Hanasaki. l'arte giapponese di vivere a lungo e felici
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Info su questo ebook
Perché il Giappone è il Paese con la più lunga aspettativa di vita? Perché i giapponesi sono tra le persone al mondo che meno si ammalano di cancro e diabete? La risposta va cercata in nove pilastri fondamentali del vivere giapponese, che costituiscono la base del metodo Hanasaki. Come un “fiore che sboccia”, utilizzando alcuni insegnamenti giapponesi, potremo cambiare, acquisire uno stile di vita più salutare dal punto di vista psicofisico e anche diventare persone migliori.
Quali sono questi principi fondamentali di cui tener conto?
• Kaizen: per ottenere gli strumenti che ci consentono un cambiamento duraturo.
• Minimalismo: per concentrarci sull’essenziale e scartare il superfluo.
• Pace interiore: per calmare i moti del nostro spirito e vivere in armonia.
• Natura: per ricongiungerci alle nostre origini.
• Salute: per trasformarci in persone forti e robuste.
• Relazioni: per stabilire con gli altri legami profondi e duraturi.
• Principi: per trovare la luce che illumini il nostro cammino.
• Ikigai: per trovare il senso nelle nostre vite.
• Attitudine: per raggiungere quello che ci proponiamo e trasformare in realtà i nostri sogni.
Un cammino che tutti dovremmo percorrere
«Un must per chiunque voglia godersi una vita ricca di salute e benessere.»
«Basta leggere questo libro per sentirsi meglio.»
«Un libro fondamentale per chi desidera migliorare il proprio stile di vita.»
Marcos Cartagena de Furundarena
è una guida e cofondatore di Descubriendo Japón, un’agenzia che aiuta i turisti a visitare il Paese in modo più autentico. Ha studiato all’università Doshisha di Kyoto, dove ha approfondito la conoscenza della lingua e della cultura giapponese. Da allora, la sua vita è legata al Giappone.
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Recensioni su Hanasaki. l'arte giapponese di vivere a lungo e felici
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Anteprima del libro
Hanasaki. l'arte giapponese di vivere a lungo e felici - Marcos Cartagena de Furundarena
Kaizen
evoluzione nella vita
immagineSi dice che la parola kaizen significhi continuo miglioramento
. Però, in realtà, se esaminiamo i due kanjis che la formano, otterremo quanto segue:
改 → kai → cambiamento 善 → zen → buono
Pertanto la traduzione letterale è buon cambiamento
. Allora, da che cosa deriva il concetto di continuo miglioramento? Direi che la parola kaizen ha per i giapponesi un significato che va ben oltre la sua traduzione letterale. Quando mettono in pratica il kaizen, lo fanno con l’intenzione di provocare un buon cambiamento che perduri nel tempo. Per loro è inconcepibile il fatto che arriverà forse il giorno in cui non potranno più migliorarsi. Una volta avviato il processo, continuano a cercare il modo di migliorarsi. Forse è per questo che generalmente la parola kaizen all’estero viene tradotta con continuo miglioramento
.
Il vero significato di kaizen
Il kaizen è un concetto utilizzato soprattutto nel mondo del lavoro. Le grandi società nipponiche sono famose per il loro alto livello di perfezione ed è risaputo che sono in grado di raggiungerlo grazie al kaizen. Alle volte si può avere l’impressione che questa parola sia utilizzata soltanto in ambito professionale, invece in questo libro ho l’intenzione di darle il posto che si merita. A mio avviso, il kaizen rappresenta qualcosa che va ben oltre il lavoro. È l’essenza di un modo molto speciale di concepire l’esistenza. È ciò che io definisco evoluzione nella vita
.
Kaizen è evoluzione
In realtà, il kaizen può essere applicato a tutti gli aspetti importanti della nostra vita. Significa, tra le altre cose: migliorare a titolo personale, nelle relazioni, sul lavoro, nella nostra interazione col mondo, eccetera. Per me, evoluzione
è la parola che più ricorda il concetto di kaizen.
Se osserviamo la natura, vedremo il kaizen messo in pratica in modo magistrale e apparentemente involontario. La vita si è fatta strada superando tutti gli ostacoli che ha incontrato lungo il cammino. È passata da forme infinitesimali a strutture che neanche i più grandi scienziati, biologi, chimici e fisici avrebbero potuto immaginare di creare. È passata da una cellula primitiva a un universo in cui queste lavorano in perfetta sincronia, costituendo i corpi di tutti gli esseri viventi che abitano il pianeta. Studiando un po’ il funzionamento degli organi vitali che compongono il corpo umano, come per esempio l’occhio e l’orecchio, s’inizia a comprendere la portata dell’evoluzione di cui noi siamo il risultato, un autentico capolavoro dell’ingegneria genetica. Naturalmente ciò non è accaduto da un giorno all’altro: ciascun organo rappresenta la somma di milioni di piccoli cambiamenti. Nonostante ciò, a me sembra lo stesso una cosa sorprendente.
