Fuoco
Di Laura Azzali
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Info su questo ebook
Romance - romanzo (146 pagine) - I killer sono in mezzo a noi, tra la gente. Non è sempre scontato capire come sono arrivati a compiere il loro primo omicidio. Chi si cela dietro quelle maschere di apparente normalità?
In una realtà apparentemente rassicurante, una giovane coppia è alle prese con le proprie pulsioni più segrete. Un dialogo con la propria coscienza tra il lecito e il proibito, tra la violenza e la comprensione. Siamo certi di sapere chi dorme accanto a noi ogni notte?
Laura Azzali è nata a Casalmaggiore in provincia di Cremona. Vive a Parma. Ha pubblicato un romanzo breve nel 2011 con Edizioni Progetto Cultura e svolto collaborazioni con antologie e riviste, tra le quali Fermenti e Liqmag.
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Anteprima del libro
Fuoco - Laura Azzali
Liqmag.
"Con il matrimonio il marito e la moglie acquistano gli stessi diritti e assumono i medesimi doveri.
Dal matrimonio deriva l’obbligo alla fedeltà, all’assistenza morale e materiale, alla collaborazione nell’interesse della famiglia e alla coabitazione.
Entrambi i coniugi sono tenuti, ciascuno in relazione alle proprie sostanze e alle proprie capacità di lavoro professionale o casalingo, a contribuire ai bisogni della famiglia."
Art. 143 Codice Civile – Diritti e doveri reciproci dei coniugi
Il delitto è sempre volgare; la volgarità è sempre delitto.
Oscar Wilde, Aforismi
Abbastanza spesso il criminale non è all’altezza della sua azione: la sminuisce e la calunnia.
Nietzsche, Al di là del bene e del male (Detti e intermezzi – 109 – PG. 106)
Prologo
Il becchino brucia i cadaveri sulle pire: i corpi dei defunti sono avvolti in drappi di colore differente a seconda che siano uomini o donne. Il fuoco arde: l’uomo, con cura, riunisce tutti i pezzi, buca il torace per far passare l’aria, in modo che i resti brucino come carne da cuocere per quelle grigliate che alcuni sono fieri di organizzare nel tempo che fanno credere loro essere libero. Non ricordo dove ho letto queste informazioni, ma credo che il rito antico preveda tre o quattro ore per bruciare un corpo umano e che la maggior parte lo preferisca al più rapido ed economico forno crematorio.
Non ho mai creduto veramente al potere degli spazi pubblicitari esposti ai bordi delle strade, si stagliano sui loro sostegni metallici esibendo a caratteri cubitali un numero di telefono o un sito web che dovrebbe corrispondere alla soluzione di qualche problema. Da diversi anni ci sono anche i riferimenti ai social, chissà se tutti quei cancelletti rappresentano davvero la porta d’accesso per qualcosa di diverso. Sono sempre tutti pronti a dirti ciò che devi fare, a darti preziosi consigli per gli acquisti persino lungo la strada. La faccia carina che ti conferma che sia la strada migliore da prendere in genere è una comparsa pagata a giorni reclutata da qualche agenzia di comunicazione, e nella migliore delle ipotesi il viso appartiene a qualche personaggio famoso e quindi il risultato è garantito: in questi casi, il recapito telefonico non compare perché il marchio è già piuttosto conosciuto. Credo che la ragazza truccata e vestita a tema che ha posato nelle foto per reclamizzare il prestigioso viaggio esotico oggetto del cartellone pubblicitario accanto al quale ho parcheggiato la mia auto, non abbia nemmeno una vaga idea di quel paese e delle sue tradizioni.
La faccia della mia vittima avrebbe figurato piuttosto bene come volto per invogliare a prendere un aereo, ma lei aveva altre aspirazioni per il suo futuro, o magari non ne aveva per niente. Sapevo che sarebbe uscita da quell’albergo di cattivo gusto con la stessa soddisfazione di una ragazzina che ha marinato la scuola e che non si sarebbe preoccupata più di tanto se la sua auto di seconda mano non si fosse avviata. Era ferma nelle sue semplici convinzioni: una bella ragazza un passaggio lo trova sempre.
