con il fiabesco giardino di rose del re Laurino.
Durante il periodo invernale è affollata di turisti che vengono a sciare sulle sue piste. L’indotto è di proporzioni tali che la maggioranza degli autoctoni se ne alimenta in maniera esclusiva.
Negozi di souvenir e articoli per la neve se ne trovano in gran quantità, sia nel centro storico sia nelle periferie. Chi sa cucinare si è organizzato e ha aperto punti di ristorazione per la clientela internazionale alla quale servire le specialità del posto a prezzi non proprio adatti a tutti i portafogli. Di sera locali notturni e discoteche assicurano divertimento e trasgressione a quanti amino fare le ore piccole. Per le famiglie si può scegliere fra un parco giochi oppure un Cinema multisala con le novità del momento. Gli amanti dello sport, una volta smessi gli scarponi da sci, possono giocare a calcio o a calcetto nei tanti impianti presenti. Si può decidere anche per il tennis, il basket, il minigolf. Esistono strutture per praticare parecchie discipline. Per gli adolescenti il punto d’incontro è la piazza, carina e spaziosa, con al centro una vasca illuminata e zampillante d’acqua colorata, oppure la classica sala giochi dotata di videogame di ultima generazione. Per le persone anziane ci sono le fonti termali di giorno e i tornei di burraco, canasta e bridge di sera. Il programma è ricco e variegato, l’organizzazione perfetta e non manca alcun comfort per tenere alto il prestigio del posto. I lauti guadagni sono assicurati, così che nei mesi restanti dell’anno i residenti che lavorano nel settore sono dediti perlopiù al riposo o ad altre blande attività.
È il periodo della prima neve, e le avanguardie vacanziere sono arrivate.
La città si prepara all’accoglienza: i negozi sono già forniti di attrezzature, gli impianti sciistici collaudati, le altre strutture sportive pronte all’uso e alberghi, pensioni e bed & breakfast registrano il tutto esaurito da tempo.
Si percepisce nell’aria l’adrenalina del lucroso appuntamento che si rinnova al sopraggiungere della stagione fredda.
Nonostante le eccellenti premesse, quest’anno non lascia intravedere l’entusiasmo delle stagioni precedenti. Molti musi lunghi circolano per le strade e troppe chiacchiere malevole hanno incriminato il sottile equilibrio del luogo.
Di recente si era verificato uno scandalo in cui era coinvolta parte dell’amministrazione comunale. Una faccenda legata a una serie di turbative d’asta a favore di imprenditori in odore di mafia. Questi, secondo i capi d’accusa, erano soliti versare mazzette al sindaco, all’assessore ai Lavori Pubblici e al dirigente dell’Ufficio Tecnico dell’Ente, allo scopo di farsi assegnare una gran quantità di lavori edilizi. Molti esponenti, sia della maggioranza sia dell’opposizione, erano a conoscenza dell’intrallazzo ma avevano chiuso un occhio in cambio di qualche fetta della gigantesca torta di fondi erogati dalla Regione. Si doveva costruire un cospicuo numero di edifici pubblici: scuole, mense aziendali, locali per le associazioni dei pensionati e diversi appartamenti a beneficio delle famiglie meno abbienti che avevano presentato regolare domanda di assegnazione. Quale occasione migliore, dunque, per i ladruncoli in giacca e cravatta investiti dal popolo sovrano a governare il territorio?
Un giornalista, Dario Ansaldi, aveva fiutato la puzza del malaffare e si era attaccato alla vicenda come un mitilo allo scoglio. Da autentico segugio del giornalismo d’inchiesta era riuscito a procurarsi le prove della tresca ordita dal sindaco e dai suoi sodali. Erano seguiti una serie di articoli nei quali l’Ansaldi aveva fatto fuoco e fiamme nei confronti di corrotti e corruttori, elencando nomi, date e cifre di tutto l’imbroglio. Aveva ricevuto diverse minacce, ma era andato avanti per la sua strada, ricavandone una discreta notorietà poiché della sua inchiesta si erano occupati anche i media nazionali, accortisi che lo sconosciuto cronista avesse scoperchiato un pentolone dentro di cui bollivano addirittura pezzi grossi di Montecitorio.
Il Don Chisciotte moderno aveva ottenuto anche la sospirata promozione a caporedattore, con relativi benefit e, in seguito, gli era stato proposto di candidarsi alla carica di consigliere comunale per le imminenti amministrative.
Si diceva che dopo gli scandali emersi fosse il momento propizio per fare piazza pulita dei traffichini; lanciare un forte segnale di cambiamento presentando liste con facce nuove e non compromesse con il potere precedente. In altre parole, una spinta propulsiva per il ritorno all’etica politica.
Dario, sulle prime, si era mostrato restìo, convinto che la politica fosse la professione ideale per i mascalzoni e che le persone perbene ne dovessero restare fuori. Oltretutto si professava anarchico e, in ragione di ciò, un non elettore. Senza considerare che, decidendo di votare, non si facesse altro che perpetrare il sistema statale, ovvero il dominio dell’uomo sull’uomo, il trionfo delle gerarchie e della società verticale. Poi si era reso conto del momento topico affinché la città potesse svoltare, e aveva maturato la decisione di mettersi in gioco, derogando alla sua etica.
Era stato inserito in una lista civica in appoggio a un candidato di centro sinistra: un avvocato noto e benvoluto perché in passato aveva patrocinato alcune cause senza pretendere l’onorario dai suoi assistiti economicamente disagiati. Con notevole spesa aveva fatto stampare i manifesti elettorali e i bigliettini di promemoria. Assieme ad amici fidati aveva creato, poi, un comitato elettorale utilizzando in affitto uno spazio adibito a deposito stoffe di un ex negozio del centro, e organizzato incontri con i cittadini per illustrare il suo programma.
Aveva arringato
a centinaia di persone, entusiaste dei suoi progetti per il territorio. Nei punti programmatici la tutela dell’ambiente, la creazione di nuovi posti di lavoro e la sicurezza sociale. Tematiche molto sentite in periodi di crisi economica