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Non ci resta che morire, ma con l'autocertificazione in tasca
Non ci resta che morire, ma con l'autocertificazione in tasca
Non ci resta che morire, ma con l'autocertificazione in tasca
E-book133 pagine1 ora

Non ci resta che morire, ma con l'autocertificazione in tasca

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Info su questo ebook

“Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città; si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante, che paralizza ogni cosa al suo passaggio: si sente nell’aria, si avverte nei gesti, lo dicono gli sguardi” ...

… le tenebre della morte da sempre accompagnano l’uomo nel suo impervio percorso. Egli a fatica si aggrappa alla vita cercando di fuggire non solo a guerre, carestie e violenza, ma si ritrova a fare i conti con catastrofiche epidemie e pandemie, ancor prima della nascita di Gesù Cristo. Un viaggio introspettivo lungo millenni narrato con abile puntualità.
LinguaItaliano
Data di uscita3 giu 2020
ISBN9788833466118
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    Non ci resta che morire, ma con l'autocertificazione in tasca - Andrea De Baggis

    Non ci resta che morire, ma con l’autocertificazione in tasca

    di Andrea De Baggis

    Direttore di Redazione: Jason R. Forbus

    Cura editoriale di Noemi Cianciaruso

    Progetto grafico e impaginazione di Sara Calmosi

    ISBN 978-88-33466-11-8

    Pubblicato da Ali Ribelli Edizioni, Gaeta 2020©

    Saggistica – Società

    www.aliribelli.com – redazione@aliribelli.com

    È severamente vietato riprodurre, in parte o nella sua interezza, il testo riportato in questo libro senza l’espressa autorizzazione dell’Editore.

    Andrea De Baggis

    Non ci resta che morire,

    ma con l’autocertificazione in tasca

    AliRibelli

    A mia figlia Camilla,

    «Conta su di me… se cadi ti rialzo, oppure mi sdraio accanto a te».

    Sommario

    NON CI RESTA CHE MORIRE,

    MA CON L’AUTOCERTIFICAZIONE IN TASCA

    La Chiesa sola al centro del Villaggio

    La peste d’Atene e la nascita del Cristianesimo

    La Peste Bubbonica

    La Peste Nera, l’Era Glaciale e la macchia del capro espiatorio

    Autocertificazione

    La coscienza umana della mia inevitabile presenza

    La consapevolezza dell’uomo si fa forte

    La Prima Grande Guerra dell’Europa contro l’Influenza Spagnola

    I Polli Asiatici sono più croccanti

    La Pagina Nera senza margini dell’AIDS

    Il menù prevede altri piatti tipici orientali

    L’Ebola Africana e il ritorno alla paura

    Dalla loro scoperta al perfezionamento dei vaccini dei giorni nostri

    La democrazia non sempre è un bene

    La democrazia questa volta non si è rivelata un bene comune

    Epilogo

    NON CI RESTA CHE MORIRE, MA CON L’AUTOCERTIFICAZIONE IN TASCA

    Da settimane sembra che sia scesa la sera.¹

    Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città; si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante, che paralizza ogni cosa al suo passaggio: si sente nell’aria, si avverte nei gesti, lo dicono gli sguardi.

    Ci siamo ritrovati impauriti e smarriti.

    Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca… ci siamo tutti.

    Perché avete paura? Non avete ancora fede? Cari fratelli e sorelle, da questo luogo, che racconta la fede rocciosa di Pietro, stasera vorrei affidarvi tutti al Signore, per l’intercessione della Madonna, salute del suo popolo, stella del mare in tempesta.

    Da questo colonnato che abbraccia Roma e il mondo scenda su di voi, come un abbraccio consolante, la benedizione di Dio. Signore, benedici il mondo, dona salute ai corpi e conforto ai cuori. Ci chiedi di non avere paura. Ma la nostra fede è debole e siamo timorosi. Però Tu, Signore, non lasciarci in balia della tempesta. Ripeti ancora: «Voi non abbiate paura».² E noi, insieme a Pietro, «gettiamo in Te ogni preoccupazione, perché Tu hai cura di noi».³

    Apre così Papa Francesco il suo storico discorso, prima di impartire la benedizione apostolica Urbi et Orbi, letteralmente alla città e al mondo. Jorge Mario Bergoglio, nato a Buenos Aires il 17 dicembre del 1936, il 266esimo Papa della Chiesa Cattolica, sceglie come nome pontificio Francesco, e anche se questo farebbe pensare al contrario non appartiene all’ordine dei Francescani bensì ai chierici regolari (comunità religiose cattoliche composte prevalentemente da sacerdoti) della Compagnia di Gesù, conosciuti meglio come Gesuiti.