Si è sistemata i capelli e il trucco, ha abbandonato la sua vettura nel parcheggio e ha mosso qualche timido passo lungo la strada davanti all’hotel, con le gambe leggermente tremanti per l’aria fredda della notte e il viso di chi sa che qualcuno si sarebbe preso cura di lei.
Si è fidata subito di me. Quando ho bloccato la chiusura centralizzata della macchina sapeva che lo stavo facendo per la nostra sicurezza. Si è accorta di essere in pericolo quando si è resa conto che non sarebbe mai più riuscita ad aprirla. Mi ha guardato in modo strano, come se avessi tradito la sua fiducia: i suoi occhi imploravano non farmi male
, non ha nemmeno avuto il coraggio di urlare; ha iniziato a piangere, mi è sembrata una richiesta accettabile: avevo il completo controllo su di lei. Ho deciso come farla morire, ogni singolo dettaglio, e lei non ha sofferto.
Non so se sia vero che per bruciare un cadavere servono almeno tre o quattro ore e non mi sembra che sia la notte giusta per scoprirlo. Le ho versato addosso un po’ di benzina, ne adoro il profumo, è incredibile pensare che sia tanto tossico quanto combustibile; ho acceso i fiammiferi… i suoi capelli, i suoi vestiti e le sue scarpe stanno pian piano prendendo fuoco.
Capitolo 1 – Alain
Un angelo peccaminoso cammina sulla moquette della stanza d’albergo nella quale ha fissato il nostro primo appuntamento. Una donna non mi sembra mai bellissima la prima volta che ci vado a letto, a volte faccio perfino fatica a fissare nella memoria la sua faccia il giorno successivo, poi la rivedo e ci perdo la testa per qualche settimana. Mi rendo conto di avere delle difficoltà oggettive a ricordare tutte le donne con le quali ho scopato, sono consapevole che forse sia un bene.
Lei rimane con addosso solo un paio di collant autoreggenti e un completo intimo di pizzo, sfila per me con i tacchi alti e gli stivali neri in vernice lucida, si lascia guardare, si avvicina lentamente al letto sul quale rimango sdraiato, immobilizzato dai suoi occhi puntati sulla mia pelle: facciamo l’amore subito e io ho un orgasmo abbastanza rapidamente, mi sembra di andarci a letto da sempre, sa esattamente cosa mi piace, cosa voglio, come desidero essere toccato, sa cosa fare.
Continuo a convincere me stesso che potrei essere qui per mille ragioni diverse e immagino anche di poterne esporre qualcuna perché, se domani dovessi giustificare la mia presenza in questa stanza, nessuno riuscirebbe a cogliermi impreparato. Per stanotte sono qui e mi godo l’incanto di pochi attimi di pura follia dati dalla sensazione che quest’asettico e spersonalizzato hotel per uomini d’affari profuma di lei, solo di lei e della sua magia.
Mi faccio una doccia, dobbiamo andarcene, è lunedì, è tardi. Sara, mia moglie, è fuori città a causa di un viaggio di lavoro, ma al suo ritorno potrebbe notare qualche traccia e ogni singola prova di questo incontro va eliminata, dev’essere cancellata: l’acqua mi fa male come se fossi trafitto da miliardi di frecce. Una breve e inaspettata felicità è appena stata lavata via.
Mi asciugo e torno dalla ragazza, che nel frattempo si è già rivestita, la osservo muoversi: è piuttosto esile, peserà sì e no cinquanta chili, è alta poco meno di me, ma quei tacchi saranno almeno di dieci centimetri, concludo che è alta circa un metro e sessantacinque. Si chiama Viola, frequenta l’università, l’ho conosciuta per caso nel bagno di un locale notturno vicino al supermercato, dove Sara e io facciamo la spesa abitualmente. Le sorrido: – Prendi la tessera magnetica della stanza, dove l’hai messa?