La vita è sempre in costante evoluzione. Non si arresta mai. Il suo proposito è di migliorarsi, perfezionarsi, mettere in atto il kaizen. La natura nel suo insieme è fedele devota del miglioramento. Dal momento che facciamo parte di essa, perché non dovremmo pure noi seguire questo nobile obiettivo? Non possiamo negare il fatto che la volontà di evolversi sia implicita in ciascuna delle catene del dna che compongono le cellule del nostro corpo.
L’essere umano, l’unico animale capace di mettere in atto il kaizen
Esiste una sottile ma significativa differenza tra l’uomo e il resto degli esseri viventi. La maggior parte di essi ha bisogno di morire e rinascere per scatenare un’evoluzione. Al contrario, noi siamo gli unici capaci di evolvere in modo intenzionale nel corso della nostra vita. Possiamo decidere di morire migliori di come siamo nati. Ed è ciò che i giapponesi hanno battezzato col termine kaizen, forse senza esserne coscienti.
Metti in atto il kaizen nella tua vita
Ci sono molti modi di applicare il kaizen per migliorarsi continuamente. Elencherò quelli che, a mio avviso, sono i più importanti.
Impara dai tuoi errori
Le pietre in cui inciampiamo sono quelle che ci insegnano a camminare, ad avanzare con forza e a mantenere l’equilibrio. Se la nostra strada fosse sempre pianeggiante e priva di ostacoli, non sapremmo come reagire se ne incontrassimo uno. Chi è stato costretto ad affrontare tante avversità ha una maggiore capacità di rimettersi in piedi dopo una caduta.
Le persone sono come macchine che necessitano di alcuni ritocchi e aggiustamenti per poter arrivare a raggiungere un funzionamento ottimale. Non c’è modo migliore del collaudato metodo prova e sbaglia
. Come potrebbe un chitarrista affinare la propria chitarra senza prima provare il suono prodotto dalle corde? Per caso il chitarrista ritiene che sia un fallimento suonare varie volte una corda che emette il suono sbagliato? Assolutamente no. Sarebbe impossibile accordare la chitarra senza prima suonarla. Noi funzioniamo nello stesso modo. Per trovare il modo corretto di fare qualcosa, dobbiamo necessariamente commettere alcuni errori. Anche se io non li definirei errori ma, piuttosto, piccole calibrazioni.
Tuttavia, gli errori in sé non ci insegnano nulla. Per poter apprendere da loro, dobbiamo ricorrere a un grande strumento che l’essere umano possiede: l’analisi. Dopo aver compiuto un’azione che non ha prodotto l’effetto desiderato, dobbiamo riflettere su quanto successo, su quale sia la ragione per cui non abbiamo raggiunto il nostro obiettivo. Tratte le conclusioni, proveremo un’altra volta e poi analizzeremo di nuovo il risultato. Se verificheremo di aver avuto ragione, procederemo per questa strada, sempre cercando di migliorare il risultato ottenuto. E se, addirittura, avremo ottenuto quanto sperato, non sarà comunque una cattiva idea fermarsi qualche minuto a pensare se esista un modo migliore per raggiungere lo stesso scopo. Lo schema da seguire dovrebbe essere questo:
prova → risultato → analisi → cambiamento
Durante l’anno in cui ho vissuto a Kyoto, mi sono iscritto a un corso di karate che ho seguito fino al mio ritorno in Spagna. Ricordo molto bene il giorno in cui il direttore della palestra mi ha spiegato che avrei dovuto registrare i miei progressi in un apposito libretto, che mi avrebbe aiutato ad applicare il kaizen durante gli allenamenti. Per me era un concetto totalmente nuovo. Quindi gli ho chiesto di spiegarmelo in maniera più dettagliata. Quando ha aperto il suo libretto personale per mostrarmi quanti progressi aveva fatto da quando aveva iniziato ad allenarsi con la cintura bianca, sono rimasto a bocca aperta. Aveva riportato tutti gli errori che di solito commetteva e le azioni che aveva messo in pratica per migliorare se stesso sotto ogni punto di vista. Ogni sei mesi, poi, aveva trascritto le misure di braccia, gambe e petto per tenere d’occhio il progresso fisico, cercando sempre di migliorarsi tra una misurazione e l’altra. Dopo ogni esame, infine, aveva analizzato i combattimenti a cui aveva preso parte.