    Nato in Argentina, le sue origini sono italiane (piemontesi e liguri). Il fato vuole che all’età di ventun anni, a causa di una forte polmonite, gli venga asportata la parte superiore del polmone destro; e negli anni ’50-’60, per la scarsità di antibiotici in commercio, si tendeva a operare chirurgicamente. È proprio questa una delle ragioni per cui coloro che per lavoro cercano di comprendere il modo di operare della Santa Sede lo escludono dai papabili Papi.

    Dimenandosi tra piccoli lavoretti di ogni genere e anche amori di gioventù, a ventidue anni decide di entrare a far parte di un seminario di Gesuiti in un barrio argentino (Villa Devoto).

    Da lì in poi intraprenderà tutto l’iter episcopale, dedicandosi a studi di settore in Cile e in Germania, divenendo rettore della Facoltà di teologia e filosofia a San Miguel, sempre in Argentina.

    Il 20 maggio 1992 Papa Giovanni Paolo II lo nomina Vescovo ausiliare di Buenos Aires. Dopo sei anni diviene, sempre grazie al Santo Padre, Cardinale del titolo di San Roberto Bellarmino.

    Dal 2005 al 2011 è a capo della Conferenza Episcopale del suo paese d’origine. Ricoprirà inoltre incarichi di notevole importanza all’interno delle varie Congregazioni clericali e non, divenendone membro onorario. Presiederà a pieno titolo la Pontificia Università Cattolica Argentina risultando quindi, anche prima della sua elezione, una presenza importante e costante nella vita della Chiesa.

    Il 13 marzo 2013, dopo un conclave delicatissimo (il Pontefice in carica Benedetto XVI, due giorni prima aveva annunciato le proprie dimissioni), Papa Francesco esordisce al mondo con queste parole:

    Fratelli e sorelle, buonasera! Voi sapete che il dovere del conclave era di dare un vescovo a Roma. Sembra che i miei fratelli cardinali siano andati a prenderlo quasi alla fine del mondo, ma siamo qui. Vi ringrazio dell’accoglienza. La comunità diocesana di Roma ha il suo vescovo: grazie! E prima di tutto, vorrei fare una preghiera per il nostro vescovo emerito, Benedetto XVI. Preghiamo tutti insieme per lui, perché il Signore lo benedica e la Madonna lo custodisca. […] E adesso, incominciamo questo cammino: Vescovo e popolo. Questo cammino della Chiesa di Roma, che è quella che presiede nella carità tutte le Chiese. Un cammino di fratellanza, di amore, di fiducia tra noi. […] E adesso vorrei dare la Benedizione, ma prima – prima, vi chiedo un favore: prima che il vescovo benedica il popolo, vi chiedo che voi preghiate il Signore perché mi benedica: la preghiera del popolo, chiedendo la Benedizione per il suo Vescovo. Facciamo in silenzio questa preghiera di voi su di me».

    È un Papa che utilizza parole povere, di facile comprensione, umiltà evidente; durante la benedizione Urbi et Orbi, ad esempio, si presenta appositamente senza l’abito corale e senza le tradizionali scarpe rosse preparate nella sagrestia della Cappella Sistina.

    È un messaggio chiaro, lucente: la Chiesa è di nuovo col popolo e nel popolo, la figura del Santo Padre non è più inarrivabile e impossibile, bensì la si può ritrovare all’interno delle proprie case, accendendo la tv o ascoltando la radio.

    Lui stesso è un figlio del mondo, uno che ha vissuto appieno le difficoltà della vita, ha sudato e conquistato la sua moralità, non si è tirato indietro nemmeno quando gli argomenti si facevano scottanti.

    Vengono spese sin da subito parole di lode nei suoi confronti; sembra essere tornata la voglia di vivere la fede a 360 gradi.

    L’aborto, l’eutanasia, l’appartenenza sessuale, l’identità di genere, la povertà e la disuguaglianza, l’attenzione ai poveri, sono temi a Lui cari, tanto da mettersi in gioco ogni qual volta ce ne sia occasione; difficile omettere le riforme importanti e contro tendenti attuate: quella dello IOR ad esempio, dove chiede espressamente l’armonizzazione e trasparenza delle attività giuridico-economiche con un dettagliato resoconto annuale; quella del codice penale vaticano, che dà importanza primaria ai reati a sfondo sessuale, ai reati con coinvolgimento di minori, ma soprattutto la perseguibilità dei responsabili anche al di fuori dello Stato Vaticano.

    La lotta alla pedofilia è il punto sul quale il Papa versa le maggiori fatiche; impone che si agisca con decisione per quanto riguarda i casi di abusi sessuali, promuovendo anzitutto le misure di protezione dei minori, l’aiuto di quanti in passato abbiano sofferto tali violenze, i procedimenti dovuti

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