– Nella presa, altrimenti saremmo stati al buio per tutto il tempo! Dobbiamo andare?
Le rispondo: – Sì. Mi raccomando, acqua in bocca. Non raccontarlo alle amiche.
Spero non si sia offesa. Ha già infilato la porta quando dice: – Stai tranquillo. Non lo dirò a nessuno.
Voglio crederle.
L’atto stesso di cancellare ogni particolare di un evento, pone ogni essere umano nella pericolosa condizione di essere sincero; niente di questa storia arriverà mai all’orecchio di qualcuno, perché non uscirà mai dalle mura di questa stanza, pertanto non c’è nessuna ragione valida per la quale dovremmo o potremmo mentire l’uno all’altra.
Una sorta di cavalleria mi ha portato a pagare il conto dell’hotel: ritiro la fattura alla reception e la butto nel cestino davanti all’ingresso. Guardo in faccia Viola per salutarla e mi rendo conto che le ho spezzato il cuore: il fatto che io abbia distrutto anche quell’ultima prova delle poche ore passate insieme e che il mio primo e apparentemente unico pensiero sia stato la paura di essere scoperto, le ha fatto male. Non fa in tempo a metabolizzare la sua ferita che io sono già sparito nella mia auto e se ne va anche lei, da sola, nella notte. Ripeto a me stesso che episodi come questo vengono a galla se e solo se qualcuno desidera che ciò accada; nella maggior parte dei casi si tratta di rivalse personali di una delle persone coinvolte che s’innamora e inizia a fare pazzie. Al contrario, se c’è una seria volontà di restare in silenzio, i segreti rimangono tali. Viola e io ci siamo da subito messi in una situazione molto rischiosa, che ci porta a una lealtà e a una chiarezza assolute.
Io mi chiamo Alain, tra qualche mese compirò trentanove anni, il che significa che ne ho ancora trentotto ma che tra poco saranno quaranta. Faccio il dermatologo, sono sposato da due anni e mia moglie è un avvocato.
Penso a Viola: è durato poco più di un orgasmo, picco estremo di piacere breve ma intenso. Follia, amore, bellezza: infedeltà.
Guido sulla statale con la radio accesa e cerco di rispettare i limiti di velocità prestando attenzione agli autovelox per la rilevazione automatica delle infrazioni. Nel grigiore e nel nulla di questa notte di provincia le uniche auto oltre la mia sono quelle parcheggiate nel piazzale di una fabbrica: mentre gli operai stanno facendo il turno di notte, io ho fatto sesso con una donna che non è mia moglie. Sono circondato da prati e da campi: una pattuglia dei carabinieri a lato della strada non fa nemmeno caso a me e alla mia auto fiammante; io non gli interesso, molto meglio prendersela con qualche ragazzino ubriaco e neopatentato. Guido fino a che il cancello automatico del palazzo nel quale abito si apre e parcheggio, respiro l’aria, mi sento libero.
Salgo a piedi, non ho nessuna voglia di prendere l’ascensore: le scale del mio condominio mi sembrano bellissime, lo sono sempre state, probabilmente, ma non ci avevo mai fatto caso. Apro la porta del mio appartamento e sbatto contro la foto del giorno del mio matrimonio. Sara è bellissima, in quella foto, e anche io. Un semplice sguardo al di là della cornice d’argento di solito è sufficiente per pentirmi dopo aver tradito mia moglie; di solito mi pento subito e vado a dormire, invece mi sento ancora eccitato, forse dovrei masturbarmi: mentre mi domando che cazzo di fine abbia fatto il mio senso di colpa e perché non arriva, chiudo gli occhi, mi sveglio ed è già mattina. Il mattino dopo che sono stato a letto con una donna meravigliosa e ho goduto come non facevo da diverso tempo. Non c’è nessuno a prepararmi la colazione e io ho una fame da lupi: mi faccio un panino col prosciutto, con il pane americano, quello che non piace a Sara, ma che lei acquista perché sa che lo mangio io. Bevo anche un paio di caffè, me lo faccio con la macchinetta con le cialde, quella che lei trova terribilmente scomoda. So che mia moglie non sarebbe d’accordo su nulla, non fa niente. Ovvio che non presento il minimo segno di pentimento.