Io praticavo karate da più di dieci anni, eppure non avevo mai fatto niente di simile. Semplicemente andavo ad allenarmi, limitandomi a compiere un’analisi superficiale e approssimativa. Quella è stata la prima volta in cui ho sentito pronunciare la parola kaizen e mi si è aperto un mondo che non ha mai smesso di darmi ottimi risultati.
Se dopo aver commesso un errore non si fa niente per cambiare la situazione, si continuerà a fallire. Invece, se si analizza lo sbaglio e si mette in atto un cambiamento con lo scopo di non cadere nello stesso errore una seconda volta, allora ne avremo tratto una lezione preziosa.
Smussa i punti deboli
Tutti noi abbiamo qualche difetto o dei punti deboli. Sono comportamenti che agiscono da peso morto, limitando i nostri movimenti e impoverendo i risultati delle azioni che intraprendiamo. Questi punti deboli minano la nostra qualità della vita e rendono più difficile la realizzazione dei nostri sogni. Se vi fermate a riflettere anche solo per dieci minuti, sono certo che ne troverete più di uno.
Può darsi che, tra le tante possibilità, siate vanitosi, invidiosi, eccessivamente ambiziosi, gelosi, irascibili, ciarlatani, fanfaroni, narcisisti, egoisti o noiosi. Ogni persona ha delle caratteristiche diverse. A seconda dell’intensità con cui si manifestano, alcuni di questi punti deboli possono causare molti danni a noi e alle persone che ci circondano.
Se si vuole vivere una vita lunga e felice, è essenziale smussare gli aspetti più spigolosi della nostra personalità. Non dobbiamo sentirci in colpa per il nostro carattere. Le ragioni per cui è così possono essere le più svariate. Può darsi che ci sia una componente genetica, che sia dovuto all’educazione che abbiamo ricevuto dai nostri genitori o al tipo di interazioni che abbiamo avuto con la società durante l’infanzia. Molti aspetti della nostra personalità non sono provocati da una decisione consapevole, perciò a volte sono inevitabili. L’unica cosa da tenere a mente è che, nonostante non siano frutto di una nostra scelta, fanno parte di noi e noi siamo gli unici in grado di gestirli.
È possibile che alcuni punti deboli siano così radicati nel nostro essere che eliminarli del tutto è praticamente impossibile. Nonostante ciò, lavorando in modo adeguato, possiamo riuscire a minimizzarli abbastanza da rendere la loro ripercussione sulla nostra vita quasi insignificante.
Ciò che suggerisco di fare per affrontare questo problema è di compiere in modo intenzionale un’analisi esaustiva della vostra personalità al fine d’individuare tutti i difetti in essa radicati. Provate a rispondere alle seguenti domande:
• Quali sono gli aspetti che amo di meno della mia personalità?
• Quali sono i punti che mi causano più attrito con le altre persone? Perché?
• Quali sono le ragioni alla base degli alti e bassi della mia vita?
• Quali aspetti della mia personalità mi trattengono dal raggiungere ciò che desidero?
Generalmente i difetti si manifestano con maggiore intensità nelle relazioni sociali. Per questo motivo, possiamo pensare di chiedere alle persone che ci circondano quali, a loro avviso, siano i nostri principali punti deboli. So che è difficile domandare una cosa del genere a una persona che ci stima. Oltretutto, se non poniamo la domanda nel modo corretto, corriamo il rischio che il nostro interlocutore occulti i suoi veri pensieri per evitare di ferirci. Se chiediamo a qualcuno di elencare i nostri difetti, dobbiamo informarlo che il modo migliore di aiutarci è quello di dirci tutta la verità, per quanto sia dolorosa.
Una volta compilata la lista di tutti o della maggior parte dei nostri difetti, sarà molto più facile lavorarci su. Essere consapevoli della loro presenza e adottare un atteggiamento volto a migliorarli sono i due ingredienti fondamentali per poter affrontare il nostro lato più oscuro. In seguito dobbiamo focalizzarci su questi punti deboli e stare sempre all’erta in modo da accorgerci quando vengono a galla e, di conseguenza, contenerli con tutte le nostre forze.
Non è un processo facile né tantomeno rapido. Ci vuole tempo. Ciò che ha impiegato tempo a formarsi impiegherà tempo a scomparire. La nostra personalità è come una scultura di pietra che ha preso forma a poco a poco nel corso degli anni. Se proviamo a scolpire un nuovo volto, abbiamo bisogno di battere lo scalpello più e più volte fino a raggiungere la sagoma desiderata.
A questo punto è di vitale importanza sottolineare una cosa. Per poter superare con successo questo processo, abbiamo bisogno di eliminare del tutto il senso di colpa. Non siamo stati noi a decidere di essere ciò che siamo. La nostra personalità è il risultato di molte variabili che sono al di là del nostro controllo. Ognuno di noi, nessuno escluso, ha qualcosa su cui lavorare. Sono convinto che non esista nessuno che sia giunto all’età adulta privo di imperfezioni. E adesso è il momento di afferrare lo scalpello e metterci all’opera. Trasformiamoci in una scultura che merita di essere ammirata. Ma ricordatevi: non siamo responsabili della persona che siamo, ma possiamo essere colpevoli di non aver fatto niente per porvi rimedio.
C’è uno scrittore che personalmente mi ha aiutato molto a smussare i miei difetti. Si chiama Borja Vilaseca e ha scritto numerosi libri nei quali troverete tantissime informazioni su come conoscervi più a fondo e lavorare sugli aspetti della vostra personalità che vi arrecano danno.
Potenzia i tuoi punti di forza
Viceversa, possediamo in modo innato una serie di punti di forza che ci conviene portare alla luce. Massimizzare i punti forti è importante quanto smussare quelli deboli. Sono gli aspetti che ci contraddistinguono.
Vi propongo nuovamente un esempio inerente alla mia esperienza con il karate. Ricordo molto bene i tre ragazzi più dotati della palestra in cui mi allenavo quando vivevo a Kyoto. Ciascuno di loro aveva un suo stile peculiare che lo rendeva un lottatore eccezionale. Ogni volta che dovevo affrontarli in combattimento, dovevo fare appello al cento per cento delle mie capacità per non uscirne distrutto. Ognuno era pericoloso per un motivo diverso. Mikami era incredibilmente abile a tirare pugni. Quando ti colpiva con un gancio alle costole, poteva mandarti al tappeto pochi secondi dopo l’inizio del combattimento. Dovevo assolutamente proteggere la parte bassa del mio addome se volevo rimanere in piedi fino alla fine. Kento era particolarmente bravo a usare le ginocchia a suo vantaggio nella lotta a distanza ravvicinata. Senza quasi rendermene conto, mi ritrovavo con lo stomaco schiacciato dal peso delle sue ginocchia. L’ultimo, Reo, era il migliore di tutti. Possedeva una forza fisica sovrumana: non si difendeva, anzi si lasciava colpire con il sorriso sulle labbra. La sensazione era che, nonostante lo colpissi con tutte le mie forze, era come se gli stessi facendo il solletico. La frustrazione era tale che il mio morale finiva sotto i piedi e mi sentivo insignificante. Sembrava invincibile. E quando il dubbio s’insinuava minando la forza di volontà, allora lui partiva all’attacco e ti metteva al tappeto.
Fin dal primo momento in cui mi sono iscritto in palestra, ho cercato di capire come fossero riusciti a sviluppare uno stile tanto caratterizzante, perciò ho iniziato a osservarli a lungo durante gli allenamenti. Mi sono accorto che erano consapevoli dei loro punti di forza e che, di conseguenza, dedicavano regolarmente ore del loro allenamento a sviluppare le abilità che li rendevano speciali. Insistevano nel potenziare i punti di forza che avevano per trasformarli nella loro arma migliore.
Se siete rapidi e leggeri, evitate di provare a trasformarvi in una roccia che sopporta tutti i colpi. Certo, dovrete essere capaci di sostenere un combattimento e di non cadere sul tatami al primo colpo, però forse la cosa più intelligente da fare è quella di specializzarvi in un combattimento incentrato sull’avanzare, colpire e indietreggiare in fretta.
Accettate la realtà e seguite le regole del gioco. Per farlo dovete individuare che cosa vi rende forti e massimizzarlo. In questo modo avrete uno stile tutto vostro che farà la differenza. Se non sapete come scoprire i vostri punti di forza, nel capitolo dedicato all’ikigai capirete come farlo.
Acquisisci nuove abilità
L’acquisizione di nuove abilità è una delle migliori azioni di kaizen che si possano mettere in pratica. Avere competenze in diversi settori ci rende potenzialmente delle persone versatili, capaci di muoversi con disinvoltura in una grande varietà