Apro WhatsApp e scrivo lo stesso messaggio a Sara e a Viola, chiedo loro se hanno dormito bene e, solo a Viola, se è tornata a casa senza problemi: mi sembra che il tempo non passi mai. Hanno entrambe cambiato icona: Sara ha messo la foto di un paesaggio marittimo che abbiamo scattato insieme l’anno scorso, Viola due bellissime labbra, non le sue. Non che le sue non siano attraenti, anzi, però nella sua immagine del profilo ce ne sono delle altre, in questo momento. Labbra carnose e denti bianchissimi che azzannano una fragola.
Viola mi risponde per prima: – Avrei dormito meglio con te accanto.
Mi risponde anche Sara: – Torno stasera, sto bene, devo lavorare. Bacino.
Mi metto dei vestiti sufficientemente eleganti, chiudo la porta di casa, prendo l’auto e vado al lavoro. Il traffico del mattino proprio non lo reggo: tutti in strada tra le otto e le nove, poi più niente fino alle cinque, sei di pomeriggio, fanno eccezione solo gli impiegati che hanno la pausa pranzo per cucinare per i figli o quelle donne che hanno bambini in età scolare e usufruiscono dell’orario part-time; alcune lo considerano un lusso.
Entro in ufficio, la mia segretaria mi fa i complimenti per il completo che indosso, so che vorrebbe venire a letto con me ma io non voglio dare scandalo, quindi la ringrazio e mi limito a chiederle che appuntamenti ho oggi. Ho dormito sì e no cinque ore e non mi ricordo niente di quello che devo fare. Lei mi sorride, evidentemente ce l’ho scritto in faccia notte brava
, lei non commenta, grazie al cielo non si permette di farlo. Ripenso continuamente a ieri notte e continuo a essere eccitato. Scrivo di nuovo un messaggio a Viola e lei mi risponde prontamente, andiamo avanti così per tutta la giornata. Vorrei chiederle di non usare WhatsApp, Sara controlla i miei accessi, so che non lo ammetterebbe mai, ma sono consapevole che lo sta facendo da tempo. Mi vergogno troppo e rimango banalmente online, per tutto il tempo, come se me ne fossi dimenticato: l’applicazione è rimasta aperta, perfetto, può succedere. Le scrivo le cose più scabrose che mi vengono in mente e lei risponde a tutto: non ho mai avuto il coraggio di porre domande del genere nemmeno alla donna che ho sposato, ma a Viola sì. Verso sera possiedo già una conoscenza piuttosto intima di lei. Penso che se qualche operatore o tecnico informatico leggesse le nostre chat non potrebbe fare a meno di masturbarsi, glielo scrivo e lei sembra divertita, eccitata. Siamo sulla stessa lunghezza d’onda, c’è alchimia, chimica, intesa profonda: ci capiamo.
Scopro che Viola ha un fidanzato che la trascura e io mi chiedo che razza d’idiota possa essere un uomo che trascura una donna del genere. Lui vorrebbe una persona più pacata mentre io, che ce l’ho, vorrei lei. Ci scambiamo le foto dei rispettivi compagni e lei commenta dicendo che starebbero molto bene insieme!
Amo la spregiudicatezza di questa donna, Viola è tutt’altro che semplice e io mi sento un vero coglione perché le mando anche una foto del mio matrimonio alle Seychelles e le faccio male, probabilmente. Si limita a scrivere che ero bellissimo.
È vero ero bellissimo e anche Sara lo era, con le decorazioni floreali fra i capelli, col suo viso di porcellana, le labbra rosate, le mie mani sui suoi